"“Il Popolo della libertà è pronto ad andare all’opposizione, lo ha già fatto nel 2006 e continuerà a fare la sua parte”, spiega al Tg5 il capogruppo Renato Schifani. “E poi un governo raccogliticcio, un governo d’aula sarebbe il male del Paese perché privo di coesione politica, privo di programma e non troverebbe un’intesa su nulla. Sarebbe meglio tornare alle urne“.
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“Guai a introdurre in un dibattito serio la nozione del traditore e del tradimento, che poi è del tutto estranea proprio alla tradizione culturale di Forza Italia”. E di “traditori” si è parlato recentemente a proposito di un gruppo di parlamentari pidiellini che sarebbero pronti alla scissione per sostenere un Letta bis o una soluzione simile, disinnescando la corsa alle elezioni anticipate minacciate da Berlusconi, che avrebbe già registrato un videomessaggio sulla rotttura delle larghe intese. “Il partito unito non è una sorta di caserma agli ordini di qualche caporale, ma può essere attraversato da riflessioni politiche che possono anche essere diverse”, aggiunge Cicchitto. "
Un copione che si ripete. La solita sceneggiatura. Il governo uscito dalle elezioni si sfalda e perde pezzi. Allora si lavora fra le pieghe trasformistiche del Parlamento e si trova la pezza per ricostruire un nuovo governo simile al precedente. Che dura un anno circa, a volte meno, poi si rivota.
Prepariamoci al Letta bis, o a un governo similare. Il Presidente Napolitano ha appena nominato quattro senatori a vita, che se non proprio di area Pd, sono di sicuro non berlusconiani. Un preludio di quel che si vedrà a breve, non appena il Pdl provocherà la crisi.
"Il nuovo Senato disegnato dal Quirinale è un luogo in cui all’ex Cavaliere sarà assai più difficile minacciare le elezioni anticipate.
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La situazione è questa: il nuovo plenum conta 321 senatori, dunque la maggioranza è a quota 161. Raggiungerla senza Berlusconi, per un governo di scopo, non è così complicato.
I favorevoli: il Pd conta 108 voti; Scelta civica altri 20; il gruppo Misto (costituto da Sel e dagli esuli grillini) è costituito da 11 senatori di diritto più Carlo Azeglio Ciampi; il raggruppamento delleAutonomie (socialisti, sudtirolesi, valdostani e qualche eletto all’estero) ha dieci eletti; i nuovi senatori a vita sono quattro. Già così siamo a 154 voti teorici, solo sette dal numero magico. E qui la vicenda si fa più scivolosa, ma non meno ponderata dagli interessati."
(www.ilfattoquotidiano.it)
I conti sono diversi a seconda dei commentatori, ma comunque il calcolo non dovrebbe essere lontano dai 10 o 15 senatori mancanti per un maggioranza al Senato anche senza Pdl. Quindi sarà sufficiente qualche "responsabile" o "traditore" a seconda della prospettiva, e il gioco sarà fatto. Lo do per già per scontato.
"Nel mirino, per esplicita o “ufficiosa” ammissione dei suoi membri, è il gruppo Grandi autonomie e Libertà (Gal): ha dieci senatori, tra cui Giulio Tremonti, e almeno una metà vengono considerati tra i possibili sostenitori di un Letta bis senza Silvio (servirebbero, però, un paio di sottosegretariati “di scopo”).
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Tra gli indiziati, i nomi di un’altra stagione: gli ex Idv Domenico Scilipoti (“il dialogo è il sale della democrazia e la fedeltà è una cosa da cani”, ha detto di recente) e Antonio Razzi. Ma non solo: pende verso il nipote di Gianni Letta anche una bella quota dei siciliani. “Almeno la metà dei senatori, soprattutto del Sud, sono contrari alla crisi”, ha scolpito Salvatore Torrisi prima di ribadire la sua fedeltà a Berlusconi. Oltre al suo si fanno i nomi di Francesco Scoma (“un governo si farà lo stesso, anche senza il Pdl, e voglio vedere come se la caveranno i falchi”), peraltro indagato, dei tre Giuseppe – Castiglione , Pagano e Ruvolo - di Luigi Compagna e pure diRiccardo Villari, esule Pd.
