giovedì 2 maggio 2013

Laffer è tra noi



I nodi vengono sempre al pettine. E a forza di tassare l'economia si contrae. A maggio 2012 in un post riportavo da Rischio Calcolato e scrivevo:

"La pressione fiscale è così alta in italia per cui ad ogni variazione positiva del livello di tassazione si ottengono effetti talmente depressivi sulla base imponibile da ottenere meno entrate fiscali.

Il Bollettino delle entrate Tributarie di Maggio (che riporta i dati fino a Marzo 2012)
Guardate qui:




a Marzo le entrate sono andate uno schifo nonostante i copiosi aumenti delle accise sulla benzina e dell’IVA. Per la verità anche a Febbraio le e entrate sono state una schifezza, l’unico motivo per cui appaiono meglio dello stesso mese dell’anno precedente è che questo è stato un mese bisestile dunque con un giorno in più.
Avete visto come funziona bene la curva di Laffer?
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(www.rischiocalcolato.it)

Quindi l’avvitamento delle finanze pubbliche sta avvenendo prima di quanto ci si aspettasse. Gli italiani dopo 15 anni di stagnazione economica non hanno più le risorse per il colpo di reni necessario per superare la crisi. Purtroppo i tecnici come i politici di professione sono troppo distanti dalle tasche delle persone comuni, della ex classe media, per potersene rendere conto.
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Questa sera Passera intervistato a “Otto e mezzo” ha detto che li si deve lasciare lavorare, poiché il governo ha un compito molto complicato. In realtà si sbaglia. Ha un compito impossibile, perché questa è una crisi dell’euro ..., e lo Stato italiano può prendere qualsiasi misura, ma non avendo potere d’intervento monetario, si tratta di misure inutili (e spesso dannose)."
(Le tasse sono bellissime)

Oggi a consuntivo, sembra proprio che quanto prediceva la curva Laffer (a inizio post) si sia realizzato in pieno.
Ricordo che:

“Laffer era (è?) un economista di buon senso il quale faceva notare come ci fosse una relazione fra la pressione fiscale e la ricchezza prodotta (dunque tassabile) di un paese.

Più lo stato rapina…ooops volevo dire, tassa il frutto del lavoro e dell’ingegno di imprese e cittadini meno queste produrranno. E’ necessario dunque trovare un punto ottimale fra imposizione fiscale in modo da massimizzare le entrate dello stato tenendo conto degli effetti depressivi delle tasse."

(www.rischiocalcolato.it)


Vediamo cosa è successo con i balzelli introdotti dal governo Monti:

"Partiamo dalla Tobin Tax, nata per sensibilizzare (o moralizzare come piace sostenere ai parvenu dell’economia collettivista) il mondo della finanza complice della crisi in corso: ebbene la tassa sulle transazioni finanziarie è stata introdotta a marzo dell’anno scorso e (come ha spiegato finalmente anche il “Corriere della Sera”) qualcuno si aspettava un gettitto di 1,16 miliardi di euro, ma il risultato è stato tutt’altro: dopo l’introduzione della gabella le transazioni sono calate del trenta per cento. Applauso.

Cambiano i numeri ma non la sostanza per la super-tassa sulle imbarcazioniche superano i dieci metri: i fenomeni montiani stimavano un gettito di 155 milioni di euro. Rullo di tamburi… ne hanno incassati solo 25! Altro applauso.

E le supercar con tanto di super-bollo allegato? Per quanto riguarda le auto di lusso, l’imposta è entrata in vigore dal primo gennaio 2012: 20 euro per ogni kilowatt di potenza che superi il limite di 185. Risultato? Come ha scritto anche Gabrielle Barelloqualche giorno fa su l’Indipendenza, la vendita è crollata a sole 20 unità e il gettito di 164,8 milioni di euro stimato da Monti è solo un miraggio. Anche perché molti proprietari hanno cancellato dal pubblico registro automobilistico italico le loro vetture e le hanno reimmatricolate in Germania, con un risparmio che si aggira sul 42%. Scroscio di applausi!

Le tasse sono armi di distruzione di massa, ammoniva von Mises. E le masse gli danno ragione, considerato che c’è stata una riduzione sensibile delle entrate anche sul fronte delle imposte dirette legate ai consumi in genere, causa l’aumento dell’Iva – adottata sempre nel 2012 – al 21% . Ciononostante, prossimamente è previsto un ulteriore innalzamento del balzello di un ulteriore punto, al 22%. Quale sarà la conseguenza? Lo ha stimato la Cgia di Mestre, in uno dei sui ultimi studi.

La stangata del primo luglio prossimo connessa all’incremento dell’Imposta sul Valore Aggiusto costerà ai consumatori 2,1 miliardi di euro nel 2013, ma salirà a 4,2 miliardi nel 2014, con un aggravio medio annuo che arriverà fino a 103 euro a famiglia. La stima – dicevamo – è della Cgia di Mestre che, ipotizzando che i comportamenti di consumo delle famiglie italiane rimangano immutati (improbabile, molto improbabile), prevede per un nucleo costituito da 3 persone un aumento medio annuo di 88 euro e nel caso di una famiglia di 4 componenti, invece, appunto di 103 euro. I rincari che peseranno di più sui portafogli delle famiglie italiane, secondo l’associazione di Mestre, sono quelli che scatteranno per il pieno all’auto o per il meccanico o il carrozziere (33 euro all’anno per una famiglia di tre persone, 39 euro se il nucleo e’ composto da 4 persone), per l’acquisto dei capi di abbigliamento e per le calzature (18 euro all’anno per una famiglia di 3 persone, 20 euro se il nucleo è da 4) e per l’acquisto di mobili, elettrodomestici o articoli per la casa (13 e 17 euro).

Un proverbio cinese sostiene che “è difficile acchiappare un gatto nero in una stanza buia soprattutto quando non c’è”. Dopo i flop di cui sopra, la parafrasi è la seguente: difficile pensare che il governo prossimo venturo possa acchiappare soldi in un paese al lumicino dove i soldi son sempre meno."

(www.rischiocalcolato.it)

Insomma, ha un bel da dire il ministro tedesco Schauble che ci sono ancora margini per tassare il sud Europa, in realtà il limite è stato superato. Più si aumenteranno le tasse più si contraggono i consumi, e quindi diminuiscono le entrate fiscali, ottenendo l'opposto del risultato voluto. E' necessario operare esattamente nella direzione opposta, per rinvigorire la domanda interna, spostando la spesa degli italiani dalle tasse al consumo. Ma per fare questo lo Stato deve fare per forza deficit, ma un deficit che potrà in parte essere ripianato da un aumento dei consumi.

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