giovedì 31 maggio 2012

Crollo totale



L'Italia non ha bisogno di nuovi terremoti per crollare. Ormai è in fase di disfacimento anche la finanza statale e l'economia nazionale. Lo spread è tornato ai livelli di novembre 2011. Le dimissioni del precedente governo sono state inutili.



Bbg, l'imprenditore: «Era una zona felice, ora solo miseria» (video.corriere.it)

L'imprenditore tra l'altro dice, caro Monti, è ora di allargare i cordoni della borsa altrimenti l'economia del ferrarese non riparte, e caro Presidente, non è il caso di festeggiare il 2 giugno visti i lutti recenti. In questa nazione non c'è più senso della misura, nemmeno nelle istituzioni più importanti...


La Commissione Ue lancia un allarme su Spagna e Francia: non stanno facendo abbastanza sui conti


"La Commissione europea ammonisce Spagna e Francia sui conti pubblici in un report pubblicato oggi. Il piano di austerità da 27 miliardi di euro di Madrid non basta a risanare il deficit spagnolo che a fine 2011 si attestava all'8,9%  
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 Nel mirino della Commissione europea finisce anche la Francia che a detta dell'Ue non sta facendo abbastanza, al pari della Spagna, per risanare i conti in una situazione che potrebbe diventare potenzialmente esplosiva. Bruxelles nota come l'obiettivo di 4,4% di deficit quest'anno appare raggiungibile ma «lo scarto rispetto alla soglia del 3% resta considerevole». Bruxelles chiede a Parigi di «precisare le misure necessarie per assicurare che il deficit sia riassorbito entro il 2013»."


Bruxelles: si rischia la disintegrazione finanziaria, ora il fondo salva-Stati intervenga per salvare le banche


"Nel giorno del flop dell'asta BTp e degli spread di nuovo alle stelle, la Commissione europea chiede che il Fondo anti-crisi ricapitalizzi direttamente le banche. 
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Per contrastare questa tendenza alla «disintegrazione finanziaria, è necessario un coordinamento maggiore a livello europeo nella supervisione e nel quadro di gestione delle crisi», è necessaria una integrazione «più stretta tra i paesi Eurozona nelle strutture e nelle pratiche di vigilanza, nella  condivisione degli oneri (burden sharing) procedendo verso un'unione bancaria che sarebbe un importante elemento per completare l'attuale struttura dell'unione monetaria»." 


Asta BTp, domanda fiacca. I titoli a 10 anni tornano sopra il 6%. Balzo di 81 punti dei tassi a 5 anni al 5,66%


" Tassi in salita e domanda fiacca per i BTp a 5 e 10 anni assegnati oggi in asta dal Tesoro. Nel dettaglio la prima tranche del nuovo BTp a 5 anni scadenza 01/06/2017 é stata collocata con un rendimento del 5,66%, in aumento di 0,80 punti sull'asta precedente, per un importo pari a 3,39 miliardi. La domanda è stata pari a 4,584 miliardi. Ancora più deboli le richieste per il BTp decennale: la settima tranche del BTp scadenza 01/09/2022 ha ottenuto una domanda pari a 3,266 miliardi a fronte di una offerta compresa tra 2 e 2,75 miliardi. Sale il rendimento del decennale, che si attesta al 6,03%.
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 Per la prima volta dalla fine del 2011 dubbi e preoccupazioni tornano ad accompagnarsi alle aste italiane. Oggi, dicono gli operatori interpellati da Radiocor, si è tornato «ad associare un messaggio negativo all'esito delle aste, soprattutto per quanto riguarda il BTp decennale»."

Che il clima è quello delle emergenze, e che la leadership europea è inadatta al governo dell'Europa (non solo B. è unfit...) lo si capisce anche da questa notizia:


Obama manda in Europa un'inviata per risolvere la crisi. E la Spagna declassata a B fa paura


"La crisi dell'euro... preoccupa gli Stati Uniti. Secondo il Wall Street Journal l'amministrazione Obama avrebbe inviato in Europa il sottosegretario per gli Affari internazionali, la bionda Lael Brainard, per pressare le autorità europee a trovare una soluzione rapida e concertata e potenziare il fondo salva-Stati da 700 miliardi di euro, ritenuto insufficiente per arginare le tensioni finanziarie e placare le incertezze su cui i mercati si muovono."

