"Grecia, aiuti e umiliazioni
Da Bruxelles arriva un’altra delusione per la Grecia. L’Eurogruppo ha deciso lunedì sera che questo mese Atene riceverà solamente 2,5 miliardi di euro, contro gli 8,1 precedentemente concordati. Non solo: i fondi saranno versati esclusivamente a patto che il Paese ”metta in opera le azioni programmate entro il 19 luglio”, ha spiegato Jereon Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo.
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Intanto, ad agosto, il Fondo monetario internazionale dovrebbe pagare la sua quota di 1,8 miliardi di euro. Christine Lagarde, direttore generale del Fmi, ha fatto sapere che la decisione sullo sblocco dei fondi sarà presa dal comitato direttivo a fine mese.
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Lo spacchettamento degli aiuti deciso a Bruxelles va letto quindi solo in chiave politica. Più che un ultimatum, si tratta al contempo di una punizione e di un mezzo di coercizione
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L’insoddisfazione dell’Europa nasce dalle conclusioni a cui è giunta la Troika ..., che nel suo rapporto sull’economia ellenica ha segnalato una serie di ritardi nel perseguimento degli obiettivi fissati per risanare i conti, pur ammettendo che alcuni passi avanti sono stati compiuti. “La missione e le autorità concordano sul fatto che l’outlook rimane complessivamente in linea con le proiezioni del programma – si legge nella relazione -, con un ritorno alla crescita nel 2014. Comunque le prospettive rimangono incerte”.
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A sentire parlare di “ritorno alla crescita” e di “prospettive incerte” i greci probabilmente sorridono, se hanno abbastanza autocontrollo per non infuriarsi. Da anni ormai vengono costantemente umiliati da un’Europa che finge di aiutarli mentre tutela i propri interessi.
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E nessuno che si ponga il problema delle condizioni di vita in cui è stato ridotto il Paese, flagellato prima dalla propria classe politica criminale, poi dall’incertezza e dall’indifferenza dei tecnocrati di Bruxelles, interessati solo a evitare il contagio e a tutelare i creditori."
(www.altrenotizie.org)
L'infinita telenovela dei salvataggi greci si pone nella miglior tradizione di Beautifull&C., dove si promettono cambiamenti e salvataggi definitivi ma poi i protagonisti rimangono sempre gli stessi e ripetono infinite volte lo stesso copione (sbagliato). Non ci sono più parole da spendere sulla Grecia, tranne che è un esempio vivente del fallimento delle cure europee, eppure si continua a non vedere o non voler vedere gli errori protratti colpevolmente nel tempo.
"... il presidente dell'Eurogruppo ha precisato che nell'aprile 2014 la zona euro verificherà se aiutare ulteriormente la Grecia, in grave crisi finanziaria: "Nella primavera del 2014 faremo una analisi della situazione. Se la Grecia avrà riempito le condizioni, se un attivo di bilancio primario sarà stato ottenuto, se ulteriori difficoltà saranno emerse sul fronte del debito o sul versante dell'economia, allora l'Eurogruppo sarà pronto a valutare ulteriori aiuti al paese". "
Campa cavallo che l'erba cresce... che ci sarà da valutare e soprattutto quale ripresa del 2014 consentirà di migliorare i conti della Grecia?
E mentre la Grecia è inutilmente salvata per l'ennesima volta, per puntellare euro e banche del nord Europa, un altro "già salvato" e "ri-salvato" sta precipitando verso il baratro con una velocità impressionante: il Portogallo.
"Ma cosa accade? Semplice, i nodi vengono al pettine.
In Portogallo si lavora a un governo di salvezza nazionale per uscire dalla crisi politica. Il Primo ministro, Pedro Passos Coelho, ha aperto al dialogo con l’opposizione socialista,
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Il leader dell’opposizione portoghese, Antonio Jose Seguro, fa sapere, inoltre, che il suo partito intende rinegoziare il piano di salvataggio da 78 miliardi di euro.
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il Portogallo era l’allievo prediletto dell’ideologia del virtuosismo fiscale. Il Paese si è trovato da subito in grave affanno fiscale,
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una soppressione violenta della spesa pubblica in conto capitale, che di solito è quella che può essere più agevolmente incisa rispetto a quella corrente.
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La riduzione della spesa corrente portoghese è stata invece fatta soprattutto con il mancato pagamento delle mensilità aggiuntive, estiva e natalizia, a dipendenti e pensionati pubblici. La Corte Costituzionale portoghese si è messa di traverso e il governo di centrodestra è stato costretto a trovare nuove coperture, individuate a inizio 2013 in folli aumenti di pressione fiscale, con un delirante aumento di circa il 30 per cento dell’aliquota media effettiva dell’imposta personale sui redditi, frutto di addizionali a pioggia su tutti gli scaglioni d’imposta. Nel frattempo, la gravità della crisi ha causato un crollo delle entrate, inizialmente compensato con la nazionalizzazione di alcuni grandi fondi pensione. In simili circostanze si tende a ignorare che la spesa pubblica tende a espandersi spontaneamente per l’operare degli stabilizzatori automatici, cioè sussidi di disoccupazione e altri trasferimenti di welfare."
