mercoledì 19 novembre 2014
Tutto accelera verso la resa dei conti
L'impressione è tutto accadrà molto in fretta. Molto più in fretta di quanto presumeva Renzi quando ha presentato le slides dei 1.000 giorni. Probabilmente non ci saranno ancora 1.000 giorni dell'Italia all'interno della zona-euro, e nemmeno 1.000 giorni di renzismo. La popolarità del premier e del suo esecutivo si degrada sempre più velocemente. Il Pd del 41% già oggi non esiste più.
Forse tutto succederà come è logico che accada molto velocemente. Come un crollo che inizia con gli scricchiolii, e poi tutto accelera in frazioni di secondo. Accadrà senza che si riesca a raccogliere le firme del referendum sull'euro proposto da Grillo. Tutto verrà giù malgrado il tardivo intervento di Draghi. Malgrado le riforme tanto richieste dall'Europa, che forse non riusciranno nemmeno a veder la luce per intero. Malgrado i ripensamenti fuori tempo dei Fassina&C.
E forse l'europaeista (al limite del fanatismo) Partito Democratico, per una crudele legge del contrappasso, sarà quello che dovrà gestire l'uscita dell'Italia dall'euro. Visto che tra elezione del nuovo Presidente della Repubblica, presidenza di turno europea, Expo e quant'altro, non si potrà votare all'inizio del prossimo anno. Renzi è condannato dalla storia a fare il becchino dell'europeismo Pd. Delle idee dei suoi padri nobili come Prodi e Veltroni. E non è detto che gli dispiaccia, se questo significa rottamere la vecchia guardia piddina...
"L’Italia si sta dirigendo verso l’uscita. Anche se potrebbe sembrare una fantasia che uno dei membri fondatori possa pensare di uscire dall’euro, c’è la crescente sensazione che tra non più di un paio di anni, Roma potrà di nuovo amministrare una propria moneta.
I dati della scorsa settimana mostrano un paese in crisi profonda. Con un PIL ancora del 10% al di sotto del picco pre-crisi finanziaria, il paese è impantanato in una profonda depressione.
Tutti i tentativi di rilanciare l’economia sono falliti, talmente è sclerotica la natura del suo sistema di tassazione, del suo mercato interno e delle regole del suo mercato del lavoro.
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Una volta la classe media italiana avrebbe scartato immediatamente l’idea di un’uscita dall’euro.
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Questa paura sembra ormai sparita. Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo ha cambiato posizione opponendosi direttamente all’euro.
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Gli i italiani aspettano da 3 anni che il capo della BCE Mario Draghi imiti gli “esercizi sulla stampa di moneta” messi in atto dalla Banca d’Inghilterra e dalla Federal Reserve USA. Draghi parla incessantemente di pompare denaro nelle economie malate dell’eurozona, solo per poi tirarsi indietro. La scorsa settimana l’ha fatto ancora.
Ma anche se Draghi dovesse mettere in atto le sue promesse, esse probabilmente non saranno efficaci. Gli italiani lo sanno. Hanno bisogno di svalutare la moneta. Questa è l’unica salvezza.
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Chiariamoci: un ritorno alla lira sarà doloroso. Ma sembra qualcosa che gli elettori vogliono prendere in considerazione per fermare la continua e inarrestabile contrazione della propria economia."
(vocidallestero.it)(www.theguardian.com)
"La possibilità di un’uscita dell’Italia dall’euro, uscita che potrebbe verificarsi alla fine della primavera 2015, viene citata sempre più spesso dalla stampa internazionale, italiana naturalmente, ma anche tedesca, americana [1] e britannica [2].
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E’ ormai chiaro che la situazione dell’Italia nel contesto della moneta unica è diventata insostenibile. Dalla crisi del 2008 l’Italia è sprofondata in una situazione di stagnazione del PIL che sembra anche peggiore di quella della Spagna.
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Si può constatare che l’Italia è in svantaggio, e non solo rispetto alla Germania e alla Francia, ma anche nei confronti della Spagna. In questo paese, tuttavia, la chiusura di molte aziende ha portato alla scomparsa di quelle meno produttive e, qui, il guadagno di produttività può direttamente essere attribuito all’effetto della contrazione della produzione.
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colloqui con i consiglieri economici del governo Renzi mostrano che questi ultimi sono ormai molto pessimisti sul futuro economico del paese. Essi credono che, a meno di una svolta importante nella politica economica tedesca quest’inverno, l’Italia non avrà altra scelta che lasciare l’Euro nell’estate 2015."
(vocidallestero.it)
(russeurope.hypotheses.org)
E dopo di noi il diluvio... verrebbe giù tutta la zona euro. A quel punto agli egoisti tedeschi non resterebbe che versare lacrime di coccodrillo, dopo aver distrutto il giocattolo che gli dava tante soddisfazioni.
"... non ci sarebbe niente di peggio per la Francia che restare in una zona euro che dovesse ridursi a una zona del marco, nel caso che uno dei principali paesi, e l’Italia è la terza più grande economia dell’eurozona, dovesse uscirne. L’impatto negativo sulla competitività sarebbe certamente disastroso per l’industria francese.
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Se la Francia e l’Italia escono insieme dalla zona euro, questo comporterà un’uscita a breve termine di Spagna, Portogallo, Grecia e Belgio. In effetti, si capisce subito che la Spagna, indebolita da profonde tensioni politiche, non potrebbe rimanere nell’euro se Italia e Francia ne uscissero. Ora, l’uscita della Spagna implica quella del Portogallo, e dopo questi quattro paesi la permanenza della Grecia nell’euro non è più giustificata. Dati i suoi legami con l’economia francese, è molto probabile che il Belgio seguirebbe dopo un paio di settimane di esitazione. Un’uscita dell’Italia provocherebbe il crollo della zona euro, e la Germania, molto probabilmente, riprenderebbe la sua moneta. Ma questo scenario, lungi dall’essere un disastro, aprirebbe immediatamente delle nuove opportunità e, in particolare, la possibilità – una volta stabilizzati i tassi di cambio di questi paesi – di ricostruire un’unione commerciale."
(vocidallestero.it)
(russeurope.hypotheses.org)
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