Insomma, cari europei, dicono gli Usa - intendendo in effetti cari tedeschi - se non volete ritrovarvi travolti dal crollo della zona euro, datevi da fare e avviate le rotative come ha fatto la Fed.


"Alla luce di questa situazione fanno sorridere i discorsi sulla crescita che circolano attualmente in Europa. Per riprendere a crescere, alle economie dei Paesi deboli non bastano gli Eurobond e un piano di investimenti infrastrutturali. Per crescere dovrebbero invece alleggerire la pressione fiscale e varare importati investimenti pubblici. Ciò non è assolutamente possibile all’interno dell’attuale contesto dell’euro sia che ci siano gli Eurobond sia che non ci siano. L’unica via sarebbe dunque dire addio alle politiche di austerità, ma ciò non è possibile. Ma senza crescita non vi è alcuna possibilità di uscire dalla crisi. Quindi è il gatto che si morde la coda. Tutto ciò induce a ritenere che la spaccatura dell’euro è ineluttabile, ma che i suoi tempi dipenderanno dai nuovi cerotti che verranno escogitati per cercare di guadagnare tempo. Forse anche con l’obiettivo di giungere almeno fino a novembre per non rovinare le possibilità di rielezione del Presidente americano Obama."

mercoledì 30 maggio 2012

Terremoto: le fantasie del Corriere




Il sisma? Tutta colpa del «complotto»



"FRACKING - Ma sul web c'è anche chi va oltre. E su YouTube annuncia: «Il terremoto in Emilia è stato provocato dalle prospezioni geologiche condotte nel sottosuolo dove vengono fatte brillare delle cariche alla ricerca di idrocarburi. Il governo di M. M. ha stipulato un accordo con multinazionali texane per queste prospezioni». Qui siamo al complotto delle multinazionali come negli anni '70. Solo con una spruzzata di ecologismo. Sotto accusa la tecnica del fracking o fratturazione. La fratturazione consiste nell'immissione di un fluido in uno strato roccioso per creare un varco all'interno. Lo si utilizza per aumentare l'estrazione e il tasso di recupero del petrolio e del gas naturale contenuti nel giacimento. Nella pianura padana ci sono centinaia di milioni di barili di petrolio e non ce ne siamo mai accorti? E il petrolio come verrebbe trasportato a destinazione in maniera che nessuno se ne accorga? Con un oleodotto segreto? Nelle forme di parmigiano rottamate?"


La risposta migliore alle "fantasticherie" del corriere (secondo il loro punto di vista) sta nella mappa riportata sopra. Come si può notare, l'estrazione di oil e gas non è una fantasia. Se poi li nascondono nelle forme di parmigiano, questo lo possiamo chiedere ai giornalisti del corriere...


"Un gruppo di studio coordinato dal prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia all'Università di Napoli, ha pubblicato una ricerca per valutare eventuali correlazioni fra i recenti eventi sismici in Emilia Romagna e le attività petrolifere in corso da vari anni in quella zona.

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A commento di questa immagine si legge: "Come si vede nella figura 5 nelle aree interessate da faglie attive nel sottosuolo esistono numerosi pozzi profondi finora eseguiti per ricerca di idrocarburi. Come è noto sono in corso alcuni interventi di riimmissione di metano nelle rocce serbatoio di giacimenti ormai esauriti. Tali interventi sono attuati in varie parti del mondo; talvolta sono vietati in quanto l’iniezione di fluidi in pressione nel sottosuolo, come testimonia una ricca bibliografia scientifica internazionale, a luoghi può innescare un’attività sismica di non elevata magnitudo."

Questa "iniezioni di fluidi in pressione" si chiama comunemente "fracking". E' una tecnica di estrazione del petrolio e del gas naturale entrata in uso una ventina di anni fa, che ultimamente viene adottata sempre più spesso dalle compagnie petrolifere in tutto il mondo.

Non sempre infatti petrolio e gas escono volentieri dal sottosuolo, una volta trovato il giacimento. 

Allora bisogna dargli un aiutino, pompando dei fluidi ad alta pressione al suo interno, che vengono introdotti nel giacimento con trivellazioni collaterali. Di solito si tratta di una miscela di acqua e sabbia, ma vengono anche usati gas ad alta pressione, miscelati con diversi composti gelatinosi. 

