sabato 30 giugno 2012
In attesa del 9 luglio
Il 9 luglio ci sarà la riunione dell'Eurogruppo in cui saranno decise le condizioni di intervento dell'Efsf/Esm nel caso di acquisto dei bond dei paesi europei sotto attacco. Come già annunciato da Monti, questi interventi saranno subordinati all'attuazione di politiche di sistemazione dei conti dello Stato, cioè politiche di austerità richieste dai tedeschi.
Quindi questa settimana possono avvenire alcune cose sui mercati e nella politica interna dei paesi coinvolti, soprattutto in Italia e Germania, che possono influire sulla situazione dell'eurozona.
La Germania è uscita dal vertice apparentemente sconfitta, e Monti vincente. Ma i giochi sono ancora aperti.
L'Europa si è dotata di un potenziale bazooka, ma bisogna capire se sarà dato il permesso a qualcuno di premere il grilletto:
"Il primo punto qualificante dell’accordo fatto in consiglio d’europa è la licenza bancaria che verrebbe attribuita all’ESM, organismo europeo sovranazionale che potrà usare una enorme leva finanziaria (come suggeriva Timothy Geithner, ministro del tesoro USA,, l’anno scorso… vi ricordate?). In pratica fatto 100 di capitale reale ciò che gli stati conferiranno all’ESM, esso potrà spendere 2000 (o 10.000?) facendosi finanziare direttamente dalla BCE."
(www.rischiocalcolato.it)
Ma vediamo quello che potrebbe accadere questa settimana.
Nell'ipotesi più ottimistica, le acque inquiete della politica europea si rasserenano e tutto va bene fino al 9 luglio quando si deciderà sui dettagli. La Cancelliera Merkel e i suoi ministri si rassegnano, fanno dichiarazioni distensive e guidano l'opinione pubblica tedesca verso un concetto di Europa più solidale. Monti in Italia si rafforza e il suo governo può continuare a riformare lo Stato fino al 2013 e forse oltre.
Ma conoscendo la situazione europea, direi che è più probabile un succedersi di avvenimenti meno rosei.
La Cancelliera Merkel potrebbe fare dichiarazioni in cui esplicita delle condizioni per l'uso del "salva spread" molto severe. In pratica rendendo quasi impossibile l'uso, o a condizioni che riducano ai minimi termini la sovranità nazionale del paese oggetto di salvataggio. Potrebbe essere costretta a farlo per ragioni di politica interna. A quel punto i mercati potrebbero passare dall'euforia al sentimento opposto. Una dichiarazione opposta o una rettifica di dichiarazioni molto pesanti e intransigenti potrebbero poi mandare in altalena i mercati. Una settimana di sali e scendi di mercati e spread.
In Italia, Monti giunge rafforzato, ma in caso l'accordo raggiunto risultasse impossibile da applicare a causa delle condizioni tedesche, le reazioni dei partiti potrebbero tornare incandescenti. E il governo ballerino. Inoltre anche l'opinione pubblica italiana, che ora è esaltata dal campionato europeo di calcio e dalla rivincita del premier in Europa, potrebbe rimanere delusa, nel caso venisse fuori che l'accordo è una fregatura. L'esodo dell'elettorato dai partiti tradizionali non verrebbe fermato, anzi l'antipolitica incrementerebbe la percentuale di consensi.
Io rimmarrei cauto fino al 9 luglio, evitando le esaltazioni ottimistiche. E anche successivamente, in quanto quel giorno potrebbe essere la Merkel a costringere Monti a trattare fino alle quattro del mattino...
venerdì 29 giugno 2012
Prime considerazioni sulla vittoria di Monti
Come avevo scritto in precedenza, l'uso del fondo salva Stati per tenere basso lo spread Btp-Bund, cioè per acquistare parte dei Btp, presenta dei vantaggi e degli svantaggi. Sicuramente è una vittoria importante di Monti al summit europeo, ma non è detto che tutto funzioni così perfettamente. Ci sono ancora delle cosa da chiarire. Lo spiega molto bene Oscar Giannino:
"Quanto allo scudo antispread chiesto dall’Italia per quei Paesi vicini all’avanzo primario – praticamente noi soli - il no tedesco è stato scalfito e intaccato, ma Monti in queste ore sta barando col suo ottimismo a piene mani. In realtà non c’è licenza bancaria per l’ESM -che avrebbe risolto ogni problema, abbeverandosi alla fonte BCe anche illimitatamente se necessario – ma solo un placet di massima alla procedura di acquisito maggiorati EFSF-ESM per Paesi a rischio, con la BCE che esegue materialmente gli acquisiti rivalendosi sulla loro dotazione finanziaria (500bn). Le modalità operative saranno da fissare all’eurogruppo del 9 luglio, la Merkel contrariata già stamane ha iniziato a dire che comnunque si passa per la trojka e per il Fmi, inutile che l’Italia s’illuda. Ma in ogni caso al Consiglio europea la carta giocata da Monti è stata una inversione di tendenza, con l’Italia protagonista. Gli eurottimisti possono brindare. Il merito negoziale va riconosciute, perché Monti rischiava di doversi dimettere, tornato a Roma a mani vuote. Ma quanto al merito vero, cioè la sostanza del’accordo, è assai meno risolutivo per l’Italia di quel che venga detto stamane.
... i mercati verranno comunque a testare la tenuta sul meccanismo votato a vantaggio dell’Italia, al di là dell’entusiasmo in Borsa nelle prime ore. L’economia italiana sta andando negli abissi, per via delle tasse e delle spese pubbliche, e abbiamo 400 miliardi di carta pubblica da piazzare nein prosismi 12 mesi. Balleremo, e sarà il caso di non prendersela con gli altri se l’ESM avrà dei limiti naturali a sostenerci a galla.
... la clausola di salvataggio – funzioni o meno – non cambia la sostanza del guaio italiano. Dismisisoni pubbliche massicce per ababttere il debito, tagliare spesa corrente e tasse per molti punti di Pil in tre anni, ventre a terra. Esultare per la nazionale e per il successo all’eurotrattativa diomenticando che non abbiamo affatto svolto questo impegnativo compito a casa – che dobbiamno a noi stessi e non agli altri – significa commettere il solito errore italiano di miopia."
( www.chicago-blog.it)
Insomma, questa di Monti è un'importante concessione ottenuta dall'Europa per mantenere a galla il bastimento Italia. E' un primo passo verso quella che dovrebbe essere la funzione della Bce in futuro: il garante di ultima istanza, ma non per l'Italia o la Spagna o la Francia... ma per gli Stati Uniti d'Europa e il suo debito in eurobond. Prima o poi ci arriviamo. L'importante era evitare che da questo ennesimo vertice uscisse una spaccatura, che ci avrebbe costretto alla fine ad uscire dall'euro. La situazione italiana sarebbe stata insostenibile.
Anche seavendo da piazzare 400 miliardi di titoli, ovviamente l'Italia si è già prenotata una parte cospicua del gruzzolo Efsf di 500 mld. Non è ancora chiaro capire quanti titoli italiani si dovranno acquistare con questo sistema, ma se fossero metà, si avrebbero due tre anni di autonomia. Il tempo necessario per fare un piano di abbattimento del debito come sostiene Giannino.
Ma anche Semerario esprime più di un dubbio sull'efficacia dell'invenzione montiana:
"...“impegno alla stabilità finanziaria” dell’Eurozona, usando gli strumenti EFSF/ESM in modo “flessibile ed efficiente” per stabilizzare i mercati, subordinatamente al rispetto delle raccomandazioni specifiche al paese ed agli altri impegni, sottoscritti a seguito delle valutazioni degli organismi comunitari. Questo vuol dire tutto e nulla. EFSF/ESM potranno comprare titoli di stato sul secondario o sul primario, o su entrambi? Con quali fondi, visto che le dotazioni allo stato attuale sono scarse, per usare un eufemismo? Servirebbe comunque fornire ESM di una licenza bancaria, per consentire il suo indebitamento con la Bce, e moltiplicarne il volume di fuoco....
la violenza del consolidamento fiscale è destinata a gonfiare deficit e debito, pubblici e privati, nei prossimi mesi, e deteriorare significativamente i bilanci delle banche.
...
sarebbe opportuno allungare di un biennio almeno il consolidamento delle finanze pubbliche, e fare respirare le economie. I tedeschi scelgano: o questo o un terrificante salasso di aiuti, come alternativa alla distruzione dell’Eurozona. Perché tutto si tiene. E la Transferunion è già tra noi."
Probabilmente l'obiettivo di Monti è proprio questo. Guadagnare un paio di anni per continuare nella riforma ed alleggerimento del carico statale oltre che del carico del debito pubblico. Quindi, se l'accordo tiene, se i tedeschi non si sfilano (e ne avrebbero tutto il diritto in fondo...), se i mercati si fidano, l'attuale maggioranza di governo dovrebbe tenere a sua volta fino al 2013. Poi dopo, potrebbe ancora servire Monti o come premier o come ministro delle finanze, Movimento 5 stelle permettendo.
Monti sostiene poi che, dopo averlo ottenuto, l'Italia non utilizzerà il fondo "salva spread". Non so se potrà essere così, ma credo che la strategia si questa, quella di avere un'arma potenziale da usare per tenere sotto minaccia i mercati.
Credo inoltre che l'Italia stia dimostrando di essere una nazione piuttosto orgogliosa, più di quanto si aspettassero gli altri europei, e poco propensa a farsi aiutare. Ho come l'impressione, visto il dibattito di questi mesi euro si/euro no, vista la repulsione di Monti e altri per la troika e i suoi effetti nefasti, che gli italiani sarebbero disposti a tornare alla lira, sfasciare la zona euro, piuttosto che chiedere aiuto all'Europa. L'ambizione evidente dei governi italiani, anche quelli che in futuro saranno apertamente contro le scelte di Monti, è quella di fare da se, senza l'ausilio di enti sovranazionali. Per dimostrare che l'Italia è l'unico dei Piigs che non graverà e dipenderà dagli stranieri. Abbiamo una lunga secolare esperienza di dominazione straniera e non ci vogliamo ricascare.
Allarme rosso
Il vertice europeo è a rischio “chiacchere e distintivo”, cioè rivelarsi un rituale inconcludente, e Monti ne è consapevole. Probabilmente spaventato dal quasi probabile disimpegno di Berlusconi e del Pdl, è particolarmente nervoso. Si è recato a Bruxelles con molte preoccupazioni, non con la solita sicumera del tecnico avvezzo agli ambienti della tecnocrazia, “caricato a molla” per l'offensiva dalla politica italiana, è giunto al summit con l’intenzione di porre non solo delle questioni a difesa dell’Italia, ma anche piccoli/grandi ricatti.
