lunedì 24 settembre 2012

Marchionne e Monti



In questi giorni tutti accusano l'amministratore della Fiat, ormai anch'essa multinazionale transcontinentale, di non essere stato di parola, di non aver investito in Italia. Lo fanno i sindacati che si sentono ingannati, i politici  che pensavano di aver stretto un patto d'acciaio con la Fiat, e persino gli industriali "Made in Italy", i quali sono gelosi dei sussidi avuti dalla Fiat da quando esiste. Ed infatti è così. La Fiat non ha investito, non ha prodotti nuovi, è sempre stata sussidiata.

Ma nello stesso tempo, Monti vuole la "moglie ubriaca e la botte piena". Se la politica industriale del governo diventa quella di lasciar fare al mercato, del non intervento dello Stato, l'amministratore di Fiat regola di conseguenza le sue strategie. Cioè lascia fare il mercato: se il mercato non tira (con pesanti responsabilità oggi di Monti stesso), non investe perché non ci sono le condizioni per farlo.

Bisogna parlarsi chiaro sull'industria automobilistica. E' un'industria ormai al tramonto, che vivacchia solo più sul mercato di sostituzione delle vecchie auto. Può sperare solo nei paesi emergenti, che però le auto sanno farsele a casa propria. Da sola, quest'industria, non ha la forza di espandersi nei paesi occidentali. Ormai c'è sovrapproduzione nel vecchio e nuovo continente. L'industria automobilistica ha bisogno di essere sussidiata. Le auto si vendono solo se accompagnata da grandi sconti.

Basta vedere quel che è accaduto nel mercato più florido del mondo fino agli anni '80, cioè gli Usa. Praticamente tutte le case automobilistiche hanno rischiato di fallire. Si diceva perché i loro prodotti erano troppo voraci di carburante, con tecnologia troppo vecchia. Può essere, ma la verità è che c'era una sovrapproduzione, troppi marchi, troppe auto. Il governo Usa ha cercato pertanto di incentivare miglioramenti dell'auto americana per farla diventare più simile a quella europea, ma se l'industria è stata salvata, i posti di lavoro no. Basta leggere qualcosa o vedere le fotografie della periferia di Detroit per capire come è stata ridimensionata quest'industria in Usa.
La Fiat è in America grazie ai sussidi del governo statunitense. Oggi la Chrysler naviga in buone acque, ma è già tanto se rimane a galla. I grandi guadagni del passato li possono dimenticare. E i tagli al personale ci sono stati.

In Europa le cose non vanno meglio. Infatti si dice che c'è una casa automobilistica in più. Un marchio dovrebbe scomparire. Eppure ne sono già scomparsi parecchi, per esempio la Rover, per esempio la Saab.
Vuol dire che il mercato è saturo e lo sarà sempre di più. Poi con questa assurda politica dell'austerità imposta ai paesi del sud, sarà difficile che si vendano più auto in Europa.
Ed anche nel nostro continente le grandi case sono state sostenute e sussidiate dallo Stato. La Renault è semi statale, quindi li la mano statale è diretta. In Germania poco tempo fa è stata sostenuta la Opel che rischiava di chiudere. La Wolkswagen è stata poi accusata di dumping, cioè di vendita dei suoi prodotti sotto costo per rimanere in certi mercati "poveri". In Italia l'ultimo boom delle vendite è stato accompagnato dalla rottamazione dei vecchi veicoli, cioè un sussidio statale evidentissimo.

Quindi, tornando a Monti ed alla sua politica economica folle, ancora una volta si dimostra che i miti del liberismo sfrenato come piace al nostro premier, sono solo miti. L'intervento dello Stato nell'economia è fondamentale. Soprattutto in periodi come questo di grandissima crisi.
Naturalmente l'incontro Monti-Marchinne si è concluso con promesse verbali e nulla più. Era ovvio, del resto Marchionne si è presentato con la dichiarazione che in Brasile la Fiat viene sussidiata e incentivata. Un messaggio che non poteva essere recepito ne compreso da Monti.
Inoltre, la politica austerica di Monti, tutta rivolta al pareggio della contabilità statale, non può permettersi nessun sostegno di tipo economico a qualsiasi industria. Il sostegno del governo più solo essere sui principi capitalistici e di solidarietà con il mondo dell'impresa.

Monti lo ha anche ribadito di recente: il governo ha già fatto molto (gulp!), ora tocca alle parti sociali darsi da fare.
Anche nel caso Fiat, è evidente che se tornassimo ad avere la sovranità monetaria, potremmo fare molto di più per proteggere la nostra industria, ma soprattutto per incentivare il mercato interno.

2 commenti:

  1. Quello che sostieni è evidente. Così evidente da stupire che si continui a tenere la testa sotto la sabbia

    O saltano fuori nuove fonti di energia che rimescolino le carte (vedi fusione fredda et similia) oppure occorrerà accelerare il processo di obsolescenza programmata.

    Tipo in autostrada ti si pianta la macchina ed hai 30 secondi per abbandonarla dopodichè esplode. Non vedo alternative .

    Ti segnalo communque al riguardo un bel pezzo di Travaglio

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/19/secondo-tragico-marchionne/357452/

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  2. "O saltano fuori nuove fonti di energia che rimescolino le carte "

    Si penso che solo producendo qualcosa di completamente nuovo si potrà far rinascere l'industria in generale. Anche l'auto ha bisogno di una seconda vita, di nuove idee, nuove tecnologie, nuovi motori.

    Il problema dell'auto è però che è molto vincolata all'industria petrolifera. Convertire l'auto all'idrogeno, per esempio, significa dover rinunciare a tutta una filiera di produzione e distribuzione dei carburanti. Bisognerà che produrre idrogeno diventi conveniente per chi ora produce benzina, se no nisba...

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