martedì 28 maggio 2013

Il sindaco comunque c'è


Il gioco delle elezioni è sempre meno divertente. Agli italiani piace sempre meno. La flessione nella partecipazione al voto è stata eclatante in Friuli Venezia Giulia, nelle recenti votazioni regionali che hanno visto la vittoria di Serrachiani (Pd): 1 su 2 aventi diritto non ha votato.

Anche in queste ultime votazioni comunali, comunque la disaffezione dell'elettore si è sentita:
"Un calo netto, deciso. Anche se inferiore alle previsioni di domenica. Il dato relativo all'affluenza alle urne per le elezioni comunali, ancora parziale (562 comuni su 563, tutti tranne Roma) parla di un'affluenza del 67,36% contro il 78,99% delle precedenti consultazioni. Il dato di domenica parlava di un astensionismo superiore al 15% sempre rispetto alle precedenti comunali."
(www.corriere.it)

Politicamente abbiamo assistito allo sgonfiarsi del fenomeno mediatico grillino. I cinquestelle evidentemente hanno deluso, non sembrano in grado di risolvere i problemi degli italiani. La cosa preoccupante è che non esiste una forza politica in grado di intercettare il voto dei delusi, il voto degli astenuti. A molti italiani non importa più delegare qualcuno a rappresentarli. Sono disillusi, non credo più in niente. Ritengo che la causa principale sia da ricercare nella crisi e nella perdita di sovranità della politica italiana.

Ma in tutte queste note negative, c'è ne una positiva. Che malgrado tanti siano rimasti a casa, malgrado in tanti ancora siano disposti a votare vecchi simboli sbiaditi e inconcludenti, un sindaco i comuni interessati dalle elezioni lo avranno comunque.

Le leggi elettorali non sono tutto. Con le leggi elettorali non si risolvono i problemi dell'amministrazione delle risorse pubbliche. Ma una legge elettorale che funziona permette perlomeno di premiare i migliori o punire i candidati incapaci. E soprattutto quella dei comuni permette di ottenere una stabilità politica sconosciuta in Italia a livello nazionale.

Se avessimo avuto una legge elettorale simile a livello nazionale, a quest'ora Bersani sarebbe premier da tre mesi circa. Al di la del fatto che la cosa può far piacere o meno, avremmo evitato quei penosi due mesi di corteggiamenti e respingimenti fra forze politiche così diverse. Avremmo anche evitato un nuovo governo degli inciuci che non farà altro che alimentare ancora l'astensionismo e il malcontento.

La legge elettorale comunale italiana, non è altro che la legge elettorale presidenziale francese. Anche li vanno al ballottaggio i due candidati migliori. Se proprio non vogliamo votare in questo modo il Presidente della Repubblica, potremmo almeno decidere quale capo di coalizione deve vincere le elezioni e quindi ha diritto al premio di maggioranza. Un premio che dovrebbe essere uguale sia alla Camera che al Senato. Perché in Italia dobbiamo sempre complicarci la vita con idee strambe, astruse, difficili da attuare? Perché non amiamo le cose semplici e lineari?

Forse non c'è interesse ad avere chiarezza. I comuni sono un'eccezione in quanto ormai li i soldi girano poco.  
Invece a livello nazionale si preferisce continuare a coltivare la "palude" dove tutti i peggiori mostri possono nuotare tranquillamente. Le lobby sguazzano fra i retrobottega delle commissioni e i commi piovuti improvvisi nelle finanziarie. La burocrazia targata politicamente non teme di essere spazzata via da quella dell'avversario politico, in quanto l'avversario non può mai vincere in modo effettivo. Tuttalpiù la burocrazia viene riciclata passando da un ente ad un altro. 

E poi quando i numeri sono sempre incerti si può praticare qual magnifico passatempo tutto italiano che il trasformismo. Dalle compravendite agli scouting ci sono mille varianti. Chi vi partecipa ci guadagna sempre qualcosa: da un bonus milionario a un seggio sicuro per perpetuare la permanenza nell'acquario parlamentare.

Se invece ci fosse una vittoria sicura di una parte politica, poi questa dovrebbe addirittura governare e tentare di portare a termine il proprio programma elettorale. Sarebbe una tragedia per tutti quelli che sguazzano nel torbido. Che rimestano sempre il solito fango modificando un comma qua e la, facendo o promesse o polemiche a seconda dei casi, ma senza mai occuparsi dei problemi reali. Anche perché per risolvere i problemi dovrebbero possedere delle competenze. E l'80% di questi ciarlieri che siedono in Parlamento alla fine di competenze nei campi specifici non ne hanno. Se dovessero governare veramente senza gli attuali ostacoli ed impedimenti, la cosa salterebbe troppo all'occhio. 
Molto meglio litigare nei talk show parlando di aria fritta, ed intanto incassare il lauto assegno da parlamentare...

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