L'esito della crisi, potrebbe anche sfociare in un ridimensionamento della Germania. Si tratta di una nazione la cui politica economica è sempre più accerchiata dalle critiche internazionali. Che riesce sempre più con difficoltà a respingere le pressioni esterne per un cambiamento della direzione di marcia. Alle parole di Draghi:"Come parte del mio mandato la BCE farà di tutto per proteggere l'euro ». ... "Credetemi, questo sarà sufficiente".
La Bundesbank ha subito gridato allo scandalo, intimando alla Bce di non acquistare il debito degli Stati "peccatori" perchè questo avrebbe significato il venir meno delle politiche virtuose di austerità che stanno seguendo. Senza domandarsi dove sia la virtuosità di questo cammino, che di virtuoso non ha nulla ma genera solo recessione.
Poi pero la Merkel ed il ministro Wolfgang Schäuble hanno smentito la Bundesbank e pronunciato quasi le stesse parole di Draghi a Parigi nel vertice con Hollande:
"«La Francia e la Germania sono fondamentalmente impegnati nel difendere l'integrità della zona euro. Sono determinate a fare tutto il possibile per proteggerla»"
(www.ilsole24ore.com)
Ma successivamente, un altro ministro tedesco ha aderito al pronunciamento della sua banca centrale.
"Ma la strada da percorrere per ridare stabilità all'eurozona è ancora lunga e resta in salita, come dimostra l'altolà alla Bce arrivato oggi dal ministro dell'Economia tedesco Philipp Roesler, che nella partita tutta interna alla Germania tra falchi e colombe si schiera con la Bundesbank: «La Bce deve restare indipendente", il suo compito è assicurare la stabilità dell'euro, non finanziare l'indebitamento degli Stati, ha avvertito. "
(www.lastampa.it)
Ma intanto anche Schäuble che subito era sembrato allineato con Draghi, mette i puntini sulle "i":
"Schäuble: Madrid non ha chiesto aiuto, nessun intervento dell'Efsf
Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha smentito ogni progetto di acquisto di bond da parte dell'Efsf nel quadro di un piano di aiuti europeo alla Spagna."
Poi è stata la volta di G. Soros, che non è tedesco, ma ha messo in guardia la Germania per la sua politica di rigore e debito-fobica:
E poi anche J. C. Juncker (Lussemburgo) presidente dell'Eurogruppo si chiede retoricamente:
"“Perché la Germania si permette il lusso di fare continuamente politica interna su questioni che riguardano l’Europa – ... – Perché tratta l’eurozona come una sua filiale?”. Juncker ha confermato che l’Eurozona, insieme al fondo Efsf e alla Bce, si sta preparando ad acquistare, qualora si rendesse necessario, titoli di Stato di Paesi in difficoltà: “Su questo non ci sono dubbi”."(www.ilfattoquotidiano.it)
Oppure i tedeschi, come pare stiano meditando, potrebbero lasciare l'euro e isolarsi in un loro contesto economico separato, ma rischiando di ritrovarsi con un nuovo marco troppo rivalutato, quindi con difficoltà di esportare, e pagare molti costi (qualcuno li ha quantificati complessivamente in 1500 miliardi di euro!) dovuti agli investimenti in zona euro in perdita a causa della svalutazione monetaria, che sicuramente verrà praticata a man bassa dai Piigs. Anche se questi dovessero rimanere nell'euro, che quindi diverrebbe un euro latino, con valore inferiore all'attuale.
(www.ilsole24ore.com )
Che è un po' come dire, va bene se acquistiamo titoli dei Piigs, ma solo se c'è una formale richiesta accompagnata da ulteriori "garanzie", cioè nuovi sacrifici e strette economiche. Il solito pallino austerico dei tedeschi.
Che è un po' come dire, va bene se acquistiamo titoli dei Piigs, ma solo se c'è una formale richiesta accompagnata da ulteriori "garanzie", cioè nuovi sacrifici e strette economiche. Il solito pallino austerico dei tedeschi.
Poi è stata la volta di G. Soros, che non è tedesco, ma ha messo in guardia la Germania per la sua politica di rigore e debito-fobica:
" La Germania «rischia una bancarotta se non accetta la monetizzazione del debito da parte della Banca centrale europea». Lo si legge in un documento dell'istituto newyorchese di ricerca economica Inet (Institute for New Economic Thinking), presieduto da George Soros e nel cui advisory board siedono i premi Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, Andrew Michael Spence, Amartya Sen e James Heckman.
