Non credo che la situazione in cui ci troviamo oggi sia simile a quella del 1992-93.
"... non è come Tangentopoli all’inizio degli anni ’90 e per il decennio che seguì, è molto di più, c’è più quantità e qualità nel corrompere e tangentare. Attività che negli anni ’90 erano praticate sostanzialmente solo da due pezzi e segmenti sociali: i politici di livello medio alto e gli imprenditori di analogo livello.
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Gli imprenditori pagavano e ottenevano commesse, appalti, lavoro. La tangente alimentava la vita dei partiti, letteralmente vivevano di questo.
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gli imprenditori pagavano di buon grado, lo consideravano un affare, almeno fino a che la tengente fu del 3/5%. Ressero fino al 10%. Poi quando arrivò al 20% senza che neanche fossero poi sicuri e garantiti la commessa e l’appalto, allora corsero dai magistrati."
(www.blitzquotidiano.it)
Fucillo, autore dell'articolo, sostiene che "Adesso a corrompere e tangentare non più solo politici e imprenditori di medio alto livello, adesso a corrompere e tangentare è la classe, il ceto dirigente. Tutta? Tutta no. Ma gran parte, molta parte, troppa parte." (www.blitzquotidiano.it).
In realtà io la vedo esattamente all'opposto. Vent'anni fa la corruzione era molto più artigianale: nasceva dalla tradizione di fare un regalino al politico o al funzionario che ci concedeva un favore, una via preferenziale. Una corruzione minuta, diffusissima che cresceva naturalmente mano a mano che si saliva di livello. La "cinquantamila lire" per oliare o cestinare qualche provvedimento con l'aiuto di un funzionario accondiscendente, lievitava fino ai milioni e miliardi di lire ai partiti. Io penso che all'epoca la corruzione in Italia fosse molto più diffusa di oggi, soprattutto ad un livello molto basso. Oggi i funzionari pubblici che tentano di farsi corrompere o che chiedono la mazzetta, rischiano molto. La politica di un certo livello usa metodi più raffinati.
Ma allora il modo di procedere era sempre lo stesso, dalla banconota nascosta nel libretto di circolazione, alle buste e valigette piene di soldi. Emblematiche di questo periodo sono le immagini di M. Chiesa (Psi) che getta le banconote della tangente nel cesso, e D. Poggiolini che nascondeva i soldi nei pouf e nei cuscini.
Oggi questi sistemi di corruzione grossolani sono stati sostituiti da sistemi di ingegneria finanziaria, dove pochi capiscono cosa accade veramente. Si tratta di sistemi che inoltre dragano quantità di denaro notevolmente più grandi. Basti pensare ai probabili 100 milioni "di plusvalenza" di Penati nel caso dell'autostrada Serravalle, o al buco di 14 miliardi di Mps dovuto a varie perdite fra cui l'incauta (diciamo così) transazione di Antonveneta. Si tratta di cifre da capogiro e dove tutto appare magari folle, ma legale. Del resto se una banca al momento della vendita valeva una cifra e poi quando viene riacquista poco dopo vale molto di più, possono entrare in gioco mille variabili: il mercato, il boom finanziario internazionale ecc. Al momento dell'operazione Antonveneta, la transazione non fece particolarmente impressione, in quanto era normale comprare e vendere aziende a cifre da capogiro in quegli anni di espansione finanziaria (si era in piena bolla da derivati), non dava nessun sospetto.
Solo oggi, con la crisi, le istituzioni giudiziarie cominciano ad aprire gli occhi e vedere le cose per quel che sono. Un gigantesco sistema di ruberie, in forme molto sofisticate. Sono sparite buste e valigette piene di banconote, sono entrati in campo banche finanziarie internazionali.
Trovo abbastanza patetica l'affermazione di Monti secondo cui avrebbe "fatto saltare il tappo al sistema delle tangenti". Come se fosse del tutto estraneo al sistema (vedi "Siena: vero centro politico-economico italiano?"). Ma chi vuole prendere in giro?
