lunedì 24 marzo 2014

Francois! l'optimisme est le parfum de la vie


La Storia presenta il conto, era inevitabile. Comincia dalla Francia, guidata da un presidente scialbo che al momento dell'elezione aveva suscitato molte speranze (anche in me), ma ha deluso enormemente allineandosi ai dettami della Germania:

"Un duro colpo al partito socialista del presidente François Hollande e una forte avanzata dell’estrema destra del Front National di Marine Le Pen, accompagnati da una forte astensione. Sono questi i risultati del primo turno delle elezioni municipali in Francia dove per la prima volta il Front National potrà partecipare al secondo turno in 229 città. “In tutte le città che governeremo – ha detto alla radio Rmc la leader del Fronte – faremo abbassare le tasse. E’ un provvedimento urgente, i francesi non ne possono più”. "
(www.ilfattoquotidiano.it)

Una campagna elettorale amministrativa, con temi tipicamente locali, ma è assolutamente evidente che dietro il successo dei populisti estremi di Le Pen c'è l'Europa, l'euro ed il funzionamento di entrambi. Se le cose non stessero crollando in tutto il continente Francia compresa, pochi francesi si sognerebbero di votare per un partito neofascista.

Ma la situazione è ormai grave in tutta Europa, e dire come fanno alcuni giornalisti di regime, che il caso Le Pen è una questione interna francese, è un atteggiamento di miopia politica ed economica, se non di malafede.
In Spagna c'è appena stata una mega manifestazione anti austerità, che mi pare non sia stata presa in considerazione nelle sue giuste proporzioni nemmeno nei telegiornali "progressisti", ormai allineati anch'essi nella difesa estrema dell'indifendibile politica europea dell'euro. Si mette la sordina a qualsiasi notizia che metta in dubbio la costruzione del catafalco dell'euro e dell'Europa.

La Storia presenta il conto, e giustamente chi ha visto lontano rivendica i propri meriti:

"Adesso avete capito?

No, almeno a giudicare dai ragli che il vecchio malvissuto ha emesso oggi sul Fatto Quotidiano: quella storia secondo cui Paul Krugman starebbe all'economia come Di Bella al cancro.

Allora, visto che la risposta a questo esito che avevo previsto sul Manifesto e sul sito della sinistra perbene e decotta, visto che la vostra risposta, cari Soloni criminali dell'informazione italiana, continua ad essere il dileggio e la disinformazione, aspettatevi qualcosa di simile anche qui.

Vedete, cari Zucconi, Colombi, Gallini (non dimenticatelo mai), e altro pollame assortito, il vostro atteggiamento, oltre a qualificarvi come patetici ignoranti dei più elementari principi di economia (ormai assorbiti da quella parte dell'elettorato che ha fatto il minimo sforzo di informarsi); oltre a qualificarvi come dei totali ignoranti della storia economica recente del nostro paese
...
Insomma, chi pone l'identità euro=Europa nega la possibilità di concepire l'abolizione dell'euro, cioè il rimediare a un errore, senza la negazione dell'Europa, e quindi rende inevitabile che la necessaria correzione di rotta in politica economica, che passa per l'eliminazione dell'euro, si trasformi in una svolta nazionalistica, nella negazione dell'Europa.
...
è politicamente suicida che vi ostiniate a non capire il messaggio che il Nobel laburista Meade consegnò alla letteratura economica nel 1957, e che io ho divulgato ad alcune decine di migliaia di italiani nel 2012: in un'Europa che voglia privilegiare realmente il lavoro, l'unico percorso di integrazione economica sostenibile è quello che prevede una flessibilità del cambio nominale fra paesi strutturalmente (e legittimamente) diversi.

Ma voi questo messaggio lo negate, perché, come ha ben detto l'onorevole Fassina in un'altra occasione, per voi ammettere quello che per un laburista inglese degli anni '60 era scontato, e che in teoria dovrebbe esserlo anche per la Costituzione italiana, ovvero che il lavoro sia un diritto, sarebbe una colossale sconfitta politica. E questo perché? Perché voi avete ciecamente rivendicato come vittoria politica l'adozione di un sistema dove la rigidità del cambio nominale si scarica sui salari, rendendo ineluttabile il recupero di competitività via "svalutazione interna", cioè via austerità, cioè via disoccupazione."

