domenica 2 novembre 2014

Nuovo scenario internazionale



Il nuovo scenario internazionale vede innanzi tutto la Fed americana che lascia gradualmente le politiche monetarie espansive dette quantitative easing. Pertanto comiciano già a vedersi gli effetti monetari, con il dollaro che riprende valore sull'euro. Anche se la cosa avviene molto lentamente, con continui sali e scendi. Un po' quello che sta accadendo alle borse spaesate per la perdita del regno di bengodi inventato dalla Fed.

Niente più dollari stampati gratis. E quindi si assiste nella borsa Usa e di conseguenza in quelle europee a periodi di pessimismo con cadute vertiginose, seguiti da periodi di eccesso di ottimismo con salite repentine.
La borsa di Milano, è sintomatica di questo andazzo più delle altre, perché più delle altre sensibile a questo alternarsi fra ottimismo e pessimismo. Infatti nella seduta di venerdì è salita di un vertiginoso 3% senza evidenti motivi per festeggiare, se si guarda alla situazione dell'economia italiana, ai conti dello Stato, alle tensioni sociali in aumento.

Ma sempre parlando dello scenario internazionale, bisogna considerare il nuovo intervento monetario del Giappone. Non so se la mossa della banca centrale giapponese sia stata concordata con la Fed, ma sembra quasi una specie di passaggio di consegne. Una chiude i rubinetti e l'altra li apre di un altro po'. In questo modo i mercati azionari hanno ripreso vigore, e la paura di un crollo a causa dell'inversione a "U" della Fed è stata scongiurata.

Quindi mentre gli Usa riprendono fiato, il Giappone rilancia continuando a gonfiare una bolla finanziaria che ormai è più simile ad una mongolfiera.

"La Bank of Japan vara nuove misure di allentamento monetario a sostegno dell'economia e la Borsa di Tokyo risponde volando oltre il +4%. Le misure della Boj hanno lo scopo di "ridurre le pressione al ribasso sui prezzi" e portare l'acquisto di bond governativi e altri asset al passo annuo di circa 80.000 miliardi di yen, in rialzo di 30.000 miliardi (200 miliardi ulteriori di euro)."
(www.wallstreetitalia.com)

Lo stesso gioco di passaggio di consegne la Fed non è riuscita a farlo con la Bce, che in mano alla Bundesbank continua a rifiutare politiche monetarie espansive. E' vero che è partita la nuova operazione Tltro che si prefigge di rifinanziare le banche in cambio di un loro sostegno all'economia reale, ma probabilmente è un'operazione che non sortirà alcun successo. O comunque molto limitato e di sicuro lontano anni luce dai Qe statunitensi.

Per fortuna la situazione europea rimane stabile, grazie forse a qualche mano invisibile che acquista a piene mani bond europei. Anche di quei paesi palesemente in default (tipo la Grecia) o che ci sono quasi (tipo l'Italia). Per questo nel nuovo scenario internazionale l'Europa rimane in un equilibrio asfittico. Gli spread sono sotto controllo, ma la crescita si è fermata e tende alla recessione a livello europeo. Qui peserà molto il contributo al Pil della Germania che potrebbe fare peggio di quel che ci si aspetta.

In ogni caso l'Europa spera in una caduta maggiore dell'euro, che renda più competitive le sue esportazioni. Ma più di tanto l'euro non calerà, forse raggiungerà la quotazione di 1,20 Eu/Us$. Questa sarà probabilmente una quotazione che renderà più competitiva l'industria tedesca, permettendo alla Germania di tornare a crescere un po' di più. Ma non l'Italia e gli altri Piigs, anche se la Spagna sembra migliorare, ma credo che per esserne certi bisognerebbe veder scendere anche la sua disoccupazione, e per ora non accade.

Per l'Italia e gli altri periferici, per avere una crescita decente, magari non sufficiente ma almeno avere un segno più del Pil, è necessario che il rapporo euro/ dollaro raggiunga la parità. Cosa molto difficile a realizzarsi.

"... la domanda fondamentale è: la svalutazione dell'euro porterà un po' di crescita? La mia risposta è abbastanza semplice. No se si fermerà ad un cambio 1,20-1,25.
...
abbiamo già avuto un periodo con un cambio €/$ basso sotto 1.30, anche meno di 1.25 tra maggio e settembre 2012. Questo cambio non pare aver portato alcun beneficio al Pil del 2012 che è sempre rimasto negativo, anche se in miglioramento. Per assurdo c'è stato un miglioramento più deciso nel 2013 con il cambio €/$ che è tornato a crescere più di 1.30.
Nel periodo berlusconiano dell'euro la crescita è stata positiva, ma sotto il 2% e più spesso vicina all'1%. In quell'epoca il cambio €/$ vagava tra la parità e 0.80. Cioè l'euro valeva spesso meno del dollaro.
Eppure la nostra crescita rimaneva anemica, anche se "galattica" rispetto a quella del regno dei tre governi successivi nominati da Napolitano.