Quello non esplicitato, delle dimissioni in caso di fallimento. E quello esplicitato dell’approvazione della Tobin Tax in subordine a provvedimenti seri per l’abbattimento dello spread. Provvedimenti, che poi così come proposti da Monti, non è nemmeno detto siano risolutivi. Infatti utilizzare il fondo salva Stati già utilizzato per le banche spagnole, è limitante. Tale fondo ha ormai una dotazione non sufficiente a mantenere bassi a lungo gli spread di Italia e Spagna, a meno che possa ottenere liquidità illimitata dalla Bce, cioè si stampi denaro dal nulla. Cosa che non può piacere in Germania.
Pertanto Monti sta tenendo in allarme il governo:
"Prepararsi al peggio". … Intanto, per non sbagliare, il premier ha preallertato i ministri. Nessuno dovrà allontanarsi dalla Capitale nel week-end. "Vi prego di essere tutti reperibili". Non si sa mai, dovesse riunirsi un Consiglio dei ministri per prendere decisioni d'urgenza. La paura infatti è che lunedì mattina i mercati, nel caso il consiglio europeo si risolva in chiacchiere, puniscano duramente proprio l'Italia, il bersaglio più grosso. Per domenica sera Monti ha convocato una riunione ristretta a Roma con Moavero, Grilli, Passera, Giarda e Catricalà. Un summit formalmente chiamato a discutere nel dettaglio l'ultima versione della spending review in vista del Consiglio dei ministri di lunedì. E tuttavia è chiaro che il vertice servirà anche a stabilire come reagire nel caso l'Italia debba“
(www.repubblica.it)
Nel caso le cose dovessero mettersi al peggio, si dovrà probabilmente redigere o adottare (se esistente) un piano B. Che potrebbe essere una strategia di abbattimento del debito, o un sistema per garantirlo maggiormente (ancorandolo a immobili del demanio, o a partecipazioni in aziende pubbliche):
“Ad alzare il velo sulla necessità di un "piano B" è stato Giuliano Amato, chiamato come consulente da Monti. In un'intervista a l'Unità, due giorni fa l'ex premier ha parlato di misure per calmierare lo spread come "una drastica riduzione del debito pubblico sotto il 100 per cento". O l'emissione di titoli del debito a basso interesse, garantiti da un fondo in cui dovrà confluire il patrimonio pubblico.”
(www.repubblica.it)
Un abbattimento del debito come suggerito da Amato, mette i brividi. Non tanto per l’argomento, ma per i ricordi di scorribande sui conti correnti che il proponente richiama alla mente. Potrebbe essere un salasso insopportabile, una bomba su un’economia in catalessi come quella italica.
Confindustria lancia l'allarme: «Crisi come guerra, colpite parti vitali del Paese»
Tagliate le stime del pil: per il 2012 al -2,4% (dal -1,6%). Un milione e mezzo di posti lavoro persi a fine 2013
(www.corriere.it)
“…anche «se non siamo in guerra» - i «danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia», rileva il centro studi di Confindustria. Settori trainanti come il tessile e il manifatturiero, soprattutto l'automotive, ma anche la farmaceutica e i settori di nicchia del made in Italy come l'arredamento e il design, l'alta moda, funzionano se puntano sulla domanda estera, soffrono drammaticamente se intercettano i consumi domestici.
…
le stime di via dell'Astronomia sul Pil tagliate rispetto alle precedenti previsioni: per il 2012 al -2,4% (dal -1,6%); per il 2013 al -0,3% (dal +0,6%). La recessione è «più intensa», la ripresa è ora attesa «dalla seconda metà del 2013»
…
Il 2013 si chiuderà con un milione e 482mila posti di lavoro in meno dal 2008, inizio crisi (in termini di unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) era -1 milione e 276mila a inizio 2012. La disoccupazione salirà al 10,9% a fine 2012 e toccherà il record del 12,4% nel quarto trimestre 2013 (13,5% con la Cig)
…
Occorrono misure «per fermare e invertire la "disunione" creditizia da tempo in atto e che sta provocando un violento credit crunch proprio nei paesi maggiormente impegnati nello sforzo dei conti pubblici».
…
La pressione fiscale effettiva … «toccherà il 54,6% del Pil» nel 2013. Stima che «include l'aumento dell'Iva pronto a scattare dal 1 ottobre prossimo».
…
«Liberare l'Italia dal piombo della burocrazia è la via maestra per riportare il Paese su un alto sentiero di sviluppo», scrive Confindustria. … Per Confindustria «la rivoluzione del modo di operare della pubblica amministrazione è vitale per il rilancio dell'economia e per il percorso riformista del Paese».”
Il mercato interno è stato completamente distrutto. Meno posti di lavoro, meno domanda interna, Pil in decrescita. La pressione fiscale invece è in risalita per risanare il bilancio dello Stato, ma non risolutiva della crisi. Infatti ad ogni calo del Pil dovrà corrispondere un aumento della pressione fiscale per compensare le mancate entrate, in un circolo asfittico. Una spirale che conduce al default.
E in questo disastro, lo Stato non riesce ne a dimagrire ne a cambiare modo di agire. Solo licenziare dipendenti pubblici non serve, se rimangono in vigore le attuali leggi. Già oggi gli uffici pubblici sono in difficoltà a seguire gli iter burocratici imposti dalla legge. Riducendo l’organico, le lungaggini rischiano di incrementare. Ciò che ci vorrebbe è una generalizzata deregulation normativa che riduca drasticamente gli iter burocratici.
In tutto questo sfacelo, è ovvio che i sostenitori di Monti invochino un successo a Bruxelles, coscienti del fatto che in caso contrario può accadere di tutto:
“Buttiglione già pregusta la vittoria: "Se Monti riesce a portare a casa i project-bond, la golden rule, l'uso del Salva-stati contro lo spread e il piano per la crescita, per l'Italia sarà un successo incredibile". A quel punto la maggioranza "strana" potrebbe anche ristrutturarsi intorno a un nocciolo duro iper-montiano e europeista.”
(www.repubblica.it)
Così mentre i montiani sperano in un successo, i critici verso Monti, hanno già lanciato un paio di messaggi inequivocabili: il primo con la mozione Pdl a sostegno di Monti, separata da quella degli altri partiti di maggioranza; il secondo durante l’approvazione della riforma costituzionale che ha visto Pdl, Lega e altre forze (la vecchia maggioranza) approvare di prepotenza il provvedimento sul Senato Federale. Il messaggio potrebbe essere questo: se Monti fallisce torna tutto come prima (o quasi). Se il salvatore della Patria non salva nulla, allora non c’è più ragione di sovvertire l’esito delle elezioni, e la vecchia maggioranza potrebbe riformarsi. Per fare cosa non si sa. Probabilmente per gestire le elezioni ad ottobre.
Aggiornamento ore 10:00
Alla fine anche Mario (Monti) ha segnato il suo gol ai tempi supplementari (4:20 della notte):
“Il summit dell'Eurozona, convocato a sorpresa ieri sera immediatamente dopo la fine della prima giornata del Consiglio europeo, ha prodotto alle 4.20 del mattino un accordo che accoglie in gran parte le richieste italiane e spagnole (appoggiate dal presidente francese François Hollande) e supera di slancio i tradizionali 'nein' di Berlino.
…
un lungo negoziato notturno "qualche volta teso"
…
L'accordo prevede che i paesi 'virtuosi' sotto la pressione di spread 'eccessivi' possano usufruire dell'acquisto di una parte dei loro titoli di Stato da parte dei fondi di salvataggio dell'Eurozona (l'Efsf e il suo successore permanente, l'Esm), senza per questo doversi sottoporre a condizioni aggiuntive
…
il paese interessato dovrà comunque fare una richiesta formale di attivazione dell'intervento del Fondo di salvataggio, e sottoscrivere un 'Memorandum of understanding' ('Protocollo d'intesa') con la Commissione europea.”
(www.ilsole24ore.com)
Quindi ogni volta che un paese deve fare ricorso all’acquisto di bond tramite Efsf, lo verranno a sapere tutti gli altri, comprese le rispettive opinioni pubbliche. Non ci sarà un’attivazione automatica che trasformerebbe il meccanismo in una normale contabilità europea del debito.
Comunque con Monti l’Italia ha ottenuto un risultato importante. Bisogna sperare, come già scritto, che la dotazione del fondo (circa 500 mld di euro) sia sufficiente a coprire gli squilibri degli spread dei Piigs europei “virtuosi”. Già solo quest’anno l’Italia potrebbe consumarne da ¼ alla metà. Esauriti questi fondi, ricominceranno a salire gli spread o ci sarà una successiva copertura della Bce?
Con questo risultato, intanto Monti può continuare a sperare di giungere a fine legislatura, fino al 2013.
C'è Mario e Mario
Uno ha già sconfitto la Germania. L'altro ci sta provando. Il primo Mario ci fa sognare gli Europei, il secondo deve farci sognare l'Europa, gli Stati Uniti d'Europa. Se non riuscirà a convincere la Germania ad intervenire rapidamente e risolutamente sugli spread pericolosi di Spagna e Italia, il rischio è che l'Europa, quella delle nazioni, scoppi. Se salta l'euro, ci vorranno altri cinquant'anni prima di riuscire a fare qualcosa assieme...
Intanto godiamoci l'Europa delle nazionali, e domenica, i nostri migliori alleati di spread, gli spagnoli, saranno nostri avversari. Comunque vada, in cima all'Europa sportiva ci saranno due lettere di "Piigs".
giovedì 28 giugno 2012
Bolla immobiliare italiana
Non è ai livelli di quella spagnola o statunitense, ma è piuttosto imponente:
Bruxelles lancia l'allarme sui mutui:
una famiglia su 4 non riesce a pagare
"Il numero di famiglie italiane che non riesce a pagare il muto sulla casa è aumentato a un livello «allarmante» di una su quattro nei primi 3 mesi 2011 e il dato suggerisce che il numero di sfratti continua a salire nel Paese: lo indica il quadro trimestrale della situazione occupazione e sociale Ue pubblicato oggi dalla Commissione"
(www3.lastampa.it)
I mutui facili sono stati deleteri anche in Italia. Fino a non molto tempo fa era sufficiente un straccio di lavoro, un pezzo di carta che attestasse uno stipendio qualsiasi, e si riusciva ad ottenere mutui anche del 110% del valore dell'immobile. Ad un certo punto, certi agenti finanziari hanno cominciato ad andare a "caccia" di extracomunitari, non con le cattive intenzioni di Forza Nuova, ma per assegnargli un mutuo. L'offerta era così alta che non bastavano più gli italiani.
Questa abbondanza di denaro facile, ha dato lavoro in ambito edilizio, ma ha anche provocato un aumento assurdo dei prezzi delle case. Fino agli anni '80, marito e moglie che andavano in pensione potevano investire la loro liquidazione nel'acquisto di un alloggio, senza aggiungerci molto di più. Oggi un alloggio mediamente vale quattro liquidazioni (forse anche di più), quindi il doppio rispetto allo stipendio medio.
