Più la situazione italiana diventa ingestibile, più le cose vanno male per i fanatici dell'euro, e soprattutto più si avvicinano le elezioni europee che stanno facendo paura a certi governi europei (Elezioni europee: rapporto shock, partiti populisti (incluso Grillo) al 30%), più entrano in campo fallosamente a gamba tesa i difensori dell'euro. Quelli che vogliono (farci) morire per Maastricht.
Il terrorismo mediatico aumenta poiché diventa ogni giorno evidente a tutti, anche alla "casalinga di Voghera" che l'euro per l'Italia è insostenibile. Il tam iniziato in rete, ormai si sta diffondendo anche nel mondo reale fatto di bar, discorsi fra colleghi, fra studenti, all'interno delle famiglie.
Allora giù con la paura: ricordati che devi morire, e se lo fai con la lira svalutata in tasca finirai all'inferno.
"Zingales: "Se torniamo alla Lira prepariamoci al disastro"
Un cittadino italiano ha in banca cinquantamila euro di risparmi, di cui ventimila in titoli di Stato. Ma ecco che, abracadabra, dalla sera alla mattina l'Italia molla l'euro e se ne torna alla liretta. Che succede?
...
«Ora, è chiaro ogni valore (liquidità o titoli) che si trova in banca potrebbe essere ridenominato in lire dal governo secondo un tasso di cambio stabilito. I contanti conserverebbero il loro valore in euro. Mi segue?».
Eccome.
«E quindi io già le vedo le file agli sportelli bancari di gente che vuol ritirare più cash possibile. Quello è il vero pericolo».
Per evitarlo basterebbe fare un'operazione fulminea, come fece Giuliano Amato che nel 1992 in una notte azzannò i conti correnti degli italiani con un prelievo forzoso del 6 per mille.
«È inverosimile, l'ho già detto. Poniamo che, come qualcuno propone, si faccia un referendum euro sì / euro no. Dato che c'è almeno il 50 per cento di probabilità che vinca il no, io intanto prelevo tutto e metto mazzette di contanti nel materasso o in cassetta di sicurezza. Poi si discute».
E nel frattempo, le banche?
«Il sistema bancario salta perché tutti ritirano i soldi. Come in Argentina. In tre giorni gli argentini hanno ritirato il 6 per cento dei depositi. E il governo ha dovuto porre limiti al prelievo di contanti»."
(www.wallstreetitalia.com)
Quanti problemi si sta facendo signor Zingales. Questi sono preblemucci tecnici rispetto al problema dell'economia italiana in avvitamento come un aereo finito in stallo. Chi se ne importa se gli italiani conserveranno un po' di euro in tasca o sotto il materasso. Chiaramente in un processo di transizione del genere difficilmente la banca potrà permettere ai suoi clienti di ritirare 50.000 euro in contanti, anche perché non lo si può già fare oggi.
Inoltre lo Stato potrebbe decidere di emettere una neo lira con un valore iniziale, poniamo per un paio di mesi, alla pari con l'euro e quindi sostituire tutte le banconote degli euro in circolazione con neo lire, o per risparmiare metterci sopra un bel timbro indelebile con la scritta "euro annullato! ora sono lire". E comunque non si fasci la testa prima del dovuto: il referendum sull'euro non si farà mai. Ne usciremo quando la situazione diventerà così insostenibile che nemmeno un Quantitative easing illimitato della Bce potrà salvarci dalla bancarotta...
Un altro arruolato nelle fila del Minculpop delle SS dell'euro è Scacciavillani. Un economista che probabilmente viene da Marte, non è mai vissuto in Italia quando c'era la liretta svalutabile:
"Tre le frange che propugnano l’uscita dall’euro, vale a dire il metodo Stamina per guarire dalla recessione, i supposti effetti miracolistico-salvifici della svalutazione costituiscono i bastioni retorici della propaganda.
Da un elemento semplice, che anche i meno istruiti credono di capire, nelle varie Lourdes “der webbe”, si imbastisce la mistica della guarigione ricorrendo ad un filo logico (si fa per dire) di questo tenore: i tedeschi sono efficienti, ... Noi italiani invece ci troviamo metà Paese in mano alle mafie, i leader di tre partiti sono pregiudicati, la corruzione è diffusa, la burocrazia è demenziale, la giustizia è una tragica barzelletta, la scuola è un somarificio, la ricerca langue, le tasse sono confiscatorie. Però noi Italiani, quintessenza della furbizia, fotteremmo tutti con svalutazioni a getto continuo. In tal modo sparirebbe d’incanto il divario con il mondo civile, l’economia si risolleverebbe senza dover riformare alcunché, i ladri potrebbero continuare a rubare e governare senza conseguenze di sorta.
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la flessibilità del cambio non influisce sulla produttività dell’economia reale (l’unico fattore di crescita sostenibile e di benessere)."