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Francesco Campanella, per dire: “Lo spirito rivoluzionario ha mille sfumature. Per esempio il responsabile comunicazione di un gruppo parlamentare che indica la linea ai parlamentari, per portarsi avanti col lavoro”
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Esiste pure un’apposita lista dei “tradendi”: oltre a Campanella, vi compaiono Lorenzo Battista, Alessandra Bencini, Elena Fattori, Francesco Molinari, Maria Mussini, Luis Orellana, Fabrizio Bocchino e altri."
"Certo, la strategia di Berlusconi avrebbero senso se vi fosse effettivamente il ricorso alle urne
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Tuttavia, gli elettori, come certificano i sondaggisti, non le vogliono. Comporterebbero enormi rischi per la nostra stabilità interna oltre che tempeste finanziarie.
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il potere di scioglimento delle Camere spetta al capo dello Stato. Il quale, caduto il governo, avrebbe il dovere di attribuire al presidente del Consiglio incaricato il compito di verificare l’esistenza di una maggioranza alternativ a. Se la verifica non avesse buon fine, si creerebbe un governo di scopo, finalizzato a traghettare il Paese alle urne"
I favorevoli: il Pd conta 108 voti; Scelta civica altri 20; il gruppo Misto (costituto da Sel e dagli esuli grillini) è costituito da 11 senatori di diritto più Carlo Azeglio Ciampi; il raggruppamento delleAutonomie (socialisti, sudtirolesi, valdostani e qualche eletto all’estero) ha dieci eletti; i nuovi senatori a vita sono quattro. Già così siamo a 154 voti teorici, solo sette dal numero magico. E qui la vicenda si fa più scivolosa, ma non meno ponderata dagli interessati."
(www.ilfattoquotidiano.it)
I conti sono diversi a seconda dei commentatori, ma comunque il calcolo non dovrebbe essere lontano dai 10 o 15 senatori mancanti per un maggioranza al Senato anche senza Pdl. Quindi sarà sufficiente qualche "responsabile" o "traditore" a seconda della prospettiva, e il gioco sarà fatto. Lo do per già per scontato.
I trasformisti nel Parlamento italiano non sono mai mancati, e non mancano nemmeno ora. Per il momento non sono ancora usciti allo scoperto quelli che lasceranno il Pdl o suoi alleati. Ma già si sente il vociare degli Orellana cinquestelle che sbattono la porta in faccia a B. Grillo. Un po' di qua e un po di la, quindici, anche venti senatori da spostare si trovano facilmente.
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Tra gli indiziati, i nomi di un’altra stagione: gli ex Idv Domenico Scilipoti (“il dialogo è il sale della democrazia e la fedeltà è una cosa da cani”, ha detto di recente) e Antonio Razzi. Ma non solo: pende verso il nipote di Gianni Letta anche una bella quota dei siciliani. “Almeno la metà dei senatori, soprattutto del Sud, sono contrari alla crisi”, ha scolpito Salvatore Torrisi prima di ribadire la sua fedeltà a Berlusconi. Oltre al suo si fanno i nomi di Francesco Scoma (“un governo si farà lo stesso, anche senza il Pdl, e voglio vedere come se la caveranno i falchi”), peraltro indagato, dei tre Giuseppe – Castiglione , Pagano e Ruvolo - di Luigi Compagna e pure diRiccardo Villari, esule Pd.
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Anche nel Movimento 5 Stelle già hanno cominciato a litigare sull’eventuale Letta bis....
Francesco Campanella, per dire: “Lo spirito rivoluzionario ha mille sfumature. Per esempio il responsabile comunicazione di un gruppo parlamentare che indica la linea ai parlamentari, per portarsi avanti col lavoro”
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Esiste pure un’apposita lista dei “tradendi”: oltre a Campanella, vi compaiono Lorenzo Battista, Alessandra Bencini, Elena Fattori, Francesco Molinari, Maria Mussini, Luis Orellana, Fabrizio Bocchino e altri."
