sabato 21 settembre 2013
Saccomanni non è Monti
E' evidente che hanno ed hanno avuto ruoli diversi. Ma sono pur sempre entrambi dei tecnici.
Pur nelle difficoltà di una maggioranza traballante, Monti era comunque in grado di imporsi grazie anche al suo indubbio carisma internazionale. Pur odiato soprattutto dal centro destra, era premier e coordinava le politiche economiche e sociali del governo con una certa decisione.
Per Saccomanni, il tecnico di riferimento per la Bce (come lo era Monti del resto), è tutto più difficile. E' stretto fra le esigenze pre elettorali di due partiti molto grandi, a cui delle esigenze di Saccomanni portatore delle istanze europee non importa nulla. Ancora una volta è evidente il cortocircuito fra Europa, Pd e Pdl (vedi "Tasse: cortocircuito fra Europa, Pd e Pdl") con al centro il ministro delle Finanze a fare da punching ball.
Il centro destra dopo il primo successo della finta abolizione dell'Imu (Decreto Legge n. 102 del 31/08/2013) naturalmente insiste sulla sua strategia anche sull'Iva. Anche per trovare un pretesto per rompere l'alleanza. Inoltre Berlusconi ed i suoi non hanno alcuna sensibilità verso le richieste europee. Forse a causa della prima lettera della Bce che gli costò il governo, oggi nel centro destra sembrano pronti a controbattere alle richieste europee.
Cosa che invece non avviene nel centro sinistra, molto più disponibile a seguire i dictat europei. Sebbene la cosa sia in piena contraddizione. Dovrebbe avvenire esattamente il contrario. Il centro destra dovrebbe essere più sensibile alle politiche autoritarie dell'Europa, il centro sinistra dovrebbe essere più sensibile alle politiche sociali e quindi contrastare l'Europa. Ma siamo in Italia, un paese con scarso senso della politica, della macro economia e poco rispetto per i cittadini: per cui il centro destra si difende dall'Europa che avverte, con qualche ragione, come parte del fronte avversario politico che attacca il suo capo; il centro sinistra è in pratica colonizzato dalle élite finanziarie europee, che quindi sono l'azionariato di maggioranza di questa parte politica e ne dettano l'agenda politica europeista.
Continuo a pensare che l'obiettivo del centro destra, oltre quello di far saltare la maggioranza e tentare ovviamente di rivincere le elezioni, sia quello di far saltare i piani dell'Europa e della Germania evidenziandone le contraddizioni. Infatti il rilancio della crescita non è compatibile con l'austerità: o salta una o salta l'altra.
Nei fatti, il Cavaliere sta contrastando in parte l'austerità che Bruxelles ha imposto a tutti i Piigs con pesanti incrementi di imposte e tagli del welfare. Per Berlusconi infatti non c'è alcuna ragione di rispettare il limite del 3% di deficit. Va detto che in realtà nemmeno la Francia rispetta tale limite, quindi le affermazioni di Berlusconi non sono così campate in aria. Ma è anche vero che la Francia non ha un debito pubblico del 132% sul Pil. Ma è anche vero che neppure la Francia rispetta il limite del 60% di debito pubblico richiesto dai trattati.
"Possibile che l’Italia riesca a raddrizzare la nave Costa Concordia, ..., e non riesca invece a rimettere in sesto i suoi conti pubblici senza compromettere la crescita o la crescita senza compromettere i conti (e senza farsi “minacciare” dall’Ue)?
Eppure il secondo compito, quello economico, appare molto più semplice del primo, quello navale. Ed è anche stato già realizzato, pur in contesti dissimile dall’attuale, in diverse occasioni nella storia dell’Italia unitaria: all’epoca della destra storica, nel primo periodo post-unitario, attraverso una finanza pubblica rigorosa, quindi nel periodo giolittiano e nel secondo dopoguerra, attraverso la stabilizzazione einaudiana, e a metà degli anni ‘90 nuovamente con una finanza pubblica rigorosa"
(www.ilsussidiario.net)
E già! ma è facile indovinare la differenza, come in una settimana enigmistica storica: all'epoca c'era la lira, oggi c'è l'euro.
"Faccio un esempio ancora utilizzando la nave Costa. Essa è stata raddrizzata facendola ruotare di 65 gradi e a nessuno è venuto in mente di proporre la rotazione complementare di 295 gradi, consistente nel rovesciarla dalla parte opposta sino a portarla con la chiglia per aria per arrivare in seguito all’assetto attuale.
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Invece in economia capita che soluzioni altrettanto folli siano proposte, spesso proprio da economisti, e purtroppo prese sul serio e attuate. Ad esempio, voler portare i bilanci degli stati in pareggio quando il loro Pil reale cade e falcidia gli imponibili è altrettanto folle che voler raddrizzare la Costa passando per la sua chiglia per aria. Purtroppo nel caso dei pareggi in recessione si sta cercando di farlo e tutto questo viene chiamato rigore.
