Non ho molta dimestichezza con le cose di chiesa e men che meno con le faccende vaticane. L'impressione è però che ci sia uno scontro di potere, tra chi vuole nascondere certe operazioni e chi vuole denunciarle. Sembra insomma che si è arrivati al punto che non si riescono più a nascondere gli scheletri negli armadi: o sono troppi gli scheletri o scarseggiano gli armadi...
Ior, i cardinali non ratificano la svolta
"La commissione di vigilanza è composta di cinque cardinali: oltre a Bertone, che la presiede, ne fanno parte Attilio Nicora, presidente dell'Autorità di informazione finanziaria; Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso; più l'indiano Telesphore Placidus Toppo e il brasiliano Odilo Pedro Scherer
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Quanto a Tauran e Nicora, si racconta, hanno contestato il comportamento del board. E ieri hanno mantenuto il punto: nessuna ratifica della sfiducia a Gotti Tedeschi. Del resto Tauran fa parte dell'ala diplomatica che guarda con diffidenza al segretario di Stato. E Nicora ha sostenuto fino all'ultimo la prima versione della legge antiriciclaggio, poi modificata con un decreto che il 25 gennaio ha ridimensionato l'Authority che presiede. Uno dei motivi che ha portato Gotti Tedeschi a scontrarsi con Bertone, fino alla sua cacciata."
E' scontro fra i cardinali
sul licenziamento di Gotti
"E a opporsi alla ratifica della cacciata del banchiere di Piacenza risultano soprattutto Nicora e Tauran. Quest'ultimo è un porporato molto vicino a Gotti. Ma a lavorare a stretto contatto con lui allo Ior è stato particolarmente il primo. Era infatti l'asse costituito da Nicora e Gotti a battersi per una maggiore trasparenza, tesa a estendere ad esempio la retroattività della legge antiriciclaggio a prima del 1 aprile 2011. Ma su questo e altri motivi si era poi consumata la rottura fra Gotti e Bertone.
Eppure, il Segretario di Stato si sarebbe opposto fino all'ultimo alla decisione del board interno all'Istituto sull'allontanamento del presidente. "Bertone non lo voleva - spiega un osservatore addentro alle questioni vaticane - anche per questioni di opportunità istituzionale. E, in questo contesto difficile, non voleva un ulteriore fronte aperto. Piuttosto, è vero che tra i cardinali ci sono sensibilità diverse. Ma riguardano soprattutto il dopo, cioè chi sarà il successore di Gotti".
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In ogni caso, che l'esperienza di Gotti Tedeschi allo Ior sia giunta al capolinea è fuori di dubbio. "Perché anche se alla fine la ratifica non arrivasse - fa notare un osservatore - riprenderlo sarebbe impossibile". Eppure la questione amministrativa non è affatto secondaria. Gli scenari possibili, a quel punto, sarebbero tre. Gotti collabora e si dimette, è la soluzione meno traumatica. In caso contrario, interviene il Segretario di Stato, a nome del Papa. Ultima ipotesi, il Papa scrive direttamente a Gotti. Ora, a meno di non volersi scontrare con Benedetto XVI, Pontefice che l'economista ha aiutato a stendere l'enciclica "Caritas in veritate" e che rispetta in modo profondo, Gotti agirà da cristiano quale è, forse accettando le dimissioni. Ci troviamo, comunque, di fronte a una situazione del tutto inedita."
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