In pratica per avere una crescita decente in Italia è necessario che l'euro si svaluti di un bel po', cioè che diventi come la lira. In definitiva dovrebbe svalutarsi intorno al 50%.

E poi per avere una ripresa mercantilista, lasciando da parte la feroce concorrenza germanica alla nostra manifattura, dovremmo anche avere una vera "locomotiva dell'economia" mondiale. Esiste chi importa i nostri prodotti con questo grande slancio? Certo qualche punto a nostro favore l'industria italiana lo potrebbe segnare, ma non dobbiamo sognare ad occhi aperti, e nemmeno fidarci di mitiche riprese americane, spagnole o inglesi ecc."

(Svalutazione dell'euro e crescita)

Il nuovo ordine economico internazionale è stabile? A prima vista direi di no. La Fed ha deciso di smetterla con i quantitative easing per un motivo molto semplice: non funzionano. A fronte di un volume di fuoco esagerato (4 o 5.000 miliardi di dollari immessi in pochi anni dal 2008) non si è avuta quella crescita che ci si sarebbe aspettato. La teoria dello "sgocciolamento" dai più ricchi che manovrano fortune finanziarie verso il ceto più umile, non ha funzionato molto. I soldi finiti nella finanza sono rimasti li, e sono sgocciolati pochissimo nell'economia reale. Ne è la prova il problema occupazionale presente anche negli Usa da qualche anno. Inoltre continuare a stampare impunemente dollari in questo modo potrebbe diventare un gioco pericoloso per la sopravvivenza stessa dell'economia statunitense e non solo.

La Fed ha si passato la mano alla BoJ giapponese, ma non penso che il Giappone possa continuare anch'esso a lungo con la stampa di Yen senza conseguenze. Anche qui, la politica monetaria espansiva all'inizio pareva avere un grande successo, ma ora anche il Giappone pare un giocatore di poker che rilancia senza coperture. Con il rischio di doversi vendere la casa del nonno per pagarsi le scommesse, e in un paese sempre più anziano, questo potrebbe essere l'esito di queste politiche.

"... proviamo a tirare le fila del discorso: la banca centrale giapponese stampa all’impazzata e si compra una quota crescente di titoli di stato, che di fatto le saranno venduti dal fondo pensione nazionale. Il quale aumenterà la quota di azioni domestiche ed estere, mettendo pressione ribassista sullo yen. La banca centrale, inoltre, aumenta la quota di azioni comprate stampando moneta. Al termine di questo gigantesco esperimento di ricomposizione di attivi e passivi del sistema-Giappone, avremo un legame sempre più tenue tra valore intrinseco della moneta ed attività reali sottostanti. In altri termini, si combatte la deflazione con una fiammata inflazionistica sugli attivi. Una deflazione, ribadiamolo, che appare molto radicata nel sistema, visto che l’aumento dei prezzi visto sinora è stato causato dall’indebolimento dello yen, mentre il potere d’acquisto delle famiglie giapponesi è in caduta (è di oggi la notizia che la spesa complessiva è calata in settembre del 5,6% annuale)."
(phastidio.net)

Quindi quando anche il Giappone chiuderà i rubinetti, dopo aver rischiato molto, chi altri li aprirà? La Bce? Ne dubito. L'Europa è preda di una specie di folle tragedia interna, in cui le divisioni interne hanno la meglio sulla logica di sopravvivenza. L'Europa si è imposta un ridimensionamento del suo mercato interno senza un motivo logico per farlo, se non quello di autodistruggersi. Disoccupazione e deflazione ovunque ne sono la prova. E fra poco questo cancro che ha preso le articolazioni periferiche raggiungerà il cuore del sistema.

L'Europa non è una società univoca, non riesce avere una politica economica comune vera. Quella adottata effettivamente da tutti i partener europei attualmente non è comune, è quella imposta dalla Germania. Fra alcuni decenni qualcuno si chiederà perché tutti gli europei non tedeschi si sono di fatto consegnati mani e piedi alla Germania, e probabilmente ne avrà anche una risposta. Ad oggi invece una risposta a tale domanda rimane inevasa, impossibile da dare.

Pertanto credo che l'intervento monetario Giapponese sarà l'ultimo a gonfiare la bolla finaziaria, che poi salterà perché l'Europa non sarà in grado di dare il suo contributo. A quel punto potrebbe accadere di tutto. Oltre a una nuova pesante crisi economica (non riesco ad immaginare qualcosa di peggio della situazione attuale...) innescata dalla caduta finanziaria, anche una grande nuova guerra. Ed in effetti la Nato e la Russia stanno già facendo le prove generali: Caccia Gb intercettano bombardiere russo.

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