sabato 4 maggio 2013

Due visioni d'Europa lungo le rive del Reno


L'informazione ufficiale denunciò qualche giorno fa il pessimismo pericolosamente anti sistema di Grillo, il quale disse che a settembre l'Italia sarebbe andata in default. In realtà non fu farina del sacco di Grillo, ma riportò solo il pensiero dell'economista francese J. Sapir:

"Più che mai, si pone la questione della sopravvivenza dell'eurozona. Le tendenze alla sua frammentazione stanno ormai aumentando. Vediamo che i problemi dei paesi molto diversi come la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l'Italia convergeranno a breve termine, probabilmente nel corso dell'estate 2013. In questi paesi la crisi fiscale (Grecia, Italia), la crisi economica, la crisi bancaria (Spagna, Italia) si stanno ormai sviluppando in parallelo. Pertanto è altamente probabile che avremo una violenta crisi nell'estate del 2013, o all'inizio dell'autunno. È il momento di regolare i conti."
(vocidallestero.blogspot.it)

J. Sapir è ovviamente un economista molto critico con le scelte economiche del suo paese, la Francia. E ne fa un ritratto economico piuttosto fosco, forse solo leggermente migliore del ritratto italiano.
La Francia è comunque in parte un paese latino senza latini, una fusione di popolazioni celtiche, ben ricordate dal fumetto Asterix, e di popolazioni germaniche, cioè i Franchi. Eppure il loro modo di ragionare è più "meridionale" che mitteleuropeo, più anglosassone che germanico. Sapir ragiona come come un Bagnai, come un Borghi, o come un Brancaccio, tanto per generalizzare.

Probabilmente il modo di ragionare dei tedeschi e dei popoli che vi gravitano attorno, è abbastanza unico in campo economico. Eppure la loro economia è la più forte d'Europa.

Nel suo ultimo articolo, Sapir analizza una pubblicazione della Fondazione Friedrich-Ebert, osservatorio vicino al partito tedesco Spd. Un articolo tradotto in italiano su questo lavoro si può leggere qui: "Come andrà a finire?vocidallagermania.blogspot.it".

Dopo aver constatato che anche da parte tedesca, è evidente che la zona euro non sta funzionando, Sapir evidenzia poi come in Germania si traggano conclusioni poco condivisibili. Su come potrebbe evolversi la situazione, il ragionamento tedesco, non corrisponde a quello generalmente accettato dagli economisti non tedeschi.

I tedeschi propongono quattro scenari:

1) tirare a campare. 
In pratica quello che succede ora, dove la Germania (Soros docet) concede il minimo indispensabile per non fare scoppiare la zona euro. Ma di sicuro non c'è crescita per i paesi periferici e mai ci sarà. Per i tedeschi questo scenario porta ad una situazione di "stallo giapponese". Per Sapir "Tuttavia, questo ultimo scenario, che fa riferimento al "decennio perduto" del Giappone, non tiene conto del fatto che la zona Euro non è un paese, ma un insieme di paesi,..." (vocidallestero.blogspot.it). La situazione giapponese non ci azzecca.
Ma la Fondazione Friedrich-Ebert prevede anche che la situazione di stallo attuale possa andare verso una esplosione della zona euro (o del tipo "yugoslavo"- non conordato o del tipo "sovietico"- concertato). Sapir naturalmente considera questa possibilità quella che può verosimilmente concretizzarsi.

2) rottura della zona euro.
"Il risultato di tutto questo è che le tensioni sociali diventano incontrollabili e conducono a uscite non concordate dalla zona euro. Questo si traduce in un divisione monetaria dell'Europa in tre parti, con un euro "mantenuto" intorno all'area della Germania (in realtà una zona Marco), un'unione monetaria del Nord intorno alla Gran Bretagna e un Sud Europa, dove ogni paese riguadagna la sua sovranità monetaria. Facciamo qui notare che la cosiddetta 'Unione monetaria del Nord' è in realtà molto poco probabile.

La Gran Bretagna non ha alcun interesse a un'unione monetaria. L’"area della sterlina" è una possibilità, ma il grado di probabilità è basso. Il risultato da considerarsi più probabile è da un lato la costituzione di una 'zona del marco' destinata indirettamente o direttamente ad alcuni paesi dell'Europa centrale, e un ritorno alla sovranità monetaria per tutti gli altri paesi."


3) nucleo europeo o zoccolo duro.
Dalla disintegrazione della zona euro dovrebbe nascere uno "zoccolo duro" di paesi attorno alla Germania, che in realtà sembra più un pio desiderio dei tedeschi per non rimanere isolati, che una possibile realtà.

"Lo studio di FES naturalmente include la Germania e la Francia nei paesi core e accetta la scommessa che intorno a questi due paesi un certo numero di altri paesi si riunirà sulla base di un accordo politico (denominato Euro patto plus) che includa la cessazione dell’austerità e delle regole sociali e fiscali comuni per evitare il dumping sociale e fiscale.
...
Per altri paesi, la situazione sarebbe meno rosea e l’azione "non convenzionale" della Banca Centrale Europea sarebbe sempre necessaria. Allo stesso modo, il MES sarebbe comunque necessario e vedrebbe i suoi mezzi di intervento potenziati per far fronte a crisi nei membri non 'hard core' pur avendo una condizionalità ancora rinforzata."