Squinzi sostiene che si debba investire ancora in edilizia per uscire dalla crisi:
"Rilancio delle infrastrutture, dunque, ma anche riqualificazione edilizia, citta’ intelligenti ed efficienza energetica: e’ questa la ricetta contro la crisi, sostenuta anche dal Presidente di AITEC, Alvise Zillo.
I dati presentati dal Rapporto di AITEC rivelano che in Italia, il settore delle costruzioni e’ uno dei piu’ colpiti dalla congiuntura in corso, come dimostra il calo, negli ultimi 5 anni, del 40% degli investimenti in nuova edilizia residenziale e di oltre il 37% di quelli in opere pubbliche.
Fantastico no abbiamo avuto una crisi per eccesso di crescita, troppe case, troppe auto supportate da troppo debito e allora la ripartenza e la crescita non può arrivare che da più case, più auto e più debito.
Elementare Watson anche se la storia racconta che mediamente una crisi immobiliare ha bisogno di almeno una decina di anni per essere assorbita. Chiunque investe nell’immobiliare in una debt deflation lo fa a suo rischio e pericolo OVUNQUE!"
(icebergfinanza.finanza.com)
In queste condizioni investire nell'ediliza è una follia. Il mercato immobiliare è saturo, non si vende più nulla. Ci sono zone depresse dove gli immobili sono in vendita da cinque anni, e li rimarranno ancora a lungo a questi prezzi. Dovranno scendere almeno del 20% mediamente. Forse in alcune zone di più. Gli italiani che pagano un mutuo, stanno perdendo il lavoro, quelli che vorrebbero acquistare, non hanno più accesso al credito. Le banche, se è vero che il 25% dei mutui erogati sono a rischio, si ritroveranno con perdite dovute sia alla mancata conclusione del contratto di mutuo, sia alla svalutazione degli immobili da vendere in asta. Quindi ora non sono nelle condizioni di erogare nuovi mutui, ed inoltre non si capisce su quali garanzie potrebbero farlo.
"salvo piccole sorprese trimestrali è indubbio che le compravendite immobiliari sono in diminuzione dal 2007.
...
se prendiamo come riferimento il 2004, che non fu il più elevato in quanto a numero di scambi, vediamo come il mercato immobiliare ha perso il 41,7% al nord, il 38,3% al centro e il 37,3% al sud. l'andamento è chiaro, eppure in questi anni non si è registrata una correzione dei prezzi come in altri paesi: è giunta l'ora del repricing?dobbiamo inoltre tener conto che gli ultimi dati, di per sé assai negativi, non scontato ancora l'effetto imu.
...
se il trend venisse confermato a fine anno le compravendite di abitazioni sarebbero circa 440mila, ossia meno del 50% rispetto agli anni d'oro.
si tratterebbe della più clamorosa caduta da quando esistono le rilevazioni dell'agenzia del territorio"
(www.idealista.it) ( www.ilgrandebluff.info )
Berlusconi poi ha sostenuto la teoria che in caso di ritorno alla lira gli immobili manterranno il valore. Anche questa è un'illusione. Stanno già perdendo valore ora, con la nuova lira si svaluteranno allo stesso modo della nuova valuta. Forse l'unico vantaggio sarà dato dal fatto che potendo immettere più liquidità, con una moneta sovrana, gli italiani potranno tornare ad ottenere il mutuo per l'acquisto, e faticosamente riavviare il mercato immobiliare. Ma di certo non si potrà tornare ai fasti degli anni '90.
"...gli italiani le case le comprerebbero, se potessero, sia per il mercato di sostituzione, sia per quello della prima casa, visto che, crisi o no, le famiglie si formano e fanno dei figli, i giovani, seppure con difficoltà, si emancipano dalla casa dei genitori, e gli stranieri spesso comprano anche più degli autoctoni
...
visto che i fattori macroeconomici ... non si riprenderanno nè quest'anno nè il prossimo, resta solo una soluzione: che domanda e offerta si incontrino su dei prezzi più bassi."
Poi l'immobiliare è anche legato a stretto giro alla situazione finanziaria delle imprese:
Si legge come "crollo dell'elasticita' del mercato", ovvero il mercato non ha cambiato idea sul prezzo delle case
...
Le banche hanno erogato fidi e prestiti, sinora, non perche' si fidassero del fatto che le aziende andassero bene o meno ... , ma in proporzione al valore degli immobili dati in garanzia, proiettato sull'elasticita' del mercato immobiliare.
...
le banche SANNO che mettendo sul mercato grandi quantita' di case il costo crollerebbe ufficialmente, e preferiscono perdonare molti che non pagano il mutuo, o che non pagano i debiti, tenendosi gli immobili pignorati in pancia ... per evitare che scoppi la bolla come in Spagna.
...
Questa e' la bolla immobiliare che borbotta sotto la superficie della finanza italiana.
E non solo della finanza: anche della GRANDE industria e delle PMI.
Dei commercianti e dei piccoli professionisti.
...
Il processo in corso in Italia e' questo:
1. Tot mila aziende chiudono.
2. Lasciano debiti.
3. Le banche prendono gli immobili a garanzia.
4. Poiche' valgono poco li tengono in pancia o fanno vendite fittizie alle RE collegate.
4. Questo immobilizza asset finanziari.
6. Fanno ancora meno credito.
7. GOTO 1.
E' piu' grave o meno grave di quanto accade in Spagna?
E' piu' grave.
Allora dovete preoccuparvi?"
(www.keinpfusch.net) ( www.ilgrandebluff.info )
Forse è più grave perchè ci tocca da vicino. Per ora le banche italiane non hanno ancora chiesto aiuto all'Europa come quelle spagnole a causa della crisi immobiliare. Ma non è detto che non accada. Del resto il cammino dell'Europa è sempre più incerto e accidentato. La direzione di marcia è ignota e varia di giorno in giorno.
mercoledì 27 giugno 2012
Di minaccia in minaccia
"...Alfano ha dettato condizioni al governo. "Monti è forte in credibilità a livello internazionale, ma deve metterci contenuti. Tutto ciò ha senso se arrivano risultati - ha dichiarato il segretario -. Ci aspettiamo che dal vertice Ue arrivino dei risultati ed è per questo, per consentire a Monti di andare in Europa con la riforma del lavoro approvata così come ci ha chiesto, che voteremo le quattro fiducie, anche se la riforma del lavoro non è esattamente quella che avremmo voluto". Ma il segretario del Pdl ha anche ribadito che "è l'ultima volta che ci adeguiamo: l'aspettativa nostra è che Monti torni a casa con dei risultati"."
(www.repubblica.it)
Il prof. Monti, minacciato dall'ex premier e dal Pdl di crisi di governo, a quanto pare diventerà lui stesso ricattatore. Avrebbe intenzione di chiedere alla Merkel di rivedere le sue posizioni sugli eurobond, minacciando se non ascoltato di rassegnare le dimissioni:
"Se la cancelliera non molla le dirò che mi dimetto perché se le cose non cambiano non sono nelle condizioni di portare l'Italia fuori dal baratro", avrebbe ipotizzato Monti facendo leva sullo spauracchio della crisi polictica che porterebbe l'Italia sotto l'attacco degli speculatori. D'altra parte la Merkel sa fin troppo bene che il crollo di Roma vorrebbe dire il tracollo definitivo dell'euro con prospettive che metterebbero i brividi anche a Berlino."
(www.ilgiornale.it)
Del resto Monti non è l'unico a fare pressioni sulla Germania. Il suo potrebbe essere un bluff ad uso interno, per tener buona la maggioranza, già sapendo in anticipo il risultato:
"Ci sono gli eurobond nel futuro dell’Unione monetaria ed economica. Il rapporto dei quattro presidenti - . Van Rompuy (Consiglio Ue, rappresenta i governi); Mario Draghi (Bce); José Manuel Barroso (Commissione); Jean- Claude Juncker (Eurogruppo) – afferma che “si dovranno compiere passi adeguati verso una comune emissione di debito”. Vuol dire condivisione, mutualizzazione, eurobond in una forma o nell’altra. La stessa cosa che la Germania di Angela Merkel nega con forza. Ma che, secondo i Quattro, prima o poi dovrà accadere se vogliamo salvare l’euro. “Uno scenario di 5-10 anni”, affermano fonti della Commissione. Il testo verrà sottoposto come base di discussione al vertice europoe che si apre giovedì a Bruxelles."
I quattro "saggi" delle istituzioni europee hanno poi stilato un piano su tre gambe (www.lastampa.it) per il rilancio dell'UE e il superamento della crisi:
1) Unione bancaria: la Bce garantisce (forse) e controlla i bilanci delle banche dell'UE;
2) Unione di bilancio: non è un bilancio unico europeo, ma anche qui dei controlli più stringenti sui bilanci dei singoli Stati in cambio di eurobond;
3) Unione politica: ancora molto misteriosa.
Monti ha probabilmente già la certezza che alcune di queste proposte saranno accettate dalla Germania, o accettate con modifiche, così potrà far finta di battere i pugni sul tavolo, e ritornare a Roma con gli allori del vincitore.
In ogni caso sarebbe anche una vittoria per l'Italia intera e gli italiani potrebbero anche cambiare idea sul governo dei professori, che finora ha deluso le aspettative.
martedì 26 giugno 2012
Berlusconi è pazzo o l'informazione di sinistra è stupida?
Vedo che sui media di sinistra si tende ad inserire le proposte di Berlusconi di "stampare lire" fra il genere follie da canicola estiva. E' vero, le dichiarazioni di B. sono estemporanee e appaiono folli perchè non sufficientemente argomentate. Ma attenti, non si devono confondere idee forti con idee folli.
Magari gli stessi media che hanno anche ospitato articoli di "professoroni" e commentatori che proponevano l'abbandono dell'euro per risolvere la crisi, ora danno del pazzo a Berlusconi. Mi pare assurdo definire quest'idea folle solo perchè ora esce dalla bocca dell'ex premier, quando sono almeno sei mesi che sulla rete questa discussione rimbalza da un sito all'altro.
Certo, Berlusconi è furbo, ha capito che molti italiani (un terzo addirittura) non amano l'euro è hanno nostalgia della lira. E' chiaro come il sole che il Cavaliere vuole i voti di questi italiani per recuperare la disastrosa situazione in cui si trova il Pdl. Ora ha persino dichiarato che continuerà ad essere lui il leader del centro destra, smentendo il se stesso di mesi e mesi (ma non è una novità che faccia inversioni a U formidabili), perchè ha visto che nel Pdl nessun successore riesce a far crescere i consensi.
