Il tenero Olli (Rehn) comincia a dare di matto. Le cose vanno esattamente come hanno sempre sostenuto gli avversari dell'austerità e quindi di Olli. Che fare? Se la verità è dura e ci fa soffrire, secondo il tenero Olli, non dobbiamo adeguare il nostro comportamento (cioè lasciare le politiche di austerità) ma tapparci le orecchie per non ascoltare chi ci avverte che la luce in fondo al tunnel non è l'uscita, ma un Freccia Rossa che ci viene addosso.
E che si tratti di un Freccia Rossa e non di un vecchio accelerato se ne sono resi conto anche in Germania. Arriva veloce:
"Chi di austerity ferisce, di austerity perisce
I dati in arrivo dall'economia tedesca ci dicono che l'austerity sta avendo un effetto molto negativo anche sulla principale economia dell'Eurozona. Il ramo inizia a scricchiolare sul serio.Da jjahnke.net
Andamento del PIL in rapporto trimestre precedente (Fonte: Statistisches Bundesamt)
Secondo l'ultimo comunicato dell'Ufficio federale di statistica il PIL tedesco nel quarto trimestre è sceso dello 0.6 % rispetto al trimestre precedente (dati destagionalizzati).
Sviluppo del PIL tedesco (dati destagionalizzati) in rapporto al trimestre precedente e allo stesso periodo dell'anno precedente
Di particolare interesse: gli investimenti netti, in calo già dal secondo trimestre del 2011, secondo i dati pubblicati, hanno continuato la loro discesa anche nel quarto trimestre 2012.
Investimenti netti in Germania (Fonte: Statistisches Bundesamt)
Altri dati dell'ufficio di statistica confermano per il quarto trimestre 2012 un forte calo del fatturato dell'industria tedesca e una riduzione delle vendite al dettaglio.
Andamento delle vendite al dettaglio
Nel confronto internazionale lo sviluppo dell'economia tedesca non è particolarmente favorevole.
Andamento del PIL in rapporto al trimestre precedente (Fonte Eurostat)
Anche l'export sta rallentando, nonostante gli "Hurrà" che arrivano dalla politica. L'ufficio federale di statistica ha titolato cosi' il comunicato sull'andamento dell'export nel 2012: "+3.4 % sul 2011 - esportazioni e importazioni raggiungono nuovi livelli record". I media hanno rilanciato con molto piacere la buona notizia. In realtà, sono dati del passato. Rispetto al mese di dicembre dello scorso anno c'è stato un calo di quasi il 7%.
Andamento dell'export in rapporto allo stesso mese dell'anno precedente (Statistisches Bundesamt).
Le importazioni tedesche si sono sviluppate in maniera ancora peggiore. Dall'Eurozona rispetto allo stesso mese dell'anno precedente sono scese di quasi il 6.8%. La Germania in questo modo è sempre di piu' l'opposto della famosa locomotiva d'Europa.
Andamento dell'import in rapporto allo stesso mese dell'anno precedente (Fonte: Statistisches Bundesamt)
Anche l'andamento dell'occupazione ristagna dalla metà dello scorso anno.
Andamento dell'occupazione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (Statistisches Bundesamt)
Nei dati sull'evoluzione della disoccupazione le statistiche potrebbero ingannare. Solo il 58 % dei 5.4 milioni beneficiari di sussidi di disoccupazione nel 2013 è stato ufficialmente segnalato come disoccupato. Sei anni prima la percentuale era del 65%.
Percentuale di beneficiari di sussidi di disoccupazione contabilizzati come disoccupati (parte blu). Bundesagentur fuer Arbeit)
Nonostante tutti gli accorgimenti utilizzati per rendere piu' belli i dati (i disoccupati da piu' di 12 mesi con oltre 58 anni di età non vengono considerati nel numero dei senza lavoro), la disoccupazione cresce dall'ottobre 2012.
Andamento della disoccupazione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (Fonte: Bundesagentur fuer Arbeit)"
(vocidallagermania.blogspot.it)
Urca! sembra lo stesso passo trionfale del governo Monti...
Forse a causa di queste grandi conquiste economiche (come quelle immaginifiche di Monti tipo "la ripresa è dentro di noi" (???)), il tenero Olli sta sbroccando:
"Paul Krugman sul New York Times riporta di una lettera in cui il Commissario Europeo cerca di fermare il vento con le mani
The Conscience of a Liberal - Sulle due sponde dell'Atlantico, gli Austerians sembrano essere fuori di testa. E dovrebbe essere una buona notizia, segno che si rendono conto, a un certo livello, che stanno perdendo il confronto.
[...]Tra gli altri, Olli Rehn, della Commissione europea, un convinto sostenitore dell'austerità, reagisce alle disastrose notizie sull'economia Europea, che hanno confermato gli avvertimenti dei critici dell'austerità e portato a una larga rivalutazione dei moltiplicatori fiscali, e che confermano che l'economia si trova in una grande trappola della liquidità, così come alcuni di noi avevano previsto. La risposta di Rehn? Dobbiamo smettere di pubblicare questi studi economici, perché stanno minando la fiducia nell'austerità!
...
