martedì 24 luglio 2012

Federazione d'Europa



Interessante l'articolo su La Voce.info "LA FEDERAZIONE NECESSARIA" che, come lo stesso estensore prof. Bordignon afferma, finalmente parla di ciò che dovrebbe essere fatto per far funzionare la zona euro: una vera federazione di Stati europei, con un centro politico esecutivo legittimato.
Sono anche io convinto, che la crisi degli spread verrà superata, quando ai mercati sarà prospettato un vero progetto di integrazione europea, che permetta la formazione di una nuova nazione solida, sicura, e non un continuo balletto di summit di capi di Stato balbettanti che si contraddicono.

Del resto la scelta è questa. O maggior Europa, o ritorno agli Stati nazionali, la via di mezzo non può funzionare. O organi centrali europei che risolvono veramente le contraddizioni economiche, quindi dagli eurobond a una Bce con veri poteri in stile Fed, oppure il ritorno alle lire, ai marchi ecc. cioè alla sovranità nazionale.

Il prof. Bordignon prefigura un percorso di formazione della federazione europea che non mi entusiasmo molto, devo ammettere, ma credo che la cosa essenziale è formare uno Stato federale con una carta non troppo rigida come quella italiana, in modo che le eventuali storture riscontrate possano essere corrette strada facendo.

"LA ROAD MAP
Il bello è che i tedeschi hanno fondamentalmente ragione su quest’ultimo fronte. I problemi economici dell’area euro, o anche dell’Unione Europea, a cominciare dalle finanze pubbliche, sono minori di quelli di quasi tutte le altre federazioni esistenti, a cominciare dagli Stati Uniti. Il problema vero è rappresentato dalla mancanza di unasovranità europea condivisa e sovraordinata rispetto a quella degli stati, che impedisce di prendere decisioni comuni e di accompagnare politiche di solidarietà al controllo sui comportamenti. Ed è vero che non si possono avere strumenti di debito comuni, se dietro di essi non c’è una responsabilità comune.
...
Che cosa dovremmo fare allora in Europa?
In primo luogo, ci vuole un centro vero, cioè un esecutivo federale, politicamente legittimato, che rappresenti gli interessi della federazione nei confronti degli stati membri. La Commissione ha formalmente i poteri, ma non è sufficientemente legittimata per utilizzarli, e il Parlamento europeo è democraticamente legittimato, ma non ha i poteri. Difatti, l’Unione è retta dal Consiglio europeo, e l’area euro dall’Eurogruppo, assemblee di capi di Stato e di governo che ovviamente rappresentato solo gli interessi dei propri cittadini, a scapito di quelli comuni. Nessuna federazione o confederazione esistente è organizzata così, per la semplice ragione che così non funziona.
...
Come costruire un centro legittimato? Una soluzione relativamente semplice, e di cui si discute molto, è quella di eleggere direttamente il presidente dell’Unione, in elezioni pan-europee, e trasformare la Commissione nel braccio esecutivo del presidente. Il presidente si sceglie i propri ministri, compreso il ministro delle Finanze dell’area euro e governa confrontandosi con il Senato degli Stati e il Parlamento."


Questa di idea di far votare il Presidente a scrutinio universale, che poi nominando i ministri risolve tutto, mi pare un po' una scorciatoia, come quella che prevedeva che la moneta comune avrebbe automaticamente creato l'Unione Europea.
Potrebbe funzionare come un sistema provvisorio in questa fase di emergenza. Perchè poi si genererebbe il problema che si riscontra spesso negli Stati Uniti, con un presidente di un certo orientamento politico, e un Parlamento con una maggioranza diversa.
Ma il punto non tanto questo, perchè queste sono scelte di "tecnica" politica. Il punto vero è che si dovrebbe smettere di calare dall'alto modelli preconfezionati. La cosa più saggia sarebbe eleggere una assemblea costituente europea, dove tutte le proposte possano liberamente confrontarsi e giungere ad una sinesi democratica e condivisa.

