giovedì 27 novembre 2014

Autentico come una banconota da 300 euro



Mi unisco all'ode ai falsari di Capece Minutolo:

"Evviva. Se c’è qualcuno che in questo Paese fa qualcosa di economicamente coerente sono proprio i falsari di Napoli che invadono il mercato di euro contraffatti. Infatti sono gli unici che fanno ciò che si dovrebbe fare, ma che purtroppo è impossibile fare all’interno dell’eurozona, vale a dire usare la leva monetaria per stimolare la crescita: e lo fanno concretamente a forza di piccoli e medi tagli che – se sottratti all’asfittico sistema criminale – avrebbero un effetto più benefico rispetto ai 300 miliardi di pura fantasia spacciati da Juncker e sniffati dai media di regime che ormai si accontentano di merce scadente e tagliata male."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Il nuovo numero magico è 300, dopo l'80 renziano. Trecento fanta miliardi montati come la maionese, partendo da 15-20 miliardi. Le magie non avvengono solo al cinema, anche in certi parlamenti immaginifici come quello europeo. Speriamo solo che si tratti di maneggi del tutto inutili e che al limite si trasformino in un fiasco annunciato. Perché c'è anche il rischio che il giochino di Juncker diventi un altro mostro pericoloso e costoso per i contribuenti europei.

"Ora diciamo la verità: sapete cos’è il piano Juncker in realtà? Un artificio degno di un subprime, un enorme subprime basato sulla leva. Insomma, il protettore degli evasori fiscali di tutta Europa basa il suo piano di sviluppo sull’ingegneria finanziaria, un sorta di Fausto Tonna della Parmalat all’ennesima potenza: non c’è una lira di capitale fresco e, tanto per gradire, se il nostro governo deciderà di fornire dei fondi di finanziamento - e state certi che lo farà - probabilmente questi serviranno per costruire un’autostrada in Spagna o rimettere a posto un porto in Grecia che poi si compreranno i cinesi. Accidenti che piano di sviluppo! Siamo alla disperazione keynesiana più totale, oltretutto con non pochi rischi per i contribuenti europei.

D’altronde, grazie all’opzione put di Draghi e del suo “whatever it takes” viviamo a Fantasilandia, dove un Paese in bancarotta come la Spagna può prendere a prestito denaro a dieci anni al tasso del 2%! Insomma, con 21 miliardi di capitale il piano Juncker è quello di utilizzare leva 15:1 per finanziare strade e ponti, di fatto ciò che non serve affatto perché all’eurozona serve denaro che circoli, credito che torni alle aziende per investire e dare lavoro, di fatto riattivando la dinamica dei consumi.

...
i tempi per la presentazione e il vaglio dei vari progetti richiederà mesi e non ci sarà alcun tipo di stimolo reale per l’economia almeno fino alla seconda metà del 2016, con uno scudo a difesa degli investitori e i contribuenti europei a rischio di perdite visto che parliamo di uno schema che, ricordo, è basato su una leva di 15 volte, ovvero ogni euro (di garanzie) messo sul tavolo dall’Ue dovrebbe tramutarsi in 15 euro di denaro cercato e ottenuto sui mercati, in questo momento storico poi.

... lo ha denunciato forte e chiaro il professor Charles Wyplosz dell’Università di Ginevra, a detta del quale «quel denaro di fatto non c’è, quindi non darà nessuno stimolo o ripartenza alla crescita, questa cosa ha dell’incredibile, stanno facendo il contrario di quanto servirebbe, ovvero una reale espansione fiscale. Il settore privato, in questo modello, porterà i governi alla bancarotta. Questa è soltanto una scusa, un gioco di specchi per mostrare che stanno agendo, stanno facendo qualcosa, mentre la realtà è che l’austerity è ancora in vigore, è la norma e regola. Inoltre, al di là di queste valutazioni, un piano del genere richiede troppo tempo per poter funzionare e ci saranno risse da bar tra gli Stati per potersi accaparrare una fetta della torta».

