martedì 4 novembre 2014

L'Europa inesorabilmente si disfa



Della serie non servono movimenti anti euro. E' l'euro stesso ad essere destinato all'autodistruzione. Contiene in se i meccanismi per il suo superamento. Ci sono alcuni blogger che prendono le distanze sia dai filo euro, in genere ultra governativi e ben rappresentati dal renzismo, sia dai movimenti contro l'euro rappresentati spesso da professori ed intelletuali ai margini del potere mediatico e politico. Non mi piace questa posizione di neutralità, ma effettivamente spesso sono costretto a riconoscere le loro ragioni. Uscire dall'euro non è una passeggiata e un movimento anti euro non sarebbe abbastanza forte per imporsi politicamente.

Ritengo altresì che se l'euro è una cosa sbagliata, sparirà prima o poi perché non più sostenibile. Come tutte le cose che non funzionano.

A quanto pare la non sostenibilità della moneta unica, sta generando tali problemi economici (ben mascherati per ora dai media mainstream) da riflettersi politicamente in una deriva populistica in tutta Europa. L'Italia che è stata pioniera in questo campo con il M5s, ora però appare le meno "innovativa" in politica.

"Gia’ alle ultime europee s’era intravisto un terremoto: l’estrema destra euroscettica del Front National prima in Francia col 25% (oggi sta al 28%), l’UKIP primo nel Regno Unito al 30%, euroscettici vari sommati al 30% in Italia.
Ebbene, guardate gli ultimi sondaggi in giro per l’Eurozona:
IRLANDA: l’euroscettico Sinn Fein, formazione di sinistra nazionalista, dato primo al 26%. Le affliazioni locali di Popolari e Socialisti in crollo verticale.



OLANDA: la destra euroscettica del PVV data in testa. Letteralmente a brandelli i socialisti del PvdA.




AUSTRIA: la destra euroscettica del FPO in testa col 26%

SPAGNA: il panorama politico rivoluzionato, con Podemos, formazione di sinistra non propriamente vicina all’establishment europeo, data in boom al 27,7%. I partitoni euroentusiasti storici (PP e PSOE) in crollo.

(vedi grafico a inizio post, ndr)


Ricordiamoci inoltre dei successi delle formazioni di estrema destra euroscettica in Finlandia, Danimarca e Svezia (qui recentemente si e’ votato per le politiche ed hanno raddoppiato i consensi). Teniamo a mente il caso della Grecia, con un partito di estrema destra al 10% e la lista Tsipras, che perlomeno vuole cambiare il modello europeo in testa al 30%. Perfino in Germania gli euroscettici di destra di AFD sono ormai stabilmente al 10%. Per non parlare dell’est europa, dove le formazioni anti-euro hanno fatto il pieno di voti alle europee (Polonia, Repubblica Ceca) o addirittura governano con percentuali di consenso debordanti (Ungheria)."
(www.rischiocalcolato.it)

Fra tutti questi paesi direi che la situazione più "impressionante", come direbbe la Merkel, si presenta in Spagna, dove è in corso una "micidiale" ripresa, che fa il pari con l'altrettanto micidiale ripresa in Usa.
Infatti gli spagnoli sono così contenti della loro ripresa economica che per un terzo voterebbero un partito antagonista ed antieuropeo, e lo stesso lo sono gli americani della loro ripresa... tanto che Obama perderà le elezioni di medio termine. E' da queste cose che si comprende quanto ci prendono in giro i canali dell'informazione tradizionale.

Le mirabolanti vittorie dell'euro, fra i cui successi si annoverano la Grecia e il Portogallo (ri-ri-ri... salvati molte volte), stanno dando i loro frutti politici. Finalmente i tecnocrati europei hanno raggiunto l'obiettivo! Finalmente gli europei hanno l'Europa sempre in testa... ma non per lodarne i meriti.

L'aria che si respira fra truppe e generali, è quella che anticipa un'imminente ritirata. Fra non molto l'euro non avrà più ne padri, ne figli, ne figliastri. Si leverà alto il coro "io l'avevo detto...".