Vi sono poi i casi in cui il giacimento si trova in uno strato di roccia poco permeabile, per cui il gas fatica molto a muoversi al suo interno. In quel caso il fracking crea delle vere e proprie fratture all'interno della roccia, creando così delle sacche più ampie nelle quali il gas possa confluire prima di essere pompato in superficie." 

Nel sottosuolo si possono formare sacche di gas, che possono provocare movimenti indesiderati e improvvisi del sottosuolo. Ma al corriere preferiscono fare articoli di richiamo su folletti, lemmings e ufo, piuttosto che fare ricerche serie.

"Non a caso da noi, dopo la seconda scossa violenta di ieri, i media stanno già indirizzando l'opinione pubblica verso la ricerca del capro espiatorio sbagliato, e cioè "chi ha costruito quel capannone?" "Chi ha dato l'autorizzazione a riprendere il lavoro?" "Era davvero costruito a norma antisismica?"



Il terremoto viene dato come "un fatto naturale", inevitabile ed imprevedibile, e noi dobbiamo solo preoccuparci di costruire meglio le nostre abitazioni e stare attenti ai mattoni che cadono.

Per capire che magari non è sempre necessariamente così dobbiamo aspettare le ricerche dell'Università di Napoli, che naturalmente non verranno mai pubblicizzate nè prese seriamente in considerazione dai media mainstream."
( www.luogocomune.net )

Terremoto Emilia: aumentano i dubbi


Perchè si stanno succedendo dei terremoti così forti in una zona d'Italia ritenuta sismicamente poco pericolosa? E' un domanda che sta assillando tutti gli italiani e soprattutto gli emiliani. Purtroppo non c'è una risposta. Anche gli esperti sembrano brancolare nel buio. Oggi i sismologi mettono le mani avanti: ci possono essere ancora scosse.

"No, non c'è da stare allegri. Ottocento scosse che si sono susseguite, pressoché senza interruzione, dal 20 maggio fino all'ultimo, fortissimo terremoto di questa mattina. E le repliche del terremoto che sta sconvolgendo l'Emilia (ma anche parte della Lombardia e del Veneto) «dureranno parecchi giorni». 
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 nel modenese potrebbe esserci, secondo l'Ingv, la rottura di una nuova faglia. 
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Il terremoto di questa mattina, ha detto ancora Amato, «indica che molto probabilmente sono attive più faglie». Situazioni come queste possono verificarsi quando vengono attivate strutture molto complesse. 
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«La struttura responsabile del terremoto di oggi nel modenese - ha aggiunto il sismologo dell'Ingv - è la struttura complessa del tratto settentrionale dell'Appennino, nel quale la catena montuosa prosegue sotto la Pianura Padana. La struttura è la stessa legata al sisma del 20 maggio, ma probabilmente avvenuta su una faglia adiacente. Non si tratta quindi una replica in senso stretto». "
I terremoti che si stanno succedendo in piena pianura Padana, stanno quindi generando parecchia confusione anche fra gli esperti.

"La velocità di propagazione del terremoto è assai varia: da qualche centinaio di metri fino a 7 km al secondo, secondo la costituzione geologica del terreno; massima nei terreni compatti, cristallini, minima nei terreni incoerenti, quali alluvioni e morene. Il contrasto fra due velocità, quindi tra due terreni, ha effetti particolarmente rovinosi;" 
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"Catene, fratture, terreni alluvionali attutiscono l’onda e possono anche arrestare il terremoto, infatti, per esempio la pianura padana risente poco dei terremoti friulani, liguri e toscani."

Su queste affermazione sono d'accordo. I tecnici hanno sempre sostenuto che terreni meno compatti trasmettono meno le onde di propagazione. Un mucchio di sabbia smorza meglio un impatto, di un blocco di roccia che lo trasmette istantaneamente. Eppure dall'Ingv:

"Antonio Piersanti, direttore della Sezione di Sismologia dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il "signor terremoto" in Italia
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Ora, dovete sapere che quando delle onde sismiche si trovano a percorrere e a colpire un terreno che è sede di sedimenti alluvionali, come è ad esempio proprio la pianura padana, allora questo terreno trasmette meglio le onde sismiche e quindi, rispetto a un fenomeno della stessa entità - sempre magnitudo 5.9 - che può avvenire in una zona montagnosa come ad esempio può essere l'Abruzzo, beh allora in una zona del genere è chiaro che il risentimento è molto maggiore. E' quindi chiaro che città grandi, molto grandi, ancha a centinaia di chilometri dall'epicentro, come può essere Milano, come può essere Bologna che naturalmente è molto più vicina, come può essere Torino, risentono purtroppo piuttosto sensibilmente delle onde sismiche."
(www.byoblu.com)

(??)

