lunedì 1 luglio 2013

Confusione keynesiana


Quando Draghi in conferenza stampa ha dichiarato che la politica monetaria non crea crescita, e che "«Se la crescita è in stallo è perché l'economia non produce abbastanza o perché le imprese hanno perso competitività, e questo va oltre le possibilità di intervenire della Banca centrale»" istintivamente non mi sono trovato d'accordo. Ma ho anche capito che in queste frasi c'è la solita confusione, creata ad arte, fra politiche di Quantitative easing e politiche keynesiane. E il rifiuto di politiche di sostegno alla domanda, anche contro l'evidenza dei fatti.

Molto spesso, commentatori superficiali o maliziosi, affermano che le politiche keynesane non funzionano poiché i vari Quantitative easing della Fed non hanno prodotto quella ripresa negli Usa che ci si sarebbe aspettati. Come se le due politiche (Qe e keynesiana) fossero la stessa cosa.

Voglio di nuovo ricordare che cos'è una politica economica keynesiana:

"Keynes ha spostato l'attenzione dell'economia dalla produzione di beni alla domanda, osservando come in talune circostanze la domanda aggregata è insufficiente a garantire la piena occupazione. Di qui la necessità di un intervento pubblico di sostegno alla domanda, nella consapevolezza che altrimenti il prezzo da pagare è un'eccessiva disoccupazione e che nei periodi di crisi, quando la domanda diminuisce, è assai probabile che le reazioni degli operatori economici al calo della domanda producano le condizioni per ulteriori diminuzioni della domanda aggregata. Da qui la necessità di un intervento da parte dello Stato per incrementare la domanda globale anche in condizioni di deficit pubblico (deficit spending), che a sua volta determina un aumento dei consumi, degli investimenti e dell'occupazione."
(it.wikipedia.org)

Qualcuno mi spieghi dove sarebbe il sostegno della Fed alla domanda. Probabilmente alla "domanda" o meglio alle richieste di banche e centri finanziari vari. Di sicuro i Quantitative easing non hanno avuto una funzione keynesiana. Piuttosto una funzione di abbattimento degli interessi del debito pubblico americano e una funzione di "slot machine truccata" dove grazie al meccanismo Win-Win si compravano azioni sapendo che tanto sarebbero salite comunque: se l'economia va bene salgono, se va male interviene la Fed con denaro fresco e salgono ancora. Oggi questo gioco spudorato sembra non funzionare più molto bene.

Quindi Draghi con le sue parole sulla politica monetaria intendeva criticare le politiche espansive della Fed o della Banca del Giappone, e nello stesso tempo criticare maliziosamente eventuali politiche keynesiane di spesa pubblica contrarie all'ideologia germanica dell'austerità. Sul primo punto potrebbe avere ragione, ma sul secondo probabilmente ha torto. Mai come in un periodo di crisi, i soldi dei programmi pubblici per sostenere occupazione e domanda sono soldi ben spesi. Sono denari che alla fine ritornano anche allo Stato sotto forma di maggiori tasse e maggiore fiducia nel suo debito pubblico.

Poi sull'affermazione di Draghi che le imprese non produco abbastanza (?!) e non sono competitive, c'è tutta la miopia di chi non vuol vedere la dura realtà o la vede in modo completamente distorto. A chi dovrebbero vendere le loro merci le industrie che non trovano più acquirenti, cioè domanda qualificata?