Ma constatato questo, la sinistra ancora una volta rischia di bloccarsi su concetti dogmatici, come l'euro "irreversibile" e lasciare al centro destra un dibattito e un'idea che gli italiani sembrano apprezzare molto: l'abbandono dell'euro. Lo sta denunciando per esempio il prof. Bagnai, che è un sostenitore da sinistra del ritorno alla sovranità monetaria:
"L'euro fa fare anche a sinistra e centrosinistra cose di destra. E allora, visto che di «fortissimi dubbi sulla sostenibilità della moneta unica» ne esistono da più di venti anni, è tempo che anche il Pd e le altre forze di sinistra che si sono fatte custodi dell'ortodossia dell'Unione monetaria, comincino a discutere dell'eventualità di un'uscita dell'Italia da Eurolandia.
A meno che non vogliano lasciare nella mani di Silvio Berlusconi e della destra populista un'arma che consentirebbe loro di riprendere quota e guadagnare spazi e consensi"
L'euro "irreversibile" è una boiata pazzesca, rubando la definizione a Squinzi, perchè le monete nascono e muoiono come tutte le cose umane. Se fossero irreversibili utilizzeremo ancora il sesterzio.
Inoltre uscire o rimanere nell'euro, potrebbe non dipendere dalla nostra volontà, la sinistra dovrebbe avere un atteggiamento più sincero, guardare in faccia alla realtà senza paura:
"E’ un atteggiamento irresponsabile, contiguo all’aborrita antipolitica, che ha pochissimo senso anche perché non è detto che un’uscita dall’euro debba essere frutto di una precisa volontà, ma può verificarsi ugualmente per l’insostenibilità dei presupposti sui quali è nato e dei meccanismi con i quali funziona, anzi è assai probabile che avvenga proprio questo. Dunque discuterne, per mettere a punto tecniche, salvagenti e prospettive sarebbe doveroso, il minimo sindacale per una politica che voglia meritarsi questo nome. La catastrofe peggiore che ci possa capitare è proprio quella di essere colti di sorpresa da un evento dopo essere stati capaci solo di esorcizzarlo. Tanto più che la preoccupazione dovrebbe essere semmai quella di mantenere in piedi la costruzione europea senza mandarla alle ortiche assieme alla moneta."
"La gente con qualunque numero di g la si voglia chiamare, avverte che qualcosa non funziona, che la salvezza invocata per tramite di un governo di palazzo – e che palazzo – riguarda le classi dirigenti, i ricchi, il sistema bancario, è disorientata e accorre dove giungono dei segnali invece del silenzio. Non c’è bisogno che essi siano coerenti o che vengano proprio da coloro che hanno lasciato incancrenire le piaghe, basta il fatto che un esperimento “tecnico” largamente fallimentare, debolissimo all’interno e senza alcuna forza all’esterno e dunque disponibile a qualsiasi ricatto, venga tenuto artificiosamente in piedi per dar modo al mondo politico di risolvere le sue questioni interne, lasciando via libera ad ogni diktat, avidità, disegno occulto, interesse di bottega."
E proprio il fallimento (persino certificato) di Monti darà nuova forza al Cavaliere. Il quale può benissimo dire che la colpa della crisi dello spread, non era sua, ma della costruzione sbagliata della moneta unica. Come si può smentire una cosa del genere di fronte all'evidenza di uno spread che da febbraio è ritornato pericolosamente alto?
Certo, qualcuno può dire che il governo Berlusconi non è stato sufficientemente rapido nel mettere mano all'arma fiscale per portare "fuori pericolo" l'Italia. Verissimo. Ma chi afferma questo non si rende conto che agli italiani questa soluzione non è piaciuta per niente. Perchè pagare tasse sproporzionate per tenere in piedi un fallimentare sistema monetario europeo, quando sarebbe più semplice (si fa per dire) abbandonare l'euro? Questo stanno pensando molti italiani, dopo la cura Monti, del tutto inefficace.
Anche chi afferma che Berlusconi è la causa della crisi, perchè nel periodo dello spread basso avrebbe potuto tagliare la spesa, abbattere il debito e fare le riforme, semplifica eccessivamente la questione. Primo perchè nessun governo, anche di centro sinistra, in Italia è in grado di fare queste cose. Bisognerebbe rifondare lo Stato. Ne è la prova, che se il progetto di "spendig review" di Bondi andrà in porto, si taglierà appena lo 0,6% della spesa pubblica. E che la riforma Fornero sul lavoro dovrà essere rivista, e la riforma delle pensioni è nata monca.
Secondo, perchè anche si riuscisse a fare queste cose, la nostra economia sarebbe comunque sempre più debole di quella tedesca, ci troveremmo prima a poi sempre con problemi legati alla mancanza di sovranità monetaria: non poter stampare moneta nei cicli sfavorevoli, dover prendere sempre a prestito una moneta straniera, dover ricorrere unicamente alla tassazione per qualsiasi eventualità (i terremoti e le alluvioni in Italia sono una costante), dover limitare al massimo il sostegno statale all'economia ecc.
Devo purtroppo constatare ancora una volta, che la politica con la "P" maiuscola non abita più a sinistra, dove non si fanno dibattiti coraggiosi, ma ci si allinea come pecore all'idea dominante. E tutto questo favorisce i "folli" come il Cavaliere, che rimane ancora un incredibile e non del tutto compreso fenomeno politico. Si scriveranno le sue gesta sui libri di storia, e forse li finalmente si potrà leggere che Berlusconi fu sempre un passo più avanti del resto della stantia classe politica, senza forza, senza idee e senza coraggio.
lunedì 25 giugno 2012
L'Europa Unita non si fa più
Troppi i nein di Merkel. In attesa di qualche decisione importante dal summit (ma quali?) i mercati intanto hanno perso ogni speranza. L'euro può naufragare fra default e antipolitica montante, che è ormai politica anti europea in molti dei Piigs.
Ogni nein di merkel è un punto percentuale in più per Grillo, o per Berlusconi se prosegue nel suo progetto di ritorno alla lira. I tedeschi o sono pazzi, o hanno una carta segreta nella manica. Perchè comunque, se cade l'euro, precipita anche l'economia tedesca.
Germania: in caso rottura euro, Pil -10% e 2 milioni disoccupati in piu'
(www.wallstreetitalia.com)
"Un'eventuale fine dell'euro avrebbe conseguenze catastrofiche per l'economia tedesca. Lo rivela lo Spiegel, che pubblica i dati di uno studio riservato del ministero delle Finanze di Berlino dai quali risulta che nel primo anno di ritorno al marco l'economia tedesca subirebbe un crollo del 10% mentre il numero dei disoccupati schizzerebbe da meno di tre milioni a piu' di cinque.
New York - Il settimanale tedesco spiega che il ministero delle Finanze ha tenuto finora lo studio nel cassetto, per timore di non riuscire piu' a tenere sotto controllo i costi per salvare la moneta unica. Un funzionario ministeriale ha spiegato allo Spiegel che "di fronte a questi scenari, anche un salvataggio dell'euro a caro prezzo appare come il male minore". "
La Merkel non vuole condividere debiti, spese, risorse... ognuno per se Dio per tutti. Ma allora a cosa serve questa Europa unita? Sinceramente non si capisce più perchè si debba tenere in piedi questo carrozzone deragliato. Forse perchè le grandi banche della mitteleuropa rischiano di fallire? non si capisce per quale motivo insistere su questa strada, se non giova a nessuno.
Intanto anche gli industriali italiani hanno perso la pazienza. L'avevo previsto (se gli industriali perdono la pazienza):
L'ufficio studi: «Insufficienti le misure adottate dalla Bce»
E Squinzi scrive a Barroso: «Ritrovare la strada della crescita»
( www.corriere.it )
"Le condizioni economiche dell'eurozona «si stanno rivelando molto peggiori di quel che era stato previsto pochi mesi fa». E le misure finora adottate dalla Bce e dai governi «si sono dimostrate del tutto inadeguate».
...
In particolare, sottolineano i tecnici di viale dell'Astronomia, «le politiche di bilancio improntate al solo rigore, invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l'intera economia europea».
...
«Oggi è partita la lettera di varie associazioni italiane. Ne partiranno altre in questi giorni. È un pressing che stiamo cercando di fare sulla commissione europea perché nel vertice del 28 e 29 di giugno si prendano le decisioni giuste che vadano nella direzione di farci ritrovare la crescita». La lettera indirizzata al presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e al presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy. Squinzi ricorda anche di avere «firmato anche l'appello della Cefic, la Federazione delle industrie chimiche europee: 29mila imprese, un milione e 400mila dipendenti. Io, come presidente, e i ceo delle aziende chimiche più importanti abbiamo firmato questo appello perchè ne tengano conto»."
Squinzi si sta dimostrando un presidente energico e con le idee chiare. Di sicuro non le manda a dire (vedi Fornero - La corazzata Fornero-Potemkin). La sinistra e gli intellettuali di sinistra, in Italia sono rimasti gli unici a difendere euro e governo Monti (anche se non tutta la sinistra, Fassina è uno dei dissidenti). Però dall'alto del loro snobismo non si rendono conto che la situazione gli sta sfuggendo di mano. Industriali, Grillini, Berlusconiani, si sanno chiudendo a tenaglia accerchiando gli euro sostenitori. Potrebbe essere una partita pericolosa, ma del resto per loro non c'è più molto da fare. L'arma Monti, il premier autorevole in Europa, è scarica.
Che dire? forse domani una buona notizia farà rimbalzare le borse, o forse no. Ormai basta uno starnuto tedesco per bruciare milioni di euro sui mercati.
Che dire? forse domani una buona notizia farà rimbalzare le borse, o forse no. Ormai basta uno starnuto tedesco per bruciare milioni di euro sui mercati.
Incredibile, emozionante giornata tricolore
La tipica giornata che risolleva l'umore degli italiani, da parecchi mesi abbastanza mesto. Una nazione l'Italia, che non risolve i suoi problemi economici, i suoi problemi socio-politici, ma riscatta il proprio orgoglio ferito con i risultati sportivi. Sono vittorie che non abbattono lo spread, ma volendo possono essere interpretate come metafore o auspici.
Prendiamo il primo evento, la vittoria a Valencia della Ferrari. Auto italiana e pilota spagnolo. In un sol colpo si riscattano due nazioni gli spagnoli (già in festa per la vittoria della nazionale di calcio) e l'italia dell'industria d'eccellenza. Un riscatto ancora più sentito per come si è svolta la gara, iniziata senza molte possibilità di raggiungere un risultato eccellente per i ferraristi, è terminata con il massimo dei risultati.