Gli edifici emiliani sono progettati bene? Non sono emiliano, ma da quel che ho capito la Regione e lo Stato hanno prodotto notevole confusione legislativa sulle normative sismiche. Nel 2003 l'Ingv ha rivisto la cartografia della pericolosità sismica. Quindi, quasi tutta la regione Emilia-Romagna, che prima non era considerata sismica, è stata inserita in zona 3 (moderatamente sismica) dal 2004. 

la "Regione Emilia-Romagna ... ha delegato ai Comuni, con la legge 3/1999, l’esercizio delle funzioni in materia sismica, delega fino ad oggi non totalmente attuata perché i Comuni, anche di maggiore entità, non si sono attrezzati tecnicamente per gestire la materia, continuando in genere ad avvalersi dell’attività delle strutture regionali dei Servizi tecnici di bacino (STB). 

Va poi considerato - ha specificato Piva - che fino al 2003 solo 89 comuni dell’Emilia-Romagna erano classificati sismici. Dopo l’intervento legislativo nazionale, l’intero territorio regionale è invece censito come tale: 105 comuni sono a media sismicità (zona 2); 214 a bassa (zona 3); 22 a bassissima (zona 4). “Questa estensione della classificazione sismica all’intero territorio regionale - ha puntualizzato il relatore - implica che nell’attività di controllo dell’attività edilizia, anche nelle zone a bassa sismicità, non si possa prescindere dal considerare il merito del progetto rispetto ai temi sismici”."
(articolo del 28/10/2008 -  www.edilportale.com )

Ma la prima vera legge regionale sulle costruzioni antisismiche è del 2008. Nel frattempo, fra 2004 e 2008 potrebbe esserci stato un periodo di lassismo, o confusione normativa? Non lo so, ma ho qualche dubbio in merito.

Legge regionale 30/10/2008 n. 19
Regione Emilia Romagna - Norme per la riduzione del rischio sismico


"Cosa sta succedendo in Emilia?

Anche i geologi fanno fatica a capirlo. Una serie di scosse continue, di difficile decrittazione. Addirittura si parla di sabbie liquefatte, un fenomeno che appare in situazioni di grande intensità. Per ora, le cose sono complicate. La pianura padana ha una lunga storia di terremoti, ma non di questa intensità. Questo sta interrogando tutti gli esperti.

...

Sulla superficie il quadro è complesso, ma più chiaro. Le scosse stanno provocando crolli di edifici, che appartengono soprattutto a due categorie.

Quali?
La prima è quella degli edifici storici, specie se inseriti all’interno di strutture più complesse, mentre la seconda riguarda edifici industriali, soprattutto quelli costruiti prima di introdurre criteri vincolanti di antisismicità. Risalgono cioè agli anni ’70- ’80

i capannoni, ... Sono semplici, sì, ma anche fragili: c’è molto vuoto e poca struttura. E fino agli anni ’80 non erano studiati per resistere alle spinte orizzontali, che sono quelle tipiche di un terremoto. La loro geometria è semplice: il pilastro veniva incastrato in un plinto. In cima, aveva una forcella dove si inseriva e appoggiava la trave. Se le due parti si incrociano per dieci centimetri e non, per dire, quindici centimetri, cambia tutto. Diventa facile che si stacchino l’uno dall’altro, e se la trave cade, si trascina anche il tetto, provocando il crollo.
...

