Riassumendo, la situazione delle criticità mondiali è questa:
- Europa: la crisi dei debiti sovrani non si è per nulla riassorbita, anzi le cure a base di austerità hanno peggiorato la situazione trasferendo la crisi sull'economia reale. In realtà tutto è cominciato dai debiti privati, come insegna Bagnai.
Per l'Italia è sufficiente verificare i dati di un anno disastroso di Monti. Per l'Europa si può constatare lo stato comatoso dell'economia francese, seconda gamba dell'Europa, e l'avvio della Germania verso la recessione.
- Usa: i problemi del fiscal clif e del tetto del debito non sono stati risolti, ma solo rimandati a marzo 2013. La borsa Usa è ormai pericolosamente in bolla. Ha raggiunto valori completamente slegati dall'andamento dell'economia reale americana e mondiale.
- Mondo: il Giappone ha avviato una guerra valutaria al fine di ridurre il valore dello yen ed aumentare le sue esportazioni. La perdita di valore della moneta nipponica innesca una rincorsa protezionistica alla svalutazione per non essere invasi dalle merci giapponesi a basso costo. Tutti si buttano in politiche espansionistiche di stampa di denaro eccetto l'Europa. La Germania ritiene non sia necessario.
- La classe media nell'occidente che abbiamo ancora in mente è ormai quasi scomparsa. Con essa va scomparendo il ricco mercato interno di questi paesi. A poco a poco uno stile di vita che sembrava acquisito per sempre sta diventando un lusso. Sono stati tagliati da tempo i costi del superfluo. Ora si vanno ad intaccare anche i servizi essenziali. Il refrain ripetuto è che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità.
- Su queste criticità si sommano quelle storiche di guerre e conflitti latenti. Una nazione come la Francia , che secondo un suo ministro va verso il fallimento, e secondo gli osservatori economici ha problemi anche più seri di quelli italiani, in pochi anni si è già impegnata in un paio di guerre regionali (Libia e Mali).
Dove stiamo andando?
In Europa i primi risultati cominciano a vedersi. Se l'Italia come al solito è la peggiore (Pil -2,7), gli altri ci stanno raggiungendo. Anche la Germania malgrado un risultato storico della bilancia commerciale:
"Nel 2012 la Germania ha esportato merci per un valore di 1097,4 miliardi di Euro e importato merci per un valore di 909,2 miliardi di Euro. Secondo i dati dell'ufficio statistico (Destatis) nel 2012, rispetto all'anno da record 2011, le esportazioni sono cresciute del 3.4% e le importazioni dello 0.7%.
Il saldo commerciale del 2012 è stato il secondo piu' alto di sempre dall'avvio delle rilevazioni statitistiche del 1950, pari a 188.1 miliardi di Euro. Nel 2011 il saldo commerciale estero era stato positivo per 158.7 miliardi di euro. L'avanzo piu' grande di sempre è stato raggiunto nel 2007 con un valore di 195.3 miliardi di Euro."
(vocidallagermania.blogspot.it)
"E così, incredibilmente, oggi (14 febbraio 2013 ndr) viene annunciato che il PIL tedesco del quarto trimestre del 2012 cala dello 0,6% e su base annua si attesta praticamente vicino allo zero, quindi piena stagnazione. E vogliamo ricordare che il PIL cresceva invece del 3% e del 4,2% rispettivamente nel 2011 e nel 2010.
Ma come mai la Germania sta andando verso la recessione? Non si diceva che l’Euro forte faceva gli interessi tedeschi, che l’Unione Europea era il Quarto Reich fatto alle spese delle deboli economie mediterranee? E invece il PIL cala perché diminuiscono le esportazioni. E questa è una cosa ovvia dato che i paesi in recessione come l’ Italia, la Spagna, la Grecia e il Portogallo, ma anche la Francia stessa erano e sono tutt’ora grandi importatori di prodotti tedeschi. Quindi era assurdo pensare che tutta l’Europa andava in recessione e la Germania prosperava,..."