Grande fortuna (ma anche bravura) di Alonso e grandissima sfortuna degli altri. Molto faticosamente, sorpasso dopo sorpasso, Alonso giunge nelle prime posizioni ma senza alcuna speranza di vittoria visto il distacco dal primo. Per il gioco dei cambi pneumatici migliora ancora e potrebbe accontentarsi del terzo posto, un progresso notevole rispetto alla partenza.
Ma avviene un incidente, e a metà gara entra la Safety car che in pratica annulla il vantaggio del primo (Vettel). Ripartenza e Alonso, si ritrova secondo con un sorpasso spavaldo. Ma la prima auto (Redbull pilotata da Vettel) è molto più veloce. Ma domenica la fortuna era dalla parte di Alonso (e degli italiani), la Redbull si rompe improvvisamente e misteriosamente (la mano degli dei di Maranello?), Alonso è in testa.
Ma non è finita, dietro di lui una Lotus (Grosjean) potrebbe impensierirlo. Niente paura, al 40° giro si rompe anche la Lotus al suo inseguimento (un altro intervento divino?). Alonso può volare tranquillo verso il podio, rimane ancora un avversario importante dietro: la McLaren-Mecedes di Hamilton. Ma ancora una volta la fortuna sorride ad Alonso, la McLaren di Hamilton perde competitività, e poi viene tamponata e costretta al ritiro.
Insomma una gara iniziato sotto i peggiori auspici, è finta con un incredibile primo posto. Sarebbe bello se questa gara potesse diventare una metafora della situazione economico-politica italiana. Sarebbe incredibile (ma in realtà molti italiani ci sperano) vedere le nazioni più veloci (Germania, Francia...) costrette a ridimensionare il proprio vantaggio (Safety car, ovvero nuove regole), e poi superate a causa di una rottura al "motore economico"!
E poi la faticosa e quanto mai intensa serata calcistica agli europei. Litri di sudore in campo, e sui divani degli italiani a rischio coronarico. Una partita infinita, dove la squadra azzurra aveva tutto meno un gol qualsiasi. Primo tempo in cui l'avversaria, l'Inghilterra ha mostrato anche un gioco migliore e si è fatta più volte pericolosa.
E poi secondo tempo, solo Italia, poi primo tempo dei supplementari tutta l'Italia nella metà campo avversaria, poi secondo tempo dei supplementari e ancora Italia... ma niente gol!
L'Italia ancora una volta usufruisce della fortuna domenicale, come nel gran premio di formula uno, e passa alla lotteria dei calci di rigore. Vince la squadra che racimola le ultime energie e sbaglia di meno. Si illudono gli Inglesi dopo il terzo rigore fallito da Montolivo, ma poi sbagliano anche i rigoristi delle perfida Albione, ed è fatta. Ma quanta fatica!
Insomma anche questa partita, sembra una parodia della più tipica storia italiana dal risorgimento a oggi: sofferenza, sofferenza, sofferenza, sofferenza... e poi finalmente un pizzico di fortuna che ci porta alla vittoria.
Auguriamoci che la crisi in cui ci stiamo trascinando, e in cui ci trascina l'Europa dell'euro, segua questo tipico spartito italiano: crisi e sofferenza, crisi e sofferenza, crisi e sofferenza, ... e poi rinascita improvvisa.
Auguriamoci che dallo sport arrivi un messaggio di speranza che ci permetta di scrollarci di dosso questa negatività accumulata negli ultimi mesi. La voglia di vincere, la voglia di combattere, non sono tutto, ci vogliono anche i mezzi, ma se mancano queste passioni, allora è meglio arrendersi subito piuttosto che trascinarsi ancora in questa stanca depressione umana ed economica.
E poi secondo tempo, solo Italia, poi primo tempo dei supplementari tutta l'Italia nella metà campo avversaria, poi secondo tempo dei supplementari e ancora Italia... ma niente gol!
L'Italia ancora una volta usufruisce della fortuna domenicale, come nel gran premio di formula uno, e passa alla lotteria dei calci di rigore. Vince la squadra che racimola le ultime energie e sbaglia di meno. Si illudono gli Inglesi dopo il terzo rigore fallito da Montolivo, ma poi sbagliano anche i rigoristi delle perfida Albione, ed è fatta. Ma quanta fatica!
Insomma anche questa partita, sembra una parodia della più tipica storia italiana dal risorgimento a oggi: sofferenza, sofferenza, sofferenza, sofferenza... e poi finalmente un pizzico di fortuna che ci porta alla vittoria.
Auguriamoci che la crisi in cui ci stiamo trascinando, e in cui ci trascina l'Europa dell'euro, segua questo tipico spartito italiano: crisi e sofferenza, crisi e sofferenza, crisi e sofferenza, ... e poi rinascita improvvisa.
Auguriamoci che dallo sport arrivi un messaggio di speranza che ci permetta di scrollarci di dosso questa negatività accumulata negli ultimi mesi. La voglia di vincere, la voglia di combattere, non sono tutto, ci vogliono anche i mezzi, ma se mancano queste passioni, allora è meglio arrendersi subito piuttosto che trascinarsi ancora in questa stanca depressione umana ed economica.
domenica 24 giugno 2012
Ircocervo
L'Ircocervo è una Chimera:
"La chimera (dal greco Χίμαιρα, chímaira, letteralmente "capra"; in latino chimaera) è un mostro mitologico con parti del corpo di animali diversi.
...
Le descrizioni variano - secondo alcune poteva sputare fuoco, aveva testa di leone, una testa di capra sulla schiena e la coda di serpente; secondo altre aveva corpo di capra, coda di serpente o di drago e testa di leone. Sputava fuoco dalle fauci e il morso della coda era velenoso.
« ...Era il mostro di origine divina,
leone la testa, il petto capra, e drago
la coda; e dalla bocca orrende vampe
vomitava di foco: e nondimeno,
col favor degli Dei, l'eroe la spense... »"
( it.wikipedia.org )
Oppure:
Tre mosse: azzerare il Pdl, costruire un network con varie liste, dai giovani agli imprenditori. Infine, scegliere un nuovo candidato premier: Matteo Renzi, che sta per annunciare la sua corsa per le primarie del Partito Democratico. «Nell’attesa di verificare altre ipotesi, attendendo di capire se il Presidente Berlusconi ritrova la grande voglia di sempre, la sola cosa, folle o geniale, che siamo certi si potrebbe fare per vincere è il coinvolgimento del solo giovane uomo che ci fa vincere: Matteo Renzi». Renzi, secondo questa strategia, «si presenta con una sua lista civica: la lista Renzi, e tutta la coalizione di centrodestra la sostiene e si allea con lui, quindi nessuno spostamento di Renzi a destra ma della coalizione verso il centro dei moderati.
Ma Renzi accetterebbe, si chiede l'estensore del documento? «No se glielo chiedesse pubblicamente Berlusconi: i due uomini si stimano perché si conoscono, ma sarebbe un errore fare una richiesta pubblica dal leader. Bisogna che Renzi si candidi da solo con la sua Lista Renzi e che apra a tutti coloro che condivideranno il suo programma (ovviamente preventivamente concordato), a quel punto la coalizione di centro destra si confronterà con Renzi e deciderà di sostenerlo per unità di vedute e di programmi»."
"Il piano segreto prevederebbe di far fuori "il Pdl e quasi tutti i suoi dirigenti" e di "fondare una lista civica nazionale che dovrà allearsi con il sindaco di Firenze, destinato a palazzo Chigi". L'obiettivo per il settimanale di De Benedetti è chiaro: "Salvare Silvio dai giudici e (se possibile) farlo eleggere Presidente della Repubblica". Un piano che ha anche un nome e un simbolo, quelli che diventeranno il segno distintivo del nuovo soggetto politico: "La Rosa Tricolore", rappresentata da una rosa stilizzata con i petali rossi, bianchi e verdi.
L'idea di una lista civica che sostituisca il Pdl e riconquisti gli elettori delusi dalla politica non è nuova. Già nei giorni scorsi si era parlato di Vittorio Feltri come uno dei possibili candidati.
...
Che questi fantomatici "dossier" servano solo a screditare un candidato poco gradito?Alla fine Volpe Pasini svela l'arcano. Il documento esiste, ma è certo opera di Berlusconi. "L’ho fatto io e l’ho fatto correggere da altri. Verdini non ci ha messo becco. È un’idea dei miei amici e mia, ci abbiamo lavorato in questi ultimi mesi", spiega a La Zanzara, "Renzi è un’idea mia per pescare elettori dal campo avversario". A sentire Volpe Pasini, tra l'altro, il progetto non ha entusiasmato nemmeno il Cavaliere: "Ha fatto una faccia che significavaMi piace abbastanza ma non tantissimo. Gli piace ma non ha detto urrà e non ha detto che è una cazzata". Quello che sembra certo, però, è che il Pdl abbia bisogno di cambiamento: "Berlusconi ha detto che bisogna spacchettare tutto. L’ha confermato con la presenza di alcune liste che ci saranno alle prossime elezioni", sostiene Volpe Pasini.
La scelta sarebbe caduta su Renzi perché "nel Pd non lo vuole nessuno, quelli del centro del Pd lo apprezzano e anche quelli di centro destra. Non appartiene alla casta, vive con pochi soldi, ha fatto le primarie, non è stato aiutato dal partito, è abbastanza giovane ma è esperto.
Ha una serie di caratteristiche che lo rendono unico".
Quale può essere l'idea alla base della cooptazione di Renzi? probabilmente il piano un po' ingenuo prevede che se si andasse a votare a in autunno, con elezioni anticipate, il Pd non avrebbe il tempo di fare le primarie. Il problema rottamazione introdotto da Renzi verrebbe così risolto senza affrontarlo.Questa situazione aumenterebbe la distanza tra il sindaco di Firenze e la dirigenza Pd. In un contesto del genere Renzi potrebbe essere indotto a presentare una proprio lista civica nazionale in concorrenza al Pd. Il Pdl potrebbe sostenerla. Fantascienza o realtà?
E' stato dato per disperso e sconfitto troppo presto. Ma B. è un mago della comunicazione, è sta sparando a palle incatenate sugli appesantiti galeoni dei partiti italiani arenati nelle plaghe dell'austerità. Ogni giorno un'idea e una suggestione nuova. Solo per vedere il suo nome ricomparire in prima pagina sui giornali e nei titoli dei telegiornali. Secondo me, è una strategia mediatica studiata a tavolino. Sta progettando o un suo ritorno, o una strategia elettorale dirompente, in modo che siano gli altri ad inseguirlo sui temi scelti da lui, e non il contrario.
sabato 23 giugno 2012
Anche Silvio mi ruba le idee...
