lunedì 25 giugno 2012

L'Europa Unita non si fa più


Troppi i nein di Merkel. In attesa di qualche decisione importante dal summit (ma quali?) i mercati intanto hanno perso ogni speranza. L'euro può naufragare fra default e antipolitica montante, che è ormai politica anti europea in molti dei Piigs.

Ogni nein di merkel è un punto percentuale in più per Grillo, o per Berlusconi se prosegue nel suo progetto di ritorno alla lira. I tedeschi o sono pazzi, o hanno una carta segreta nella manica. Perchè comunque, se cade l'euro, precipita anche l'economia tedesca.

Germania: in caso rottura euro, Pil -10% e 2 milioni disoccupati in piu'
(www.wallstreetitalia.com)

"Un'eventuale fine dell'euro avrebbe conseguenze catastrofiche per l'economia tedesca. Lo rivela lo Spiegel, che pubblica i dati di uno studio riservato del ministero delle Finanze di Berlino dai quali risulta che nel primo anno di ritorno al marco l'economia tedesca subirebbe un crollo del 10% mentre il numero dei disoccupati schizzerebbe da meno di tre milioni a piu' di cinque.
New York - Il settimanale tedesco spiega che il ministero delle Finanze ha tenuto finora lo studio nel cassetto, per timore di non riuscire piu' a tenere sotto controllo i costi per salvare la moneta unica. Un funzionario ministeriale ha spiegato allo Spiegel che "di fronte a questi scenari, anche un salvataggio dell'euro a caro prezzo appare come il male minore". "


La Merkel non vuole condividere debiti, spese, risorse... ognuno per se Dio per tutti. Ma allora a cosa serve questa Europa unita? Sinceramente non si capisce più perchè si debba tenere in piedi questo carrozzone deragliato. Forse perchè le grandi banche della mitteleuropa rischiano di fallire? non si capisce per quale motivo insistere su questa strada, se non giova a nessuno.

Intanto anche gli industriali italiani hanno perso la pazienza. L'avevo previsto (se gli industriali perdono la pazienza):

Confindustria: «La crisi è peggio del previsto»
L'ufficio studi: «Insufficienti le misure adottate dalla Bce»
E Squinzi scrive a Barroso: «Ritrovare la strada della crescita» 


"Le condizioni economiche dell'eurozona «si stanno rivelando molto peggiori di quel che era stato previsto pochi mesi fa». E le misure finora adottate dalla Bce e dai governi «si sono dimostrate del tutto inadeguate».
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In particolare, sottolineano i tecnici di viale dell'Astronomia, «le politiche di bilancio improntate al solo rigore, invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l'intera economia europea».
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«Oggi è partita la lettera di varie associazioni italiane. Ne partiranno altre in questi giorni. È un pressing che stiamo cercando di fare sulla commissione europea perché nel vertice del 28 e 29 di giugno si prendano le decisioni giuste che vadano nella direzione di farci ritrovare la crescita». La lettera indirizzata al presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e al presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy. Squinzi ricorda anche di avere «firmato anche l'appello della Cefic, la Federazione delle industrie chimiche europee: 29mila imprese, un milione e 400mila dipendenti. Io, come presidente, e i ceo delle aziende chimiche più importanti abbiamo firmato questo appello perchè ne tengano conto»."


Squinzi si sta dimostrando un presidente energico e con le idee chiare. Di sicuro non le manda a dire (vedi Fornero - La corazzata Fornero-Potemkin). La sinistra e gli intellettuali di sinistra, in Italia sono rimasti gli unici a difendere euro e governo Monti (anche se non tutta la sinistra, Fassina è uno dei dissidenti). Però dall'alto del loro snobismo non si rendono conto che la situazione gli sta sfuggendo di mano. Industriali, Grillini, Berlusconiani, si sanno chiudendo a tenaglia accerchiando gli euro sostenitori. Potrebbe essere una partita pericolosa, ma del resto per loro non c'è più molto da fare. L'arma Monti, il premier autorevole in Europa, è scarica.

Che dire? forse domani una buona notizia farà rimbalzare le borse, o forse no. Ormai basta uno starnuto tedesco per bruciare milioni di euro sui mercati.

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