A questo punto la festa delle borse Senza motivo di questo ultimi anni (dal 2008) potrebbe essere finita. Da ottobre pare che la Fed americana terminerà il quantitative easing mensile.
"Se «certe condizioni economiche resteranno positive», la Federal Reserve potrebbe interrompere del tutto gli acquisti di titoli sul mercato (che al momento vengono ridotti gradualmente ogni mese) con il direttivo di ottobre.
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L'economia statunitense è ripartita nel secondo trimestre dopo la flessione del Pil dei primi tre mesi «sorprendentemente ampia», si legge nelle minute della Fed
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La banca centrale ha poi sottolineato la «forte crescita» di alcuni settori dell'industria: i trasporti, l'energia, le telecomunicazioni e il manifatturiero, in particolare il comparto dell'auto."
Spero sia vero ciò che afferma l'articolo, cioè che il q.e. potrà essere interrotto causa crescita, ma ne dubito. Per quanto appare dai dati, non pare ci sia questa crescita travolgente negli Usa, anzi. Credo che la verità risieda piuttosto nelle paure della Fed per un sistema che ormai è fuori controllo, e lungi dall'aver creato crescita, rischia di far schiantare il dollaro a causa di un'inflazione sudamericana. Ad ogni modo questa situazione di bolla perenne non poteva durare all'infinito.
Questo significa che finiranno gli acquisti folli nella finanza internazionale, o si ridurranno molto. Rimarrà solo più il Giappone a fare quantitative easing, ma visti i risultati controproducenti non si sa ancora per quanto.
Per chi si fosse distratto con i discorsi "cioccolatino" di Renzi, fra gli acquisti folli della finanza internazionale, rientrano anche i nostri titoli di Stato. Infatti lo spread sta risalendo a botte del 5% alla volta. I famosi investitori esteri erano solo speculatori in cerca di uno straccio di investimento dove parcheggiare i soldi stampati a go go da Usa e Giappone.
Per quanto possa valere la mia opinione ero un fan dei q.e. della Fed fin quando non ho constatato che non servivano a rinvigorire l'economia reale, ma a gonfiare bolle in borsa, negli immobili e poi nelle obbligazioni governative.
Infatti dopo l'iniezione di 3 o 4 mila miliardi di dollari da parte della Fed, l'economia Usa è in stagnazione (se non lieve recessione, malgrado il trionfalismo della Fed - vedi: "Fed: se tutto va bene siamo rovinati") e il debito federale scoppia sempre più.
In Giappone si ha invece una fotografia dell'economia con chiaro-scuri netti, con poche sfumature di grigio. Aumenti record trimestrali del Pil del 5% (prima dell'aumento dell'Iva locale) e poi contrazioni ancora più violente. Debito stratosferico oltre il 240% del Pil a fronte di tassi sui bond inesistenti considerando l'inflazione. Ora si assiste anche ad una consistente contrazione dell'attività industriale giapponese. Tutto o bianco o nero.
In definitiva i q.e. sono stati un falso successo, contrapposti alle politiche restrittive europee che sono state un mezzo successo effimero, cioè solo per la Germania. Ora il conto viene presentato anche ai tedeschi (vedi: "Crack... crack... crack..."). Ma un po' ovunque le cose vanno piuttosto maluccio:
"Torna a calare la produzione industriale a maggio con un -1,2% rispetto al mese precedente, il risultato peggiore da novembre 2012, e un -1,8% rispetto al 2013"
Questo significa che finiranno gli acquisti folli nella finanza internazionale, o si ridurranno molto. Rimarrà solo più il Giappone a fare quantitative easing, ma visti i risultati controproducenti non si sa ancora per quanto.
Per chi si fosse distratto con i discorsi "cioccolatino" di Renzi, fra gli acquisti folli della finanza internazionale, rientrano anche i nostri titoli di Stato. Infatti lo spread sta risalendo a botte del 5% alla volta. I famosi investitori esteri erano solo speculatori in cerca di uno straccio di investimento dove parcheggiare i soldi stampati a go go da Usa e Giappone.
Per quanto possa valere la mia opinione ero un fan dei q.e. della Fed fin quando non ho constatato che non servivano a rinvigorire l'economia reale, ma a gonfiare bolle in borsa, negli immobili e poi nelle obbligazioni governative.
Infatti dopo l'iniezione di 3 o 4 mila miliardi di dollari da parte della Fed, l'economia Usa è in stagnazione (se non lieve recessione, malgrado il trionfalismo della Fed - vedi: "Fed: se tutto va bene siamo rovinati") e il debito federale scoppia sempre più.
In Giappone si ha invece una fotografia dell'economia con chiaro-scuri netti, con poche sfumature di grigio. Aumenti record trimestrali del Pil del 5% (prima dell'aumento dell'Iva locale) e poi contrazioni ancora più violente. Debito stratosferico oltre il 240% del Pil a fronte di tassi sui bond inesistenti considerando l'inflazione. Ora si assiste anche ad una consistente contrazione dell'attività industriale giapponese. Tutto o bianco o nero.
In definitiva i q.e. sono stati un falso successo, contrapposti alle politiche restrittive europee che sono state un mezzo successo effimero, cioè solo per la Germania. Ora il conto viene presentato anche ai tedeschi (vedi: "Crack... crack... crack..."). Ma un po' ovunque le cose vanno piuttosto maluccio:
"Torna a calare la produzione industriale a maggio con un -1,2% rispetto al mese precedente, il risultato peggiore da novembre 2012, e un -1,8% rispetto al 2013"
"e in Europa, da WSI
…In Olanda il settore manifatturiero ha fatto fatica in maggio, con la produzione che è scesa dell’1,9%. È in rialzo di appena lo 0,5% nell’ultimo anno e il trend degli ultimi mesi è al ribasso.
