martedì 25 giugno 2013

Lo spread non conta più



Come si può osservare dal grafico sovrastante il tasso di interesse pagato dai nostri titoli di Stato decennali sta crescendo velocemente. Stiamo arrivando alle quotazioni post elezioni non vinte dal partito dell'austerità. Eppure sui media non c'è nessun allarme spread. Lo spread non ha grandi sussulti.

La colpa dell'inversione della curva del grafico sta nel comportamento della Fed che da un po' di tempo fa trapelare indiscrezioni circa un disimpegno dalle politiche di Quanitative easing. L'ultima impennata poi è colpa principalmente delle dichiarazioni di B. Bernanke.

"Da quando la Federal Reserve ha annunciato un piano di riduzione del "doping" ai mercati le reazioni degli investitori si sono fatte sentire. In due sedute Wall Street ha bruciato il 3%, Piazza Affari il 5%, Francoforte il 5,5% e così via. 
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Dall'annuncio della Fed il rendimento dei BTp a 10 anni è salito di 34 punti base, dal 4,26% al 4,6%. In rialzo anche i tassi sui Bonos, balzati dal 4,52% della chiusura del 19 giugno (prima del discorso di Ben Bernanke della Fed che ha parlato alle 20.30 ora italiana) al 4,97% (tabella dei rendimenti dei bond dell'Eurozona). È aumentato di 39 punti base anche il rendimento dei titoli portoghesi e di 27 quello dei titoli irlandesi."
(www.ilsole24ore.com)

Il disimpegno dalle politiche espansive provoca questo. La fuga prima dagli investimenti ad alto rischio dei paesi emergenti. Poi la fuga dall'azionariato i cui valori sono sproporzionati rispetto alle potenzialità dell'economia reale. E poi naturalmente ci sarà la fuga dai paesi più deboli come i Piigs di eurolandia. Ridente "quasi nazione", in cui fra non molto si dovranno fare i conti con la realtà dell'euro moneta sballata e sbagliata.

"E' stata la notizia dell'anno. Quando Ben Bernanke ha annunciato che ridurra' la portata delle manovre espansive straordinarie a sostegno dell'economia maggiore al mondo a partire da quest'anno
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Secondo il premio Nobel per l'Economia Paul Krugman si tratta di un errore madornale. In un'editoriale sul New York Times, il professore riconosce che se l'economia si riprende, allora la Fed scampera' la gogna. Altrimenti, se le cose tornano a peggiorare seriamente, Bernanke non potra' far altro che tornare sui suoi passi e tornare a premere sull'acceleratore delle politiche accomodanti.
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La Fed ha perso un'arma importante a sua disposizione, quella che le consetiva di poter segnalare che anche se il pericolo di un rialzo dei prezzi al consumo si dovesse fare pressante, non alzera' il piede dall'acceleratore fino a quando l'economia produttiva e' a pieno regime.

Secondo Krugman, agendo in modo preventivio proprio quando le cose sembrano sistemate, la Fed si e' giocata per sempre quella carta.

"E se la ripresa dovesse interrompersi e le previsioni inflative scendere ancora? La Fed potra' tornare indietro e mandare un messaggio credibile circa il fatto che non e' cosi' attaccata alle politiche monetarie convenzionali?" 

(www.wallstreetitalia.com)

Insomma, per farla breve, la Fed si è giocata in parte la fiducia degli investitori, che potrebbero ora comportarsi in maniera irrazionale a causa della paura che in mancanza di Qe la pacchia sia finita (ed in effetti è una paura motivata: Cinque anni di steroide nelle borse). Se poi la paura diventa panico, addio. Andrà tutto a rotoli.

Per questo i tassi dei nostri Btp salgono. Quindi lo spread dovrebbe aumentare di conseguenza, ed infatti aumenta, ma non più come faceva alla fine del 2011 o a metà del 2012 (malgrado il "salvatore" Monti). E questo per un motivo molto semplice, anche i tassi tedeschi stanno crescendo:

"Ma le vendite non hanno colpito solo i titoli della periferia dell'Eurozona (così definiti perché hanno debiti pubblici considerati più traballanti e, di conseguenza, rating inferiori). Sono stati venduti anche i titoli dei Paesi a tripla A (come Germania, Olanda, Austria e Finlandia) e anche quelli della Francia (che non ha la tripla A ma al momento fa parte del club dei Paesi "core"). 
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I tassi sui titoli tedeschi a 10 anni sono saliti dall'1,55% all'1,73% (18 punti base). Se si considera però lo scatto percentuale hanno fatto peggio di quelli dei Paesi periferici. I rendimenti dei bund tedeschi sono infatti balzati dell'11,6% contro il +8% dei BTp, il +10% dei Bonos spagnoli, il +6,43% di Portogallo e +6,9% dell'Irlanda. Anche i tassi sui titoli di Olanda e Austria sono schizzati di oltre 11 punti percentuali (tabella sul balzo dei bond dopo il tapering della Fed).
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Cosa significa questo in prospettiva? Che se si continua di questo passo, ovvero se vengono venduti i bond del "Nord Europa" quanto o più che proporzionalmente (come avvenuto la scorsa settimana) rispetto a quelli del "Sud Europa" lo spread potrebbe diventare un parametro falsante, depotenziato. Potrebbe perdere la sua capacità di misurare il rischio Paese. Lo spread tra BTp e Bund potrebbe infatti anche restare sotto i 300 punti in un ipotetico scenario in cui i titoli italiani a 10 anni salisssero al 6% e i rispettivi Bund tedeschi al 3%. In quel caso, lo spread potrebbe andare in pensione e dovremo preoccuparci di trovare un nuovo termometro finanziario.

Del resto, un esempio che lo spread rischia di diventare un paramentro meno efficace per misurare il termometro del rischio lo si ottiene osservando le quotazioni nei momenti più critici di quest'anno. Lo spread ha toccato il massimo dell'anno lo scorso 26 marzo, a quota 348 punti base. Il momento era istituzionalmente "caldo". Un mese dopo le elezioni l'Italia faticava a comporre un governo. Bene, in quello stesso periodo i BTp a 10 anni pagavano tra il 4,6 e il 4,7%, praticamente quanto oggi quando invece, come visto, lo spread è sotto 290 (circa 60 punti in meno rispetto ad allora)."
(www.ilsole24ore.com)

Il tempo volge sempre più al brutto. Sono in arrivo temporali che potrebbero trasformarsi in tempeste ed alluvioni. Tutto viene rimesso in discussione, tutto è a rischio: lo è ancora di più l'economia reale, la tenuta finanziaria dello Stato italiano, la tenuta politica che come si è visto con Berlusconi e Monti dipende sempre più da quella finanziario-economica, la tenuta dell'Europa e dell'euro. Prevedo per la Germania un pessimo periodo per svolgere le elezioni. I tedeschi potrebbero votare a settembre in concomitanza di un pesante crisi internazionale. Dopo tutti gli sforzi che ha fatto Angelina per non fare nulla, per non smuovere nemmeno un po' di polvere in Europa...

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