(vocidallestero.blogspot.it)

Ma per Sapir, che da francese vede le cosa dall'alta parte della barricata economica:

"Questo scenario sembra improbabile in quanto presuppone un accordo politico di fondo non semplice con la Germania, quando invece il conflitto tra la Francia e la Germania sta crescendo di intensità, nonostante quel che dice il governo. Ora, se tra Germania e Francia un accordo non è in realtà possibile, e considerando le attuali divergenze questa sembra la soluzione più probabile, la soluzione per il nostro paese potrà essere sia di dar ragione alla Germania sull’austerità, sia di lasciare l'Euro. Siamo pertanto ricondotti al primo scenario (la situazione di stallo) o al secondo (l’esplosione).
...
perché il "nocciolo duro" previsto nello scenario 3 possa formarsi, è imperativo che la Francia ne faccia parte.
...
Tuttavia, la Francia non potrebbe rimanere in una “area Euro” senza che l'Italia (e forse la Spagna) ne facciano parte. Gli effetti sull'industria francese dell'appartenenza a un Euro senza l'Italia o la Spagna sarebbero abbastanza drammatici. Ma un "nocciolo duro" comprendente la Germania, la Francia e l'Italia non è molto diverso dalla configurazione attuale.
...
il "nocciolo duro" non è niente altro che una zona marco ridenominata, quindi la Germania dovrebbe accettare quei trasferimenti che oggi nega. Ci siamo quindi ritrovati nella situazione precedente."

4) Unione fiscale e politica
Si introduce una forma di coordinazione politica europea, di redistribuzione e condivisione delle risorse parziali.

"Il problema con questo scenario è che esso non quantifica le esigenze finanziarie in trasferimenti annuali al di là della questione degli investimenti. Questo è un problema ricorrente in tutti gli scenari federalisti. Il federalismo comporta trasferimenti, che la Germania, ma anche la Finlandia e l'Austria, rifiutano. Ora, la grandezza dei trasferimenti per assicurare soltanto un recupero dei quattro paesi più in difficoltà (Spagna, Grecia, Italia, Portogallo) è nell'ordine di 240 - 250 miliardi di euro all'anno per dieci anni. Inoltre, è altamente probabile che questo livello di trasferimento diventerebbe permanente, come si è visto oggi all'interno degli Stati e in Francia"
(vocidallestero.blogspot.it)

Sapir alla fine conclude splendidamente con un'analisi costi-benefici dal punto di vista delle varie parti della società tedesca, che come tutte le società umane non è monolitica:

"Tabella I
Posizione dei gruppi sociali tedeschi sulle prospettive della crisi dell'Euro:
Questo è un sistema molto bello e immediato di valutare una questione. Mi sono permesso di colorare con tonalità rosse le caselle "sfavorevoli" e in toni verdi le caselle "favorevoli". A colpo d'occhio si può osservare che sono maggiori le caselle verdi sullo scenario della continuazione della situazione attuale. E purtroppo questa è una "trappola" per il popolo tedesco, oltre che per il resto d'Europa. Ecco perché i tedeschi hanno una visione distorta della crisi.

Alla società tedesca conviene continuare così: gravare con l'austerità i paesi concorrenti, e incassare i dividenti dei vantaggi dell'euro. Alla Germania non conviene ne condividere i vantaggi (Federalismo europeo), ne la deflagrazione della zona euro. Per questo la politica della Merkel è sempre sembrata tentennante e poco convinta ad intervenire. Il non intervento era ed è la politica tedesca.

"La soluzione del perpetuarsi della situazione attuale è moderatamente negativa o moderatamente favorevole per tutte le categorie tranne che per una per la quale è molto favorevole. Ecco perché il consenso si raccoglie, in realtà per impostazione predefinita, intorno a questa opzione.
...
Resta il fatto che la prima delle possibilità non può essere perpetuata nel tempo, come il documento della Friederich Ebert Stiftung stabilisce in modo convincente. In queste condizioni, inevitabilmente si procederà alla terza possibilità, lasciare esplodere l'area dell'Euro.
...
La realizzazione di un ampio federalismo fiscale, al di là dei problemi politici che solleverebbe, non appartiene più all’ambito del possibile. Quest’obiettivo deve essere considerato come un'utopia nel vero senso del termine."

(vocidallestero.blogspot.it)

Anche lo scenario del nocciolo duro in realtà non funziona. Ritornerebbero in piccolo le contraddizioni dell'attuale situazione.

"Vediamo allora che la sola soluzione ragionevole è quella di uno scioglimento ordinato dell'Eurozona, lasciando i meccanismi di cooperazione monetaria tra i paesi, ma ripristinando tutta la flessibilità monetaria necessaria. Questo non è altro che la soluzione che ho difeso nel luglio scorso in un documento sul lavoro ... . Ormai, ci si arriva, spinti dalla necessità."
(vocidallestero.blogspot.it)

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