Era già avvenuto un furto ad aprile di quest'anno. Ora ci prova anche Silvio. Ma la colpa è mia, avrei dovuto proteggere l'idea depositandola alla Siae... ;-)
"La soluzione che ha in mente il Cavaliere non è un traumatico passaggio da una divisa ad un'altra, ma l'affiancamento della nuova lira per un periodo di tre anni. Dopo questa fase di doppia circolazione, la valutazione degli effetti e la decisione: mollare l'euro o abbandonare l'esperimento del rtorno alla valuta nazionale."
(newrassegna.camera.it)
Dal post di aprile, in cui denunciavo il primo furto, così ne parlava Cobraf:
Cobraf mi ruba le idee...
"1) introduci una nuova lira che è sostenuta dallo stato, che la accetta per pagare le tasse e dichiara che comprerà e venderà alla parità, 1 euro per 1 nuova lira, 1 a 1, mantenendo la parità del cambio con l'euro. Lo stato può farlo perchè i suoi assegni non tornano indietro e i suoi bonifici non vengono rifiutati dalla Banca d'Italia. Quindi se porti 100 euro ti da 100 lire e se porti 100 lire ti da 100 euro.
2) questa nuova moneta addizionale però CIRCOLA SOLO IN ITALIA ovviamente, quando un italiano va all'estero cambia le sue lire in euro e paga in euro se è in vacanza a NY o in Turchia. Ma in Italia la usa perchè sa che lo stato la accetta per pagare le tasse e gliela cambia alla pari con l'euro in ogni momento. Il trucco è che non devi farti ricattare dai "Mercati" finanziari internazionali, per cui la usi in Italia e usi l'euro all'estero!.
Questo schema è ingegnoso e funzionerebbe perchè fa leva su come funziona la moneta moderna, che è creata dallo stato quando spende ed esiste solo perchè lo stato dichiara che l'accetta per pagare le tasse. Se uno capisce questo semplice concetto poi non ci sono problemi"
In realtà la proposta non è di Zibordi, alias Cobraf, ma è stata lanciata in un'intervista alla BBC da S. Keen, professore di economia:
"Steve Keen is a professor in economics and finance at the University of Western Sydney. He classes himself as a post-Keynesian, criticizing both modern neoclassical economics and Marxian economics as inconsistent, unscientific and empirically unsupported. The major influences on Keen's thinking about economics include John Maynard Keynes, Hyman Minsky, Piero Sraffa, Joseph Alois Schumpeter, and François Quesnay. His recent work mostly concentrates on mathematical modeling and simulation of financialinstability. He is a Fellow at the Centre for Policy Development."
Insomma non un cretino qualsiasi o un blogger parolaio quale sono io.
Fra l'altro, tanto per incrementare un po' la mia autostima, quando scrissi per la prima volta di corso parallelo nuova lira/euro, il primo dicembre 2011, aggiungevo:
"Si potrebbe continuare ad emettere debito tradizionale in euro, ma a tassi paritetici con quelli tedeschi. Se viene felicemente collocato bene, altrimenti verrebbe sostituito dal debito in lire nove a tasso negativo.
Una follia? ma in un mondo di subprime e derivati, follia più o follia meno, cosa importa."
Mi pareva una castronata già nel momento in cui la scrivevo, invece qualche giorno fa in Svizzera per difendere il concambio Franco/Euro che tende a schizzare verso l'alto, danneggiando l'economia elvetica, qualcuno aveva proposto proprio l'emissione di titoli con tasso negativo.
Il fatto è che qualcosa si dovrà fare se la Germania non accetterà di giungere ad una vera unione politico-economica dell'Europa. Così non è possibile andare avanti. E malgrado fini intellettuali come Seminerio la considerino un'idea da avanspettacolo, il rischio è che questo genere di idee potrebbero avere un grande successo elettorale. Soprattutto se si paventa che con l'introduzione della nuova lira, finirà il periodo dell'austerity.
Silvio sa queste cose, conosce bene i suoi polli, ingrassati per anni con il becchime della pubblicità. Monti può anche provare fastidio per questo anti europeismo montante, ma se le sue soluzioni non risolvono nulla, anzi sono peggiorative, la colpa è anche in parte sua. Ora deve solo sperare che arrivi una qualche soluzione pro crescita e anti default dal prossimo summit europeo, altrimenti a luglio potrà godersi le "meritate" (?) vacanze.
venerdì 22 giugno 2012
Paghiamo il debito?
Nella figura, il debito pubblico italiano visibile dal blog dell'Istituto Bruno Leoni. In totale 1969 miliardi di euro, per un debito pro-capite di 32.700 euro. Un bel carico sulle spalle degli italiani, sia che siate giovani, maturi, bambini o vecchi, sani o malati, uomini o donne ecc. E' un dato ottenuto praticamente dividedo il debito per il numero di abitanti italiani. Niente da eccepire, se non per il fatto che se qualcuno volesse esigere questo debito, un neonato per dire, non potrebbe di sicuro pagare la sua quota.
La quota dei figli ricadrebbe quindi sui genitori. La famiglia media italiana (dati 2010 - dedalo.azionecattolica.it) è formata da 2,41 componenti. Certo è un dato statistico che ingloba molte famiglie di uno (27% del totale) e due componenti. Comunque, stando al dato complessivo, mediamente ogni famiglia ha un carico di 78.807 euro. Visto così, il dato per la maggior parte delle famiglie italiane è una tragedia. Considerano che la maggior parte di famiglie è composta da 3 o 4 componenti si oscillerebbe tra 98.100 e 130.800 euro. L'equivalente di un piccolo appartamento in una media città italiana.
Con un bel mutuo ventennale risolviamo la questione.
Ma un attimo, sarebbe giusto addebitare ad ogni cittadino la quota che compare nell'immagine?
No, e per capirlo ci aiuta l'art. 53 della Costituzione:
"Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."
Vediamo come gli italiani hanno contribuito al gettito fiscale nell'ultimo anno attraverso la tassazione progressiva (Ire- Ires):
"il 49% dei contribuenti ha un reddito complessivo lordo annuo che non supera i 15.000 euro l'anno. Un terzo degli italiani (circa 14 milioni) non supera un reddito complessivo lordo di 10.000 euro. Il 30% dei contribuenti dichiara redditi compresi tra i 15.000 ed i 26.000 euro, il 20% invece redditi tra i 26.000 e i 100.000 euro. Solo l'1% dei contribuenti italiani dichiara redditi superiori ai 100.000 euro, mentre il 90% è sotto i 35mila euro lordi. I contribuenti con redditi dichiarati superiori ai 300.000 euro sono invece 30.590, lo 0,07% del totale"
(www.corriere.it)
Si consideri che il gettito fiscale complessivo da imposte dirette del 2011 è stato di 411,79 miliardi totali (www.milanofinanza.it), di cui, per la componente progressiva, circa 180 miliardi dal gettito Ire (ex Irpef persone fisiche) e circa 50 miliardi dalle società (Ires).
La tabella su riportata indica i dati dell'imposizione fiscale totale del 2009, ma le proporzioni sono cambiate di poco - (fonte www.senato.it). Quindi, la tassazione progressiva, colpisce per il 78% le persone fisiche e il 22% le società.
Considerando però anche la quota di tassazione non progressiva, e indiretta (Iva), si avrebbe questa situazione:
- Ire 39%
- Ires 11%
- altre imposte dirette non prog. 5%
- imposte indirette 45%
Il governo potrebbe quindi scegliere, nel caso si volesse ripianare il debito, di addebitarlo tutto sui cittadini in proporzione al reddito, o in parte anche sui consumi sotto forma di aumenti Iva. La seconda opzione potrebbe abbattere ulteriormente i consumi. Quindi eseguirò il calcolo del debito pro capite, utilizzando solo la quota di imposizione progressiva, come previsto dalla Costituzione.
Agendo in questo modo, competono ai contribuenti Ire persone fisiche 1.536 miliardi di debito e alle società 433 miliardi. Probabilmente una ripartizione ingiusta, ma questa è data dalla attuale contribuzione ai costi statali.
Partendo dalle persone fisiche, il pagamento del debito attraverso il principio di progressività, fa si che avvengano alcune cose giuste ed altre ingiuste. Per esempio si evita di far ricadere l'onere del debito sui minori privi di reddito. Ma nel contempo, chi lavora si accolla anche la parte di debito di chi è disoccupato.
La suddivisione dei circa 180 miliardi nelle varie categorie contributive, non è rintracciabile dal documento da cui è stata ricavata la tebella. Pertanto ricostruirò la ripartizione in base alle aliquote Ire (le ultime) al lordo di deduzioni e detrazioni (l'applicazione delle aliquote fornisce un'imposizione di 240 miliardi circa da compensare in percentuale fra le categorie contributive). Il numero di contribuenti si può ricavare dal numero di occupati, ad oggi il 56% circa su 60,8 milioni di italiani, quindi 34,1 milioni di lavoratori:
- 49 % contribuenti sotto 15.000 euro - aliquota 20% - 16,7 milioni di italiani - gettito presunto al netto delle detrazioni 30.6 mld (17% sul totale);
- 30 % contribuenti tra 15.000 e 26.000 euro - aliquota 30% - 10,2 milioni di italiani - gettito presunto 36 mld (20% sul totale);
- 20 % contribuenti tra 26.000 e 100.000 euro aliquota 30-40% - 6,8 milioni di italiani - gettito presunto 97.2 mld (54% sul totale);
- 1 % contribuenti oltre 100.000 euro - aliquota 40% - 340.000 italiani - gettito presunto 16.2 mld (9% sul totale).
Facendo finta che non esistano evasori fiscali, il quadro è questo. Quindi nel caso volessimo saldare il debito, si dovrebbero rispettare questi parametri. Ripartendo quindi sugli italiani il debito pubblico, in base ai parametri progressivi adottati nella tassazione ordinaria, si avrebbe:
- 49% contribuenti sotto 15.000 euro - 1536 mld x 17% = 261 mld, corrispondenti a 15.600 euro per persona in media;
- 30% contribuenti tra 15.000 e 26.000 euro - 1536 mld x 20% = 307 mld, corrispondenti a 30.100 euro a persona in media;
- 20% contribuenti tra 26.000 e 100.000 euro - 1536 mld x 54% = 829 mld, corrispondenti a 121.900 euro a persona in media;
- 1% contribuenti oltre 100.000 euro - i restanti 139 mld, corrispondenti a 409.000 euro a persona in media.
Sulle società italiane graverebbe quindi il peso minore del debito, cioè circa 433 mld, da suddividere anche qui tra le varie capacità contributive delle società italiane. L'aliquota è pari al 33%, quindi in effetti a parità di reddito, le persone fisiche sono svantaggiate, pagherebbero una quota maggiore di debito.
Non ho trovato in rete il gettito fiscale delle grandi aziende italiane, ma presumendo che sia comparabile al contributo del Pil, se la Fiat rappresenta l'11% del Pil nazionale, probabilmente il suo contributo fiscale non sarà molto dissimile. La sola Fiat si dovrebbe quindi fare carico di circa 47.6 miliardi di euro di debito pubblico. All'incirca quanto il Prodotto interno lordo della Croazia.