(goofynomics.blogspot.it - A. Bagnai)

"Ti sta bene caro Hollande, come sta bene a tutte le socialdemocrazie del continente che hanno tradito la loro funzione storica e il loro elettorato piegandosi supinamente ai diktat neoliberisti e rinunciando a mettere in crisi quei meccanismi monetari e istituzionali che ne consentono l’applicazione. Ben gli sta anche a quella parte della sinistra cosiddetta radicale che perseguendo una sorta di internazionalismo fuori luogo ( ma spesso funzionale alla sopravvivenza delle piccole elite di comando ) hanno regalato alla destra tutti o quasi i temi forti dell’anti liberismo primo fra tutti la questione dell’euro come strumento di divisione e di guerra continentale oltre che di distruzione dello stato sociale.
...
occorre scegliere tra l’idea d’Europa e la moneta unica perché la prima dentro l’attuale contesto è incompatibile con la seconda. Per salvare l’idea di una unione continentale libera e paritaria occorre liberarsi in maniera consensuale dell’euro, se non altro come divisa corrente, potendo rimanere come punto di riferimento verso l’esterno. Naturalmente i ricchi e coloro che hanno grandi disponibilità liquide, le banche, i potentati finanziari ci perderebbero e quindi si oppongono con tutti i mezzi: le pallide socialdemocrazie, ormai persuase nella loro conversione al mercato totale, che per vincere non bisogna essere troppo a sinistra, non sono state in grado di resistere a queste sirene e ai relativi pourboire. Nella migliore delle ipotesi avevano vagheggiato e tuttora vagheggiano un compromesso: si all’euro, ma fine della politica dell’austerità, come se le due cose fossero indipendenti e prefigurando un futuro di “più Europa” dimenticando o non comprendendo che è proprio la moneta unica a enfatizzare le divisioni già grandi fra le economie del continente, ad essere strutturalmente la ragione di fratture insanabili.
...
perché votare socialista quando alla fine Hollande non fa nulla di realmente diverso da Sarkozy e perché accettare la farsa del partenariato fasullo con Berlino che in realtà è una subalternità?. O molto più semplicemente perché andare a votare? Ed ecco il risultato delle amministrative che sono solo un piccolo assaggio di quanto avverrà alle europee."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com - A.C. Minutolo)

Che dire di più. Dovrei citare, lincare, e riportare intere pagine di questo blog fino alla noia. Riassumendo non si può far altro che dire che la storia presenta il suo conto a questi governanti europei che si sono infilati in un cul de sac chiamato euro, anzi il sacco se lo sono messi in testa e guidano il torpedone senza vedere la strada. Ci porteranno a sbattere contro il primo muro. Il prossimo cigno nero dell'economia che atterrerà sulla carreggiata ci farà uscire di strada. L'Europa in questo quadro economico, malgrado quanto ne pensino i tedeschi, è più fragile che mai.

Temo che comunque dalle elezioni europee non ci sarà una svolta. Alcuni burocrati di partito (soprattutto a sinistra) si spaventeranno ma difficilmente ci sarà un'inversione. Si dirà: pazienza... abbiamo perso il Parlamento europeo, ma tanto non conta nulla. Ed è vero che non conta niente. Le élite al governo diranno: il popolo non ci ha capito, ma appena avremmo completato le "riforme strutturali" (non a caso fra virgolette), tornerà la crescita e torneranno i voti. E rimanderanno al futuro la resa dei conti. Ma non sarà così naturalmente. Le cose continueranno a peggiorare, fin quando ci sarà il crollo finale.

"Su una cosa credo possiamo tutti convenire, intendo fra noi litiganti proEuro, noEuro, agnostici o semplici osservatori. Eventualmente, non sarà la “classe dirigente” (psssst, la Zanicchi e De Mita sono stati eletti a Bruxelles con le prefernze… dunque niente scuse neh!) ne un fantomatico e inesistente “moto” di protesta italiano (la prostata non giova alla piazza) a fare un serio tentativo di cambiare la politica europea. Oppure al limite a tentare la spallata per disgregare l’eurozona.

Sono d’accordo, mi sa che dovremmo aspettare un popolo più serio e con senso dello Stato di noi, i Francesi sono ottimi candidati.

Grazie al buon lavoro fatto da Hollande, il peggior presidente della storia dell’umanità (roba che Monti al confronto è uno statista del calibro di Einaudi), la Francia sta precipitando nello stesso incubo italiano tanto che sulla stampa elevetico-italiana ogni tanto trapela la notizia che nei cantoni francofoni stanno arrivando fior di industrie, benestanti, e cervelli formati nella ottima Francia.

Peraltro i dati grezzi raccontano di una traiettoria dell’economia transalpina persino peggiore di quella italiana e questo effettivamente è un risultato notevole, non era facile riuscire in un cimento simile, Bravò Hollande.

 





Dunque è questione di tempo ma temo che ci vorranno ancora anni. L’idiota al potere scade nel 2018 e nonostante alle prossime europee Marine Le Pen è destinana a fare cappotto non pare ci siano spiragli per inversioni a U dalle parti di Parigi."

(www.rischiocalcolato.it)

Appunto. Condivido.

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