lunedì 17 novembre 2014
L'euro nel mirino della speculazione
"Il Giornale" è diventato ultimamente il quotidiano di una classe media reazionaria spaventata dalla crisi e dai disordini sociali prossimi venturi. E tanto per rassicurarla riempie le pagine di ulteriori paure sperando che queste spingano l'elettorato scomparso fatto di pensionati e casalinghe di nuovo fra le braccia di Berlusconi. Comunque forse sempre meglio un po' di sano realismo che il finto ottimismo e la finta speranza che trabocca dal Corriere, da Repubblica o dal Sole24ore. Probabilmente il clima da "fine del mondo" sarà esagerato, ma forse non è sbagliato temere nuovi attacci speculativi sull'euro. Che se fosse paragonato ad un animale sarebbe una preda ferita e barcollate in giro per la savana, pronta ad essere aggredita dal primo leone di passaggio, anche da quello più spelacchiato.
"Potrebbe essere il canto del cigno dell'euro. Secondo le indiscrezioni che trapelano sempre più frequentemente dal gotha della finanza e dell'economia mondiale, i prossimi mesi sarebbero decisivi per le sorti della moneta unica.
Al compimento del tredicesimo anno di età, l'euro è da una formidabile manovra a tenaglia pronta a chiudersi inesorabilmente alla gola del sogno europeista: da un lato la crisi economica e la crescita dei movimenti euroscettici, dall'altro una vera e propria macchinazione orchestrata dall'alta finanza extra - comunitaria (sopratutto Usa) per eliminare una valuta considerata "ingombrante" nell'assetto globale. Fattori esogeni, insomma, ed endogeni sembrerebbero concorrere al ritorno alle vecchie monete nazionali.
Secondo Carlo Cambi per Libero, a Wall Street si starebbe preparando un "piano di Natale" per mettere nel mirino l'euro. A sostegno di questa tesi viene citata una fonte proveniente dal board del Comitato di Basilea, l'organizzazione per la vigilanza bancaria gestita dalle Banche centrali del G10: secondo questa ipotesi, l'offensiva Usa contro la moneta unica verrebbe a galla riflettendo sul fatto che, nei tanto famigerati stress test, i crediti in sofferenza o inesigibili vengono fatti pesare molto di più rispetto ai derivati. Con il risultato di penalizzare le banche commerciali a vantaggio di quelle finanziarie, salvando numerose banche tedesche come le Landsbank.
Anche i titoli di Stato, poi, vengono valutati diversamente negli stress test: per le banche tedesche, che li valutano a scadenza, questi vanno a patrimonio, a tutto vantaggio della banca che li detiene, mentre nel caso degli istituti di credito italiani, che li detengono al prezzo corrente, il "rischio Paese" viene valutato come una perdita.
A Wall Street si attenderebbe solo l'occasione giusta per sferrare l'attacco decisivo, che per la verità verrebbe visto con favore anche a Pechino (e qui Cambi cita l'entente cordiale Usa-Cina degli ultimi mesi). E la Germania, il più forte degli attori europei? Secondo Libero sarebbe "convinta che Mario Draghi voglia drenare ricchezza dagli Stati forti europei per poi sancire la fine della moneta unica e offrire un piatto ancora più ricco ai suoi referenti d’oltreoceano (in intesa con i cinesi)." Così, se gli stress test servissero davvero ad indurre le banche a drenare sempre più ricchezza, gli italiani dovrebbero guardarsi le spalle più di chiunque altro. La nostra ricchezza privata è altissima e fa gola a molti: i continui richiami alla patrimoniale dovrebbero dirci qualcosa.
Ma se sul Continente si mormora di un complotto finanziario d'oltreoceano, anche gli osservatori britannici non esprimono ottimismo sul futuro dell'euro. Solo ieri, The Observer, il periodico domenicale di The Guardian, pubblicava un articolo sull'imminente ritorno della lira. I pur compassati anglosassoni non concedono scampo alla moneta unica in Italia: "Il Belpaese è diretto all'uscita" è l'eloquente attacco."
(www.ilgiornale.it)
Quindi tutto torna. Come avvenne nel '92, una bella razzia sui conti correnti, poi l'uscita dall'euro (all'epoca l'uscita dallo Sme). Sole che questa volta il Bail-in potrebbe essere qualcosa di molto più cruento del 6 per mille del governo G. Amato. Fra l'altro, anche oggi si vocifera di un Amato candidato alla Presidenza della Repubblica nel 2015. Ogni tassello sembra andare al suo posto.
Il Bail-in potrebbe variare da banca a banca, a seconda del suo grado di affidabilità. A farne le spese azioni, obligazionisti, fino ad arrivare ai correntisti. Di questi si salverebbero solo coloro che hanno depositi inferiori ai 100.000 euro. Ma temo che alla fine ne faranno le spese un po' tutti, in quanto i correntisti di peso riusciranno verosimilmente a spostare le loro sostanze per tempo. Avvertiti da qualche usignolo che canta solo in certi ambienti ovattati.
E poi con il ritorno alle monete nazionali le cose non si rimetteranno a posto molto presto. Si dovranno ugualmente adottare misure di controllo dei capitali per evitare ulteriori fughe dei medesimi. Ma forse non sarà sufficiente a salvare certe banche che dovranno essere nazionalizzate e ricapitalizzate a spese statali. All'inizio la nuova lira dovrà essere stampata con una certa spensieratezza per fare fronte alla fuga dal debito pubblico italiano. Poi va da se ci sarà un riequilibrio.
Primo perché probabilmente non sarà solo la neo lira a crollare, ma probabilmente anche altre valute europee. Secondo perché il rafforzamento eccessivo di altre, per esempio il neo marco, potrebbe provocare una forte depressione economica in Germania a causa della riduzione delle esportazioni e di converso ad una espansione delle esportazioni italiane, spagnole, greche ecc. Alla fine il neo marco dovrà scendere per far sopravvivere i tedeschi e la neo lira (peseta, dracma ecc.) risalire e rivalutarsi. Ma il primo anno l'impatto potrebbe essere tremendo sui ceti più deboli, con il ritorno di un'inflazione piuttosto importante.
Ma l'attacco dagli Usa potrebbe arrivare anche alle banche non bocciate dagli stress test. Cioè quelle ripiene di derivati, e quindi giungere immediatamente al centro dell'Europa. E questo sarebbe un classico della finanza contemporanea, cioè negare e nascondere fino all'ultimo problemi che poi saltano fuori all'improvviso. Puntare il dito verso le banche dei paesi periferici, profondamente ferite dalla crisi economica, e poi ritrovarsi a gestire un immenso scandalo finanaziario al centro dell'Europa "per bene". Staremo a vedere se le paure del Giornale si concretizzeranno ose fanno parte del filone "guerra alla porte" più "occupazione selvaggia di alloggi" più "città in balia dei delinquenti (stranieri)"...
In ogni caso è abbastanza evidente che l'euro e la zona euro non sono propriamente in salute. Qualcosa di brutto potrebbe accadere in breve tempo, visto anche il continuo peggioramento dei conti italiani (e non solo). Ed intantanto Renzi ha perso quasi di botto 10 punti di popolarità, ed il Pd 5 punti. Un discesa piuttosto importante perchè sta avvenendo a gran velocità. Il governo ha raggiunto la sua cuspide di popolarità a metà 2014, ora è tutta discesa. E che discesa...
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