giovedì 9 gennaio 2014

Il duello dei quarantenni


Uno stravince le primarie e subito annuncia che il governo "dura se fa". L'altro costretto sulla difensiva sciorina balle ottimistiche a tutta forza per coprire il nulla prodotto in questi mesi dal governo, o i pasticci, o le cose fatte male come le nuove tasse sulla casa.

Uno spinge per fare una legge elettorale nuova con chiunque ci sta, e questo chiunque potrebbe essere molto facilmente il capo della maggiore opposizione. L'altro sente il governo traballare e vede ministri fuggire, quindi decide un giro di consultazioni con i partiti della maggioranza per ammansirli e rassicurarli, e sopratutto per contrastare il disegno dell'altro. Uno sfascia tutto e l'altro tenta di rincollare i cocci del governo.

Uno è Renzi e l'altro Letta naturalmente, i due quarantenni della politica che si vantano entrambi del ricambio generazionale. Anche se poi Renzi considera i suoi quaranta più "nuovi" di quelli di Letta...

Sembra che ora esistano due Pd, uno di Renzi (mi viene da pensare quasi in senso proprietario...) e l'altro che sostiene Letta. C'è una diarchia, un doppio sistema di potere tuttora in azione. Renzi ha dietro di se i gazebo, un paio di milioni di elettori che l'hanno voluto li. Elettori che dovrebbero essere del Pd, ma non è detto. Comunque la sua forza sta nel sostegno popolare (è in effetti un populista).
Letta ha dietro di se i vecchi apparati elitari del partito, ma non solo. Anche le lobby finanziarie europee che hanno in Napolitano il massimo garante.

Non so cosa accadrà a questo ex partito di sinistra, ma è tutto molto strato per il Pd, un partito abituato ad essere monolitico almeno di facciata. Un partito dove conta di più il parere del dirigente che quello del militante. Non che con Renzi sia diverso, il militante continua a non contare nulla. Ma però il nuovo segretario si fregia del potere conferitogli dal militante per schiacciare il potere dei vari ras che gestivano fette del partito. Ha ragione Fassina: Renzi agisce in modo monocratico, non ascolta nessuno, solo il suo ego.

Letta resiste come può, ma evidentemente se Renzi deciderà di fare un accordo con Forza Italia per la legge elettorale, la durata del governo sarà minima. Quel che bisogna chiedersi, è come si comporterà la massa dei parlamentari Pd. Saranno tutti ubbidienti nel seguire e supportare le mosse di Renzi che persegue i suoi obiettivi di potere, o saranno condizionati dai vecchi dirigenti che li convinceranno a continuare a sostenere il governo ed essere più ponderati anche sulla legge elettorale (cioè farla con Alfano)?

Il fatto è che i deputati del Pd sono moltissimi (293). Anche se alcuni fossero infedeli a Renzi, non ci sarebbero grossi problemi per il segretario alla Camera.
Più complicato invece far passare una legge elettorale Pd-FI al Senato. Qui il Pd ha 108 sen. e F.I. 60 sen.. Farebbero in tutto 168, con la maggioranza che è di 161 senatori al Senato. Bastano pochi piddini scarsamente convinti per rovinare il giocattolo di Renzi. Il Pd renziano potrebbe cercare di coinvolgere Scelta Civica (8 sen.) e FI potrebbe coinvolgere la Lega (15 sen.). Ma è complicato, sulla legge elettorale ognuna gioca per se.

Al di la dei bilancini, comunque è evidente la sofferenza di Letta, stretto fra responsabilità di governo e spregiudicatezza del segretario Pd. La strategia di Renzi è quella di avere una nuova legge elettorale maggioritaria e bipolare (anche se c'è un terzo polo); e di far cadere il governo Letta che pesa come un macigno sulle sorti elettorali del Pd. Ma se il primo obiettivo lo può raggiungere in modo palese, anche se non può far vedere che va d'amore e d'accordo con Berlusconi..., il secondo deve dissimularlo.

Ma comunque Renzi non deve fare grandi sforzi per abbattere il governo, ci sta riuscendo benissimo da se. Con i suoi provvedimenti presi in segreto, poi ritirati, poi rivisti e ripasticciati... uno sbandamento dietro l'altro. E' vero che chi fa sbaglia, però un conto è fare errori in mezzo a qualche successo, un conto è fare errori in mezzo al nulla di fatto. Nessun successo in campo sociale e/o economico, tranne la discesa dello spread che naturalmente dipende da dinamiche esterne speculative e di politica monetaria della Bce.

A proposito della Bce, e degli interessi internazionali che sono alle spalle di Letta-Napolitano, non è assolutamente da sottovalutare l'atteggiamento di Renzi:

""La regola del 3% risale a 22 anni fa e può essere tranquillamente rimessa in discussione ma solo se prima dimostri di voler fare le cose sul serio", ha detto Renzi citando la riduzione del peso della politica, la semplificazione del fisco e modifiche nel mondo del lavoro.

"A quel punto possiamo dire, va bene signori a casa nostra siamo in grado di fare i compiti da soli però poi fuori chiediamo che l'Europa rappresenti ciò che veramente è: l'Europa ha bisogno di noi, senza l'Italia l'Europa perde la sfida della contemporaneità", ha aggiunto Renzi.

Il mese scorso Renzi, non ancora segretario del maggior partito del governo, aveva già affrontato l'argomento a Porta a Porta spiegando che la regola di mantenere il disavanzo sotto il 3% del Pil risaliva a un periodo diverso, di crescita economica.

"Noi dobbiamo tagliare i costi della politica, dei sindacati [...] ma se non posso fare una scuola perché c'è il 3%... col piffero che continuo a seguire l'Europa, se è in mano ai burocrati", aveva detto il sindaco di Firenze in quella occasione."

(borsaitaliana.it.reuters.com)

Avevo già affrontato questo tema in un altro post (vedi: "Renzi l'antieropeo") sostenendo che Renzi è un europeista sui generis, di sicuro non è come il suo avversario disposto a morire per Maastricht. Renzi è europeista fin tanto che gli conviene. Anche se ha fatto pellegrinaggio a Berlino presso santa Merkel, da uno che dice "il più Europa ci ha stancato" mi aspetto che piuttosto di morire lui preferisca far morire l'Europa. L'Europa come qualsiasi altra cosa, può essere per Renzi un'opportunità, come anche un ostacolo da abbattere.

Questa è un'altra differenza molto importante fra Letta e Renzi, non messa abbastanza in luce dai media sussidiati che ovviamente si occupano sempre di gossip da periferia dell'impero. Ma forse è la differenza più importante per le sorti dell'Italia e dell'Europa.

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