Osservando queste cifre, in effetti non sembrerebbe complicato, per esempio portare il rapporto debito/Pil dal 120% al 60%. Si tratterebbe di rifondere la metà delle cifre sopra indicate, magari in più anni. Cittadini e aziende ricorrendo al credito potrebbero anche riuscirci (sempre che lo ottengano), ma a discapito di consumi ed investimenti. Il Pil continuerebbe a contrarsi per almeno qualche anno, ma poi potrebbe ritornare a crescere per il positivo dimezzamento degli interessi sul debito pubblico che incide sulle tasse dirette ed indirette. Per la Fiat il contributo dimezzato continuerebbe essere di tutto rispetto, praticamente pari al Pil del Kenya.
Si consideri che il gettito fiscale complessivo da imposte dirette del 2011 è stato di 411,79 miliardi totali (www.milanofinanza.it), di cui, per la componente progressiva, circa 180 miliardi dal gettito Ire (ex Irpef persone fisiche) e circa 50 miliardi dalle società (Ires).
La tabella su riportata indica i dati dell'imposizione fiscale totale del 2009, ma le proporzioni sono cambiate di poco - (fonte www.senato.it). Quindi, la tassazione progressiva, colpisce per il 78% le persone fisiche e il 22% le società.
Considerando però anche la quota di tassazione non progressiva, e indiretta (Iva), si avrebbe questa situazione:
- Ire 39%
- Ires 11%
- altre imposte dirette non prog. 5%
- imposte indirette 45%
Il governo potrebbe quindi scegliere, nel caso si volesse ripianare il debito, di addebitarlo tutto sui cittadini in proporzione al reddito, o in parte anche sui consumi sotto forma di aumenti Iva. La seconda opzione potrebbe abbattere ulteriormente i consumi. Quindi eseguirò il calcolo del debito pro capite, utilizzando solo la quota di imposizione progressiva, come previsto dalla Costituzione.
Agendo in questo modo, competono ai contribuenti Ire persone fisiche 1.536 miliardi di debito e alle società 433 miliardi. Probabilmente una ripartizione ingiusta, ma questa è data dalla attuale contribuzione ai costi statali.
Partendo dalle persone fisiche, il pagamento del debito attraverso il principio di progressività, fa si che avvengano alcune cose giuste ed altre ingiuste. Per esempio si evita di far ricadere l'onere del debito sui minori privi di reddito. Ma nel contempo, chi lavora si accolla anche la parte di debito di chi è disoccupato.
La suddivisione dei circa 180 miliardi nelle varie categorie contributive, non è rintracciabile dal documento da cui è stata ricavata la tebella. Pertanto ricostruirò la ripartizione in base alle aliquote Ire (le ultime) al lordo di deduzioni e detrazioni (l'applicazione delle aliquote fornisce un'imposizione di 240 miliardi circa da compensare in percentuale fra le categorie contributive). Il numero di contribuenti si può ricavare dal numero di occupati, ad oggi il 56% circa su 60,8 milioni di italiani, quindi 34,1 milioni di lavoratori:
- 49 % contribuenti sotto 15.000 euro - aliquota 20% - 16,7 milioni di italiani - gettito presunto al netto delle detrazioni 30.6 mld (17% sul totale);
- 30 % contribuenti tra 15.000 e 26.000 euro - aliquota 30% - 10,2 milioni di italiani - gettito presunto 36 mld (20% sul totale);
- 20 % contribuenti tra 26.000 e 100.000 euro aliquota 30-40% - 6,8 milioni di italiani - gettito presunto 97.2 mld (54% sul totale);
- 1 % contribuenti oltre 100.000 euro - aliquota 40% - 340.000 italiani - gettito presunto 16.2 mld (9% sul totale).
Facendo finta che non esistano evasori fiscali, il quadro è questo. Quindi nel caso volessimo saldare il debito, si dovrebbero rispettare questi parametri. Ripartendo quindi sugli italiani il debito pubblico, in base ai parametri progressivi adottati nella tassazione ordinaria, si avrebbe:
- 49% contribuenti sotto 15.000 euro - 1536 mld x 17% = 261 mld, corrispondenti a 15.600 euro per persona in media;
- 30% contribuenti tra 15.000 e 26.000 euro - 1536 mld x 20% = 307 mld, corrispondenti a 30.100 euro a persona in media;
- 20% contribuenti tra 26.000 e 100.000 euro - 1536 mld x 54% = 829 mld, corrispondenti a 121.900 euro a persona in media;
- 1% contribuenti oltre 100.000 euro - i restanti 139 mld, corrispondenti a 409.000 euro a persona in media.
Sulle società italiane graverebbe quindi il peso minore del debito, cioè circa 433 mld, da suddividere anche qui tra le varie capacità contributive delle società italiane. L'aliquota è pari al 33%, quindi in effetti a parità di reddito, le persone fisiche sono svantaggiate, pagherebbero una quota maggiore di debito.
Non ho trovato in rete il gettito fiscale delle grandi aziende italiane, ma presumendo che sia comparabile al contributo del Pil, se la Fiat rappresenta l'11% del Pil nazionale, probabilmente il suo contributo fiscale non sarà molto dissimile. La sola Fiat si dovrebbe quindi fare carico di circa 47.6 miliardi di euro di debito pubblico. All'incirca quanto il Prodotto interno lordo della Croazia.
Osservando queste cifre, in effetti non sembrerebbe complicato, per esempio portare il rapporto debito/Pil dal 120% al 60%. Si tratterebbe di rifondere la metà delle cifre sopra indicate, magari in più anni. Cittadini e aziende ricorrendo al credito potrebbero anche riuscirci (sempre che lo ottengano), ma a discapito di consumi ed investimenti. Il Pil continuerebbe a contrarsi per almeno qualche anno, ma poi potrebbe ritornare a crescere per il positivo dimezzamento degli interessi sul debito pubblico che incide sulle tasse dirette ed indirette. Per la Fiat il contributo dimezzato continuerebbe essere di tutto rispetto, praticamente pari al Pil del Kenya.
giovedì 21 giugno 2012
Berlusconi insegue Grillo
Un italiano su tre non ama l'euro, e vorrebbe tornare alla lira. Un bacino elettorale vastissimo, da cui Grillo pesca a piene mani. Evidentemente, Berlusconi, dopo aver studiato i video su Youtube di Grillo, ha intenzione di mettersi in concorrenza con il fenomeno del M5s. Del resto il Pdl è diventato il terzo partito, qualcosa bisogna inventarsi per ritrovare il primato.
Del resto non è nuovo, l'ex premier, a "gaffe" di questo genere (gaffe o strategia mediatica?):
"Vi dico la mia pazza idea. Se non viene stampata altra moneta dalla Bce, stamperemo noi la nostra moneta con la nostra Zecca", ha detto Berlusconi. "Monti deve chiedere che l'Europa stampi moneta. Se così non fosse, sarebbe meglio uscire dall'euro, pur restando nell'Unione europea... La Banca centrale o diventa di ultima istanza o si deve porre il problema dell'Europa o meglio della Germania in Europa", ha spiegato l'ex premier.
"Mai vista una situazione di questo tipo, la gente è sfiduciata, è sotto shock per come viene descritto il futuro: in modo oscuro"(www.repubblica.it)
Ed oggi riprende il tema in maniera più approfondita, segno che si sta studiando il dossier "uscire dall'euro":
"Non credo sia una bestemmia l'ipotesi di uscire dall'euro, così da poter pensare a procedere con una 'svalutazione competitiva'". Lo ha detto Silvio Berlusconi, parlando alla presentazione di un libro.
...
insiste sulla eventualità che i vari Stati dell'Eurozona possano ipotizzare una uscita dall'euro e "un ritorno alle proprie monete nazionali. Certo non sarebbe auspicabile, ma ci sarebbero - assicura - anche dei vantaggi". E ha aggiunto: "Cosa succede se l'Italia, la Spagna o la Grecia dovessero tornare alla propria moneta? Non lo so. Può darsi che ci sia una perdita di ricchezza, ma io non arrivo a capirlo". Per l'ex premier, il compito che deve affrontare ora il presidente del Consiglio, Mario Monti, è quello di "far valere la forza e la solidità economica del Paese", riuscendo "a far pressione affinché la Germania ammorbidisca le sue posizioni e si riesca così ad arrivare al risultato di un'Europa che non si disintegri e a un euro forte"..."
( www.repubblica.it)
Quindi la strategia berlusconiana e duplice, se non molteplice: attirare l'elettorato esasperato dall'euro, dare soddisfazione ai falchi del Pdl, minacciare la Germania (anche se oggi appare una minaccia velleitaria), minacciare il premier attuale. Infatti insiste a chiedere a Monti un maggiore impegno in Europa, soprattutto nell'indurre la Germania a cambiare atteggiamento verso il sud Europa e le conseguenti politiche economiche. Non prosegue nel narrare le conseguenze nel caso Monti non lo facesse, ma lo ha fatto trapelare giorni fa. Dopo il summit europeo di fine mese, Berlusconi potrebbe decidere sul sostegno a Monti in base ai risultati.
Oggi Berlusconi è ai margini dell'azione politica. Ma in realtà si è auto esiliato. Non so se riuscirebbe a ricostruire la vecchia maggioranza parlamentare attorno ad un progetto No-euro. Bisogna però ricordare le parole di Bossi di qualche giorno fa: "abbiamo fatto male a permettere le dimissioni di Berlusconi". Inoltre, soprattutto tra gli ex Alleanza Nazionale c'è sempre stata ostilità verso l'attuale maggioranza montiana, e quindi disponibilità a fare altre scelte politiche. Ma all'interno del Pdl ci sono anche fazioni decisamente favorevoli all'euro, che non seguirebbero mai Berlusconi in un progetto di ritorno alla lira.
Detto questo, detto tutto il peggio e il male possibile dell'ex premier, bisogna constatare che assieme a Grillo, è l'unico che induce vitali scariche adrenaliniche (fra i sostenitori e fra i nemici). Sono gli unici due veri animali politici italiani. Bossi lo è stato, ma oggi è finito. Si tratta degli unici due politici che quando parlano non mandano in catalessi l'uditorio con discorsi stantii ed allineati al credo euro-austerico. In particolare Berlusconi, con questi discorsi, dimostra ancora una volta la sua estraneità dai famosi poteri forti sostenuti dalle banche internazionali. Con questo di sicuro Berlusconi non è automaticamente arruolato tra gli indignados e i movimentisti internazionali. Ma semplicemente non fa parte di quella strana "nobiltà finanziaria" che sta tentando di governare l'Europa, non ha nessuna remora a "bestemmiare" contro quel mondo rinnegando l'euro.
mercoledì 20 giugno 2012
La distanza Usa - Europa
Malgrado la modernità ci abbia abituati a viaggi di poche ore tra un continente e l'altro, le distanze rimangono ancora a volte insuperabili. Soprattutto tra Usa e Europa di questi tempi.