Niente dibattito, per favore, siamo Europei
Alla fine dell'anno scorso ho segnalato come il vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn, avesse previsto, da almeno due anni, un'imminente ripresa delle economie in crisi della zona euro, grazie alle eccellenti politiche raccomandate dalla Commissione e dalla Banca Centrale Europea. Tuttavia, questa settimana - notando forse che, al di fuori dei mercati finanziari, la tanto attesa luce alla fine del tunnel sembra invece retrocedere - ha provato una strategia diversa. Incolpare gli economisti - e, in particolare, gli economisti che vogliono effettivamente fare delle analisi corrette, teoricamente ed empiricamente fondate, per criticare le politiche della Commissione. Mr. Rehn, in una lettera ai Ministri delle finanze europei, in copia ad altri luminari finanziari internazionali come Christine Lagarde, ha detto:
"Vorrei illustrare alcuni punti su un dibattito che non è stato utile e che ha rischiato di minare la fiducia che abbiamo faticosamente costruito negli ultimi anni in lunghe riunioni sino a tarda notte. Mi riferisco al dibattito sui moltiplicatori fiscali, vale a dire l'impatto marginale di un cambiamento nella politica fiscale sulla crescita economica. Il dibattito, in generale, non ci ha portato nessuna nuova utile comprensione."
Gran parte del resto della lettera è dedicata al tentativo di Mr. Rehn (e presumibilmente degli economisti della Commissione) di sfatare i risultati del Chief Economist FMI Olivier Blanchard, che ha trovato, con grande sorpresa di nessuno, che gli effetti negativi del consolidamento fiscale erano davvero molto maggiore di quelli previsti dal Fondo o dalla Commissione.
Non voglio tentare una confutazione punto per punto, ma tenere presente quanto segue:
- Se è vero che da sola l'analisi del Fondo non dimostra che la Commissione e il commissario Rehn sono in errore, tuttavia tutto il peso delle prove, sia teoriche che empiriche, lo dimostra. Le nostre stime dell'impatto dell'austerità autolesionista sono qui.
- Benché l'analisi di Blanchard non rappresenti certo la fine della storia, è un'opera professionale di uno dei più importanti macroeconomisti empirici del mondo. La confutazione della Commissione, al contrario, farebbe vergogna a uno studente del primo anno di Master.
Ma, naturalmente, la cosa davvero sorprendente è che Mr. Rehn abbia scritto ai Ministri delle finanze, e al direttore generale del FMI, lamentando che un articolo accademico su un tema della macroeconomia empirica di grande rilevanza politica, ma altamente tecnico, rappresenti un "dibattito che non è stato molto utile". Non ne faccio una questione di arroganza contro la libertà accademica, ma mi sembra proprio strano.
Come ho detto, questi segni di disperazione sono incoraggianti. Ma purtroppo, questa gente ha già fatto dei danni enormi, ed è nella posizione di poterne fare ancora tanti."
(vocidallestero.blogspot.it)
E' l'inizio della fine per i cultori dell'austerità fine a se stessa. Oltretutto non sta facendo nemmeno più gli interessi del nord Europa. La Germania inizia la discesa, la Francia sta già scivolando verso l'Italia molto rapidamente. Mantenere l'euro a tutti i costi, probabilmente è fattibile, ma la strategia dell'austerità non funziona.
Intanto ai mercati (e ai tedeschi) la nostra liretta prossima ventura piace:
"L’euro non viaggia in Mercedes
...
La scorsa settimana mentre tutti si occupavano di Crozza e del faziolizzettismo, è emersa una singolare notizia: la Mercedes, tramite la sua controllata Mercedes-Benz Financial Services Italia Spa, ha emesso 150 milioni di titoli ad interesse variabile con scadenza a 2015 con una clausola che è una mazzata in testa al montismo: tutti i pagamenti sul bond verranno infatti effettuati in base alla leggi e alle regole del paese e nella “divisa che al momento del pagamento sara’ la divisa legale in Italia”.
Dunque il mondo degli affari reali tiene conto della possibilità di un uscita del nostro Paese dalla moneta unica. Per la verità non si tratta della prima volta in assoluto che una simile precauzione viene presa sia in Italia che in altri Paesi a rischio, in particolare in Spagna. Ma la novità, la notizia in un certo senso, è che Moody’s ha classificato questo bond nella categoria A3, dunque con ottimo voto, corrispondente a quello della casa madre, mentre la clausola di un’eventuale pagamento in una moneta nazionale e non in euro avrebbe dovuto rendere i titoli più rischiosi e meno appetibili anche tenendo conto dell’interesse variabile. Questo in parole povere vuol dire che un’eventuale uscita dalla moneta unica in favore di una divisa nazionale o di un euro di serie b (le due ipotesi in campo, ormai apertamente analizzate e discusse ovunque) non appare affatto quella tragedia che viene ipotizzata e in nome della quale si compiono ogni tipo di massacri sociali. Al contrario parrebbe quasi che ci si fidi di più di un’Italia che funzioni con una moneta più omogenea al suo sistema produttivo che non quella tenuta prigioniera dall’euro."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)
Qualcosa si muove, e lo fa nell'unica direzione possibile. Via dall'euro, e sostegno dell'economia nell'unico modo che può rilanciarla:
"«Ma le prospettive di crescita per il 2013 sono modeste per gli Usa e quasi nulle per l’Eurozona. La ragione, secondo Turner, è che le riduzioni dei tassi di interesse sono destinate a restare inefficaci: non si esce da una crisi di eccesso di debito con altro debito. In altre parole, è la domanda che manca.
...
Il primo tabù che cade sta tutto in quella frase: “In altre parole, è la domanda che manca”. Interessante, non trovate? Dopo che per anni vi hanno detto che saremmo usciti dalla crisi solo attraverso riforme dal lato dell’offerta, ora comincia ad affermarsi l’idea che ci troviamo di fronte anche ad un buco di domanda, caratteristica delle convalescenze da scoppio di bolle di debito."
(phastidio.net)
Come la risolviamo? Banconote lanciate dagli elicotteri?
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