È buona regola preferire un sistema in cui le forze sono distribuite in modo più ampio. Edifici molto semplici come i capannoni, invece, prevedono di concentrare le forze in pochi punti, che sono quelli di contatto delle strutture."
(www.linkiesta.it)

Ed inoltre travi e pilastri andrebbero solidarmente connessi, non solo appoggiati per gravità.
E per gli edifici storici ci sono altri problemi:

"Anche se sono di struttura molto solida, hanno subito nel tempo una serie di trasformazioni – nuove porte, finestre, intercapedini – che hanno snaturato l’equilibrio della struttura, provocando delle debolezze nell’edificio che non erano originarie. Le chiese sono un caso esemplare: risentendo delle trasformazioni culturali nel tempo, hanno subito modifiche di ogni tipo, e per questo sono crollate, insieme ad altri edifici secolari. Al momento, sono gli edifici più fragili. Anche quelle di campagna,"

IL DUBBIO DEI DUBBI: produzione di gas naturale con illegale tecnica di "Fracking".


"Non pochi ritengono che insieme al naturale movimento della crosta terrestre, una delle principali cause del terremoto e del conseguente sciame sismico, sia da ricercare nelle pratiche estreme di "Fracking" ovvero, la indiscriminata perforazione idraulica del territorio che avviene per una prima parte in senso verticale e quindi corre in senso orizzontale, parallelamente al terreno.
Nelle voragini generate dalle perforazioni vengono iniettate diverse sostanze di composizione segretissima (top secret industriale) che sarebbero la concausa scatenante dei terremoti.

Secondo alcune fonti ufficiali, dall'inizio dell'anno in Italia si sono registrate 632 scosse, tutte nel nord Italia, e tutte in corrispondenza dei cosiddetti "Shale Gas", ovvero le zone dedicate alla pratica delle esplorazioni e delle perforazioni in gergo dette Fracking. E allora: cause esclusivamente naturali oppure favorite da azione umana? E soprattutto, le perforazioni sono legali o illegali? E a quali enormi interessi economici sono collegate le sperimentazioni sugli idocarburi?

E' un caso che prima del terremoto si siano verificate fuoriscuscite di acqua e sabbia dal terreno, il 19 maggio 2012, proprio in Emilia Romagna? Ed è ancora un caso che il ministro Romani abbia dichiarato, all'Unione Petrolifera Italiana, della necesità di incrementarre il contributo della produzione nazionale di idrocarburi a partire dal 2012? 

In ogni caso, il governo italiano ha concesso l'autorizzazione per aumentare le perforazioni e le estrazioni alle maggiori compagnie americane, e subito dopo si sono verificati i terremoti. Il ministro Romani punta ad un aumento di almeno 90mila barili al giorno. In particolare dai giacimenti della Basilicata.

Per quanto riguarda il gas naturale, si parla di sfruttamento di "Shale Gas", ovvero l'utilizzo di tecniche di estrazione che vanno ad incidere pesantemente sugli equilibri idrogeologici, consistenti principalmente nella frammentazione degli strati rocciosi. Nei fatti, tale pratica è vietata in molti Paesi, fra i quali l'Italia, in ragione dei rischi di contaminazione delle falde idriche. Tutto questo sembra sottoposto, però, alla vendita di risorse nazionali al miglior offerente, per cercare di fare cassa."

martedì 29 maggio 2012

Terremoto: il minimo che si possa fare



Vista l'emergenza continua e il pericolo non scongiurabile di nuovi eventi luttuosi, mi pare ovvio evitare festeggiamenti dispendiosi e irrispettosi verso le vittime del terremoto.

L'appello delle rete: «Annullate la parata del 
2 giugno e destinate i fondi alla ricostruzione»

"MILANO - «Annullate la parata militare del 2 giugno e usate quei soldi per la ricostruzione del terremoto». L'appello arriva da Facebook e da Twitter, con gli utenti che da ore postano appelli alla presidenza della Repubblica affinché eviti questo spreco di denaro. Il passaparola pare dunque incessante e su Twitter l'hashtag #no2giugno è già secondo nei Trend topic. E tanti sono i politici italiani che si sono espressi in merito. Da Antonio Di Pietro, passando per Nichi Vendola che per primo ha lanciato la proposta, fino a Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero, la proposta è unanime. D'altro avviso il sindaco di Roma Gianni Alemanno che chiede sia il presidente Napolitano a esprimersi in merito."