Come volevasi dimostrare, con le politiche di austerità imposte a tutti, la Cancelliera Merkel sta segando il ramo su cui è seduta. Probabilmente, con questo atteggiamento la coalizione della Merkel farà la fine di Sarkozy e di Berlusconi. A settembre perderà le elezioni ed uscirà di scena, anche forse sull'onda del caos politico che scaturirà dalle elezioni italiane, che potrebbe diventare caos economico, monetario e del debito sovrano.
Qualcuno dovrebbe provare a spiegare all'opinione pubblica tedesca che stampare denaro non è sempre un delitto, e che può convenire ai tedeschi sostenere in modo corretto ma solidale le aree più deboli dell'Europa. Altrimenti salta tutto. A meno che il caos in Europa sia il vero obiettivo per poi imporci gli Stati Uniti d'Europa, naturalmente senza democrazia...
Negli Usa la percezione è che ci si avvii verso una nuova pesante crisi generata da Wall Street. Finora la borsa Usa è salita in quanto le aziende quotate sono spesso multinazionali che fanno utili a prescindere dalle condizioni dell'economia americana. E poi perché vige la filosofia win-win :
"la FED con la sua promessa di intervenire in qualunque momento se necessario ha messo in piedi una gigantesca PUT Option aggratis....
Insomma:
se l'economia USA migliorerà i Mercati azionari saliranno,
se l'economia USA peggiorerà la FED interverrà pesantemente col QE ed i Mercati azionari saliranno lo stesso
WIN-WIN! Non si può che vincere"
(www.ilgrandebluff.info)
Il grafico che vedete è costruito facendo la media delle risposte degli operatori finanziari professionisti alla domanda “pensi che l’indice S&P500 salirà o scenderà nei prossimi 3 mesi?”
Ecco siamo a livelli classici da bolla speculativa.
Poi c’è il moltiplicatore degli utili. Cioè quanto i prezzi di borsa (lo S&P500) moltiplicano gli utili delle imprese quotate.
I prezzi dello S&P500 moltiplicano quasi 16 volte gli utili del quarto trimestre 2012, un livello storicamente elevatissimo."
(www.rischiocalcolato.it)
La guerra valutaria porterà le maggiori nazioni, ma non solo, a svalutare per cercare di mantenere i valori di forza commerciale invariati. Una politica basata sulla svalutazione competitiva, è una idiozia (vedi "Guerra valutaria, guerra di egoismi idioti"). Soprattutto oggi che non esistono nazioni pronte ad indebitarsi per le altre. Persino la Cina , forse l'unica ad avere un mercato interno vitale ed immenso, preferisce tenerselo per se, per collocare la sua enorme produzione che trova sempre meno spazi all'estero.
In america latina ha già svalutato pesantemente il Venezuela. Ma se si guarda al valore di riferimento dell'oro, tutte le monete mondiali hanno subito una pesantissima svalutazione del loro valore. Ma quella che conta è la svalutazione reciproca. Chi non parteciperà al gioco si metterà in serio pericolo. Se per esempio l'euro continuerà a rivalutarsi sul dollaro e su tutte le altre monete, per noi europei diventerà sempre più difficile esportare. In Europa si sopravvive ormai solo più grazie alle esportazioni. Il mercato interno è sempre più esausto.
Inutile ribadire che in Italia come al solito siamo fra i più fortunati: noi assommeremo la crisi dovuta all'euro "moneta straniera" che non ci consente la svalutazione, con la crisi generata dalla guerra valutaria internazionale. E se ci va di lusso, magari ci tocca anche partecipare a qualche guerra al seguito di francesi, o inglesi o americani contro qualche stato arabo...
L'Italia è già praticamente fuori dall'area di competitività sua propria:
"ecco qua una bella esemplificazionedei TANTI EURO CHE STANNO SOTTO ALL'EURO UNICOe secondo me le stime sono ancora fin troppo ottimistiche e ravvicinate...
