giovedì 26 aprile 2012

votate Hollande (2)



E si, se fossi francese sarei sempre più convinto di sostenere il candidato Hollande. Ma forse lo sono ancora di più proprio perchè sono un italiano vessato dal governo Monti.


"Il candidato socialista all'Eliseo, Francois Hollande, ha annunciato oggi che, qualora venisse eletto, la Francia «non ratificherà il patto di bilancio Ue nella sua versione attuale». Anzi: già il primo giorno dopo il voto Hollande si impegna ad inviare ai partner europei un memorandum contenente quattro proposte per perfezionare il «fiscal compact», su cui si sono impegnati 25 dei 27 Paesi dell'Unione europea.

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L'esponente socialista ha citato l'intervento del presidente della Bce, Mario Draghi, e ha sottolineato la necessità di politiche per la crescita da affiancare a quelle per il contenimento dei deficit. L'obiettivo, insomma, è integrare quel testo: «Se aggiungeremo una parte al testo attuale, o se faremo un trattato a parte questo non lo so, farà parte dei negoziati». 
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Hollande ha spiegato che intende chiedere «l'introduzione degli eurobond, non per condividere il debito ma per finanziare progetto di infrastrutture industriali»"


La cosa veramente stucchevole è vedere alcuni protagonisti della nostra politica, sperare nella vittoria di Hollande e nello stsso tempo sostenere il governo di Mago Monti.



"... i politici italiani, che ormai possono essere tranquillamente divisi in neoliberisti conservatori (PDL, Terzo Polo) e neoliberisti riformatori (PD, Italia dei Valori), hanno sempre creduto nella validità universale e assoluta del giudizio dei mercati, appoggiando con convinzione la linea dell’austerità tedesca e le iniziative di aumento della pressione fiscale di Monti. Almeno fino a quando all’orizzonte non è apparsa la stella di Hollande, che insediandosi all’Eliseo potrebbe stravolgere l’attuale struttura dell’Unione Monetaria Europea, mettendo un freno alle politiche di rigore imposte dal Fiscal Compact e cambiando lo statuto della BCE per consentire i finanziamenti diretti agli stati. Da Bersani a D’Alema a Tremonti, è stato un coro di consenso trasversale alla possibilità del cambio di guardia alla presidenza della Francia, ma abituati come sono a salire sul carro del vincitore i politici italiani non si sono accorti delle loro infinite contraddizioni: ma se auspicano tanto un cambiamento strutturale ed epocale dell’Unione Europea perché non cominciano a muoversi autonomamente?"


Esatto. Perchè rimanere ancorati a dogmi di fede quali "... è l'Europa che ce lo chiede" invece di iniziare un dibattito serio ed autonomo dagli ideali austerici di A. Merkel? Come dimostrano le elezioni presidenziali francesi, la caduta del governo olandese, e i no di quello spagnolo sul deficit di bilancio, non è affatto vero che si debba sempre annuire a tutte le disposizioni provenienti da Berlino. Tanto più che ora la Germania appare sempre più isolata nel contesto europeo: 

Torniamo a pensare con la nostra testa, e dimostriamo il coraggio di compiere delle scelte a nostra difesa, anche le più estreme, come lasciare l'euro se necessario. E' sbagliato considerare questa possibilità un tabù, e liquidarla semplicemente con l'evocazione di disastri nazionali. Non è detto che sia così, se il processo viene ben guidato e progettato.

E' inutile che la politica ufficiale cerchi di nascondere, falsare i dati e le idee degli intellettuali ed esperti non allineati con le tesi governative. Perchè quello che non passa per i canali ufficiali, prima o poi giunge attraverso i nuovi media e attraverso l'antipolitica.

La politica espressa dal Parlamento rimane deficitaria e lontana dal sentire popolare. E certi metodi e intimidazioni potrebbero produrre risultati opposti.
Gli elettori sono come i bambini, gli dici di no e per ripicca ripetono l'azione vietata: ieri il Presidente Napolitano ha detto no ai demagoghi. Siamo sicuri che questi moniti non siano controproducenti? 
Intanto Grillo ringrazia.

E quindi, che fanno i partiti italiani? fremono, pungolano il governo, sentono il vento francese e quello nostrano genovese. Sembra di essere tornati al governo Prodi ai tempi di Bertinotti: dateci le 35 ore; o ai tempi del governo Berlusconi alle prese con la Lega: dateci il federalismo. Oggi i partiti sono più prosaici: dateci 9 miliardi per la crescita, sembrano dire l'ABC della politica, sennò... elezioni a ottobre (ma questo non lo dicono, s'intuisce).

Pd, Pdl e Terzo Polo al governo: “Fuori 9 miliardi per la crescita”

"La maggioranza tenta di ”forzare la mano” al governo sugli investimenti per favorire la crescita, nonostante il nuovo richiamo del premier Monti alle ragioni del rigore. Mercoledì, infatti Pdl, Pd e Terzo Polo presenteranno all’esecutivo una bozza di risoluzione con cui approvare il Def alla Camera e al Senato, in cui si chiedera’ di allentare i cordoni della borsa di 8-9 miliardi. 
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La risoluzione invita poi il governo a mettere mano a un ”piano di dismissioni del patrimonio pubblico” per abbattere lo stock di debito, coinvolgendo la Cassa Depositi e Prestiti per dar vita a un Fondo immobiliare, che rilevi il patrimonio pubblico e lo collochi. Insomma niente cartolarizzazioni”. 
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Resta da vedere cosa dira’ il governo, dopo che il premier Mario Monti proprio oggi ha richiamato alla necessita’ di tener ferma la barra sul rigore." 

E la Germania che fa allora? cerca di uscire dall'angolo, richiama a se la propria creatura, il governo Monti, e come un pupazzo da ventriloquo lo anima, e lo trasforma nel sostituto di Sarkozy, ormai perso. Ma l'hanno dimenticato i tedeschi che gli assi con gli italiani portano una sfiga micidiale?


Roma e Berlino, un asse per la crescita



"Un patto per la crescita sull'asse Roma-Berlino. Trae linfa vitale dall'incontro di un mese fa a palazzo Chigi tra il premier Monti e la Cancelliera Angela Merkel. L'obiettivo - condiviso - è trovare soluzioni in grado di garantire il superamento della crisi, soprattutto per individuare politiche che possano stimolare la crescita."

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