La ricetta inventata da B. Grillo è la seguente: "come costruire un partito del 25% in pochi mesi e come distruggerlo poche settimane dopo le elezioni".
Espulsione dopo espulsione, il movimento in Parlamento si assottiglia sempre più. Mantenere il movimento duro e puro secondo gli slogan della campagna, e soprattutto sordo alle sirene provenienti dai partiti più contigui, diventa sempre più difficile. Diventa anche difficile far digerire agli elettori queste continue reprimende provenienti dal vertice del movimento, verso parlamentari accusati di trasgredire le regole su stipendi, rimborsi e televisione. E poi il fatto che il Movimento è impotente rispetto alle scelte del governo, innervosisce decisamente chi lo ha sostenuto. Tanto che alle amministrative recenti il M5s si è praticamente dimezzato.
Ora si aggiunge la pesante tegola della senatrice ribelle Gambaro e degli altri parlamentari che la seguirebbero, che potrebbe essere anche un complotto organizzato dal centro-sinistra per distruggere definitivamente il pericolo grillino, ma anche un semplice disfacimento di un gruppo politico cresciuto troppo in fretta.
"Uno statuto per la formazione di un nuovo gruppo parlamentare alla Camera: secondo indiscrezioni provenienti da ambienti parlamentari, i 'dissidenti' del M5S ci lavorano già da un pò. Ma, con l'avvio della procedura di espulsione della senatrice Adele Gambaro, tutto è stato accelerato ed il testo è quasi pronto. Un piccolo gruppo lo sta limando.
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Il nuovo gruppo. Solo poche righe con le quali i deputati 'ribelli' sottolineano che intendono dare continuità al progetto del M5S ma - viene spiegato - "con maggiore attenzione alla gestione della democrazia interna". La formazione dei gruppi parlamentare necessita, come prima cosa, della stesura di uno statuto. La seconda condizione, sulla quale i dissidenti stanno lavorando anche in queste ore, è raggiungere l'adesione di almeno 20 colleghi
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"Sostenere Adele non significa mettersi contro Grillo" - ha detto al Messaggero la senatrice M5S Serenella Fucksia - di lei vedo il grande lavoro che ha fatto in commissione e la serietà di una persona tranquilla e misurata". E ha assicurato: "A quanto mi risulta siamo tutti con Adele". Sulla stessa linea anche la deputata grillina Paola Pinna, che in un'intervista alla Stampa, si dice contraria all'espulsione di Gambaro. E annuncia che "se si rendesse necessario" lei sarebbe pronta ad entrare in un nuovo gruppo parlamentare: "Se la scelta fosse tra Grillo e la Gambaro per me sarebbe una scelta tra libertà e schiavitù. Io scelgo la libertà - spiega - se tra di noi non riusciamo a discutere in modo costruttivo, è giusto costituire un'altra casa"."
(www.repubblica.it)
"Beppe Grillo potrebbe persino decidere di ritirare il simbolo o chiedere a tutti i parlamentari di dimettersi. Un’eventualità drastica che in pochi si sentono di escludere, soprattutto se il numero dei potenziali dissidenti si aggirasse davvero sui sessanta tra deputati e senatori.
Un numero in realtà probabilmente sovrastimato, che tiene conto non solo dei veri e propri ribelli, ma anche di quelli che tra una assenza in assemblea e l’altra hanno dato prova di maggiore debolezza. “L’arma fine di mondo” del ritiro del simbolo, insomma, per ora sembra lontana. Perché dalle minacce si passi ai fatti, Grillo dovrebbe trovarsi in minoranza non solo nelle assemblee parlamentari. Ma anche tra gli iscritti, dove, al contrario, l’insofferenza sembra essere concentrata contro i dissidenti, rei di voler decidere in autonomia il destino – ma è solo l’ultimo caso – di Adele Gambaro a scapito del voto della base più ortodossa che reclama il rispetto da parte degli eletti del ruolo di portavoce."
(www.ilfattoquotidiano.it)
Ammetto che il disfacimento del grillismo è un tema con cui mi trovo a disagio, ma è comunque un argomento con cui dovrò fare i conti, essendo un elettore grillino prima entusiasta ed ora in parte deluso. Ma che questo argomento metta a disagio molti nella rete, che in campagna elettorale era tutto un decantare le qualità, la necessità e le promesse future del M5s, mi pare abbastanza evidente. Ora la rete latita un po' sull'argomento della fine del grillismo. L'entusiasmo per la novità è finito. Come accade spesso alle mode di questo inizio di nuovo secolo, arrivano, furoreggiano implacabili e poi scompaiono nell'indifferenza.
Eppure il problema tornerà, perché gli italiani non sanno quale forza politica delegare per guidarli nel periglioso mare del futuro.
