venerdì 3 gennaio 2014

Momenti di gloria


Momenti di gloria per Marchionne, Ceo Fiat e Crysler.

"La Fiat sale al 100% di Chrysler e diventa un “costruttore globale” di auto. Sergio Marchionneannuncia così l’intesa raggiunta con Veba per l’acquisizione del 41,5% che ancora mancava al Lingotto per completare il controllo. Il fondo sanitario del sindacato americano Uaw riceverà un corrispettivo complessivo, tra cash e erogazione straordinaria ai soci, pari a 3,65 miliardi di dollari.
...
Un’operazione complessa, il cui closing è previsto entro il 20 gennaio, per la quale già nei giorni scorsi si erano diffuse indiscrezioni su una possibile intesa, ma che soltanto oggi è stata ufficializzata."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Vince la Fiat, ma forse perde l'Italia. Fiat riesce ad acquistare il 100% del gigante Crysler (rispetto all'azienda italiana) senza aumenti di capitale. Un bel colpo per gli Elkann e gli Agnelli, ma ora sarà necessario fare maggiori investimenti, e curare il grande malato Fiat italia.

Ma qui sta il punto. A Fiat interessa salvare se stessa, la casa automobilistica fondata a Torino? Le dimensioni del conglomerato industriale sono evidentemente sbilanciate verso l'America:

"Nel terzo trimestre del 2013 l’utile operativo di Fiat è stato di 816 milioni di euro; senza il contributo di Chrysler sarebbe stato di 27 milioni.
Sono numeri che rendono superflua qualsiasi altra osservazione. Non solo, senza il controllo totale Fiat non aveva il controllo della cassa di Chrysler che ha una situazione patrimoniale molto più solida"


Questo significa che oggi non c'è più Fiat-Crysler, ma più probabilmente Crysler-Fiat.

"Non e' nemmeno detto che il nome Fiat resista a lungo, potrebbe sopravvivere il solo marchio Chrysler, che ha piu' appeal su un mercato globalizzato al di la' dei due paesi di riferimento, cioe' Usa (molto ampio) e Italia (in via di continuo ridimensionamento per le terribile recessione in cui versa la penisola). Chrysler ha una quota di mercato negli Stati Uniti dell'11.2%."
(www.wallstreetitalia.com)

Ora in Italia sindacalisti e politici chiedono alla Fiat di tener fede alle promesse di grandi investimenti in Italia. Ed in effetti, dopo aver compiuto il grande sforzo di acquisizione della casa automobilistica americana, Marchionne dovrebbe rilanciare la nuova unione industriale, fare nuovi investimenti. Realizzare nuovi modelli e conquistare nuovi mercati. Ma dove farà questi investimenti? In un paese come l'Italia dove è difficile produrre, dove la burocrazia e la tassazione frenano l'impresa, dove la domanda è ormai anemica? O preferirà investire altrove?

"E’ del tutto evidente che:
- I costi complessivi di produzione per lavoro, burocrazia e tasse in Italia non sono minimamente competitivi con altri paesi dell’area Euro (Serbia e Polonia per fare due esempi, ma anche Spagna)
- Il mercato europeo nella migliore delle ipotesi e in leggera crescita ma partendo da numeri ridotti dalla crisi economica
- La Fiat in Italia ha una gigantesca sovra-capacità produttiva.

Ora la FIAT è diventata un player globale con importanti fabbriche e mercati nel Nord-America e in Brasile. In Europa oltre alle fabbriche italiane, la FIAT produce con successo e a pieno regime in Serbia e in Polonia.

Fino ad ora il tallone di achille di FIAT è stata la cassa. Cioè la poca cassa e l’indebitamento della casa madre, e dall’altra parte una Chrysler in piena salute. Con la piena integrazione fra i due gruppi Fiat-Chrysler o ( Chrysler-Fiat), la casa madre diventa una vera multinazionale globale che per forza di cose ragionerà come una multinazionale globale.

E l’Italia non è un luogo capace di attirare investimenti per le multinazionali.

Poi c’è un altra questione: Fiat ora non ha più bisogno di alcun paracadute Italiano, ne l’Italia spolpata può fornire nulla di interessante.

Dal mio punto di vista, da questa faccenda i rapporti di forza si sono ancora più spostati verso un gruppo forte e indipendente dall’Italia con tutte le conseguenze del caso. Resteranno qui centri stile e di ricerca, la Ferrari, scampoli di Alfa Romeo e forse di Lancia.

Ma per il resto prepariamoci a dire addio al campione nazionale."

(www.rischiocalcolato.it)

Ma la strategia Fiat era già evidente un anno fa, quando scrivevo nel post "Vivacchiare":

"In Italia la Fiat rimane come testimonianza, ma in Europa è residuale e sempre meno competitiva. La Fiat è ormai un ammennicolo della Chrysler. Sarebbe dovuto essere il contrario, era la Fiat ad “acquisire” l’industria americana. In Italia i sindacati si immaginavano gli Usa invasi da cinquecento e panda. Invece la Fiat sta facendo il contrario, i nuovi modelli sono prodotti in Usa ed importanti in Italia con i marchi del gruppo Fiat sul frontale. La Fiat in Italia, sta diventando un industria di mascherine e scudetti pressofusi da avvitare sulle berline prodotte in Usa.

Del resto è evidente che se non c’è visione del futuro, non c’è nemmeno un piano industriale e quindi una volontà politica di mantenere le produzioni in Italia. Che siano auto, frigoriferi o calze di nylon."


I media nazionali hanno sottolineato la notizia dell'acquisizione americana per risollevare un po' l'orgoglio nazionale. Ma temo che le cose stiano un po' diversamente.
Solo alcuni giorni fa era circolata la voce non confermata di una fuga di Fiat dall'Italia. La cosa ora appare ancora più convincente.  Cosa serve ormai rimanere in Italia, soprattutto sottostare alla normativa e ai sindacati italiani, se si trovano condizioni migliori in altri luoghi del mondo. La fedeltà al marchio di fronte ai conti in rosso passerà in secondo piano. Probabilmente le auto Fiat in futuro le troveremo solo più nei musei.

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