venerdì 22 giugno 2012

Paghiamo il debito?


Nella figura, il debito pubblico italiano visibile dal blog dell'Istituto Bruno Leoni. In totale 1969 miliardi di euro, per un debito pro-capite di 32.700 euro. Un bel carico sulle spalle degli italiani, sia che siate giovani, maturi, bambini o vecchi, sani o malati, uomini o donne ecc. E' un dato ottenuto praticamente dividedo il debito per il numero di abitanti italiani. Niente da eccepire, se non per il fatto che se qualcuno volesse esigere questo debito, un neonato per dire, non potrebbe di sicuro pagare la sua quota.

La quota dei figli ricadrebbe quindi sui genitori. La famiglia media italiana (dati 2010 - dedalo.azionecattolica.it) è formata da 2,41 componenti. Certo è un dato statistico che ingloba molte famiglie di uno (27% del totale) e due componenti. Comunque, stando al dato complessivo, mediamente ogni famiglia ha un carico di 78.807 euro. Visto così, il dato per la maggior parte delle famiglie italiane è una tragedia. Considerano che la maggior parte di famiglie è composta da 3 o 4 componenti si oscillerebbe tra 98.100 e 130.800 euro. L'equivalente di un piccolo appartamento in una media città italiana.

Con un bel mutuo ventennale risolviamo la questione.

Ma un attimo, sarebbe giusto addebitare ad ogni cittadino la quota che compare nell'immagine?
No, e per capirlo ci aiuta l'art. 53 della Costituzione:

"Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."

Vediamo come gli italiani hanno contribuito al gettito fiscale nell'ultimo anno attraverso la tassazione progressiva (Ire- Ires):

"il 49% dei contribuenti ha un reddito complessivo lordo annuo che non supera i 15.000 euro l'anno. Un terzo degli italiani (circa 14 milioni) non supera un reddito complessivo lordo di 10.000 euro. Il 30% dei contribuenti dichiara redditi compresi tra i 15.000 ed i 26.000 euro, il 20% invece redditi tra i 26.000 e i 100.000 euro. Solo l'1% dei contribuenti italiani dichiara redditi superiori ai 100.000 euro, mentre il 90% è sotto i 35mila euro lordi. I contribuenti con redditi dichiarati superiori ai 300.000 euro sono invece 30.590, lo 0,07% del totale"
(www.corriere.it)

Si consideri che il gettito fiscale complessivo da imposte dirette del 2011 è stato di 411,79 miliardi totali (www.milanofinanza.it), di cui, per la componente progressiva, circa 180 miliardi dal gettito Ire (ex Irpef persone fisiche) e circa 50 miliardi dalle società (Ires).



La tabella su riportata indica i dati dell'imposizione fiscale totale del 2009, ma le proporzioni sono cambiate di poco - (fonte www.senato.it). Quindi, la tassazione progressiva, colpisce per il 78% le persone fisiche e il 22% le società.

Considerando però anche la quota di tassazione non progressiva, e indiretta (Iva), si avrebbe questa situazione:

- Ire 39%
- Ires 11%
- altre imposte dirette non prog. 5%
- imposte indirette 45%

Il governo potrebbe quindi scegliere, nel caso si volesse ripianare il debito, di addebitarlo tutto sui cittadini in proporzione al reddito, o in parte anche sui consumi sotto forma di aumenti Iva. La seconda opzione potrebbe abbattere ulteriormente i consumi. Quindi eseguirò il calcolo del debito pro capite, utilizzando solo la quota di imposizione progressiva, come previsto dalla Costituzione.

Agendo in questo modo, competono ai contribuenti Ire persone fisiche 1.536 miliardi di debito e alle società 433 miliardi. Probabilmente una ripartizione ingiusta, ma questa è data dalla attuale contribuzione ai costi statali.

Partendo dalle persone fisiche, il pagamento del debito attraverso il principio di progressività, fa si che avvengano alcune cose giuste ed altre ingiuste. Per esempio si evita di far ricadere l'onere del debito sui minori privi di reddito. Ma nel contempo, chi lavora si accolla anche la parte di debito di chi è disoccupato.

La suddivisione dei circa 180 miliardi nelle varie categorie contributive, non è rintracciabile dal documento da cui è stata ricavata la tebella. Pertanto ricostruirò la ripartizione in base alle aliquote Ire (le ultime) al lordo di deduzioni e detrazioni (l'applicazione delle aliquote fornisce un'imposizione di 240 miliardi circa da compensare in percentuale fra le categorie contributive). Il numero di contribuenti si può ricavare dal numero di occupati, ad oggi il 56% circa su 60,8 milioni di italiani, quindi 34,1 milioni di lavoratori:

- 49 % contribuenti sotto 15.000 euro - aliquota 20% - 16,7 milioni di italiani - gettito presunto al netto delle detrazioni 30.6 mld (17% sul totale);

- 30 % contribuenti tra 15.000 e 26.000 euro - aliquota 30% - 10,2 milioni di italiani - gettito presunto 36 mld (20% sul totale);

- 20 % contribuenti tra 26.000 e 100.000 euro aliquota 30-40% - 6,8 milioni di italiani - gettito presunto 97.2 mld (54% sul totale);

- 1 % contribuenti oltre 100.000 euro - aliquota 40% - 340.000 italiani - gettito presunto 16.2 mld (9% sul totale).

Facendo finta che non esistano evasori fiscali, il quadro è questo. Quindi nel caso volessimo saldare il debito, si dovrebbero rispettare questi parametri. Ripartendo quindi sugli italiani il debito pubblico, in base ai parametri progressivi adottati nella tassazione ordinaria, si avrebbe:

- 49% contribuenti sotto 15.000 euro - 1536 mld x 17% = 261 mld, corrispondenti a 15.600 euro per persona in media;

- 30% contribuenti tra 15.000 e 26.000 euro - 1536 mld x 20% = 307 mld, corrispondenti a 30.100 euro a persona in media;

- 20% contribuenti tra 26.000 e 100.000 euro - 1536 mld x 54% = 829 mld, corrispondenti a 121.900 euro a persona in media;

- 1% contribuenti oltre 100.000 euro - i restanti 139 mld, corrispondenti a 409.000 euro a persona in media.

Sulle società italiane graverebbe quindi il peso minore del debito, cioè circa 433 mld, da suddividere anche qui tra le varie capacità contributive delle società italiane. L'aliquota è pari al 33%, quindi in effetti a parità di reddito, le persone fisiche sono svantaggiate, pagherebbero una quota maggiore di debito.

Non ho trovato in rete il gettito fiscale delle grandi aziende italiane, ma presumendo che sia comparabile al contributo del Pil, se la Fiat rappresenta l'11% del Pil nazionale, probabilmente il suo contributo fiscale non sarà molto dissimile. La sola Fiat si dovrebbe quindi fare carico di circa 47.6 miliardi di euro di debito pubblico. All'incirca quanto il Prodotto interno lordo della Croazia.

Osservando queste cifre, in effetti non sembrerebbe complicato, per esempio portare il rapporto debito/Pil dal 120% al 60%. Si tratterebbe di rifondere la metà delle cifre sopra indicate, magari in più anni. Cittadini e aziende ricorrendo al credito potrebbero anche riuscirci (sempre che lo ottengano), ma a discapito di consumi ed investimenti. Il Pil continuerebbe a contrarsi per almeno qualche anno, ma poi potrebbe ritornare a crescere per il positivo dimezzamento degli interessi sul debito pubblico che incide sulle tasse dirette ed indirette. Per la Fiat il contributo dimezzato continuerebbe essere di tutto rispetto, praticamente pari al Pil del Kenya.

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