Inflazione: "In economia il termine inflazione indica un generale e continuo aumento dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo che genera una diminuzione del potere d'acquisto della moneta."
(it.wikipedia.org)
Svalutazione: "In economia la svalutazione è la perdita di valore di una moneta nei confronti di una o più monete (in regime di cambi fissi); quando invece ci si trova in regime di cambi variabili si parla di deprezzamento della moneta."
(it.wikipedia.org)
Si leggono ogni tanto in internet, o si sentono in televisione, interventi dei così detti "terroristi del web", il cui compito credo sia quello di evitare che si insinui qualsiasi dubbio nel popolino. Cioè che si renda conto che l'uscita dall'euro non è il disastro che dipingono. Se si abbandona l'euro, dicono i "terroristi del web", sarà la fine del mondo, svalutazione del 50% e inflazione simile!
Ecco un esempio:
"L’uscita dell’Euro non conviene a nessuno, dato che anche la Germania vedrebbe una caduta del Pil del 10 per cento il primo anno dopo la caduta della moneta unica.
Ancora più difficile sarebbe la situazione italiana con la svalutazione della “nuova Lira” e inflazione al 30 per cento con perdita del potere d’acquisto delle famiglie dello stesso ordine di grandezza.
La disoccupazione salirebbe verso il 20 per cento, il doppio di adesso e vi sarebbe un crollo dell’economia."
(www.chicago-blog.it)
Qual'è l'errore di correlare l'inflazione con la svalutazione in questo modo? E' che l'inflazione è un fenomeno interno, che ha a che fare con la dinamica dei prezzi interni e dei salari di una economia nazionale.
La svalutazione di una moneta è un fenomeno esterno ad una nazione e riguarda i mercati internazionali.
Esiste una correlazione fra i due fenomeni, ma non è così grossolana, è molto più sottile. E questo dipende da un fatto abbastanza banale, è un'intersezione di percentuali: quella esterna (svalutazione) influenza quella interna (inflazione) ma molto spesso solo in parte.
Il che è presto detto. Prodotti e servizi venduti per esempio sul suolo italiano, incorporano una quota cospicua di salari e materie prime italiane, che non sono influenzate dalla svalutazione. Si possono fare diverse casistiche:
Un prodotto tutto italiano, un prodotto misto italiano-straniero, e un prodotto straniero. Immaginiamo un caso che si potrebbe presentare: una svalutazione della nuova lira del 30%. Cosa succederebbe?
Il prodotto tutto italiano, per esempio una verdura coltivata al sud Italia è ottenuto con:
- concime = 5 cent./ Kg
- mezzi agricoli - gasolio = (200 lit. * 1,7 €) /30.000 Kg/ettaro = 1 cent./ kg
- tanta manodopera (75 €/ ora * 8 ore * 20 pers) / 30.000 Kg/ettaro = 40 cent./Kg
- trasporto sui mercati (500 Km medi - 30 t) = (6 ore * 100 €/ora)/30.000 Kg = 2 cent./Kg
- molto ricarico commerciale (x3): 1 euro al coltivatore, diventano 3 euro al dettaglio con le imposte.
Nel caso di svalutazione del 30%, avviene che:
- concime (metà dall'estero e metà italiano): 5 * (1 + (0,30/2)) = 6 cent./Kg circa
- mezzi agricoli (immaginiamo un aumento del 30% del gasolio, ma non è verosimile) = 1,3 cent./Kg
- manodopera: continua ad essere pagata allo stesso modo, cambia solo l'unità monetaria da 75 €/ora a 75 lire/ora = 40 cent./Kg
- trasporto sui mercati (sui 100 €/ora l'aumento attribuibile al gasolio è una quota minima, la quota maggiore è lo stipendio dell'autista; per es. il 30% del 15% = 5% circa) = 2,1 cent. lira/Kg
- ricarico commercio (x3) 1,02 lire diventano 3,06 lire al dettaglio con le imposte.
Il prodotto misto italiano/estero, potrebbe essere un capo di abbigliamento, con manodopera italiana e stoffa estera:
- ore di lavoro per ogni capo: 2 * 65 €/ora = 130 €
- stoffa per confezionarlo: 80 €/mq * 2 mq = 160 €
- utile d'impresa 15% = 44 € (130+160 = 290 * 1,15 = 334 €)
- ricarico commerciale = 334 * 2 = 668 € * 1,21 = 808 € con le imposte
Nel caso di svalutazione del 30%, avviene che:
- ore di lavoro per ogni capo: 2 * 65 lire/ora = 130 lire (invariato)
- stoffa per confezionarlo: 160 * 1,30 = 208 lire
- utile d'impresa 15% = 51 lire (130+208 = 338 * 1,15 = 389 €)
- ricarico commerciale = 389 * 2 = 778 * 1,21 = 941 lire
Rispetto ad una svalutazione del 30%, l'aumento del prezzo del capo di abbigliamento è stato del 16%.