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In compenso c’è qualcosa di chiaro, ovvero il livello di alto rischio insito in questi progetti proprio a causa dell’operatività sulla leva, visto che nel programma non è stato contemplato l’utilizzo dello European investment fund, forse perché troppo geloso del suo rating AAA per immischiarsi in avventure stile schema Ponzi che potrebbero metterlo a rischio: già, perché così operando sul tavolo della partita di poker ci finiscono i soldi dei contribuenti europei, non dei privati.
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Come poi ci ha insegnato la storia della finanza strutturata nel periodo di boom prima che a fare boom fosse Lehman Brothers, saranno i vari corpi dell’Ue - quindi i governi - a soffrire per la prima perdita in caso di default di qualsiasi progetto finanziato, un qualcosa che ricorda molto da vicino l’epopea della “Tigre celtica”, quando Dublino era diventato l’hub europeo per gli “Special investment vehicles” (SIVs): sappiamo tutti come sia andata finire, visto che in tempi non sospetti molti critici definivano questa concentrazione di rischio «socializzazione delle perdite e privatizzazione del guadagno», un po’ la logica della Fiat con la cassa integrazione.

Non a caso a limitare la portata del piano, di fatto rendendolo un rischioso buco nell’acqua prima di iniziare, ci hanno pensato i tedeschi in seno alla Commissione e nei vari apparati dell’Ue, tanto che sia la Germania che la Gran Bretagna hanno già detto di non credere nel piano e che quindi non garantiranno nemmeno un centesimo per gli investimenti. Per Markus Faber, portavoce della Csu bavarese, il piano nasce fuorviato e fuorviante:
«L’idea stessa di una possibile loss-liability, ovvero la possibilità di perdite, non significa altro se non che gli Stati membri dell’Ue si caricheranno di nuovo debito». E anche in francesi proprio non saltano dall’entusiasmo, visto che il ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, ha detto chiaro e tondo che per funzionare «lo schema deve prevedere almeno tra i 60 e gli 80 miliardi di euro di denaro fresco, altrimenti non avrà alcuna forza di trazione»"

(www.ilsussidiario.net)

A questo punto torno a ripetere, meglio se il piano Juncker abortisce e ci teniamo stretti gli striminziti 80 euro di Renzi, che almeno sono reale ed onesto denaro pubblico non finanziarizzato. Persino le banconote da 300 euro dei falsari di Napoli sono più reali dei 300 miliardi di Juncker.

Probabilmente a Juncker non è stata data altra possibilità che questa. E questo assurdo piano dimostra una volta di più quanto sia disfunzionale l'Europa attuale, e che se non si trasforma in un vero Stato federale è destinata ad un epocale fallimento. Non saranno i no-euro europei ad affossare l'Europa, sarà la sua stessa architettura istituzionale, politica ed economica a tirarla già. Quest'Europa non ha futuro e non potrà continuare ad esistere ancora a lungo.

Ora sarà difficile anche per i renziani doc fare affidamento ad un piano più fumoso delle slides del premier. Le certezze del mondo renziano si stanno sgretolando una ad una. Ogni mirabolante provvedimento che dovrebbe cambiare le sorti dell'Italia viene inesorabilmente cecchinato o depotenziato. E' stato così per gli 80 euro, per Sblocca Italia, ora per il piano Juncker e lo sarà anche per il Job act e qualsiasi cosa verrà partorito da questo governo. Alla fine gli italiani si ritroveranno con pessimi provvedimenti e nessuna crescita. Ora capisco perché Berlusconi insiste a mantenere Renzi al governo fino al 2018. Più rimane li, più si logora. Più passa il tempo più gli italiani si dimenticheranno delle nefandezze del Caimano. Che anzi fra qualche hanno sarà riabilitato e ricordato nostalgicamente come un grande statista...


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