(www.ilfattoquotidiano.it)
Ma a cosa serve essere più produttivi (più offerta) nelle condizioni in cui siamo di mancanza di domanda? Non sarebbe meglio essere più occupati grazie ad una maggior competitività internazionale dovuta ad un miglior prezzamento dei nostri prodotti?
E' che questi tecno-elitari vorrebbero continuare a conservare le rendite in euro e pagare i lavoratori in lire. Non hanno capito che non funziona così, non si può svalutare solo il lavoro come vuole la Merkel, solo una parte dei fattori della produzione. Purtroppo per loro si dovranno svalutare anche i loro ricchi patrimoni e le loro ingenti rendite.
Ecco che ci viene spiegato che la svalutazione della moneta non conta, anzi non serve, è meglio se si svalutano lavoro e prezzi:
"Il tasso di cambio REALE è il tasso di cambio nominale diviso per il livello dei prezzi nei due paesi. Che significa? Lo spiego con un esempio. Comprereste un’auto prodotta in Argentina, perché il tasso di cambio euro-peso si è dimezzato? Chi crede al metodo stamina forse risponderebbe di si. Ma se il prezzo in peso dell’auto prodotta in Argentina fosse triplicato, a dispetto della svalutazione, non vi sarebbe nessuna convenienza.
...
va considerato il cambio REALE con tutti i paesi con cui l’Italia ha relazioni commerciali, cioè l’indice del tasso di cambio REALE EFFETTIVO. Che significa? Che se l’Italia, poniamo, esportasse per metà verso gli USA e per metà verso il Giappone, il tasso di cambio reale effettivo sarebbe una media dei tassi di cambio REALI tra euro e dollaro e tra euro e yen."
(www.ilfattoquotidiano.it)
Basta giocare sul "livello dei prezzi" ed il gioco è fatto. Il livello dei prezzi interni di un paese rispecchia di solito il livello del potere d'acquisto. Certo si devono raffrontare paesi abbastanza simili e con economie simili. Se confronto gli Usa con lo Zaire distrutto dalla super svalutazione la cosa non ha senso.
Ecco che ci viene spiegato che la svalutazione della moneta non conta, anzi non serve, è meglio se si svalutano lavoro e prezzi:
"Il tasso di cambio REALE è il tasso di cambio nominale diviso per il livello dei prezzi nei due paesi. Che significa? Lo spiego con un esempio. Comprereste un’auto prodotta in Argentina, perché il tasso di cambio euro-peso si è dimezzato? Chi crede al metodo stamina forse risponderebbe di si. Ma se il prezzo in peso dell’auto prodotta in Argentina fosse triplicato, a dispetto della svalutazione, non vi sarebbe nessuna convenienza.
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va considerato il cambio REALE con tutti i paesi con cui l’Italia ha relazioni commerciali, cioè l’indice del tasso di cambio REALE EFFETTIVO. Che significa? Che se l’Italia, poniamo, esportasse per metà verso gli USA e per metà verso il Giappone, il tasso di cambio reale effettivo sarebbe una media dei tassi di cambio REALI tra euro e dollaro e tra euro e yen."
(www.ilfattoquotidiano.it)
Basta giocare sul "livello dei prezzi" ed il gioco è fatto. Il livello dei prezzi interni di un paese rispecchia di solito il livello del potere d'acquisto. Certo si devono raffrontare paesi abbastanza simili e con economie simili. Se confronto gli Usa con lo Zaire distrutto dalla super svalutazione la cosa non ha senso.
Ma anche quel che scrive Cacciavillani, cioè che in un'economia con la moneta svalutata alla metà, un bene possa triplicare il suo prezzo, non ha alcun senso. Il prezzo dell'auto se è composto metà da materie prime importate e metà da manodopera locale avviene che la metà importata raddoppia e l'altra no. Il prezzo dell'auto in peso aumenta di un terzo. Una mazzata per i poveri argentini, ma per noi non ci sarebbe nessun aumento, anzi una diminuzione di un quarto del prezzo ante svalutazione. Un vantaggio per le esportazioni argentine. Provare per credere. A meno che i produttori di quell'auto argentina non siano dei pazzi, o non adottino le regole di mercato universali ciò che scrive Scacciavillani non ha senso.
Il vantaggio della svalutazione del tasso di cambio nominale esiste, eccome se esiste. Mentre il tasso di cambio reale rimane costante, cambia poco perché il livello dei prezzi tende ad essere simile in paesi diversi, adeguandosi al potere d'acquisto.
Se in Italia guadagno 1.000 euro al mese e la spesa media è di 800, ed in Giappone guadagno 200.000 yen e la spesa media è di 160.000 yen, in entrambi i casi il rapporto è di 10 a 8. il cambio è a 140 yen per un euro. il cambio reale effettivo risulterebbe 140/0.8 = 175.
