Squinzi Confindustria chiede aiuto al governo: "l'autunno non è caldo, è bollente... manca la politica industriale".
E Monti risponde: "la ripresa arriverà presto". Dio solo sa come sia possibile. Le esportazioni vanno benino, ma solo perchè la domanda interna è crollata a livello degli anni '60. E' una prospettiva sbagliata in cui la bilancia commerciale sembra gonfiarsi a causa del calo delle importazioni.
Come può la ripresa arrivare dai confusi interventi dello Stato tutte chiacchiere e cartaccia, con zero stanziamenti per rispettare l'austerità.
Oltretutto è lo stesso Sole24ore a far notare che gli interventi del governo sono stati attuati solo per il 9%.
E qui sta il punto messo in evidenza anche da Squinzi nei giorni del suo insediamento (W Squinzi): troppa burocrazia. L'Italia è troppo complicata e difficile da governare. La legislazione promulgata è eccessivamente complessa, resa ancora più complessa dai provvedimenti onnibus degli ultimi 20 anni dove si finisce persino di dimenticarsi cosa è stato deliberato alcuni mesi dopo. Il Parlamento deve riunirsi infinite volte per portare a termine provvedimenti urgenti come quelli per l'economia o la crescita. Quando ci riesce l'emergenza o è sparita o è ormai talmente cronica che non servono a nulla. E necessario innovare profondamente il funzionamento dello Stato. Deve essere utilizzata a fondo la tecnologia per migliorare anche l'iter parlamentare. E poi semplificare, semplificare, semplificare...
Non c'è comunque nessuna possibilità che arrivi la crescita come un dono di Natale dopo la cura di cavallo montiana. Quello che può accadere è che scenda gradualmente lo spread, per due motivi: gli investitori si stanno stancando di comprare bund con rendimento sotto zero, e Draghi sembra di stia effettivamente preparando all'acquisto di titoli di Stato dei Piigs (soprattutto di Spagna e Italia) seppure con scadenza a breve, entro tre anni.
La discesa dello spread non significa però far respirare l'economia asfittica italiana.
Come già scritto lo spread è un problema del tutto fittizio: quando era sotto i 100 punti in realtà abbiamo sempre pagato interessi tra il 4 e 5% (Germania compresa), solo per poco si sono pagati intetessi intorno al 3%. Ora paghiamo il 5,5% la differenza è di 1 o 2 punti percentuali. Non moltissimo da giustificare un default. Questo può solo giungere dalla moneta straniera (l'euro), e dalla relativa mancanza di politica monetaria. Impossibilità di svalutazione competitiva per rilanciare l'economia, impossibilità di andare in deficit per utilizzare l'investimento o l'aiuto pubblico all'economia.
Senza queste armi i pannicelli caldi di Monti/Passera non serviranno. Lo spread basso puó aiutare lo Stato a rinviare il default, ma non a trovare nuovi fondi per investimenti o per ridurre le tasse come chiede Confindustria e anche i sindacati.
Le piccole e medie imprese sono già state strozzate dalla stretta creditizia, conseguenza della sfiducia reciproca delle banche europee, a sua volta ancora conseguenza del deficit di politica monetaria. Mancano investimenti in metà dell'Europa e per questo motivo l'economia non cresce e quindi alla fine anche gli istituti di credito si ritrovano con gravi perdite e problemi di fiducia interbancaria. E' sempre lo stesso problema monetario che si manifesta sotto un altro aspetto: quello della contrazione dell'economia privata oltre che si ripercuote in quella pubblica attraverso il differenziale dello spread.
Ora il contagio si allarga e se ne stanno accorgendo anche i frequentatori dei dell'alta società italiana. I debiti cominciano a diventare complicati da ripianare anche per i grandi nomi della finanza e industria italiana.
Si parla di roba grossa come Pirelli e relative società di controllo. Mancano anche qui i finanziamenti per ripagare i debiti. Quindi l'idea è quella di rimandare al futuro la resa dei conti emettendo apposite obbligazioni:
"Come si fa a ripagare i debiti di una società senza metterci un euro e mantenendo il controllo? Se lo chiederanno oggi i cda di Camfin, holding che controlla Pirelli, e Mediobanca. La soluzione si chiama prestito obbligazionario convertibile, cioè un bond che alla scadenza può trasformarsi in capitale. Una scommessa indiretta sulla Borsa per l’investitore, e nello stesso tempo una modalità di finanziamento a basso costo per per la società. Il rischio è che alla scadenza l’investitore non trovi conveniente convertire i titoli e rivoglia indietro i suoi soldi: e allora il problema del rimborso del debito si ripresenterà immutato."
(www.linkiesta.it)
Quanto tempo ci vorrà ancora perchè i nodi vengano al pettine? Quando anche il patron dell'Inter si ritroverà in mutande come i suoi calciatori? Solo allora anche i poteri forti usciranno dalla chiesa dogmatica dell'euro a ogni costo? O sono disposti a sacrificare anche i gioielli di famiglia (e anche d'Italia) sull'altare dell'euro irreversibile, tanto i loro conti sono già all'estero e quindi chi se ne frega degli investimenti in Italia?
Spero che in questi uomini e ambienti esista ancora un orgoglio italiano, che li faccia scuotere dal loro torpore. Non dico che si debbano fare paladini dell'uscita dall'euro, anche se la convenienza l'avrebbero. Ma almeno, grazie alla loro non poca influenza in Italia e in Europa, dovrebbero fare pressione per un deciso cambio di politica monetaria. Perché se non vengono messe in atto delle politiche espansive a livello europeo, l'unificazione del debito pubblico europeo, un sistema per redistribuire a livello europeo la ricchezza tra nord e sud, dopo le Pmi toccherà anche alla grande impresa fare i conti con la stretta finanziaria.
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