Così infatti scrive Bagnai sul rapporto che si instaura fra austerità e debito pubblico:
"... la dinamica del debito espone a risultati che sembrano paradossali, ma che, vi assicuro, non lo sono, ... Può accadere, e regolarmente accade, soprattutto durante una crisi finanziaria, che le politiche di austerità condotte per ridurre (linearmente) il numeratore-debito portino a una riduzione del denominatore-Pil con effetti contrari da "what the ordinary uninstructed person would expect" ... Uno pensa di ridurre il debito, ma invece, oooooops, che sorpresa! Ho abbattuto il Pil e il rapporto debito/Pil si è alzato... Mannaggia, vabbe', mi sono sbagliato: capita!
Questo è quello che è successo:
...Monti ci ha riportato sopra il massimo storico, che avevamo raggiunto nel 1994, al 121% del Pil. Con lui siamo arrivati al 127%.
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il problema del debito ce lo siamo causato da soli aggredendo il sintomo anziché la causa della crisi, cioè il debito pubblico anziché quello privato estero
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la certezza, di un esito infausto è stato accettato da un governo che aveva una missione ben precisa: tutelare non l'interesse nazionale, ma quello dei creditori esteri, che ovviamente (e in parte legittimamente, ma solo in parte) desiderano essere rimborsati in euro."
Ed ecco quello che è successo al debito pubblico portoghese:
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Ma una simile manovra, in paesi che hanno un drammatico buco di domanda e gravissima stretta creditizia, significa porre le basi per una depressione
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Nel frattempo, gli obiettivi di deficit e debito vengono sfondati e il Paese continua a negoziare rinvii del percorso verso il pareggio di bilancio. L’ultima missione del Fondo monetario internazionale a Lisbona, a metà giugno, ha evidenziato una inarrestabile ascesa del rapporto debito-Pil, che quest’anno dovrebbe arrivare al 134 per cento
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Come potrà il Portogallo rientrare sui mercati, a metà del prossimo anno, come previsto dal piano di salvataggio della Troika? Non potrà. Motivo per cui servirà una ristrutturazione degli aiuti ufficiali, come già fatto per la Grecia, con allungamento delle scadenze e riduzione del tasso d’interesse. Tuttavia, poiché i conti continueranno a non tornare, al paese verrà richiesto di moltiplicare gli sforzi di dismissione del patrimonio pubblico, come accaduto per la Grecia."
(www.rischiocalcolato.it)
Il Portogallo come da copione si avvia bene o male a seguire le orme del declino greco. E di questo passo le seguiranno tutti Italia compresa.
"Ricapitoliamo tutti gli indicatori:
- Debito Pubblico in 5 anni passa da 68% a 124%, con tendenza a salire vorticosamente
- Deficit Pubblico: nonostante le misure di austerity richieste dall’eurogruppo sale dal 4,4% al 6,4%
- Disoccupazione: passa dal 7% cinque anni fa al 17%
- Occupazione: persi in 5 anni 700.000 posti di lavoro, il 14% del totale.L’emigrazione sta dilagando.
- Inflazione: l’austerity spinge l’inflazione a ZERO a Febbraio 2013. Cio’ deprime il PIL nominale e fa schizzare il Debito.
- Bilancia Pagamenti: ad inizio anni 90 il paese era in pareggio, poi i cambi fissi (Euro) portano a deficit del 10%; ora migliora
- PIL: da 24 mesi in calo. Siamo sul -4%
- Spesa Pubblica: calata di oltre il 10% in 2 anni (evidentemente il calo degli sprechi non aiuta molto l’economia del Portogallo)
E’ il solito FILM. Il default del Portogallo e’ cosa certa. Il debito di autoalimenta ed il suo rapporto sul PIL tende all’iperspazio. Il paese ha inoltre un enorme indebitamento estero, ha cumulato enormi saldi negativi delle partite correnti ed ha un economia fragile. Il film greco si ripete, ed il finale non e’ a sorpresa, ma e’ noto a tutti."
Anche i nodi italiani lavati con shampoo d'austerità verranno al pettine appena finite le (miti) calure estive. Di rinvio in rinvio, non solo Imu e Iva rimarranno come progettate da Monti, ma forse arriverà anche una ulteriore stangata.
"Tanta fatica per nulla. L’austerity subita anche dai cittadini italiani a suon di tasse e tagli dei servizi, probabilmente, non basterà per mantenere gli impegni europei. In particolare, è destinata a dissolversi l’euforia recente per essere usciti dalla procedura di infrazione per lo sforamento del tetto del 3% al rapporto deficit/Pil. Non ci sono, infatti, solo i parametri di Maastricht da rispettare, ma anche una serie di regole contenute nei provvedimenti conosciuti come “Two Pack” e “Six Pack” che, da quest’anno, sono entrati in vigore. La notizia peggiore consiste nel fatto che le attese di una caduta del Pil dell’1 ,3% si sono rivelate, come al solito, peggiori del previsto.
