martedì 16 luglio 2013

Il debito totale italiano supera le garanzie


Si avvicina il momento in cui l'Italia non sarà più un paese solvibile. L'Italia ha un debito pubblico effettivo di circa 2.050 miliardi di euro, ed una ricchezza totale che secondo leggende metropolitane assommerebbe a 8.000 miliardi. Per questo molti politici ed economisti, quando vengono messi alle strette sulla sostenibilità del debito rassicurano dicendo appunto che l'Italia ha una ricchezza quattro volte il suo debito, quindi non c'è nulla di cui preoccuparsi.

Invece ci sono due motivi ben fondati per preoccuparsi, perché le cose non stanno effettivamente così.
Il primo motivo è che il calcolo è semplicistico e non tiene conto del ben più preoccupante debito privato degli italiani che va ad intaccare la ricchezza effettiva.
Il secondo motivo è che gli ottomila miliardi della leggenda, probabilmente sono molto ma molto di meno: sia perché in quella cifra la parte da leone la fanno i valori immobiliari e delle aziende (in costante precipitosa discesa), sia perché è un valore fittizio. Se si decidesse di usare tale ricchezza in blocco anche solo a livello di garanzia, subirebbe una immediata svalutazione a causa dell'incredibile offerta superiore a qualsiasi domanda, che altererebbe gli equilibri di mercato.

Quindi a conti fatti, è probabile che attualmente si sia già superata in Italia la linea fra debito sostenibile e debito privo di garanzie sottostanti. Se ci aggiungiamo che il Pil, cioè il nostro reddito, è in costante calo, allora il quadro è piuttosto fosco. Che Grillo abbia fatto un'altra profezia autoavverantesi quando afferma che dovremmo ristrutturare il debito? E' una strategia che non condivido, però quando il debito diventa insostenibile, ed è impossibile incrementare le entrate (Pil e fisco), allora rimane una sola strada: non pagare i debiti.

"... Fubini scrive che è giunto il momento di dire quello che ancora pochi dicono, e cioè che la certezza degli italiani che contrappongono ricchezza privata a debito pubblico non è più una certezza.
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Secondo le stime di Haver, che differiscono da quelle della Banca d’Italia perché includono l’indebitamento di banche ed istituti finanziari:

«Alla fine del 2012 la somma dei debiti di famiglie, imprese, istituzioni finanziarie e Stato ha raggiunto il 400% del prodotto lordo (…) A dicembre 2012 gli oneri finanziari totali nel Paese (pubblici e privati) erano arrivati al 400,95% del Pil, mentre all’inizio del ’98 era al 264%. È su questa cifra che banche, imprese, Stato e famiglie devono pagare un interesse reale che sale in proporzione a quanto scende il Pil. Certo alcuni Paesi, la Spagna, la Grecia, il Portogallo, o anche l’Olanda, sono arrivati anche oltre. Ma l’Italia non era mai giunta a questo punto nella sua storia unitaria. Gli oneri finanziari che gravano su quest’economia in contrazione da due anni sono di circa 6.000 miliardi [qui sarebbe stato meglio dire debito, per non indurre confusione con gli interessi sul debito, che vengono definiti oneri finanziari ndPh.]: l’equivalente di circa 100 mila euro per abitante, neonati, ultra-centenari e immigrati inclusi. Peraltro l’unico settore che dal ’98 ha aumentato la sua esposizione solo di poco è quello del quale ci si preoccupa (comprensibilmente) di più: lo Stato. A titolo di confronto, nella precedente crisi finanziaria italiana del 1992 la situazione si presentava diversa»"

(phastidio.net)

6000 miliardi di debito complessivo, da contrapporsi ad una ricchezza privata in costante contrazione.

"La garanzia del pagamento del debito italiano, si dice spesso che è data dall'enorme ricchezza degli italiani. Ma è una ricchezza vera? O una stima da rettificare a causa della crisi?
"La Banca d'Italia nel suo ultimo bollettino statistico sulla ricchezza delle famiglie italiane, stima a fine del 2011 una ricchezza netta pari a circa 8.619 miliardi di euro, corrispondenti a poco più di 140 mila euro pro capite
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Secondo R. Ligabue, quindi di questa immensa ricchezza, quella che rappresenta un valore quasi certo, spendile, è in realtà quasi pari al debito stesso. Cioè 8600 miliardi meno 6000 miliardi di euro: quindi 2600 miliardi in risparmi ed attività diverse dall'immobiliare.

Dei 6000 miliardi dell'immobiliare, in realtà potrebbe esserci rimasto molto meno, a causa della bolla immobiliare già esplosa (dal -10% al -40%) e di quella che potrebbe ancora esplodere.
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L'evidente "doping" immobiliare rispecchia fedelmente la definizione di bolla speculativa, ovvero di una particolare fase in cui un mercato è caratterizzato da un aumento considerevole e ingiustificato dei prezzi
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Rifacendo i conti si avrebbe che:
- secondo le stime di Banca d'Italia gli italiani possiederebbero una ricchezza pro capite media in immobile di circa 100.000 euro (6.000 miliardi di euro totali in immobili);
- se dovesse esplodere la bolla immobiliare con una caduto dei valori del 30%, gli italiani possiederebbero una ricchezza pro capite media in immobile di circa 70.000 euro, e su un totale degli immobili di 4.200 miliardi di euro;

In definitiva lo scoppio della bolla immobiliare brucerebbe una ricchezza (1.800 mld) quasi pari al nostro debito pubblico, e di poco superiore al nostro Pil annuale."

(Bolla immobiliare e debito pubblico)

Quindi prendendo per buone le stime dei 2.000 miliardi di liquidità (quanta già migrata all'estero dopo le promesse della cura cipriota?) andrebbero sommati ai presunti 4.000 miliardi di valore in beni immobili ed aziende. In tutto fa 6.000 miliardi di ricchezza, contro 6.000 miliardi di debito. Ci troveremmo in un punto d'equilibrio, se non fosse che in realtà, trovandoci con l'acqua alla gola, la nostra effettiva ricchezza non verrebbe valutata a valore pieno di mercato. Quindi è anche illusorio pensare di acquisire 400 miliardi dalla vendita di caserme ed aree demaniali come proposto dal centrodestra:

"beh...non fatevi ingannare. Figuratevi se uno Stato Fallito riesce a vendere i suoi beni come se fossero gioielli....
Ben che vada li riesce a svendere in saldo,
perchè il Mercato in questo è spietato e cinico...e non va a strapagarti il Colosseo di uno Stato Fallito quando sa che può strappartelo per un tozzo di pane.
Vedi infatti le "mitiche" privatizzazioni elleniche che hanno raccattato molto meno delle previsioni e che spesso nemmeno hanno trovato un compratore..."


Come accade a chi è gravato da troppi debiti saremo costretti a svenderci allo straniero per quattro lenticchie (come del resto ha evidenziato Bagnai qui).

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