Come sempre, quando finisce l'amore nelle maggioranze, i Presidenti della Repubblica sono restii a ridare voce agli elettori. Ma come al solito questo avviene perché c'è un certo timore nell'interpellare gli elettori, che traspare anche dai commentatori d'area, come Polito:
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Tuttavia, gli elettori, come certificano i sondaggisti, non le vogliono. Comporterebbero enormi rischi per la nostra stabilità interna oltre che tempeste finanziarie.
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il potere di scioglimento delle Camere spetta al capo dello Stato. Il quale, caduto il governo, avrebbe il dovere di attribuire al presidente del Consiglio incaricato il compito di verificare l’esistenza di una maggioranza alternativ a. Se la verifica non avesse buon fine, si creerebbe un governo di scopo, finalizzato a traghettare il Paese alle urne"
I commentatori istituzionali, nel senso che interpretano il verbo dei veri potentati che guidano la politica italiana, danno per scontato che non si andrà a votare. A questo punto credo che lo sappia bene anche Berlusconi, che non è del tutto avulso da certi ambienti...
Quindi i casi sono due: o minaccia la crisi a vuoto, cioè bluffa, oppure pur essendo consapevole che non si voti, a questo punto preferisce sganciarsi da una maggioranza contro natura e stare a guardare quello che combinano questi "responsabili". Molto probabilmente ben poco, se si mettono assieme deputati di Sel, con quelli di Scelta Civica e spezzoni di destra.
Io penso che alla fine a Berlusconi non importi molto di giungere ad elezioni subito. Sa benissimo che si divertirebbe ugualmente rimanendo all'opposizione, anche fuori dal Parlamento, anche agli arresti domiciliari. Oggi il Pdl ha meno interesse a sostenere il governo. Dopo la caduta del 2011 era prigioniero di Monti, in quanto se si fosse votato subito il Pdl era in svantaggio di 10 punti sul Pd. Oggi invece il Pd non è più così forte. Le due coalizioni principali sono alla pari (vedi ultimi sondaggi). I più c'è Grillo che sembra quasi seguire la politica spregiudicata di Berlusconi e quindi non è un problema per quest'ultimo:
nessuna chance al Pd, voto subito anche con il Porcellum. Tutte cose che infastidiscono il centro sinistra e lo fanno sembrare perennemente in difesa dell'esistente.
C'è poi la questione della ripresa più volte ricordata da Letta, per giustificare la durata del suo governo e allontanare la crisi. Questo è un finto problema. Quando il governo è minacciato di cadere, si dice che questo evento potrebbe compromettere la ripresa. Quando il governo è in carica, si dice che si è in attesa dell'arrivo della ripresa: da dove? da Marte?
Se il governo attende la ripresa dall'esterno significa che non è poi così determinate. La sua esistenza in via non è importante per la crescita. Ed in effetti è così, poiché le politiche messe in atto a partire da Tremonti-Berlusconi, passando per Monti, sono state più dannose che utili al raggiungimento della tanto ricercata crescita.
Quindi in definitiva prepariamoci ad un Letta bis e ad un anno di campagna elettorale urlata, dove il centro sinistra si ritroverà a giocare in difesa, attaccato da due parti opposte: da Berlusconi e Grillo. E accusato di tutta la recessione che immancabilmente arriverà. Ma nel Pd non è tempo che cambino politiche, cioè che adottino un atteggiamento più aggressivo e meno "spompo" come giustamente ha osservato Renzi?
Quindi in definitiva prepariamoci ad un Letta bis e ad un anno di campagna elettorale urlata, dove il centro sinistra si ritroverà a giocare in difesa, attaccato da due parti opposte: da Berlusconi e Grillo. E accusato di tutta la recessione che immancabilmente arriverà. Ma nel Pd non è tempo che cambino politiche, cioè che adottino un atteggiamento più aggressivo e meno "spompo" come giustamente ha osservato Renzi?
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