Nell'atmosfera è presente anidride carbonica proveniente da antiche ere geologiche, anzi in quelle epoche quasi tutta l'atmosfera era composta di anidride carbonica, come quella del pianeta Venere. Poi arrivò la vita, e milioni di organismi e vegetali consumarono l'anidride carbonica, riversando ossigeno nell'atmosfera. A quel tempo l'ossigeno era veleno puro, ma col tempo la vita seppe adeguarsi per sfruttare la nuova molecola.
Poi è comparso l'uomo e la concentrazione di anidride carbonica è tornata a crescere. L'uomo è andato a scovare le riserve di carbonio che la natura ha nascosto sottoterra, e ha cominciato a bruciare gli antichi idrocarburi andando a incrementare il gas di carbonio nell'atmosfera.
Ora qualcuno si ripromette di rimediare a questo danno, andando a riprendere il carbonio in atmosfera e ritrasformarlo in idrocarburi, un ciclo infinito come quello dell'acqua:
"Petrolio dall'aria? Uno scherzo? No. Un serissimo progetto di ricerca in corso in Gran Bretagna, da parte dell'Air Fuel Syntesis, un nuova piccola impresa nata ad hoc.
Il processo messo a punto dai chimici industriali inglesi non è poi molto comp'licato. Si parte dalla soda caustica, capace di catturare l'anidride carbonica dell'atmosfera, formando carbonato di sodio, che a sua volta viene processato per ottenere anidride carbonica pura. In parallelo un deumidificatore ruba all'aria vapor d'acqua e un sistema elettrolitico lo scinde in ossigeno e idrogeno. Quest'ultimo viene combinato alla Co2 producendo metanolo. Che, infine viene riformulato in benzina e idrocarburi. Fino al prodotto finito.
Intensità energetica del processo? Ovviamente elevatissima, e affrontabile solo in presenza di grandi flussi di elettricità rinnovabile. Nonostante questo l'azienda del nord-est inglese ha trovato sulla sua strada sponsor illustri, come l'associazione ufficiale degli ingegneri meccanici (Imech) e un buon gruppo di finanziatori privati, anche non profit, ma interessati agli aspetti di de carbonizzazione dell'atmosfera inerenti al nuovo processo.
Ora l'azienda inglese, uscita allo scoperto dopo una fase di ricerca durata due anni e costata 1,3 milioni di euro, punta a un impianto da una tonnellata giorno di petrolio. E tra 15 anni a un sito da grande raffineria. A patto che il vento, il sole o il nucleare, a quella data, lo possa alimentare. O che la crisi climatica globale, insieme all'esaurimento delle fonti petrolifere, generino una tale tempesta perfetta da rendere necessaria questa geniale ma complessa tecnologia."
Quello che si ricaverà, potrà essere definito biocombustibile a tutti gli effetti. Un buon sistema per ripulire l'atmosfera. Un ciclo alimentato in parte dal sole, come quello naturale dell'acqua. Ma dopo si potrà fare ben di più.
Costi permettendo, tutto si può fare. Anche andare a prelevare petrolio dalla pietra, come indica il nome stesso del prezioso liquido. Le più grandi riserve di carbonio sulla Terra sono le rocce, rocce calcaree e marmi.
Chi pensa di essersi liberato dal consumo degli idrocarburi a causa del picco del petrolio (vero o presunto) dovrà ricredersi. Si possono estrarre più barili di petrolio macinando le Dolomiti, le cave di Carrara o le bianche scogliere di Dover, di tutti quelli dei giacimenti petroliferi esistenti, consumati o in procinto di esaurirsi.
Verranno abbandonati gli idrocarburi quando altre fonti d'energie saranno più convenienti. Soprattutto per chi ora controlla l'estrazione e la distribuzione dell'ultimo petrolio rimasto.
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