Salta l'incontro tra Obama e i leader europei:
"Sul colpo di scena del mancato incontro Usa /Ue ci sono due interpretazioni. La prima, debole, divulgata dagli americani, afferma che i leader europei avevano un brutto jet lag e dunque hanno chiesto di rimandare."
(www.ilsole24ore.com)
Ma c'è sempre qualcuno che di fronte alle umane debolezze e alla stanchezza provocata dai continui summit, elabora delle dietrologie maligne:
" ...da fonti europee ... afferma che Germania, Francia, Italia e Spagna non sopportano piu' le lezioni e le ingerenze americane e dunque hanno voluto dare un brusco segnale a Washington."
Ma è anche probabile che Obama non abbia voglia di assistere al solito "pollaio" europeo, e abbia deciso di vedere i suoi polli uno a uno, per non farsi venire la solita emicrania:
"Fonti americane raccolte dal Sole 24 Ore confermano che l'incontro non é stato rimandato, ma che forse ci saranno degli incontri bilaterali ai margini del G-20 fra Obama e i singoli leader europei."
La vera verità, temo, sia che ne Obama, ne i leader dei Bric, riescano più a capire e/o sopportare le ondivaghe politiche economiche europee che non risolvono mai nulla. La Cina, ha accusato direttamente la Germania di sbagliare tutto e di provocare la recessione mondiale. In Europa c'è il caos: c'è chi vuole gli eurobond, chi vuole l'unione politica, chi quella fiscale... ma forse nessuno vuole uno Stato europeo reale. Il mondo assiste a questa soap opera con apprensione.
La Grecia è fallita da un anno, la Spagna sta rischiando grosso, l'Irlanda e il Portogallo sono "salvi" nella loro tomba economica. I tedeschi sono testardi, e finiranno per scavarsi la fossa da soli, attorniati da paesi in default o in bilico. Non basterà più nemmeno la Cina per accogliere le loro esportazioni, dovranno cercare nuovi mercati nella galassia. Fra tutti i leader europei non ce ne uno che sappia mostrare un'idea per costruire il futuro del continente.
Il Parlamento europeo, è un ente inutile in perenne sonno, dove pochi eletti cercano di lanciare grida di aiuto. Ma nessuna li ascolta. Nessuna iniziativa arriva dai banchi di Bruxelles. L'unico che dimostra di avere una certa leadership è M. Draghi, una specie di presidente europeo ombra, ma anche lui ha le mani legate.
"Appare anche del tutto evidente che, giunti a questo punto della crisi e del suo avvitamento, insistere a tentare ancora di identificare responsabilità a livello di singoli paesi rispetto al rullo compressore di una liquidità internazionale in rapida ritirata da un’Eurozona che si è trasformata in una camera a gas a causa di drammatici errori di disegno istituzionale, è esercizio del tutto futile, nel quale purtroppo ancora troppi commentatori si attardano per motivi ignoti, escludendo l’incapacità a leggere la situazione."
Ho come l'impressione che mentre Francia e Germania litigano per decidere se l'Europa sarà uno Stato federale o uno Stato assistenzialista, le nazioni di confine, i cosidetti Piigs alla fine lasceranno mestamente l'euro, con tanti saluti alla Cancelliera Merkel, alla Bundesbank e a tutti i fan dell'austerità.
"Se tra 10 giorni alla riunione dell'Eurogruppo passa la linea di ferro di Angela Merkel, la cancelliera tedesca, allora l'area euro si sfaldera', con Italia e Spagna che abbandoneranno il blocco a 17.
E' l'opinione di Wolfgang Munchau, editorialista di punta del Financial Times, secondo cui i leader dell'Eurogruppo si trovano in un vicolo cieco. La Bundesbank ha gia' fatto sapere di essere contraria alla costituzione di un'unione bancaria, almeno fino a quando non verra' prima formata una unione fiscale completa.
Da parte sua Merkel non ha alcuna intenzione di appoggiare il progetto di unione fiscale senza che prima non venga avviata la formazione di un'unione politica. E François Hollande ha escluso l'ipotesi di un'unione politica senza un'unione bancaria.
Se nessuno riuscira' a interrompere questo ciclo vizioso in cui il gatto si morde la coda, l'eurozona si sfaldera'. I leader dell'Unione Europea hanno 10 giorni per sciogliere il nodo.
La soluzione piu' ovvia sarebbe quella di accordarsi per impostare tutti i piani sopracitati in contemporanea: un'unione bancaria, fiscale e politica. Non e' escluso che sia proprio quello che succedera'. Ma perche' avvenga Merkel deve fare piu' di una concessione, deve proprio fare dietrofront. Altrimenti Italia e Spagna se ne andranno dall'Eurozona."
(www.wallstreetitalia.com)
Certo in Italia non sarà Monti a compiere una scelta simile, essendo l'uomo scelto dalla Merkel. Ma è altrettanto ovvio che in Italia piccoli movimenti pentastellati crescono in fretta. E anche all'interno dei partiti tradizionali cominciano a nascere le correnti no-euro...
martedì 19 giugno 2012
La corazzata Fornero-Potemkin
"La riforma del lavoro è una vera boiata - ha scandito il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi - ma non possiamo che prendercela così". ( www.ilgiornale.it )
La riforma del lavoro è come la "Corazzata Potemkin" di Fantozziana memoria: "una cagata pazzesca". E meno male che l'hanno studiata i tecnici. La cosa è ancora più assurda se a dirlo è il rappresentante degli industriali, che a sentire i sindacati, sarebbero i primi beneficiari dell'intervento del governo.
Una riforma senza idee, che non ha eliminato i mille tipi di contratti precari, che non serve per creare lavoro, che aumenta il costo per le assunzioni, fatta tanto per fare. Perchè ce lo chiede l'Europa.
Andiamo bene! di questo passo non si salverà nessuna riforma di Monti. Quella sulle pensioni seguirà l'evoluzione di ciò che accadrà in Francia, anche perchè i lavoratori di 65 anni non li vuole nessuno. Nemmeno lo Stato fautore della riforma: a quanto pare la spendig review prevede il prepensionamento di 170 mila statali over 60.
La riforma del lavoro verrà rivista anche prima.
60% contro
Se il dato di Mannheimer è giusto, è piuttosto sorprendente.
"...una percentuale superiore alla maggioranza assoluta degli elettori del nostro Paese invoca, ..., una alternativa più o meno radicale del quadro politico. "
Il 60% si astiene o sta con Grillo
( www.corriere.it )
"il primo e più significativo dato che colpisce ... è quello concernente la numerosità dei cittadini disaffezionati ai partiti tradizionali. Che cercano, di conseguenza, una opzione diversa da questi ultimi, manifestando indecisione o intenzione di astenersi o - è il fenomeno più in crescita in queste ultime settimane - rivolgendosi a una forza nettamente antipartitica, quale è il Movimento 5 stelle.
...
il M5s dispone oggi ancora di un ampio bacino di voti potenziali espressi da coloro che, pur non scegliendolo, dichiarano di prenderlo comunque in considerazione per una eventuale scelta futura: nell'insieme, il mercato elettorale attuale o potenziale di Grillo sta per toccare il 30%, vale a dire quasi un italiano su tre. Naturalmente, non è detto che tutti coloro che oggi dichiarano nelle interviste - magari per una reazione di protesta - di votare per Grillo, poi lo facciano davvero nel seggio elettorale. Ma già l'ampiezza delle intenzioni di voto costituisce un sintomo indicativo dell'attuale stato dell'opinione pubblica."
( www.corriere.it )
"il primo e più significativo dato che colpisce ... è quello concernente la numerosità dei cittadini disaffezionati ai partiti tradizionali. Che cercano, di conseguenza, una opzione diversa da questi ultimi, manifestando indecisione o intenzione di astenersi o - è il fenomeno più in crescita in queste ultime settimane - rivolgendosi a una forza nettamente antipartitica, quale è il Movimento 5 stelle.
...
il M5s dispone oggi ancora di un ampio bacino di voti potenziali espressi da coloro che, pur non scegliendolo, dichiarano di prenderlo comunque in considerazione per una eventuale scelta futura: nell'insieme, il mercato elettorale attuale o potenziale di Grillo sta per toccare il 30%, vale a dire quasi un italiano su tre. Naturalmente, non è detto che tutti coloro che oggi dichiarano nelle interviste - magari per una reazione di protesta - di votare per Grillo, poi lo facciano davvero nel seggio elettorale. Ma già l'ampiezza delle intenzioni di voto costituisce un sintomo indicativo dell'attuale stato dell'opinione pubblica."
Se si unisce poi l'intenzione di voto con quest'altro dato:
"I sondaggi dicono che molti italiani vorrebbero un ritorno alla Lira. Si tratta di una pazzia. "
Scrive N. Porro sul suo blog. Spiegando dal suo punto di vista, il pericolo che una scelta del genere può provocare. La questione è dibattuta, per alcuni il ritorno alla lira sarebbe una catastrofe, e Porro e fra questi, per altri un costo sicuramente più sostenibile della situazione attuale (vedi Uscire dall'euro con un piano; Se veramente si tornasse alla lira; Ritorno alla lira un po' di ottimismo; Italia futuribile)
In pratica il vero pericolo per l'Europa non è la Grecia, che pare aver rivisto la sua posizione anti-euro dopo l'esito delle ultime elezioni, ma l'Italia. Il nuovo clima politico interpretato dal Movimento 5 Stelle, potrebbe fondersi facilmente con le spinte antieuropeiste che la crisi, e la politica di austerità stanno creando.
A quanto pare il desiderio di B. Grillo, di far giungere il movimento ai lidi del 40%, potrebbe diventare realtà nel 2013, con un corpo elettorale stremato dalla congiuntura.
Gli attuali partiti in Parlamento, sembra non ne tengano colpevolmente conto. In realtà molti loro esponenti vorrebbero votare in autunno proprio per evitare di deteriorare ulteriormente l'attrattiva verso l'elettorato. Ma non possono, o non vogliono. Preferiscono mantenere in vita con la respirazione artificiale un morente governo Monti. Alcuni commentatori affermano che Berlusconi sia prossimo a staccare la spina al governo, che aspetterebbe solo l'esito del summit europeo di fine mese per decidere. Io non penso che poi l'ex premier possa permettersi un azzardo tanto pericoloso. E quindi il governo Monti, procederà, anche contro la volontà dell'esecutivo stesso, tra alti e bassi fino al 2013. Poi si vedrà.
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