Morgan Stanley e Deutsche Bank in uno studio sul peso del cambio (euro forte) sulle esportazioni di ogni singolo paese determina una “classifica di tolleranza” per ogni singolo paese del Vecchio Continente:
Germania 1,53,
Irlanda 1,41,
Austria 1,35,
Finlandia 1,28,
Spagna 1,26,
Portogallo 1,24,
Francia 1,23,
Olanda 1,22,
Belgio 1,19,
Italia 1,19
e Grecia 1,07.
Quindi la Merkel può “sopportare” un euro fino a zona 1,53 circa e non preoccuparsi del possibile rallentamento delle esportazioni dei propri prodotti all’estero.
Gli unici paesi che possono reggere un cambio sopra 1,35 sono Germania, Irlanda e Austria, gli altri paesi europei solo da 1,28 in giù possono pensare di incrementare l’export.
L’Italia? Fanalino di coda, dietro anche alla Spagna...."(www.ilgrandebluff.info)
Figuriamoci in che situazione si troverà la nostra industria manifatturiera nel caso di un euro in continuo apprezzamento sul dollaro.
Cosa rimane a questo punto? ben poco. Il tradizionale punto di forza delle economie occidentali, vale a dire i forti consumi interni si sta erodendo. E la caduta sarà sempre maggiore. Prendiamo ad esempio il classico pensionato italiano: chi andava in pensione alla fine degli anni '70, con l'allora liquidazione, poteva financo pensare di acquistare, o almeno pagare una parte cospicua, di una piccola casetta; chi andava in pensione fino agli anni '90, poteva utilizzare il Tfr per cambiare la propria utilitaria, o farsi un viaggio, o cambiare il mobilio ecc.; chi andrà in pensione nel prossimo futuro con il contributivo, potrà al massimo pensare alla pura sopravvivenza. Chi avrà ancora una casa penserà di vendere la nuda proprietà. Avere un'automobile sarà un lusso, sarà preferibile venderla per non avere spese eccessive.
Anche chi lavorerà in futuro, apparterrà sempre più alla categoria dei lavoratori precari. Il lavoro fisso andrà sempre più estinguendosi. I consumi si ridurranno drasticamente. I nostri prodotti saranno acquistati all'estero? E da chi? Negli altri paesi occidentali la situazione non sta migliorando. Anche in Germania sono sempre di più i minijob, e i pensionati già ora emigrano per sopravvivere. Negli Usa le paghe orarie si stanno riducendo drasticamente. Gli studenti che hanno contratto un prestito d'onore per laurearsi, non riusciranno a ripagarlo. In chi possiamo sperare? Nei Brasiliani, Sudafricani, Australiani? saranno sufficienti queste economie emergenti per trascinare il mondo?
Io penso che la priorità dell'occidente sia ricostruire la classe media, la borghesia di fascia medio bassa, che è stata quasi cancellata dalla crisi. Per farlo tutti gli sforzi delle politiche monetarie espansive andrebbero concentrati su queste fasce sociali. Purtroppo è difficile mantenere alti i consumi interni senza spendere denari pubblici. Le prove sono molteplici, ne descrivo due di esempio:
- Le vendite di elettrodomestici e autovetture sono state sostenute negli anni scorsi grazie agli incentivi alla rottamazione. Finiti gli incentivi, le vendite sono nuovamente crollate;
- Negli Usa, si è tentato di drogare il consumo interno con mutui sub prime e carte revolving praticamente regalati senza garanzie. Alla fine il conto l'ha pagato lo Stato e i consumi sono di nuovo collassati.
Credo che se questa situazione dovesse persistere, cioè se questa non fosse una crisi passeggera, ma una crisi del capitalismo e finanziaria dovuta al raggiungimento di un limite fisico di questa organizzazione sociale e del lavoro, l'economia si convertirà in una sorta di sistema pianificato dallo Stato. Non sarà un economia di tipo sovietico, ma se si vorranno evitare società dilaniate da conflitti, non vedo alternative. Le risorse dovranno essere centellinate, e programmate in modo da concedere un minimo di reddito di sopravvivenza a tutti. L'alternativa è il caos sociale, la deriva greca:
L’Europa della vergogna: nascosta la crisi umanitaria in Grecia
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