(ricavato da dati Istat - www.istat.it)
"Il governo ha tagliato le stime di crescita del Pil che nel 2012 si attesterà al -2,4% (-1,2% la precedente stima contenuta nel Def) e nel 2013 sarà pari a -0,2% (+0,5%). Nel 2014-2015, invece, è prevista una crescita rispettivamente dell'1,1 per cento e dell'1,3 per cento grazie all'aumento della domanda interna ed esterna in virtù degli effetti positivi delle riforme strutturali per rilanciare l'economia."
Alla fine le previsioni peggiori si stanno avverando. Il Pil è in calo del 2,4 % e l' anno non è ancora finito. L'autunno ci porterà facilmente verso il -3%, -3,5%. Il governo promette però un Pil tendenzialmente in crescita per il 2013. Ma è una promessa assurda fondata su qualche idea economica magico esoterica. Infatti Monti afferma che il Pil crescerà grazie al pareggio di bilancio. Che cosa c'entra con il Pil? Non molto, con l'economia del settore privato da cui deriva il Pil in massima parte.
Anzi a ben vedere non è per niente un vantaggio per il Pil. Pareggio di bilancio significa in definitiva minore spesa pubblica e quindi minore passaggio di ricchezza tra settore pubblico e privato. Il risanamento dei conti pubblici è sacrosanto, ma non è detto che debba passare attraverso il pareggio di bilancio e questo non significa un automatico aumento del Pil. Se mai una contrazione se il minore passaggio di ricchezza tra pubblico e privato non è compensato da una crescita di quest'ultimo.
Non si capisce come possa crescere il settore privato in un momento di crisi come l'attuale, se lo Stato non interviene direttamente stimolando l'economia reale con soldi altrettanto veri. Gli stimoli previsti da Monti e Passera a costi zero possono avere solo un impatto residuale. Sarebbero necessarie semplificazioni normative molto più incisive (quelle previste sono ridicole e servono solo per fare i titoli dei giornali prezzolati), e comunque andrebbero presi in considerazione esenzioni fiscali importanti che sono comunque un costo per lo Stato.
La crescita del Pil è quindi frenata da molteplici fattori: primo fra tutti la congiuntura internazionale che porterà recessione anche nei paesi più ricchi; secondariamente i costi di produzione nel nostro paese (e in tutta Europa) che non ci consentono di essere competitivi con nazioni come Cina ed India. E su queste due situazioni esterne non si può fare molto, ma di sicuro la politica economica di questo governo che va nella direzione di distruggere il mercato interno con una tassazione eccessiva, è quanto di più controproducente si potesse fare.
Poi in Italia il Pil è anche frenato dallo Stato che appunto limita al massimo la spesa pubblica, non paga con puntualità, ed effettua un prelievo fiscale che sottrae molta ricchezza che potrebbe essere reinvestita.
Non vedo come possa risalire il Pil nel 2013 se queste condizioni non vengono modificate. Ma dato che ci sarà anche il fiscal compact che prevede per il 2013 un rientro di almeno il 2,5% del debito pubblico (50% in 20 anni) equivalente a 45 miliardi di euro, prevedo molte difficoltà al raggiungimento dell'obiettivo della crescita.
Il governo crede ancora nelle dismissioni pubbliche per saldare il debito, che sono invece una chimera:
"Per far calare il debito il governo conferma il programma di dismissione del patrimonio dello Stato, sia degli immobili che delle partecipazioni pubbliche i cui proventi, si stima, ammontano a circa un punto percentuale di Pil all'anno."
Mettiamoci anche il fatto che il prossimo governo sarà politico e non tecnico, si devono quindi moltiplicare le difficoltà per un certo fattore x.
A meno che, i politici nella loro insipienza, si dimostrino più saggi dei tecnici. Cioè spinti più dalle esigenze elettorali che dalle loro capacità di comprensione dell'economia ricomincino a spendere senza rispettare i vincoli di bilancio, facendo così inconsapevolmente crescere il Pil. Almeno in quella porzione che riguarda i trasferimenti di ricchezza tra pubblico e privato. L'ignoranza e la cattiva politica ci potrebbero salvare...
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