"Tutto Appare Convergere Verso la Fine dell’Euro, Quindi è Necessario Prepararsi

L’Esistenza dell’Euro non è una faccenda legata all’economia.

E’ una questione politica. Se fosse una faccenda legata all’economia, la Grecia ne sarebbe già fuori, ma da quelle parti (fino ad ora) esiste una solida maggioranza parlamentare e di cittadini che non vuole sentire parlare di ritorno alla Dracma. Lo stesso partito emergente, social-comunista, di Alexis Tsipras è per l’Euro. anche se ovviamente un Euro “diverso”.

Lo stesso accade in Italia, dove i partiti di maggioranza ovvero PD e Forza Italia (si, si, ok Forza Italia è all’opposizione, come no) sono saldamente pro Euro, e ad oggi lo sono anche la maggioranza degli Italiani anche se va detto che le percentuali degli indecisi e di chi è per il ritorno alla lira stanno aumentando. Ad ogni modo in Italia non esiste ne pare possa formarsi a breve o medio periodo una solida maggioranza di cittadini che vuole il ritorno alla lira. Le cose potrebbero cambiare se i media sussidiati cominciassero a spingere in questa direzione, il che starebbe comunque a significare l’esistenza di una decione politica a monte.

Ma Italia e Grecia sono una eccezione. Se prendiamo i paesi europei “deboli”, a partire dalla Francia, possiamo osservare una impetuosa marcia trionfale di partiti e movimenti politici che vogliono il ritorno alle rispettive valute nazionali, o addirittura il ritorno agli Stati Nazionali rompendo con tutti i trattati europei.

L’Inghilterra fa storia a se, e credo che la decisione di uscire dall’Europa e archiviare per sempre il progetto Euro sia già stata presa.

Al di la del tifo contrapposto sulla questione, la cosa importante è prendere atto di quanto sta avvenendo in Francia, Irlanda, Spagna, Olanda e per ora a livello di minoranza anche nei paesi più forti a partire dalla Germania.

E dunque la fine dell’Euro e il ritorno alle valute sovrane è uno scenario possibile anzi probabile da qui ai prossimi 2 anni e mezzo. Il 2017 oggi appare l’anno fatale, sia perchè a quella data si dovrebbe svolgere il referendum inglese sull’adesione all’Europa, sia perchè a Maggio 2017 ci saranno le presidenziali francesi, e ove vincesse Marine Le Pen l’Euro non avrebbe scampo per come lo conosciamo oggi (e neppure l’Europa per quello).

Ma la politica non aspetta gli eventi programmati, ovviamente si muove prima, l’ondata anti euro e anti Europa che si sta alzando potrebbe portare al precipitare degli eventi molto prima del 2017."

( www.rischiocalcolato.it)

Ma direi che anche gli italiani cominciano a cambiare idea sull'euro. Anche se non hanno ancora un partito o movimento di riferimento ben identificabile. Lega e M5s tentano di candidarsi a portabandiera del movimento anti euro, ma sono entrabi troppo legati ad una ben determinata tipologia di elettore. Il piddino pentito potrebbe forse farsi tentare da Grillo, ma non da Salvini. Lo stesso ma all'inverso accadrebbe per un elettore pentito di centro destra.


Ad ogni modo il fermento europeo anti euro è destinato ad acuirsi con l'avanzare della crisi. E se l'euro non si deprezzerà violentemente rispetto al dollaro, difficilmente la Germania tornerà a crescere in maniera sufficiente. La Germania al momento è l'unica nazione europea con la forza per invertire il declino. Molto più faticoso sarà per l'Italia tornare a crescere, dopo aver distrutto un quarto della sua forza produttiva e con una tassazione e burocrazia delirante.
Per come la vedo io, la Germania difficilte cambierà paradigma economico. Pertanto l'intera Europa è ormai destinata alla recessione. E di conseguenza alla "scissione" dai trattati e dalla moneta unica.

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