mercoledì 31 luglio 2013

Nel mondo scarseggiano mercati buoni


Tutti a cercare la ripresa in casa degli altri. La Germania vuole esportare più di quanto importa e per difendere la sua politica mercantilista è disposta a stritolare il resto d'Europa con l'austerità. Il Giappone fa il contrario, stampa yen a manetta per svalutarlo ed esportare di più. Gli Usa sperano nella crescita della Cina e vedono la propria classe media impoverirsi sempre più.

Tutti vogliono produrre e vendere all'estero. Con il risultato che per essere competitivi riducono i costi del lavoro e del welfare interni. Così alla fine nessun luogo del mondo è oggi un buon mercato dove vendere i propri prodotti. Tutti i paesi del mondo si strutturano per diventare esportatori e non acquirenti.

"Spiacevoli effetti collaterali di un mondo senza crescita

Oggi in Giappone sono stati pubblicati alcuni dati macroeconomici piuttosto deboli.
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Il Giappone, come noto, sta cercando di risollevare la propria economia attraverso una combinazione di politiche monetarie non convenzionali molto aggressive, e di espansione fiscale molto tradizionale. La conseguenza della prima è stato un poderoso deprezzamento del cambio dello yen, sulla scorta di aspettative di un gigantesco riposizionamento degli investitori domestici, in uscita dallo yen ed in direzione di attivi esteri.
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il Giappone si trova oggi a cercare di capire che accadrà dopo aver monetizzato sontuosamente il deprezzamento dello yen degli ultimi mesi, in caso apparisse chiaro che il mondo non cresce o cresce assai poco, e la Cina sta rallentando vistosamente. Non è che ci vogliano competenze accademiche per arrivarci: se il mondo non cresce ed il Giappone sgomita, accadrà che i suoi esportatori accetteranno di sacrificare parte dei propri margini e di ribassare i prezzi, attingendo a parte del deprezzamento dello yen. Detto in altri termini: in un mondo a somma zero, indotta dalla bassa crescita globale, il Giappone esporterà deflazione. Lo stesso accadrebbe per qualsiasi altro paese cercasse di manovrare il cambio in modo più o meno aggressivo, per finalità di stimolo."

(phastidio.net)

Una rincorsa a chi fa lo sconto maggiore, porterà a rendere le produzioni industriali poco convenienti, oppure sussidiate con vendite in dumping che equivale a stampare denaro dal nulla.

C'è qualcosa che non va nel capitalismo 2.0 di questo inizio millennio. Eppure il difetto è così evidente che non ci vuole un grande scienziato per stanarlo, basterebbe riuscire ad ammettere quello che non si ha il coraggio di dire.
Cioè che il mercato mondiale ormai è squilibratissimo: c'è tanta offerta e comincia a scarseggiare sempre più la domanda.

In occidente il motore dell'economia era la classe media. Quella che guadagnava un indegno stipendio con il quale un solo componente per famiglia era in grado di provvedere ai bisogni della medesima. Quella dove l'individuo era garantito da uno scandaloso sistema di welfare fonte di mille sprechi. Oggi per fortuna si è messo un tetto agli stipendi degli "inferiori" come direbbe Fantozzi, e il welfare è sulla strada della rottamazione. Malgrado questi brillanti risultati ottenuti dai geni della classe dominante, l'economia arranca sempre più.

Ma le teste d'uovo frequentatrici dei vari Bilderberg ed affini facevano affidamento sulla globalizzazione e sui nuovi mercati dei paesi emergenti. Ed è vero che la Cina, che tutti li rappresenta, è cresciuta moltissimo. E' stata la nuova frontiera, il nuovo far west. Ma forse oggi che rallenta ci si accorge che è stata una grande illusione: la classe media cinese non è come quella europea ed americane che tra gli anni sessanta e novanta trainavano l'economia in modo impetuoso acquistando beni costosi. Cioè case, arredi, automobili, vacanze e tutto quello che comporta una spendacciona vita in stile occidentale. La classe media cinese, dopo essere stata massacrata sul nascere dalle bolle immobiliari, si accontenta di cambiare lo smartphone, per di più made in China.

Scarseggiano mercati decenti: quelli occidentali sono stati massacrati e depotenziati, con la complicità dei governi che invece li avrebbero dovuti proteggere e coccolare. Quelli emergenti non sono mai nati veramente e non hanno mai assunto le potenzialità occidentali.

Che fare? Siamo ancora in tempo a smettere con l'austerità, ma anche con i Quantitative easing rivolti alla finanziarizzazione dell'economia. E' ora di stampare denaro per finanziare la classe media occidentale e farla tornare soggetto centrale del capitalismo. Non mi pare ci siano tante altre soluzioni.

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