Dal blog di Dino Amenduni sul sito de “Il fatto quotidiano” on line, una ispirazione interessante:
“Crescita (economica): L’insieme degli aspetti quantitativi dello sviluppo, misurati attraverso le principali grandezze macroeconomiche (reddito nazionale, investimenti ecc.). La teoria della crescita si distingue dall’economia dello sviluppo per l’attenzione esclusiva agli aspetti quantitativi e alla formalizzazione, a discapito dello studio degli aspetti istituzionali, storici, etici, antropologici che condizionano i processi di sviluppo nelle diverse regioni del mondo – fonte: Enciclopedia Treccani
Progresso: lo sviluppo verso forme di vita più elevate e più complesse, perseguito attraverso l’avanzamento della cultura, delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, dell’organizzazione sociale, il raggiungimento delle libertà politiche e del benessere economico, al fine di procurare all’umanità un miglioramento generale del tenore di vita e un grado maggiore di liberazione dai disagi - fonte: Enciclopedia Treccani”
Progresso: lo sviluppo verso forme di vita più elevate e più complesse, perseguito attraverso l’avanzamento della cultura, delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, dell’organizzazione sociale, il raggiungimento delle libertà politiche e del benessere economico, al fine di procurare all’umanità un miglioramento generale del tenore di vita e un grado maggiore di liberazione dai disagi - fonte: Enciclopedia Treccani”
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Ecco l’idea giusta per il futuro. Per il futuro nostro e di tutto l’occidente. Non possiamo più sperare, e nemmeno desiderare la crescita. La crescita non è per noi che abbiamo già tutto, e non siamo più in grado di produrre per soddisfare i bisogni primari, ma solo per accontentare le nostre necessità di superfluo. Nessuno fa più code per il pane, almeno per ora, ma per il nuovo i-phone si.
Non che non esistano più persone prive delle cose essenziali, ma per ragioni esterne ed interne all’occidente, non esiste più possibilità di dare un reddito a una parte rilevante della popolazione. Dare un reddito dignitoso, in occidente, non è più conveniente all’industria e ormai anche nei servizi (anche la laurea non garantisce più un buon reddito); dare un reddito di “tipo cinese” a chi vive e lavora nei paesi del “primo e secondo mondo” non è accettabile.
Anche se con la “liberalizzazione” dei contratti di lavoro divenuti flessibili, temporanei, deregolamentati ecc. si è tentata anche questa strada. Che è stata solo un’occasione di sfruttamento, una speculazione sulla pelle di chi cerca disperatamente un impiego. Non ha portato nessuna crescita economica, perché è una scelta che impoverisce il mercato interno.
Anche la strada del contenimento del costo del lavoro si è dimostrata un’arma a doppio taglio: quando lo praticano solo alcuni imprenditori, si avvantaggiano sugli altri; quando lo praticano tutti i produttori, di fatto, riducono le potenzialità del mercato interno. E le esportazioni sono sempre più difficili, perché ogni nazione del mondo sviluppato tende a replicare le stesse politiche e gli stessi problemi. Se gli italiani faticano ad arrivare a fine mese, gli statunitensi con i food stamps in tasca non gozzovigliano.
Forse hanno ragione i teorici della Modern Money Theory (MMT) quando sostengono che lo Stato non deve farsi prestare il denaro e accumulare il debito, ma semplicemente creare moneta e diffonderla nel suo territorio.
Ma diffonderla come? Penso che il modo migliore sia creare le condizioni per il progresso della propria popolazione. Quindi, in sintesi, realizzare tutte quelle opere pubbliche e quei servizi che possano realizzare le condizioni per il raggiungimento delle libertà politiche e del benessere economico, al fine di procurare all’umanità un miglioramento generale del tenore di vita e un grado maggiore di liberazione dai disagi. Come da definizione enciclopedica.
Quindi più opere pubbliche, con un occhio alle vere esigenze della popolazione, non per fare appalti dispendiosi, inutili e molto spesso inconcludenti, dove la politica può banchettare e sperperare risorse inutilmente.
Di queste opere necessarie, se ne vedono e sentono la necessità tutti i giorni:
più linee di metropolitana, più mezzi pubblici in generale, più asili e scuole materne, nuove sedi scolastiche di ogni ordine e grado (cadono tutte a pezzi), più ospedali e rinnovo di quelli esistenti, più ambulatori, una migliore cura delle strade pubbliche, il completamento delle linee ferroviarie a binario unico, il miglioramento del servizio pendolari, il miglioramento dei porti e dei collegamenti con le isole, più case di edilizia economica convenzionata, maggiore cura dei siti storici ed archeologici, più cura e tutela delle aree destinate a parco, investire nelle fonti rinnovabili e in tutte le tecnologie pulite che non utilizzino gli idrocarburi ("Energia nova")… e l’elenco potrebbe aumentare a piacimento.
Ed i servizi che lo Stato dovrebbe erogare, potrebbero essere tutti quelli relativi alle opere suddette, o solo una parte per lasciare spazio ad operatori privati, o solo quelli dove gli operatori privati non trovano sufficiente remunerazione.
Non si tratterebbe di creare debito secondo la MMT , ma di creare moneta direttamente per pagare le opere e i relativi oneri per la loro gestione e mantenimento. E’ inutile che lo Stato chieda in prestito 1 “moneta” e ci paghi gli interessi se può creare dal nulla quella 1 “moneta”. Così facendo aumenterebbe solo la quantità di moneta circolante, non il debito pubblico. Ma il deficit di bilancio si, lo Stato incasserebbe dalle tasse (mantenute basse), sempre meno di quanto spende.
Sarebbe veramente una soluzione così semplice? Non è detto, ma al momento non ci sono molte altre proposte costruttive. L’attuale austerità imposta a mezza Europa, non sembra la soluzione, anzi pare anche peggiorativa della crisi. Certo anche la MMT dovrebbe essere ben gestita e dovrebbe essere ben valutato il meccanismo di funzionamento per non generare inceppamenti, come si fa notare nel blog di S. Tamburro:
“Solo trasferendo la sovranità monetaria interamente nelle mani dello Stato si potrà garantire a questo ultimo di finanziare la spesa pubblica senza vincoli da parte di organismi privati, originando occupazione per soddisfare l'erogazione di beni\servizi alla collettività, e qualora non ci fosse una piena occupazione i consumi sarebbero favoriti dall'introduzione del reddito di cittadinanza.”
E il reddito minimo, unito alla possibilità di creare nuovo impiego grazie alle generose opere e servizi pubblici, risolverebbe anche il problema che attanaglia tutto l’occidente e di cui ho scritto sopra: l’impossibilità attuale di dare una occupazione decente a una grossa fetta di popolazione.
Naturalmente, si dovrà temperare certi aspetti “sovietici” della teoria. I servizi gestiti e le opere fornite dallo Stato, si sono sempre, storicamente, dimostrate poco efficienti e funzionali. Il settore privato non dovrebbe essere svalutato completamente, ma entrare in competizione con il settore pubblico, creando una sorta di armonia e completamento fra i due.
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