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la recessione tuttora in corso è il prodotto dell’inasprimento fiscale, la tripla manovra della seconda metà del 201 1 , ma se l’inasprimento fiscale non avesse prodotto la recessione allora il bilancio sarebbe in pareggio (e magari anche in attiv o…). Il problema è che gli inasprimenti fiscali riducono la domanda aggregata (per il
semplice fatto che se diamo più soldi al fisco non possiamo più spenderli per consumi o, se siamo imprese, per fare investimenti) così come il passaggio di navi su fondali inferiori al loro pescaggio solitamente le fa incagliare e spesso anche affondare.
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Se si aumenta l’Iv a è evidente che, a parità di reddito disponibile, diminuirà la domanda reale di beni e servizi. Prendendosi più soldi il fisco ne resteranno di meno per le imprese che producono e offrono i beni.
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se lo Stato non ha soldi non paga i suoi fornitori. Esattamente coma farebbe un monarca assoluto coi suoi sudditi.
Questo modello è ovviamente da rigettare, da una prospettiva liberale, per le sue conseguenze negative sulle libertà dei cittadini. Tuttavia anche se un liberale inorridisce di fronte a tale modello si tratta pur sempre di un giudizio di valore, non di un giudizio di fatto. Il giudizio di fatto, negativo, interviene invece quando si scopre che questo primo attore che si è riservato molti ruoli e una buona parte della recita si rivela in realtà assolutamente non in grado di recitare. Questa è l’Italia di oggi, l’Italia della crisi permanente e del declino. In un modello di Stato-primattore lo Stato potrebbe essere efficiente e anche molto efficiente e noi liberali continueremmo a essergli contrari, ma la nostra critica non potrebbe essere definitiva e risolutiva. Uno Stato interventista ed efficiente potrebbe anche essere al servizio dei cittadini e neutrale nei loro confronti, come una socialdemocrazia nordica."
(www.ilsussidiario.net)
Ne consegue, per l'autore U. Arrigo, che l'Italia dovrebbe scegliere un modello più liberista e meno statalista. Se da un certo punto di vista, è vero che l'Italia soffre di un eccesso di burocratizzazione inefficiente ed inutile, credo che la ricetta liberista non servirebbe a portare crescita e benessere.
Fin tanto che l'Italia, come del resto gli altri Piigs, resterà all'interno dell'euro, i suoi difetti saranno destinati ad apparire giganteschi, il vero problema da abbattere: cioè le solite problematiche come inefficienza, produttività, burocrazia, corruzione ecc. Non dico che eliminare questi difetti non porterebbe a dei vantaggi alla società nel suo complesso, ma non sono la causa prima della crisi. E' evidente che c'è qualcosa che accomuna l'Italia alla Spagna, alla Grecia, al Portogallo, anche alla Francia... e questa cosa non è altro che l'euro.
Moneta unica di un'area valutaria non omogenea e priva di compensazioni fra aree forti e deboli. Prima o poi le contraddizioni produrranno una crisi così irreversibile che non ci sarà nessun modello economico, e nessun tecnico alla stregua di Saccomanni, in grado di raddrizzare la situazione come è accaduto alla Costa Concordia.
Saccomanni non potrà far altro che controllare i due avversari politici sul ring, evitando di ricevere qualche cazzotto vagante. E i conti pubblici e privati continueranno a peggiorare qualsiasi cosa si farà: che si mantengano Iva e Imu come vorrebbe l'Europa, e che si faccia il contrario ("Letta: la crescita nel 2014. Per ora: Pil a -1,7% e deficit sopra il 3%. Rehn: impegno senza ambiguità" - il Sole24ore). Chi si informa nella rete non si stupisce di queste notizie, perché ha tutti gli elementi per giudicare la reale situazione dell'economia. E sa bene che non esiste soluzione possibile all'interno dell'euro, pertanto anche la ripresa vista nelle sfere di cristallo è solo una chimera (vedi "La ripresa di Saccomanni").
Del resto va anche riconosciuto che il protagonismo di Monti non è servito, e quindi l'attuale ministro delle Finanze fa bene a non ricalcarne le orme, lasciando il palcoscenico ai politici come Letta e Berlusconi.
L'azione di Monti non è servita a rimettere in rotta l'Italia, infatti sotto di lui i conti pubblici sono notevolmente peggiorati; non è servita nemmeno alla sua carriera politica, già finita prima di cominciare. Il lavoro del tecnico imprestato alla politica è un lavoro ingrato, soprattutto se poi è improduttivo, e chi lo ha intrapreso non ci ha mai guadagnato in popolarità.
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