giovedì 6 marzo 2014

L’avvertimento euro-mafioso


Renzi è un oggetto non identificato anche in Europa. E’ stato insediato premier italiano con il beneplacito di Napoletano, che non poteva fare altro che affidarsi al volere piddino, e della Merkel forse disperata per l’inconcludenza del precedente gestore del Bar di palazzo Chigi.

Insomma Renzi è stata quasi una scelta obbligata, quasi imposto vista l’assenza di alternative. Il novello premier fiorentino si è subito dichiarato europeista convinto, eppure qualcosa di lui non convince proprio. Infatti afferma “Basta con il ce lo chiede l’Europa… le riforme le dobbiamo fare per noi e per i nostri figli”. Una frase con duplice lettura: se letta da un euroburocrate preoccupa la prima parte, se letta da un italiano preoccupa ma rincuora la seconda parte. E che qualcosa nel suo europeismo dichiarato non torni, c’è anche la volontà espressa tempo addietro di sforare il limite del 3% Deficit/Pil e quella di utilizzare, in contrasto con l’Ue, la Cassa Depositi e Prestiti per finanziare le spese statali in precedenza bloccate dall’Ue.

E allora è meglio essere sicuri che il nuovo premier italiano capisca quali sono i suoi limiti di mandato. Anzi di gestione delle politiche decise a Bruxelles.

“Il giudizio della Commissione europea non lascia spazio a fraintendimenti: l’Italia ha “squilibri macroeconomici eccessivi” e per questo dovrà essere sottoposta a uno “speciale monitoraggio” da parte dell’Unione europea che farà rapporto all’Eurogruppo sulle riforme italiane e, a giugno, “deciderà ulteriori passi”, come scrive la stessa Commissione. Che avverte: nonostante gli sforzi per raggiungere l’obiettivo di medio termine dei conti pubblici, “l’aggiustamento strutturale per il 2014 appare insufficiente”, soprattutto alla luce della “necessità di ridurre il debito a un passo adeguato”. 
“L’Italia deve affrontare il livello molto alto del debitoe la debole competitività esterna, entrambi radicati nella protratta lenta crescita della produttività e che richiedono politiche urgenti”, scrive la Commissione secondo cui “la necessità di azione decisiva per ridurre il rischio di effetti avversi sul funzionamento dell’economia italiana e della zona euro è particolarmente importante data la dimensione dell’economia italiana”.
la Commissione compirà un monitoraggio specifico delle politiche raccomandate all’Italia dal Consiglio nell’ambito del semestre europeo (l’esercizio di controllo dei bilanci nato dal rafforzamento della governance della zona euro, ndr) e farà regolari rapporti all’Eurogruppo e al Consiglio”.

L’Ue non si fida molto di Renzi. Esistono due tipologie di contestatori delle politiche europee: quelli subdoli e quelli finti. Quelli del primo tipo sono molto simili all’identikit del tipico premier italiano che dice “si ok, faremo come volete, accettiamo tutto” e poi fa ciò che gli pare. Berlusconi ne è stato il prototipo perfetto.
Quelli del secondo tipo sono invece coloro che gridano “no all’austerità, no all’Europa, no alla perdita di sovranità ecc.” e poi si adeguano silenziosamente ai voleri di Bruxelles.
Renzi potrebbe rientrare nel primo tipo di pericoloso contestatore delle regole Ue, mentre nel secondo tipo falso, nel caso diventasse premier, potrebbe rientrare Tsipras il greco.

La difesa dell’Italia ai rilievi europei è piuttosto comica:

“Le riforme previste sono in linea con l’ambizioso piano richiesto dall’Unione europea”, assicura il ministero dell’Economia, sottolineando che “l’andamento del debito pubblico in relazione al Pil deriva prevalentemente dal denominatore del rapporto, cioè dalla crescita modesta degli anni precedenti la crisi e dalla profonda recessione“. L’esecutivo afferma quindi che è il momento di “dare una svolta” e che “la competitività dell’economia italiana è oggi limitata dall’elevato cuneo fiscale sul costo del lavoro, un problema che il governo si accinge ad affrontare con determinazione”

Oh bella questa! Il rapporto debito/Pil cresce perché scende il Pil, che a sua volta si deprime da mesi a causa delle politiche di austerità che dovrebbero ridurre il debito. Ma chi l’avrebbe detto che l’austerità ci fa male, che riduce il Pil, e che quindi il debito sale? In molti, molti economisti tra cui premi nobel che l'informazione main stream fa di tutto pur di ignorare.

“Il rapporto debito-Pil è in continuo peggioramento, quindi a Bruxelles e dintorni sono nervosi, perché stanno trattando con l’elefante italiano nella cristalleria. Che cosa serve, quindi? Le solite cose: competitività, cioè abbattimento del costo del lavoro: con le buone, (cioè agendo dal lato del cuneo fiscale) e/o con le cattive (cioè tagliando il netto in busta), aumento dell’export.”

Forse, forse ci vorrebbe di più, una bella spinta con investimenti freschi, tipo un intervento keynesiano ma non fatto dallo Stato. Perché l’investimento pubblico è peccato nella chiesa austero-liberal-merkeliana. Perché non si fa un bel investimento pro crescita con i soldi degli italiani, forzandoli un pochino?