"In secondo luogo, la gestione della redistribuzione delle risorse tra gli Stati e anche i vari interventi di “salvataggio”, diciamo la gestione dell’Esm o del bilancio federale, devono essere affidati alla federazione, cioè al presidente politicamente legittimato, non ai singoli Stati. La redistribuzione orizzontale, tra aree ricche e aree povere semplicemente non esiste. Ovunque, è sempre la federazione che se occupa, con le proprie risorse. Ed è ovvio che sia così, altrimenti, qualcuno continuerà sempre ad affermare “vogliono il nostro oro”; a nessuno piace pagare per gli altri. Un centro così avrebbe poi anche tutta la legittimità democratica per intervenire, in cambio del denaro, imponendo l’approvazione centralizzata dei bilanci nazionali, un tema caro ai tedeschi.
In terzo luogo, una federazione europea così organizzata risolverebbe anche un altro terrore dei tedeschi, latransfer union. Non è vero che le federazioni sono necessariamente delle unioni di trasferimento; tendiamo a pensarla così, perché le nostre federazioni europee sono fortemente redistributive, a cominciare appunto dalla Germania. Ma la maggior parte delle federazioni esistenti sono in realtà poco distributive, i trasferimenti dal centro finanziano alcuni programmi nazionali, ma non dipendono dal livello di reddito relativo dei vari stati membri. E per l’appunto, la combinazione presidenzialismo-sistema bicamerale con un forte Senato delle regioni è il sistema che appare meno incline ai trasferimenti." 

Anche qui non condivido molto: un sistema bicamerale con una camera formata da regioni (o ex Stati?) potrebbe portare alla paralisi decisionale, perchè troppo eterogeneo. Probabilmente, essendo di per se l'Europa una somma di nazioni molto complesse, un suo governo centrale funzionerebbe meglio se fosse retto da regole le più semplici possibili. Altrimenti, oltre alle solite divisioni politiche, in un parlamento con le regioni, avremmo anche divisioni campanilistiche.
I trasferimenti fra centro e periferia potrebbero essere decisi in modo molto semplice: una quota delle entrate fiscali a Bruxelles, una quota rimane nei singoli Stati, eventuali quote minori alle regioni, land, comunità ecc.
Se in certe aree d'Europa particolarmente depresse questa divisione non fosse sufficiente, un fondo federale potrebbe intervenire e controllare direttamente l'impiego del denaro pubblico.

"In quarto luogo, tutte le federazioni esistenti hanno sistemi di controllo sull’indebitamento degli enti sub-territoriali. I controlli possono essere market based, il controllo esercitato dai mercati finanziari tramite il prezzo del rischio dei bond locali, o di tipo gerarchico con regole, controlli, ispezioni e sanzioni dal centro. Ma solo gli Stati Uniti e il Canada sembrano in grado di controllare bene i propri stati/enti locali con le soluzioni di primo tipo, anche perché i mercati finanziari, come abbiamo imparato a nostre spese in Europa, funzionano in genere malissimo. In Europa ci abbiamo provato prima con le regole di Maastricht, ora con il fiscal compact e con l’accresciuto potere della Commissione. Ma la Commissione è troppo debole per poter essere veramente credibile come controllore, mentre un potere federale legittimato avrebbe tutta la forza per imporre davvero controlli e sanzioni.
Fantapolitica? Può essere. Intanto però cominciamo a parlarne."

Noi italiani sappiamo bene quanto sia difficile controllare gli enti locali. Basta vedere a quanto avviene nelle singole regioni tra sprechi e scandali. La Sicilia è l'esempio più macroscopico, ma scandali sulla sanità e sui lavori pubblici sono all'ordine del giorno in ogni ente locale importante.

E' un peccato che lo spread occupi tutto il dibattito pubblico (in rete, più che sui media tradizionali). Perchè quello dell'Europa politica è altrettanto importante. Ma purtroppo, essendo tutti o quasi i governi europei controllati da banchieri, dubito che questo dibattito potrà mai essere mai avviato. Anzi, lo stesso Monti appena insediato disse che l'obiettivo dell'Europa non erano gli Stati Uniti d'Europa, ma una maggiore integrazione delle economie!

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