Prima puntata
Diventerà probabilmente una rubrica fissa, in cui sfileranno le dichiarazioni prese dai quotidiani di eminenti "affossatori" dell'Italia, che ora però temono il commissariamento, dopo aver fatto di tutto per farci arrivare a questo punto. Insomma dei campioni di coerenza.
Intervisa a Catricalà, sottosegretario della Presidenza del Consiglio:
"Chiederete lo scudo anti-spread?
«La nostra idea è che ce la faremo da soli. Non abbiamo bisogno di nessun aiuto in senso tecnico, ma sappiamo anche che questo periodo di transizione sta diventando troppo lungo, i mercati ci mettono troppo a riconoscere i nostri meriti, la buona salute dei conti pubblici».
Dunque alla fine lo chiederete? E dovrete firmare un memorandum di ulteriori obbligazioni con l'Europa.
«Non abbiamo timore di fare un memorandum of understanding . Significherebbe solo confermare impegni già assunti. Sarebbe un atto meramente dichiarativo, senza nuove obbligazioni. Non siamo e non vogliamo diventare sudditi della Ue, ne siamo fondatori e stiamo lavorando per l'Italia e per tutti i cittadini europei».
Per tanti sarebbe una cessione ulteriore di sovranità.
«Ma per carità! Quello della sovranità è un problema che riguarda tutta l'Europa, tanto che la Corte Costituzionale tedesca deve decidere se il Fiscal compact impatta sulla loro democrazia. Bisogna essere obiettivi: ci sono dei trattati che abbiamo firmato, che hanno messo insieme dei pezzi di sovranità di tutti i Paesi. Vanno osservati, come fa ogni Stato serio».
La richiesta dello scudo avrebbe conseguenze sulla maggioranza.
«È vero, potrebbe essere utilizzato impropriamente, ma sino a ora, quando c'è stato bisogno di manifestare unità del Paese, il Parlamento ha risposto in modo quasi unanime, con stile encomiabile. Non credo che ci sarebbe una reazione di rottura, avremmo forse dei contraccolpi, sono sicuro che li supereremo».
Prima si muoverà la Spagna, poi, eventualmente, voi?
«È chiaro che non saremmo mai noi a fare per primi una richiesta, ci guarderebbero come dei matti. Le nostre finanze pubbliche sono molto più solide di quelle di tanti altri. E poi non ci muoviamo se non sappiamo esattamente che cosa prevede l'intervento della Bce. In sintesi: che cosa viene chiesto e cosa viene dato in cambio»."
( www.corriere.it )
Notare come anche chi sta al governo non ha ancora capito di preciso cosa sia questo scudo anti spread: prima afferma che abbiamo già fatto tutti i compiti (nessuna nuova obbligazione), poi dice di non sapere cosa ci chiederà ancora l'Europa (vedi Merkel) per attivare lo scudo. E non è chiaro nemmeno quale sia il vantaggio, cosa verrà concesso.
Scalfari su Repubblica si chiede perchè non c'è automatismo nell'acquisto di titoli di Stato sotto attacco:
"Ho grandissima stima ed anche affettuosa amicizia per Mario Draghi ma questo non mi impedisce di porgli la domanda: perché l'acquisto di titoli a breve in Spagna e in Italia dev'essere autorizzato? L'Italia in particolare ha varato con l'approvazione del Parlamento la riforma delle pensioni, la riforma del lavoro, la revisione della spesa e tutte le misure previste nella lettera firmata nell'agosto scorso da Trichet e dallo stesso Draghi, ivi compreso il pareggio del bilancio entro il 2013. È sottoposta, l'Italia, come tutti gli Stati dell'Unione alla vigilanza e al monitoraggio della Commissione europea.
È carente - questo sì - per quanto riguarda la crescita e la produttività, ma questi obiettivi non sono raggiungibili da un singolo Paese dell'Unione se non sono inquadrati e sostenuti da una politica dell'intera comunità europea. Crescere e aumentare la produttività in un sistema rigorista che non prevede crescita, ma soltanto recessione e deflazione, è impensabile. Non c'è bisogno di citare e demonizzare Keynes, basta ricordare Beveridge e Roosevelt ed anche quel brav'uomo di Hoover che precipitò gli Usa e l'Europa nel baratro del '29."
( www.repubblica.it )
Dopo il grande tifo acritico per Monti,cominciano ad affiorare i primi dubbi keynesiani. Come si può avere crescita senza investimenti? Infatti non si può. Demonizzare la spesa pubblica è un azzardo. Le più grandi spinte economiche mondiali sono derivate direttamente o indirettamente da investimenti statali.
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