Se in Italia però il livello dei prezzi interni cala, per esempio a 600 euro al mese, allora il rapporto stipendi/prezzi diventa 0.6 contro lo 0.8 del Giappone. La media è 0.7, il cambio reale effettivo diventa 200. Il valore dello yen sale, si rivaluta, svalutando i nostri prezzi interni. Ma se si svalutano anche i salari degli italiani passando da 1000 a 750 euro medi, avviene che il rapporto fra stipendi e prezzi torna di nuovo a 0.8 e quindi il nostro cambio reale effettivo con il Giappone alla fine non cambia.
Scacciavillani ricorre a sottigliezze per indicare che questo tasso di cambio reale effettivo è stato costante dal 96 ad oggi e quindi la svalutazione monetaria non servirebbe a nulla. Dimenticando però di dire che la svalutazione monetaria incide enormemente sul prezzo reale dei beni esportati e quindi sulla forza economica di un paese. Solo nella sua fantasia i prezzi triplicano quando la moneta si svaluta della metà.
Scacciavillani ricorre a sottigliezze per indicare che questo tasso di cambio reale effettivo è stato costante dal 96 ad oggi e quindi la svalutazione monetaria non servirebbe a nulla. Dimenticando però di dire che la svalutazione monetaria incide enormemente sul prezzo reale dei beni esportati e quindi sulla forza economica di un paese. Solo nella sua fantasia i prezzi triplicano quando la moneta si svaluta della metà.
La svalutazione o rivalutazione di una moneta incorpora già in se la forza economica di un paese. Certo c'è differenza nel cambio dell'euro (o della neo lira) fra dollaro e yen, ma si tratta di differenze che tendono sempre a riequilibrarsi. Non ho mai visto una moneta che per lungo tempo si svaluta rispetto al dollaro e si rivaluta sullo yen, a meno che in Giappone non sia successa qualche catastrofe economica che ne provochi il crollo. A livello generale e in condizioni normali svalutazioni e rivalutazioni sono simili verso tutti i paesi (almeno quelli industrialmente più solidi). Questo forse è anche il motivo per cui il cambio reale effettivo si modifica di poco, soprattutto dal 1996 in avanti visto che allora la lira era già agganciata all'Ecu, l'antenato dell'euro.
La neo lira con il suo cambio nominale (-20,-30 o -50%) incorporerebbe tutti i limiti del nostro sistema produttivo e governativo, ponendoci in relazioni diverse con ogni paese con cui commerciamo. I nostri prodotti non sono comparabili con quelli esteri e soprattutto europei: a volte sono peggiori e a volte migliori. Quando sono peggiori dobbiamo poterli vendere al giusto valore.
Quel che con l'euro si fa sulla pelle dei cittadini italiani può essere fatto meglio con delle sane e veritiere relazioni fra paesi sovrani. E' inutile sopravvalutare la nostra economia usando l'euro se poi non siamo in grado di gestire il paragone con i meglio attrezzati tedeschi. Che anzi, oggi stanno svendendo i loro prodotti migliori dei nostri a prezzi ridotti rispetto alla qualità. Perché il cambio attuale dell'euro incorpora anche il disvalore delle "palle al piede" mediterranee, meglio conosciute come Piigs.
La neo lira con il suo cambio nominale (-20,-30 o -50%) incorporerebbe tutti i limiti del nostro sistema produttivo e governativo, ponendoci in relazioni diverse con ogni paese con cui commerciamo. I nostri prodotti non sono comparabili con quelli esteri e soprattutto europei: a volte sono peggiori e a volte migliori. Quando sono peggiori dobbiamo poterli vendere al giusto valore.
Quel che con l'euro si fa sulla pelle dei cittadini italiani può essere fatto meglio con delle sane e veritiere relazioni fra paesi sovrani. E' inutile sopravvalutare la nostra economia usando l'euro se poi non siamo in grado di gestire il paragone con i meglio attrezzati tedeschi. Che anzi, oggi stanno svendendo i loro prodotti migliori dei nostri a prezzi ridotti rispetto alla qualità. Perché il cambio attuale dell'euro incorpora anche il disvalore delle "palle al piede" mediterranee, meglio conosciute come Piigs.
Questo vantaggio germanico è profondamente ingiusto nei confronti delle economie più deboli.
Ricorrere alle sottigliezze ed alle complicazioni proposte da Scacciavillani non serve a nulla, quando le cose sono molto più semplici e la svalutazione monetaria è così semplice da comprendere. Non servono calcoli astrusi, basta la memoria. Basta ricordare quanto valesse meno la pesetas spagnola rispetto alla lira (non nominalmente) e quanto vantaggio ne ricavava turisticamente la Spagna con le spiagge e gli alberghi pieni di italiani. Non è studiando formule astruse sui libri che si può contestare il valore della svalutazione, perché questa è stata un'esperienza vera e reale per le economie di molti paesi per secoli. E oggi questa fumisteria la si può raccontare con formule e grafici solo a chi non ha mai avuto le lire e le pesetas in tasca.
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