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C’è da temere, insomma, l’ennesima manovra correttiva in autunno (nonostante le smentite). Ovvero, nuove tasse. Interpellato da Repubblica, Yoram Gutgeld, deputato del Pd, per scongiurare l’ipotesi, ha proposto di ridurre l’Irpef sui redditi bassi e di vendere pezzi di Eni e di Enel. Abbiamo parlato di tutto ciò con Claudio Borghi Aquilini,
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gli obblighi europei non consentono nessun margine di manovra. Nonostante l’ottimismo dei media ... . Tutti gli impegni che ci siamo assunti, dal pareggio di bilancio, al Fiscal compact, fanno sì che siamo sempre in difetto. E non lo siamo perchè le nostre performance sono particolarmente negative,
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Secondo lei, sforeremo?
Per forza! Sia dal punto di vista del deficit che del debito, nel momento in cui contabilmente tutto sembra a posto, scopriamo che qualcosa va storto perché la recessione è peggiore delle previsioni. E il denominatore con il quale erano stati fatti i conti, è inferiore alle aspettative. Va da sé che la priorità assoluta per ridurre il debito dovrebbe essere la crescita.
Le politiche di austerity che risultati hanno ottenuto?
E’ stato proprio il continuo aumento delle tasse per rientrare nei parametri imposti dall’Europa che ha fatto sì che il Pil crollasse molto di più di quanto si attendesse; con il risultato che le politiche per
mantenere in ordine il bilancio lo hanno dissestato.
C’è da temere che il governo, a ottobre, faccia una nuova manovra con nuove tasse?
Il governo, attualmente, non sta facendo nulla, confidando che sia meno dannoso che fare qualcosa.
Detto questo, c’è da temere che, effettivamente, aumenteranno le tasse. Si potrebbe auspicare che il Pdl lo impedisca. Ma, quando era al governo, nonostante il suo mandato elettorale, non si fece scrupoli ad aumentarle.
Cosa ne pensa della proposta di Yoram Gutgeld?
E' assurda. Eni è una delle più grandi aziende del mondo, tutti la vorrebbero comprare e, per un Paese che, di suo, non dispone di fonti energetiche, sarebbe folle venderla anche al triplo del suo valore."
In realtà questo è un obiettivo che si vuole raggiungere, vendere i gioielli di famiglia, anzi svenderli:
"Torniamo a bomba: vi dicevo di quelli che vogliono rimodulare il debito o vender caserme per ridurlo.
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Il problema dell'Italia è la crescita, e la crescita non si risolve né con l'austerità né con l'abbattimento del debito pubblico: la nodo della crescita si risolve favorendo, con politiche espansive, il deleveraging del settore privato. ... Ed è ormai evidenza condivisa quella che senza un riallineamento del valore della moneta alla forza delle economie nazionali questo obiettivo è impossibile da conseguire. Con rapporti di cambio fissi, le politiche espansive semplicemente si scaricherebbero sul saldo estero: più reddito, più importazioni.
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non solo il debito pubblico non è causa ma sintomo (e sintomo nemmeno troppo preoccupante, se l'IMF prevede un rientro già dal prossimo anno), ma la privatizzazione (tramite svendita) di asset pubblici non ha mai, in alcun paese e in nessuna circostanza, curato questo sintomo.
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Vorrei anche far capire una cosa, molto semplice. Quale creditore intelligente chiederebbe a un artigiano di vendere i propri utensili per abbattere, poniamo di 10, un debito di 100? Nessuno, per il semplice motivo che il restante 90, l'artigiano, senza utensili non riesce a rimborsarlo, perché smette di lavorare. O meglio: un modo per rimborsarlo ce l'avrebbe ancora: andare sotto padrone. Ed è questo che vogliono.
Chiaro, no?
Chi vede nel capitale estero la soluzione dei problemi vuole semplicemente la definitiva schiavizzazione dei paesi periferici. L'Italia priva delle sue aziende diventerebbe semplicemente un serbatorio di manodopera molto qualificata e sempre più a buon mercato. Chiunque vi parli di vendere ai creditori esteri anche solo un sasso del nostro paese coopera, che lo sappia o meno, a questo progetto."
Un'ulteriore fugace riflessione geopolitica. Se uno come Bagnai in una situazione di crisi pesante come questa mi diventa "nazionalista" è facile immaginare cosa potrebbe accadere se sorgesse un politico popolare come Grillo o Berlusconi che cominciasse ad agitare la bandiera del nazionalismo e lo spauracchio delle potenze straniere plutocratiche. Le idee nazi-fasciste germogliano facilmente nella situazione economica da Repubblica di Weimar in cui ci stiamo infilando di mese in mese...
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