Parigi e Amsterdam hanno subito un calo altrettanto netto dell’output delle sue aziende. La produzione manifatturiera francese è scivolata di un allarmante 2,3% in maggio.
Anche Germania e Regno Unito – le due economie più solide d’Europa – non sono stati risparmiato dai risultati pessimi di maggio: ieri Londra ha pubblicato un ribasso dell’1,3% della produzione delle sue industrie dopo che Berlino aveva riportato un calo dell’1,8%, il peggiore risultato degli ultimi due anni.
Arrivano anche segnali di deflazione in Francia con i prezzi al consumo giù ad appena lo 0,6%."
(www.rischiocalcolato.it)
Per quanto riguarda l'Italia si avvicina sempre più il giorno fatidico della resa dei conti. L'Europa (cioè la Germania) ha detto no alla flessibilità di Renzi e Padoan (a proposito, la stampa sempre attenta alle barzellette del Cavaliere si è dimenticata di darne risalto...).
Ma a questo punto non importa poi molto. Quando il bubbone mondiale scoppierà, le diatribe europoidi sul 3% e sul fiscal compact saranno poco più che pippe mentali. Non ci saranno risorse nemmeno per l'ordinaria amministrazione. Figuriamoci per portare avanti le follie dei tecnocrati europei.
Per forza di cose Europa e trattati dovranno essere ripensati.
Ma a questo punto non importa poi molto. Quando il bubbone mondiale scoppierà, le diatribe europoidi sul 3% e sul fiscal compact saranno poco più che pippe mentali. Non ci saranno risorse nemmeno per l'ordinaria amministrazione. Figuriamoci per portare avanti le follie dei tecnocrati europei.
Per forza di cose Europa e trattati dovranno essere ripensati.
Dopo potrebbe accadere di tutto. Esplosione dell'euro, uscita dall'euro dei soli Piigs, remissione dei debiti pubblici a livello europeo, nazionalizzazione di banche e grosse imprese... insomma tutto quello che è vietato dall'Ue e inviso ai tecnocrati più neoliberisti potrebbe verificarsi ed essere l'unica alternativa al collasso.
Non è da escludere anche un "contr'ordine camerati" della Bce/Germania e si proceda ad un quantitative easing vero anche in Europa con creazione di eurobond e svalutazione dell'euro sul dollaro. Ma direi che questa è l'ultima opzione che prenderebbe in considerazione la Germania. Piuttosto si suicida separandosi dai Piigs e quindi riducendo il proprio vantaggio concorrenziale.
L'importante è essere coscienti del fatto che il vento che gonfiava i listini di borsa, potrebbe calare. E con esso tutti i refoli che qui e la gonfiavano le vele di vari settori finanziari. Rimarranno investimenti sicuri l'oro, le materie Prima e la terra. Gli immobili non si sa, sono troppo depressi dalla crisi bancaria. Diventeranno sempre più buoni investimenti (salvo mazzata fiscale) in quanto il loro valore è in caduta libera.
Non a caso
"Una Manona Gigante sta comprando tutti i titoli minerari auriferi possibili, a partire da quelli più speculativi:
E scommettiamo che per una qualche coincidenza. La Manona avrà ragione e seguiranno forti salite del Metallo Giallo.
Arrivederci a 1400quot;
(www.rischiocalcolato.it)
Non è da escludere anche un "contr'ordine camerati" della Bce/Germania e si proceda ad un quantitative easing vero anche in Europa con creazione di eurobond e svalutazione dell'euro sul dollaro. Ma direi che questa è l'ultima opzione che prenderebbe in considerazione la Germania. Piuttosto si suicida separandosi dai Piigs e quindi riducendo il proprio vantaggio concorrenziale.
L'importante è essere coscienti del fatto che il vento che gonfiava i listini di borsa, potrebbe calare. E con esso tutti i refoli che qui e la gonfiavano le vele di vari settori finanziari. Rimarranno investimenti sicuri l'oro, le materie Prima e la terra. Gli immobili non si sa, sono troppo depressi dalla crisi bancaria. Diventeranno sempre più buoni investimenti (salvo mazzata fiscale) in quanto il loro valore è in caduta libera.
Non a caso
"Una Manona Gigante sta comprando tutti i titoli minerari auriferi possibili, a partire da quelli più speculativi:
E scommettiamo che per una qualche coincidenza. La Manona avrà ragione e seguiranno forti salite del Metallo Giallo.
Arrivederci a 1400quot;
(www.rischiocalcolato.it)
La prossima crisi dello spread è ormai annunciata. E questa potrebbe essere l'ultima per noi italiani se non interverrà la Bce con le sue cannoniere monetarie tipo Ltro del 2012. Solo le riformette di Renzi faranno il solletico allo spread. Anche perché probabilmente non esistono riforme in grado di farci uscire dalla situazione disastrosa in cui ci ha calati la moneta unica. Neppure la più efficiente Francia riesce ad uscire dalle secche della crisi, anzi si incaglia ogni mese sempre più.
Sono curioso di capire cosa si inventeranno le teste d'uovo di Bruxelles e Francoforte questa volta per non far crollare il castello di carte dell'euro e dell'Unione Europea.
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