Alla fine di giugno, in concomitanza dell'incoronazione di Felipe, nuovo re di Spagna, c'era stata un'enigmatica conferenza stampa di un portavoce del governo che annunciava riduzioni del carico fiscale. La cosa lasciò tutti un po' stupiti, e soprattutto tutti cominciarono a chiedersi con quali risorse, visto che la crisi spagnola è tutt'altro che superata.
Quella conferenza stampa era parsa più che altro un modo per rendere più bello il passaggio di consegne tra Juan Carlos e Felipe, con l'enunciazione mielosa di buoni propositi del governo, ma che in sostanza erano solo un sacco di balle.
Invece, a quanto pare il progetto del governo in tal senso esiste. Ne da conto Seminerio:
"Interessante esperimento del governo spagnolo. Dopo aver passato anni ottenendo continui allungamenti ed accomodamenti nel percorso temporale di rientro dal deficit, ora annuncia un programma di tagli d’imposta per il 2015 e 2016, che vanno dritti in rotta di collisione con la Commissione europea e le sue raccomandazioni ma anche con quelle dell’Ocse. Considerando che l’anno prossimo in Spagna ci saranno elezioni politiche, a pensar male si fa peccato, eccetera eccetera.
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Il pacchetto, ... , prevede, tra le altre misure, il taglio dell’aliquota Irpef più bassa, dal 24,75% al 20% nel 2015 ed al 19% nel 2016. L’aliquota massima, che era stata innalzata “temporaneamente” al 52% dopo la crisi, scenderà il prossimo anno al 47% ed al 45% nel 2016. Secondo il governo, il contribuente spagnolo medio pagherà circa il 12,5% in meno di imposte.
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Benefici anche per le imprese, con aliquota Ires attesa passare dal 30% attuale al 25% nel 2016, con eccezione di banche e società petrolifere, che non avranno sconti. Le imprese di nuova costituzione avranno un’aliquota Ires agevolata del 15% sui primi 300.000 euro di utili.
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l’imposta sul capital gain, modellata secondo una griglia di aliquote in funzione del reddito di capitale percepito, è destinata a scendere. Oggi la sequenza è 21-27%, nel 2016 diverrà 19-23%.
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Ma l’aspetto ancor più interessante è che il pacchetto fiscale verrà effettuato in deficit, stimato dal governo in 9 miliardi di euro, pari all’1% del Pil, con palese intento lafferiano e pure in spregio delle raccomandazioni di Bruxelles. Il governo stima che l’impulso di crescita sarà dell’ordine dello 0,55% cumulativo nel 2015-16. la Commissione europea ed il panel domestico di “saggi” fiscali avevano invece raccomandato di innalzare l’Iva dal 21 al 23% per finanziare (a pareggio) un taglio del costo del lavoro sui contributi sociali, una sorta di svalutazione interna “classica”, utilizzata anche dalla Germania una decina di anni addietro.
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Che dire, di questa manovra? In primo luogo, che rappresenta una palese violazione dei vincoli europei, e già questo è molto interessante, nel senso che sarà interessante vedere le conseguenze. Evidentemente, il governo spagnolo sta scommettendo sulla famosa “flessibilità”, reinterpretata a proprio uso e consumo, e soprattutto attuata senza formale via libera da Bruxelles. "
(phastidio.net)
La prima cosa a cui viene da pensare, è che questa è l'unica modalità per fare politiche anticrisi. Non quella dei nostri governi italiani, che vanno a pietire allentamenti d'austerità dello zero virgola a Bruxelles e Berlino per poi riceverne copiosi calci negli stinchi o un po' più in su. Caro Renzi, se vuoi la crescita, se vuoi la flessibilità, fattela da te. Non aspettarti concessioni dal nord Europa o dalle commissioni di Bruxelles.
La seconda cosa a cui vine da pensare è: ce la farà la Spagna a perseguire delle politiche in palese violazione dei trattati europei? Ne dubito molto. E se invece verrà permesso alla Spagna di farlo, saliranno le proteste di tutti gli altri Piigs, ed anche della Francia che è messa abbastanza male. Quindi tutti ricomincerebbero a fare più deficit di quello previsto sotto il 3% del Pil.
Comunque la Spagna rappresenta un incognita, e questa mossa, o questa tentata mossa potrebbe essere dovuta ad una situazione tutt'altro che rosea, malgrado all'estero la Spagna venga considerata in uscita dalla crisi.
"La Spagna ha attuato diligentemente tutti i diktat della Troika, comprimendo la spesa pubblica e tagliando i salari. Ciò nonostante, la sua economia non solo non è ripartita – come gli Austerians pensavano facesse grazie all’approccio mercantilista – bensì si è avvitata in una spirale deflattiva che ha aggravato la già precaria condizione del suo sistema bancario, salvato solo grazie agli aiuti statali ed europei (40 Miliardi di Euro).
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lo spostamento dei settori dell’export iberico verso segmenti a basso valore aggiunto, non ha permesso di conseguire vantaggi sostanziali in termini di bilancia dei pagamenti, anzi ha costretto le imprese esportatrici – in massima parte nel settore automobilistico – ad approvvigionarsi di macchinari avanzati dall’estero, peggiorando la bilancia commerciale.
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Non doveva la svalutazione interna – eufemismo con il quale si riferiscono all’impoverimento massivo della cittadinanza via tagli salariali, generare un boom del nostro settore estero?
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Le riduzioni dei salari non sono efficaci nella lotta contro la disoccupazione, invece la domanda risulta importante, e molto.
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In verità , la riforma del lavoro ha convertito la Spagna in un paese di camerieri – impiego precario, part-time, salario miserabile, con straordinari non retribuiti – e di assemblatori.
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Il settore dell’automobile è uno dei nostri principali settori esportatori.
Ciò nonostante, qui, sfruttando una manodopera molto a basso costo e qualificata, si fa solamente assemblaggio. Nonostante ciò sia un bene, perché fa mantenere i posti di lavoro, in realtà tutti i componenti si importano, inclusi i macchinari necessari per la produzione. Il valore aggiunto va tutto all’estero, essenzialmente in Germania.
Come risultato la bilancia commerciale del settore alla fine si riduce praticamente a zero.
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dove sono andati questi milioni di euro stranieri che secondo i diversi portavoce dei media stanno o stavano entrando nel nostro paese? Sono andati a migliorare il nostro apparato produttivo?
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La mia tesi è che si tratti di denaro caldo il cui unico obiettivo è ottenere una rendita rapida ed elevata per il solo fatto di comprare a basso costo.
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Di fronte alla verbosità del governo, pertanto, non c’è nessun nuovo modello di crescita basato sulle esportazioni, chiediamo prestiti all’estero per finanziare un debito pubblico crescente, parte del quale non va più a finanziare la spesa corrente, bensì a terzi.
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In definitiva, se nessuno pone rimedio a questi punti ci vedremo condotti verso una crisi di debito sovrano e bilancia dei pagamenti."
(vocidallestero.blogspot.it)
Cioè tutto come prima della crisi. Il problema di bilancia dei pagamenti ingenerato dall'euro rimane, a meno che non si elimini il problema: l'euro stesso. Oppure che si faccia deficit a piacimento, come se si avesse a disposizione una moneta sovrana, come intenderebbe fare il governo spagnolo.
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