“La prima domanda a cui il nuovo presidente del consiglio, Matteo Renzi, dovrà dare una risposta è se ci sarà una tassa patrimoniale. La seconda è di che tipo sarà
per fare le riforme e tagliare il debito pubblico ormai alle stelle (nel 2013 ha raggiunto il 132,6% del Pil, il livello più alto dal1990) occorrono soldi. Tanti soldi. E non è chiaro dove andarli a prendere. Per questo la tentazione di acchiapparli nel modo più facile, cioè dalle tasche del ceto medio, è la strada più facile.”

Del resto se gli italiani non vogliono capire che devono investire e far girare i soldi (che non hanno più) con le buone, si procederà con le cattive.

Ma a questo punto si pone una domanda fondamentale. Renzi che è diventato premier senza essere eletto, che ha fatto un accordo con Berlusconi, che è quindi visto a sinistra come il peggiore dei peccatori, come farà a farsi perdonare dal suo elettorato delle primarie se metterà la firma ad una patrimoniale monstre che quella di Amato nel 1992 sembrerà irrilevante?

Insomma Renzi vorrà metterla la firma in calce a questa patrimoniale, o piuttosto che perdere l’appoggio popolare preferirà fare il populista del Pd, e mandare a quel paese l’Unione Europea? Mi parrebbe strano che uno che ha l’ambizione di diventare il prossimo Berlusconi, si lasci trascinare in politiche così impopolari. Tanto che gli italiani comincerebbero a provare nostalgia per Monti e Letta…

C’è comunque qualcosa che non quadra, come al solito, nella situazione italiana ed europea in generale. Berlusconi era stato cacciato, a suon di colpi di spread nel 2011, e pare sia stata un’arma utilizzata dai suoi nemici internazionali in modo volontario. Un’arma poi sfuggita di mano.
Come mai ora lo spread non è più un’arma di pressione come tre anni fa?

“Nel frattempo arriva la nota di replica del MEF, …, e sostiene che
«Il calo dello spread sotto i 200 punti base testimonia come gli sforzi del Paese siano stati importanti e riconosciuti»

Quest’ultimo punto in effetti è interessante: gli investitori internazionali stanno comprando la periferia dell’Eurozona, e con essa la storia che la crescita dell’area è ripartita, senza far caso alla disinflazione in corso, che minaccia da molto vicino tutti i Grandi Debitori, ed il nostro paese per primo. Il mercato ritiene che questa sia una storia a lieto fine? Non abbiamo la presunzione di leggere nella mente di migliaia di investitori, a differenza di altri.

Sappiamo comunque che i mercati sono estremamente volubili, e che ogni investitore partecipe del momentum (cioè intruppato nel branco) ha tale e tanta considerazione di sé da ritenere di essere in grado di uscire da un trade un secondo prima del resto del mondo. Dopo di che, accadono i casini.”

Come al solito i mercati si comportano ormai in maniera del tutto avulsa dall’andamento dell’economia reale e dalla finanza legata ad essa. Ma potrebbe essere un periodo di assestamento. Gli investitori hanno lasciato i paesi emergenti per paura di un default generalizzato dei medesimi (paura non del tutto irragionevole: “#tuttobenela Cina Continua a Rallentare“) e hanno quindi trasferito i loro investimenti sui meno insicuri paesi quasi “core” dell'Europa. I titoli italiani e spagnoli danno buone rese, e nello stesso tempo si tratta di paesi socialmente un po’ più solidi di Brasile, Turchia, Argentina, Sud Africa, Russia ed altri di questo tipo.

Comunque vada, Renzi è avvisato. La smetta di dire che ci siamo stufati del “ce lo chiede l’Europa”, la smetta di fare programmi faraonici e spendaccioni. Torni con i piedi per terra, non c’è bisogno di tracciare strade nuove. Basta posare i piedi dove hanno lasciato le loro orme Monti e Letta.

Ma Renzi li ascolterà? Come no...

““Mercoledì presenterò il piano casa: non ce la facciamo venerdì, lo stiamo rivedendo. E presenteremo anche il Jobs act e le misure per la scuola, misure che mettiamo tutte insieme per non incatenare i sindaci, ma scatenarli”. E’ l’annuncio del premier Matteo Renzi
“Ci sono due miliardi di euro pronti per l’edilizia scolastica”, ha aggiunto Renzi, secondo il quale bisogna “rilanciare l’efficientamento energetico della scuola perché si possa spendere meno in bollette”. Il primo passo che il governo deve compiere, ancora, “è sbloccare il Patto di stabilità”.”


E via cantando di borgo in borgo. E via spendendo soldi che non ci sono e che l'Europa non ci permetterà di spendere. A quanto pare Renzi assomiglia sempre più a Berlusconi, ma in modo diverso da come lo descrive Crozza: non è Berlusconi che ammaestra l’allievo, ma è l’allievo che ambisce a superare il maestro e lo fa da autodidatta.

L’Europa è preoccupata. Non vuole di sicuro certi tipini svegli e furbastri a fare il premier in Italia. Lassù a alle latitudini belghe pensavano di aver risolto la questione nel 2011 con la defenestrazione dell'Unfit. Andavano così bene i tecnocrati caricati a molla alla Monti… ma perché gli italiano l’hanno snobbato nella cabina elettorale? Ehh cara Angela di cermania, caro Olli, caro Mario D., fatevi delle domande e datevi le risposte.

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