"C’è da essere disperati, gli Italiani non sanno per chi votare, come ci ha dimostrato l’ultimo turno delle amministrative, al quale si è presentata meno della metà degli elettori.
Il risultato è che il Pd ha vinto tutto, l’unico partito che ancora conserva un minimo di organizzazione e uno zoccolo di elettori che votano sulla base dell’appartenenza.
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Se avessero un’idea comune sul come governare il Paese, anche se solo avessero un’idea, ci andrebbe bene un monocolore, dai Comuni fino al governo, cosa che peraltro già esiste. Il punto è che alle politiche gli elettori si risvegliano e negano al Pd la maggioranza, dividendosi tra Berlusconi e Grillo e la situazione rischia la paralisi, o come ora ci regala un governo degli annunci.
Solo che il Paese sta morendo con una decrescita di 2,5% del Pil, un calo consistente dei consumi, dovuto al calo del potere d’acquisto delle famiglie.
L’unica cosa che cresce a due cifre è la disoccupazione.
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La lega è morta e Grillo verrà distrutto dalla pochezza dei suoi eletti, gente che quando si è presentata al voto ha preso venti preferenze, o come l’ultima ribelle, zero. Siamo alla follia senza metodo.
Costruire una casa nuova non è facile, prima bisogna attendere che la vecchia crolli, ogni restauro è impossibile, se le mura sono fradice."
(www.finanzaelambrusco.it)
Per la mancanza di alternative, penso che alla fine il M5s non scomparirà. Potrà essere ridimensionato rispetto al risultato eclatante di febbraio, ma non esiste una vera alternativa politica. Anzi, tutto dipende dall'evoluzione della crisi e dal suo incattivirsi (vedi "La crisi aiuta Grillo"). Una crisi violenta potrebbe persino tornare a far crescere il consenso del movimento.
Comunque ora la scissione imminente dei parlamentari grillini ringalluzzisce il centro sinistra, e soprattutto i bersaniani, che vedono la possibilità di portare a termine il vecchio progetto di scouting, anche se un po' fuori tempo massimo:
"Il pallottoliere democrat si è fermato a 19. Ecco il numero magico. Siamo ancora alla teoria. Eppure è sufficiente una ventina scarsa di senatori M5S per permettere la nascita della nuova maggioranza. Alla Camera non servono innesti: grazie allo spropositato premio di “governabilità” del Porcellum, Pd e Sel controllano già Montecitorio. A Palazzo Madama i conti sono presto fatti. Per raggiungere l’autonomia servono 160 senatori. Pd e Sel sono a quota 115. Con i tre socialisti, il grillino epurato Marino Mastrangeli e il senatore a vita Emilio Colombo si arriva a 120. Sommando i 21 montiani si raggiungono i 141. Per diventare maggioranza basta il supporto di diciannove M5S."
(www.linkiesta.it)
La miglior critica a questo disegno viene dai lettori dell'articolo che così commentano:
"Solo uno che ha bevuto chissà quanto di chissà cosa può pensare che Scelta Civica appoggi un minestrone del genere. Basato su qualche decina di persone senza né arte né parte.
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Dicono che siano trenta i senatori pronti a lasciare il M5S se la Gambaro sarà espulsa e se ciò dovesse succedere un governo di sinistra sarebbe cosa fatta. Ma non è così, dal momento che un'alleanza dei montiani con il Sel è meno probabile di quanto sembri. Scelta Civica fa parte del Governo perché nella coalizione c'è anche il Pdl che di SC, si voglia o no, è la casa madre. Serve perciò una buona dose di fantasia immaginare Monti e quel baciapile di Casini governare insieme con Vendola."
(www.linkiesta.it)
Inoltre il problema non è solo ottenere l'appoggio di Scelta Civica. Il problema è molto più grosso, bisogna ottenere anche l'appoggio dei 100 piddini che non votarono Prodi presidente per il semplice motivo che la loro scelta era già preordinata all'inciucio.
Quindi il problema al Senato non è risolvibile con 19 grillini transfughi, ma nemmeno con 25. Perché i numeri sarebbero troppo modesti per consentire una maggioranza stabile, visto che dentro SC e dentro il Pd si annida la fronda anti colazione di sinistra. Non penso che l'attuale governo possa essere sostituito facilmente. E anche se dovesse andare in crisi, la maggioranza che ne prenderebbe il posto sarebbe molto debole. In balia, a seconda dei punti di vista, degli integralisti dell'euro (fanatici della moneta) o dei sostenitori di un referendum sull'euro... Non vedo all'orizzonte soluzioni semplici: qualsiasi soluzione politica è un pasticcio, e probabilmente non si risolverebbe facilmente nemmeno con nuove elezioni.
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