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Nel documento si sottolinea che l'Europa è sulla soglia di una catastrofe, con l'economia del Vecchio Continente destinata alla depressione e la zona euro alla disintegrazione. L'Icec spiega senza mezzi termini che «senza uno sforzo collettivo l'eurozona si disintegrerà in fretta» perché le condizioni attuali «in diversi Paesi non sono sostenibili a lungo, né economicamente né socialmente».
Gli economisti spiegano che bisogna distinguere tra i problemi ereditati dal passato e creati dalla cattiva progettazione dell'eurozona nel corso degli ultimi 10 anni e le sfide implicite nel ridisegnare l'area euro, per ripristinarne la solidità. Attenzione quindi, continua il documento dell'Icec, perché è impossibile costruire a lungo termine meccanismi come un'unione bancaria «quando incombe l'eredità di squilibri di bilancio, di competitività e l'inadeguata capitalizzazione delle istituzioni finanziarie impediscono il cammino verso un'Europa sana».
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Cinque le riforme da attuare: unione bancaria, riordino del settore finanziario, un sistema di controllo fiscale (già avviato con il "fiscal compact"), un europrestatore di ultima istanza per i Governi che rispettano il "fiscal compact" e un regime di ristrutturazione del debito per gli altri Paesi, in modo da evitare default disordinati."
E poi anche J. C. Juncker (Lussemburgo) presidente dell'Eurogruppo si chiede retoricamente:
"“Perché la Germania si permette il lusso di fare continuamente politica interna su questioni che riguardano l’Europa – ... – Perché tratta l’eurozona come una sua filiale?”. Juncker ha confermato che l’Eurozona, insieme al fondo Efsf e alla Bce, si sta preparando ad acquistare, qualora si rendesse necessario, titoli di Stato di Paesi in difficoltà: “Su questo non ci sono dubbi”."(www.ilfattoquotidiano.it)
Senza contare il recente outlook negativo sulla Germania di una delle agenzie di rating.
Insomma lo scontro tra Germania e paesi periferici si sta sempre più portando nel cuore della Germania stessa. Si stanno creando divisioni interne al governo e Parlamento tedesco. Fibrillazioni che si trasmetteranno al corpo elettorale, rendendo incerte le prossime elezioni tedesche.
Il problema della Germania è quello che hanno tutti quelli che in un contesto generale omogeneo, vorrebbero comportarsi in modo diverso. In un mondo di drogati di debito, i tedeschi amanti dell'austerità sono fuori luogo, anche se sono portatori di buone ragioni.
Comunque vada a finire, la Germania è destinata a pagare un prezzo, o rinnegare il suo credo economico. Infatti, l'ideologia economica dominante tedesca che prevede che il compito principale della Banca Centrale è quello di controllare e abbattere l'inflazione, è destinato ad infrangersi contro la realtà, se la politica espansiva proposta da Draghi diventasse prassi. Per i tedeschi è fondamentale preservare la moneta dall'inflazione, anche a costo di pagare con un po' di recessione. Per anglosassoni e latini è l'esatto contrario, l'importante è creare i presupposti per la crescita economica, anche a costo di inflazione.
In ogni caso la Germania è chiamata più delle altre nazioni europee a fare una scelta difficile: se rimane nell'euro, dovrà prima o poi fare i conti con la sua impostazione austerica ed anti inflattiva, non condivisa dagli altri partner europei (anche se ora sembrano tutti allineati sull'austerità per necessità), e quindi cedere ad una Banca Centrale Europea che si avvierà ad essere sempre più simile alla Fed. I tedeschi temono di latinizzarsi troppo, di ritrovarsi in una nazione con una moneta inflazionata come nell'Italia degli anni '80. La loro fobia, non gli consente di considerare che esistono anche vie di mezzo.
Questa decisione verrà presa in Germania in autunno. Per ora daranno l'avallo a Draghi per effettuare modesti "salvataggi" di Spagna e Italia, giusto per temporeggiare fino a settembre quando la corte costituzionale tedesca si esprimerà sull'Esm. Poi può succedere di tutto: la politica tedesca va in frantumi (Bce in stile Fed), o dovremo ritornare alla lira (Esm bocciato), o la Germania sceglierà di lasciare l'euro.
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