Il prodotto straniero potrebbe essere un apparecchio informatico:
- prodotto alla dogana = 200 €
- tasse doganali (5%) = 10 €
- trasporto (500 Km medi - 5.000 pezzi): (6 ore * 100 €/ora)/ 5.000 pezzi = 12 cent./pezzo
- ricarico commercio = 210,12 * 2 = 420,24 * 1,21 = 508,50 € comprese imposte
Nel caso di svalutazione del 30%, avviene che:
- prodotto alla dogana = 200 * 1,30 = 260 lire
- tasse doganali (5%) = 13 lire
- trasporto (500 Km medi - 5.000 pezzi): (6 ore * 105 €/ora)/ 5.000 pezzi = 13 cent. lira/pezzo
- ricarico commercio = 273,13 * 2 = 546,26 * 1,21 = 661 lire comprese imposte
Rispetto ad una svalutazione del 30%, l'aumento del prezzo dell'apparecchio informatico è stato anch'esso del 30%.
I prezzi sono sparati a caso, ma quello che conta è capire il meccanismo. Non sempre una svalutazione del 30% produce un aumento dei prezzi del 30% sui prodotti. Bisogna considerare vari fattori: innanzi tutto, in questi tre esempi, il peso della verdura è ben maggiore dell'apparecchio elettronico, e del capo di abbigliamento da 800 €. E' ovvio che si vendono più casse di insalata che giacche di Versace, quindi il 16% di aumento del capo di abbigliamento conta molto meno. Si vendono molti più computer che giacche di lusso, ma anche le vendite di prodotti informatici hanno un peso inferiore rispetto alle verdure vendute giornalmente.
In generale, certi beni di uso quotidiano, sono prodotti più facilmente in Italia con manodopera italiana. Il peso dell'aumento della materia prima è minima e ininfluente.
Ma anche i prodotti importati totalmente o parzialmente, non tendono ad aumentare con la stessa intensità della svalutazione monetaria. I produttori esteri, generalmente cercano di contenere l'aumento di prezzo in modo che incida per una quota inferiore, per non perdere troppe quote di mercato. Ma anche i produttori italiani e i distributori, cercano di rivedere i loro utili e costi per cercare di riassorbire parte degli aumenti. Questo per rimanere competitivi e non far esplodere di colpo il prezzo del loro prodotto.
E questa dinamica semi-indipendente tra svalutazione e inflazione è messa in risalto dal grafico sovrastante, realizzato dal prof. Bagnai, che evidenzia proprio il legame tra inflazione e svalutazione nel 1992. Malgrado la svalutazione che ci fece uscire dallo SME, generò sulla povera lira delle notevoli scosse di assestamento, l'inflazione ebbe un'evoluzione lineare e addirittura diminuì. E diminuirono anche i tassi d'interesse dei titoli di Stato, lo spread dell'epoca, dopo la svalutazione.
Va poi ricordato che, il prodotto italiano, che si presenta alle dogane estere, vi giunge con un costo effettivamente inferiore fino al 30%. Cioè la situazione diventerebbe simmetricamente favorevole alla nostra industria manifatturiera: anche qui il vantaggio dipenderà soprattutto dalla quota di manodopera e materia prima italiane. Più la quota è alta, più il prodotto diventa concorrenziale sui mercati esteri.
Va anche ricordato, che ritornando alla lira, potrebbero essere ripristinati dei meccanismi di recupero dell'inflazione sui salari, come ci sono sempre stati in passato. Anticamente la "scala mobile" e successivamente i rinnovi dei contratti, che invece di agire automaticamente, si differenziavano da settore a settore, in base alla salute economica del medesimo e al potere contrattuale delle categorie. L'inflazione si può quindi combattere, anche con politiche monetarie come quelle che attua la Bce.
Se c'è inflazione, l'economia è in salute. Significa che è in crescita. Se diminuisce troppo significa che si è costretti a mantenere o diminuire i prezzi per rimanere competitivi. In questo caso può diventare anti economico produrre. Ed infatti oggi questa situazione si sta già verificando.
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