"I fatti al mercato mostrano ben altro!
1 ) vi è in giro più prodotto pubblicitario di quanto l’attenzione ne possa intercettare;
2) ogni anno 30 milioni di autovetture restano invendute a fronte di 90 milioni di unità prodotte nel
mondo;
3) le Utility dell’energia, in Europa, hanno un 30% di sovraccapacità;
4) le Poste italiane hanno il 20% di sportelli di troppo;
5) le banche Ue chiudono le troppe filiali;
6) 540.000.000 di tonnellate annue, il sovrappiù dell’industria siderurgica mondiale; solo in Europa + 80.000.000 rispetto alla domanda;
7 ) chi può ragionev olmente credere che tutti i libri contenuti in una singola libreria possano essere
venduti?
8) negli Usa si raccontano ventiquattro mesi di eccesso di capacità nelle imprese edili: due anni senza
costruire per smaltire 8 milioni di abitazioni invendute;
9) l’ad di Research In Motion dice: «Troppi e troppo potenti i nuovi dispositivi wireless presenti sul
mercato, si rischia l’intasamento totale delle reti senza fili»;
1 0) i saldi, due v olte l’anno, si fanno per smerciare merci invendute;
1 1 ) gli outlet sono i luoghi dove si tenta di smaltire l’invenduto;
1 2) la moda, il mondo dell’usa-e-getta, sta lì per vendere l’eccesso;
1 3) ogni giorno, in ogni rivendita di pane di Milano, sei chili di quel pane restano invenduti;
1 4) il surplus delle risorse naturali impiegate per produrre merci altera la capacità riproduttiva della natura;


La causa di tutto questo eccesso? I redditi erogati per produrre merci e servizi, insufficienti a smaltire quanto prodotto.
La causa delle politiche monetarie? Servire a rimuovere l'ostacolo: giust'appunto, iniezioni di liquidità per surrogare quell'insufficienza dei redditi, smaltire l'eccesso e fare la crescita.
Si, crescita, seppur a debito! Crescita economica reale? Beh, fin quando la crescita si farà con la spesa, si!
Crescita sana? Questa è tutt'un'altra storia!"

E qui sta il punto. Se si stampa denaro dal nulla, perché questo non diventi carta straccia senza valore, deve essere investito in qualcosa di duraturo (opere pubbliche) o in qualcosa di produttivo (lavoro, crescita, investimenti). Buttare questo denaro nel gioco d'azzardo dei maneggi finanziari, vuol dire non solo deprezzarlo, ma bruciarlo istantaneamente e inutilmente.

Ecco perché contro l'inutile spreco dei Qe, andrebbero contrapposti i principi della MMT (Modern Money Theory). 

La MMT non è una teoria, secondo Zibordi. Non è nient'altro che il modo in cui hanno sempre funzionato gli Stati. E' il segreto di Pulcinella. E oggi sono gli europei ad aver sovvertito questo modello consolidato di economia pubblica. Per questo i debiti tendono a diventare insostenibili.

"Il punto fondamentale "teorico" ora per quanto riguarda la povera Italia è: il debito(credito) è moneta e la moneta e debito(credito). Non c'è una vera differenza dal punto di vista dello stato tra emettere 10 biglietti da 100 euro ed emettere 1000 euro di BTP. Salvo che i primi non pagano interesse. Come scrive ogni giorno Martin Armstrong lo stato moderno non ha motivo di indebitarsi, specialmente all'estero.

Lo Stato italiano oggi segue il percorso "Sudamericano", ha invece 1,000 miliardi di euro circa di debiti verso investitori stranieri a cui paga ora intorno al 5%. Questo debito rappresenta per il 70% interessi cumulati su interessi, non spese pubbliche. La BCE con Draghi, per impedire il collasso di tutto il sistema, ora è costretta a prestare soldi alle banche all'1% e queste si girano e comprano debito pubblico italiano al 5% !!! Cioè lo stato dimostra oggi con Draghi che può finanziarsi all'1%, ma preferisce finanziare le banche all'1% e invece lui vuole pagare il 5% alle banche estere.

Se lo stato può emettere biglietti da 100 euro come moneta o accreditare i conti delle banche presso il Tesoro quando vuole allora perchè cavolo si finanzia invece prendendo a prestito biglietti da 100 dollari o 100 sterline emessi da stati esteri che investitori e banche straniere gli prestano a interesse ?"

(www.cobraf.com)

Sarebbe sufficiente quindi un ritorno al passato: lo Stato emette moneta e la utilizza per gli scopi migliori di spesa pubblica, investimenti e sostegno all'occupazione (per esempio l'Iri in Italia prima che degenerasse). Ovviamente vanno messe in conto ruberie e sprechi, fenomeni tipici delle democrazie. Ma è preferibile sopportare qualche scandalo, o è meglio veder distruggere l'economia, l'occupazione, la società ed infine la democrazia di una nazione?

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