Nella piccola inerme e periferica Italietta la pace dello spread aveva dato un po' di speranza e concesso un attimo di distensione fra i blocchi politici, dopo il periodo di crisi politica acuta successiva alle elezioni. Che non sono andate secondo i voleri dell'Europa, ma per fortuna (per i tecnocrati europei) è stata messa una pezza proseguendo l'esperienza della "grante coalizzzione" alla tedesca.
Ma l'eventuale rinfocolarsi della crisi dello spread, potrebbe provocare un nuovo smottamento politico nella inutile, impotente classe dirigente governativa del paese. Cominciano ad avvertirsi avvisaglie della prossima crisi, che sarà questa volta italo-europea-tedesca. Se cadesse il governo Letta sarebbe un grosso dispiacere a Berlino.
"Dopo una luna di miele durata nemmeno due mesi arrivano come un fulmine a ciel sereno le parole di Saccomanni:
“il governo è consapevole degli effetti negativi che l'aumento può provocare in questo momento, ma il rendimento di coperture alternative potrebbe non essere meno gravoso”.
“Il solo rimandare di tre mesi l'aumento dell'Iva, comporterebbe il dover trovare risorse per circa 1 miliardo, mentre l'abolizione dell'Imu costringerebbe il governo a tagliare circa 8 miliardi di spese”.
Quindi se ricordo bene, stando all'impossibilità di abolire l'Imu e di arrestare l'aumento dell'Iva, il governo delle larghe intese dovrebbe esaurire il suo percorso entro la fine di agosto."
BRUNETTA - A proposito dei «no», seppur a distanza e nelle stesse ore, Renato Brunetta sembra rispondere al premier. Infatti il capogruppo Pdl alla Camera afferma: «Siamo sicuri che Letta manterrà gli impegni e che dirà una parola di chiarezza» Poi esclude una «manovra correttiva»: «Le risorse si troveranno. L'Iva non aumenterà, così come sarà eliminata l'Imu per la prima casa. I ministri tecnici servono a questo: a risolvere i problemi». Brunetta rincara: «Dopo le incomprensibili e irresponsabili dichiarazioni di giovedì del ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato - che ha giudicato "impossibile" evitare l'aumento dell'aliquota Iva ed ha definito i due capigruppo del Pdl ottimisti della volonta» - finalmente è tornato un po' di buon senso all'interno del Partito democratico». Allo stesso tempo il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, ha dichiarato che per evitare l'aumento dell'Iva «tutti gli sforzi che si possono compiere vanno fatti»."
(www.corriere.it)
Insomma dopo le mirabolanti promesse lettiane, e le inevitabili constatazioni dell'impossibilità di mantenerle, si palesano nel governo le due fazioni principali: quella piddino-montiana propensa a mantenere il rigore europeo a tutti i costi, quella pidiellina del "e chi se ne frega dell'Europa..." che prima o poi diventerà "e chi se ne frega dell'euro..." con annessi e connessi.
Perché in un primo momento sembrava che fra le due fazioni potesse esserci un punto di incontro. Entrambe l'hanno sperato, ma la realtà dell'austerità krucca non lascia margini di manovra per nessuna delle due fazioni:
"Ieri il solito Schauble al quale probabilmentela vita non ha riservato tante fortune, se non quella di potersi oggi sfogare sugli altri per le proprie disgrazie ha proseguito la triste e paranoica cantilena alemanna… nein, nein, nein!
...
Prima di andare oltre sintetizzo per tutti coloro che non masticano minimamente economia che la storia e l’evidenza empirica insegna che senza investimenti statali nel bel mezzo di una crisi di debito privato, provocata dalle banche, una debt deflation generalizzata non c’è scampo e che un’alta e feroce tassazione, l’austerità come insegna la storia della Repubblica di Weimar ma non solo sono l’anticamera dell’inferno.
...
È un lungo e accurato ragionamento, sulla fiducia recuperata, sugli sforzi fatti finora, sui rischi corsi dall’eurozona, quello che propone Wolfgang Schäuble prima di dire ancora una volta no. L’Italia chiede il calcolo degli investimenti fuori dal deficit, e il ministro delle Finanze tedesco replica: questa strada “è sbagliata”. "
(icebergfinanza.finanza.com)
Quindi niente. Per Letta si preclude anche la strada di poter fare investimenti separandoli dalle spese correnti ed escludendoli dalla procedura di deficit. A Letta viene consentita un'unica politica economica: quella tracciata dal governo Monti nel 2012. Credo che a questo punto il governo possa arrivare a una qualche forma di crisi o di blocco della sua operatività.
Inoltre Laffer (chi era costui...) non lascia scampo e sgonfia l'ottimismo del governo. Il gettito dell'aumento Iva dovrebbe compensare il mancato gettito dell'aumento già avvenuto... lo so è folle. Ma è così: l'aumento Iva ha provocato una caduta dei consumi che ha provocato una diminuzione di gettito. Cosa hanno pensato allora i geni dell'austerità? semplice: conviene continuare ad aumentare l'aliquota Iva... o no?
Inoltre Laffer (chi era costui...) non lascia scampo e sgonfia l'ottimismo del governo. Il gettito dell'aumento Iva dovrebbe compensare il mancato gettito dell'aumento già avvenuto... lo so è folle. Ma è così: l'aumento Iva ha provocato una caduta dei consumi che ha provocato una diminuzione di gettito. Cosa hanno pensato allora i geni dell'austerità? semplice: conviene continuare ad aumentare l'aliquota Iva... o no?
