domenica 21 luglio 2013

Non governare rinviando


Rinvia a domani quel che non puoi fare ne oggi ne poi. Questo è il motto del governo Letta. Qualche giorno fa non so quale ministro ottimista aveva detto che in agosto (presumo del 2013...) si sarebbero risolti i nodi Imu e Iva. Evidentemente non si era accorto che agosto arriverà fra una settimana.

Ci pensa Zanonato a mettere a posto le cose esercitando la nobile arte del rinvio (forse fanno a turno):

"Iva e Imu sulla prima casa? Si rimanda tutto in autunno. In serata è intervenuto il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato a puntellare la roadmap del Governo. «Penso che all'inizio dell'autunno sarà possibile annunciare che non ci sarà un punto di Iva in più e non ci sarà l'Imu sulla prima casa». Il governo, ha aggiunto il ministro al Tg1, sta lavorando per «stabilizzare» le misure prese prima dell'estate.
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«Nessun rimpasto all'orizzonte», ha dichiarato Franceschini aggiungendo: «In molti, a cominciare dal segretario del Pd Epifani hanno giustamente parlato di un'esigenza di rafforzare il governo. Questo lo vogliamo soprattutto noi che ne facciamo parte ma l'obiettivo si raggiunge lavorando sui punti programmatici che governo e maggioranza insieme si sono dati, a cominciare dalla conversione dei 6 decreti legge già in parlamento e dalle norme in preparazione su Imu, Iva, ammortizzatori sociali e esodati»."
(www.ilsole24ore.com)

Chi visse sperando...

Perché il governo Letta non avendo più nessun strumento per guidare l'economia, si affida ormai alla speranza. La speranza europea, cioè che dopo le elezioni in Germania accada qualcosa a livello politico che permetta di archiviare in parte l'austerità. In effetti noi comuni mortali non ne sappiamo molto: può essere che la Cancelliera Merkel abbia chiesto ai partner europei un accordo per non mettere in discussione ora i paradigmi dell'austerità in modo da essere rieletta. Dopo la sua rielezione potrebbe aver promesso di cambiare in parte idea. La cosa è possibile ma mi sembrerebbe alquanto improbabile: perché mai la Merkel dovrebbe cambiare il programma che l'ha fatta vincere?

Oppure Letta e gli altri premier europei sperano non vinca la Merkel, oppure che non vinca nessuno, per avere un governo tedesco indebolito. Anche questa sarebbe una strategia incomprensibile, visto che potrebbero già ora indebolire il governo tedesco alleandosi contro le politiche di austerità. Invece i primi ministri dei Piigs piuttosto di incontrarsi fra loro per una linea comune, vanno spesso in pellegrinaggio a Berlino per ricevere indirizzi programmatici.

C'è poi la speranza economica, cioè dell'arrivo da non si sa quale pianeta, della crescita. Una crescita naturalmente a gratis. Che scende biblicamente dal cielo come la manna. Infatti nessun governante europeo pensa minimamente a fare investimenti in infrastrutture, istruzione e apparati produttivi. E nemmeno oltre oceano ed oltre-oltre oceano: entrambi, americani e giapponesi, continuano a buttare soldi nel casinò finanza&borsa, senza averne un ritorno all'altezza dell'investimento.

Che la crescita si aspetti come un evento soprannaturale si evince dalle parole di Saccomanni:

"L'Italia meriterebbe uno spread «molto inferiore» a quello attuale. «La situazione non è preoccupante», ha assicurato il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, parlando con la stampa italiana a conclusione del G20 Finanze e Lavoro a Mosca. «Complessivamente - ha ricordato il responsabile del Tesoro - lo spread italiano è rimasto su livelli a cui era prima e le aste dei titoli di stato sono andate bene».
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Resta il fatto che comunque l'Italia meriterebbe uno spread inferiore, a 100, come Saccomanni aveva già sottolineato in aprile, quando era a Bankitalia come direttore generale: «Un Paese che è uscito dalla procedura di deficit eccessivo e che ha tali cifre di finanza pubblica e prospettive di ripresa dell'attività economica, probabilmente se confrontato con altri Paesi dell'area dell'euro, potrebbe avere uno spread molto inferiore a quello che ha attualmente». 

 E «sicuramente» non ha aiutato la decisione della Standard & Poor's di tagliare il rating italiano."
(www.ilsole24ore.com)

Capito, lo spread è alto in modo innaturale. Non dovrebbe esserlo in un paese che è uscito dalla procedura di deficit. Già, ma la crescita che è diventata depressione, dove la mettiamo signor ministro? Che senso ha per un investitore straniero investire i suoi soldi in un paese con un debito altissimo, un Pil in costante calo e i conti dello Stato relativamente a posto? Forse l'investitore si preoccupa e si chiede come potremo continuare a pagare gli interessi sul debito visto che incassiamo sempre meno di anno in anno. Cosa gliene importa dei conti dello Stato apparentemente a posto?

Ma se arriva la fata della crescita, l'Italia sarà la prima ad essere gratificata: come Cenerentola le zucche diventeranno carrozze e i topi bianchi destrieri. Forse non sarà il caso, signor ministro, di stimolare la crescita ad ogni costo (tipo a deficit), piuttosto che continuare a strozzare l'economia con tasse e con il rinvio del modesto ossigeno rappresentato da Imu prima casa e un punto percentuali di Iva?

So già la risposta: non serve stimolare perché la crescita è prevista nell'ultimo trimestre del 2013 (qualcuno l'ha vista partire alla stazione?), altrimenti è rinviata alla prima metà del 2014, e tuttalpiù al secondo semestre 2014, inizio 2015... come del resto si continua ad annunciare dalla fine del 2011.

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