(www.comedonchisciotte.org)
Benché questo sistema tangentizio sia molto peggiore, di quello di tangentopoli, probabilmente gli effetti che produrrà sulla politica saranno molto inferiori. Anche in questo il nuovo fenomeno è diverso da tangentopoli. Un po' perché gli italiani si sono assuefatti, ed un po' perché questo sistema è troppo complesso ed è difficile vedere una correlazione diretta tra partiti e questi maneggi gestiti da manager di altissimo livello. Solo Grillo chiede una commissione d'inchiesta che porti sul banco degli imputati tutti i dirigenti del Pd, ma il suo popolo prende la cosa come un'esagerazione, una inevitabile propaganda elettorale.
A causa di questa sconnessione mediatica, Bersani sembra aver accusato pochissimo il colpo sulla banca senese, e probabilmente anche il centro destra accuserà poco il colpo sugli scandali Eni e Finmeccanica. Se i sondaggi sono giusti, le due maggiori coalizioni, seppur ridimensionate, tengono. All'epoca di tangentopoli scomparvero di colpo due partiti storici e di peso: la Dc che aveva percentuali vicine al 40% e il Psi che aveva toccato il 15%. Non penso che oggi Pd e Pdl scompariranno. Certo, c'è il fenomeno M5s, ma se andrà bene raccoglierà la rabbia di un quarto, un quinto degli elettori.
Poi questo nuovo fenomeno si intreccia anche con situazioni internazionali poco chiare. E' possibile che abbia a che fare più con scontri di interessi internazionali che con la giustizia.
La corruzione della Saipem-Eni in Algeria si innesta in una situazione molto critica in quella nazione. E' in corso una lotta sotterranea per la "successione" presidenziale tra i politici capeggiati dal presidente attuale e i militari che vogliono mantenere il controllo sulla nazione. In un paese pericolosamente in bilico e dove la corruzione è la condizione normale, le accuse a Scaroni (Presidente Eni) appaiono del tutto pretestuose.
Anche l'accusa di corruzione di Finmeccanica, per un certo verso appare surreale.
"Ora spero che nel mondo di Heidi, di cui un certo pezzo di opinione pubblica si fa portatore non si pensi realmente che le commesse internazionali per centinaia di milioni di euro non si ottengano senza pagare dazio. Ovvero mediazione, ovvero stecca per i meno raffinati.La cosa, mi lascia perplesso. Mi domando se questo opinione pubblica dovesse, da posizioni di governo, nominare manager e rappresentanti di multinazionali italiane quale mandato darebbe loro. Perché, credo, non vi siano dubbi sul fatto che tutte le multinazionali di tutti i paesi per gli affari colossali pagano ciò che si definisce, spiritosamente, un onere da mediazione."
(www.ilfattoquotidiano.it)
E purtroppo dopo aver dato ragione a Berlusconi, mi tocca farlo anche con C. Pomicino (come si cade in basso...):
"Si tratta di una nuova Tangentopoli?
Non direi
...
Oggi, quindi, qual è l’obiettivo di questa nuova ondata giudiziaria?
Depredare il Paese di alcuni importantissimi poli industriali pubblici. Aziende produttive fondamentali per l’Italia, e decisive per il nostro sistema economico e, contestualmente, presenti sul mercato internazionale. I cosiddetti gioielli di famiglia vengono messi in difficoltà e sono costretti, in certi casi, a svendere parte dei propri assets.
Secondo lei, perché sta accadendo tutto ciò?
Mi limito a considerare che il presidente del Consiglio dovrebbe attivare i servizi di intelligence per
capire se ci sono, rispetto a tutte le società coinvolte, interessi convergenti e se tutte queste coincidenze non nascondano qualche “manina” tradizionalmente attenta agli interessi italiani.
...
Le rispondo con un’altra domanda: chi è che, alcuni mesi fa, ha “disarmato” Di Pietro? Un partito che viaggiava attorno al 7 -8% è stato praticamente dissolto..."
Insomma sono aziende strategiche, anzi più che strategiche. Probabilmente non ci piaceranno, perché una inquina estraendo petrolio, e l'altra vende armamenti, però rappresentano la forza economica del'Italia nel mondo. Ormai abbiamo sempre meno aziende strategiche, perché complice la politica miope ce le siamo e ce le stiamo giocando. Abbiamo perso interi settori come la chimica e l'elettronica. Stiamo ormai perdendo anche importanti posizioni nella meccanica: la Fiat di Marchionne ha quasi traslocato negli Usa e in altre nazioni. A chi giovano queste accuse di corruzione internazionale? Forse Pomicino è vicino alla verità.
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