Potremmo perciò avere davanti a noi, a breve, due possibili scenari.
Nel primo il governo arrancherà fino alle elezioni tedesche di settembre senza colpo ferire: cioè senza riuscire a fare un solo provvedimento utile, bloccato dalle opposte fazioni interne. Quella filoeuropea terrorizzata di dover disubbidire ai vari figli di Troika e parenti... dell'Europa; quella pidiellina terrorizzata dal ritorno alle elezioni in un clima di piena sfiducia che colpisce più il centro destra della parte opposta.
Nel primo il governo arrancherà fino alle elezioni tedesche di settembre senza colpo ferire: cioè senza riuscire a fare un solo provvedimento utile, bloccato dalle opposte fazioni interne. Quella filoeuropea terrorizzata di dover disubbidire ai vari figli di Troika e parenti... dell'Europa; quella pidiellina terrorizzata dal ritorno alle elezioni in un clima di piena sfiducia che colpisce più il centro destra della parte opposta.
Nel secondo scenario invece, la fazione pidiellina, per vari motivi, tra cui anche la sconfitta elettorale alle amministrativa, potrebbe abbandonare il governo e ritornare all'opposizione accusando Letta, come già fece con Monti, di essere succube di Merkel, Schauble, Draghi ecc. e quindi di portare l'Italia al disastro seguendo le politiche di austerità nuda e cruda.
In questo caso potrebbe ricominciare il balletto di corteggiamento fra Pd, Sel e grillini. Non il M5s, ma alcuni parlamentari grillini fuoriusciti o cacciati:
"Del resto la spaccatura che sta avvenendo all'interno del movimento cinque stelle, rappresenta una probabile opportunità per il centro sinistra, per formare una maggioranza in grado di governare a lungo tempo, ma soprattutto per attuare misure politico economiche più vicine ai propri elettori. Quindi, se da un lato la sconfitta del Pdl, sembrava aver allungato la vita del governo, dall'altro, sembrano nascere forze politiche all'interno del Parlamento, in grado di indebolirlo fino al punto di farlo implodere."
(borsadocchiaperti.blogspot.it)
L'attuale maggioranza verrebbe quindi sostituita da una più omogenea, più razionale. Ma non probabilmente più forte. Anzi sarebbe una maggioranza composta da piddini pronti a "morire per l'euro" (Letta docet) e parlamentari di sinistra pronti ad uccidere l'euro, o comunque decisi a chiedere imponenti politiche per il lavoro. Come faranno anche in questo caso a coesistere due fazioni i cui una non farebbe nulla nemmeno per trovare 4 miliardi per non aumentare l'Iva e una che invece vorrebbe fare politiche sul lavoro che potrebbero richiedere somme esorbitanti (80 miliardi il piano prospettato da Alfano - vedi "Grasse sovrane risate"), è tutto da vedere.
Anche un governo completamente di centro-sinistra più la sinistra, risulterebbe carico di contraddizioni insanabili. Il problema della fazione "euro austerica" dell'"Europa o morte", contenuta in massima parte nel centro-sinistra più elitario, è che si rende conto di essere ormai minoritaria. Sa che ha sia a destra che a sinistra due potenti fazioni che stanno ripensando con nostalgia alla spesa pubblica e quindi guardano sempre più con sospetto la costruzione europea. Questa fazione filo-euro di centro-sinistra più bocconiani, sa anche che difficilmente le due fazioni a destra e a sinistra potranno coalizzarsi. Però è conscia del fatto che se non arriveranno risultati tangibili presso la cittadinanza, è chiaro che le canzoni "più Europa" e "l'euro è irreversibile" usciranno velocemente dalla hit parade.
La mia previsione è che ci aspetta un periodo di confusione politica che accompagnerà il relativo periodo di aggravio di crisi economico-finanziaria. Probabilmente non ci permetteranno di votare in autunno, il Presidente della Repubblica ha ancora in mano le sue carte da giocare, però il quadro politico diventerà sempre più instabile. Alla fine quando il topo si trova in una trappola entra in gioco la disperazione: non ci sono più cunicoli da dove uscire, l'unica soluzione è rosicchiare la gabbia. E la nostra gabbia si chiama euro. Il dibattito sull'euro è destinato a crescere sempre più.
Scrive sul suo blog il prof. Bagnai, che ha intenzione di chiuderlo. Farebbe bene. Non serve più, ormai la strada della disfatta è stata intrapresa e quindi gli avvertimenti sono inutili. Non ci resta che giungere fino all'epilogo finale che non potrà che essere uno solo: fine dell'euro. La seconda possibilità, cioè quella del "più Europa" non è praticabile, perché per fare un'Europa politica unita è necessario che gli europei siano tutti d'accordo. E questo accordo non esiste al momento. Anzi viviamo in un periodo in cui le opinioni pubbliche sono piuttosto orientate vero l'euroscetticismo. Quindi? non c'è più nulla da fare. Non si può fare altro che attendere l'imminente ribaltamento dei mercati internazionali (già in essere vedi "Il kamikaze della Fed...") e il conseguente disastro della zona euro.
La politica italiana è stata privata di sovranità, per cui è inutile appassionarsi a questa o a quella fazione: non contano nulla. Dopo la grande crisi ci sarà forse una nuova politica, nuovi protagonisti, e questi avranno di nuovo poteri effettivi.
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