sabato 15 marzo 2014

Stormi di cigni neri


Mentre il nazional giornalismo mainstream si fa pippe cervellotiche con le coperture fantasma del piano del premier televenditore, sono stati avvistati nei cieli d’oriente stormi di cigni neri pronti ad abbattersi sulle traballanti economie occidentali. Qualcosa di molto più preoccupanti rispetto a dove andrà a trovare i soldi Renzi.

La Cina non sta affatto bene. Il fallimento di un’azienda cinese avvenuto in questi giorni potrebbe essere solo l’inizio di una resa dei conti nell’economia più in bolla del mondo. In bolla finanziaria, con istituti di credito statali ed ufficiali, ed altri privati ed “ombra”. I quali hanno prestato cifre enormi per realizzare immobili che rimangono invenduti, o per finanziare industrie che ora esportano con sempre maggiori difficoltà verso l’occidente.

Defaultdi pagamento in Cina, timori per una nuova crisi dei subprimes
13 marzo 2014
Le autorità cinesi sono pronte ad accettare default di pagamento su prodotti finanziari, dato che “è difficile evitare simili incidenti”.
Lo ha detto giovedì 13 marzo il primo ministro cinese Li Keqiang,evocando i pericoli di una finanza dell’ombra disseminata da crediti tossici.
“Diamo molta importanza ai rischi finanziari e ai pericoli legati all’indebitamento....Casi isolati di default di pagamento su prodotti finanziari sono difficili da evitare.”
Caso emblematico, un fabbricante di Shanghai di pannelli solari, Chaori Solar, settimana scorsa ha annunciato di non avere i mezzi per pagare 89,8 milioni di yuan (10,7 milioni di euro) d’interessi su obbligazioni emesse nel 2012.
Questo primo default di pagamento su obbligazioni di imprese emesse in Cina accende le inquietudini sui prodotti d’investimento emessi da decine di trust e società di credito, evocando per alcuni lo spettro dei subprimes americani.”

Forse l’avevo già scritto in un altro post, ma viene quasi il dubbio che l’austerità, malgrado i danni che sta provocando all’economia europea, sia stata studiata e praticata ad arte per fare implodere l’economia del dragone che così non riesce più ad esportare a sufficienza. Del resto quando un’economia sopravvive e lievita grazie solo alle esportazioni, si mette in una situazione di pericolo. Vuol dire mettere il proprio sviluppo nelle mani dello straniero. La Germania dovrebbe osservare, prendere appunti e cambiare di conseguenza obiettivi economici.

Il Giappone ha visto il Nikkei cedere più di tre punti percentuali in una seduta, malgrado i quantitative easing della sua banca centrale. Evidentemente anche li qualcosa non ha funzionato. Anche li si è pensato di aumentare le esportazioni svalutando lo yen, ma mettendo di fatto lo sviluppo nelle mani e portafoglio degli stranieri. Prima o poi si dovrà avere il coraggio di guardare in faccia la realtà. E’ necessario come l’aria, se vogliamo conservare le regole del capitalismo, rinfocolare la domanda interna di tutte le nazioni di questo mondo. Non dico che vadano abolite le esportazioni, un’assurdità. L’economia a Km zero funziona se si vuole tornare a cento anni fa. Ma bisogna perlomeno riuscire a mantenere un equilibrio tra import ed export. Altrimenti avremmo sempre nazioni che vivono sulle spalle di altre indebitate, e poi accusate dalle “virtuose” di avere tanti debiti (per es. la Germania verso l’Italia).

Gli Stati Uniti come al solito giocano al “gendarme del mondo”, ma purtroppo questa volta lo fanno nel cortile di Putin. La Germania non ha potuto sottrarsi al gioco, malgrado abbia solo da perderci (e noi purtroppo anche). La Germania si sta giocando le forniture del gas russo per accontentare Obama e fare la voce grossa con Putin. A meno che sia tutta una finta: in pubblico la Merkel mostra i denti, sottobanco tratta con la Russia e spera si accontenti della Crimea. Ma se Putin deciderà che non è il caso di passare come fesso, e deciderà di invadere l’Ucraina orientale, un altro bel cigno nero si paleserà sui cieli grigi dell’economia mondiale.

Oppure Obama potrebbe aver promesso alla Merkel il futuro petrolio polacco.

“Il governo polacco afferma che offrirà agevolazioni fiscali per 6 anni alle società del gas di scisto, nel tentativo di incentivare investimenti ed esplorazione. L'annuncio arriva a seguito dell’alta tensione energetica fra Russia ed Ucraina.

La nuova agevolazione fiscale mira ad aiutare la Polonia ad attrarre imprese straniere per esplorare ed investire in riserve di petrolio di scisto del paese, che si ritengono essere le più grandi in Europa, secondo i dati dalla US Energy Information Administration.
Tra 2020-2029, i nuovi incentivi potranno contribuire fino a 5 miliardi di dollari di entrate, secondo Tusk.
La proposta sarà inviata al Parlamento entro due settimane, e il primo ministro spera che passerà senza alcun inconveniente.
In precedenza nel mese di febbraio, la Polonia ha abbandonato i piani per utilizzare una società statale per l’esplorazione del gas shale, invece di mettere all'asta le licenze a società estere.

Exxon Mobil e la Marathon Oil sono entrambi interessati nel settore dello scisto del paese. Alcune aziende controllate dallo Stato hanno vinto anche le licenze per l'esplorazione.
Maciej Grabowski, ministro dell'ambiente della Polonia, si aspetta primo pozzo di gas shale commerciale del paese già quest'anno, e spera di avere più di 200 pozzi nei prossimi anni. Il paese vuole diventare un esportatore, e non un importatore di gas naturale.”

Chi del resto andrà ad estrarre il petrolio polacco se non americani e tedeschi li a due passi? Comunque non so se il gioco in Ucraina vale la candela del petrolio futuro ed incerto in Polonia. La Germania il black out lo rischia già il prossimo inverno, e non nel 2029.

Wall Street non aspetta altro per fare retromarcia. Sono un paio d’anni che si dice che il mercato borsistico non ha alcuna ragione di crescere all’infuori dei QE della Fed che ha stampato dollari per quasi 3.000 miliardi in cinque anni.
Se più cigni neri si sommeranno, sarà una catastrofe mondiale. Anche la promessa di continuare i QE non sarà sufficiente. La crisi sarà simile a quella 2008, forse anche peggiore viste le dimensioni delle bolle che sono state gonfiate in questi anni.

Cosa significherà per l’Italia? Potrebbe essere un fatto negativo e positivo allo stesso tempo. Sicuramente sarà negativo perché l’arresto degli ordini dall’estero farà terminare anche la timida ripresa dipendente dall’export. Ma potrebbe essere anche un fatto positivo, in quanto un grave crisi mondiale probabilmente renderà insostenibili ed impossibili le politiche di austerità ovunque in Europa. Probabilmente si dovrà per forza abbandonare politiche di tagli e riduzioni di spesa pubblica. Si dovrà anzi ricorrere a massicce dosi di denaro pubblico per sostenere una situazione molto difficile, senza badare al deficit, al debito, al fiscal compact, ai bilanci bancari e a tante problematiche che comunque ora l’Europa non sta risolvendo.

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