«Un aiuto subito. Terremoto in Emilia»
(www.corriere.it)


"Il Corriere della Serae Tg La7 rinnovano la raccolta di fondi per le popolazioni colpite dal terremoto a seguito delle scosse di oggi. I versamenti si possono effettuare al conto corrente IT73L0306905061 100000000671. «Un aiuto subito. Terremoto in Emilia» presso Banca Intesa Sanpaolo, viale Lina Cavalieri, 236 - 00139 Roma. Dalle 19 di questa sera, inoltre, sarà attivo il numero 45500 per inviare messaggi o chiamare da telefonia fissa e donare 2 euro per l'emergenza terremoto."



Gli alieni vincono sempre



Nel film "Indipendence day" la Terra viene invasa da alieni letali. L'umanità lotta per salvarsi, ad un certo punto, vengono mostrati piloti israeliani e iraniani che si coalizzano per abbattere i dischi volanti alieni. Da nemici storici si trasformano in alleati solidali per sconfiggere il forte nemico comune alieno. A rigor di logica, tutti si aspetterebbero questo comportamento, nel caso giungesse una minaccia esterna che mettesse in pericolo il nostro mondo: le antiche rivalità vengono dimenticate e ci si unisce per far fronte al nuovo pericolo mortale.

Mi sono sempre chiesto se questo epilogo con lieto fine, si possa verificare nella realtà (a parte l'invasione aliena), cioè se è vero che una società, un gruppo, una casta divisa in fazioni si possa unire dimenticando i contrasti, per fare fronte comune al sopraggiungere di un nemico esterno. La mia idea è che non è così: vincono sempre gli alieni.

Ce lo dimostra la storia. Molte volte è successo che popolazioni chiuse nel loro mondo, improvvisamente vengono a contatto con popoli "alieni" e ostili. Quasi sempre vincono questi ultimi.

Quando i Romani guidati da G. Cesare giunsero in Gallia, i Galli erano divisi in fazioni, città e piccoli Stati rivali. Malgrado la minaccia comune, non riuscirono quasi mai a coalizzarsi. Anzi, i Romani furono astuti nell'insinuarsi tra le rivalità, dividendo il campo nemico e facendo a volte scontrare i popoli Galli fra loro. Alla fine Roma conquistò la Gallia. Eppure, G. Cersare ci ricorda nel Debello Gallico, che molte volte il suo esercito si trovò in situazioni di pericolo mortale. I Galli avrebbero potuto prevalere, ma le rivalità furono più forti del loro nemico.

Quando gli spagnoli giunsero in Messico, gettarono scompiglio fra gli indios Aztechi. Con poche truppe conquistarono un impero. L'impero azteco era formato da città che spesso si trovavano in forte rivalità fra loro. Le guerre civili erano frequenti.
"Il 15 dicembre del 1521 la capitale dell'impero azteco, México-Tenochtitlan, fu presa dagli spagnoli al termine di una campagna militare favorita dalla ribellione di popolazioni che, fino ad allora sottomesse al dominio azteco, vedevano nei conquistadores la possibilità di affrancarsi dalla schiavitù." (it.wikipedia.org)
Ancora una volta, pochi "alieni" conquistadores (un centinaio), conquistarono un grande e antico impero, sovvertendone prima di tutto le consolidate regole sociali.

La schiavitù moderna, è stata una terribile conseguenza del colonialismo dell'uomo bianco. Eppure parte di responsabilità l'hanno avuta gli stessi popoli africani.
"... gli europei entrarono in contatto con la pratica nordafricana di far schiavi i prigionieri di guerra. I re locali delle regioni nella zona dei moderni Senegal e Benin spesso barattavano questi schiavi con gli europei. Gli schiavi africani erano decisamente più adatti, dal punto di vista fisico, a sopportare il lavoro forzato, perciò i portoghesi e gli spagnoli se li procurarono per mandarli nelle colonie americane, dando inizio al più grande commercio di schiavi della storia" (it.wikipedia.org)
Non solo i popoli africani, non si coalizzarono contro gli europei, ma i loro capi ne approfittarono per accrescere il loro potere e la loro ricchezza.

Anche i nativi d'America, gli indiani delle praterie, non riuscirono a fare fronte comune contro l'avanzata del Far west. Divisi in numerose tribù vennero a patti con le buone o le cattive, con gli statunitensi una dopo l'altra. I Nativi furono ingannati, a volte corrotti da perline e alcool, a volte sterminati. Riuscirono a coalizzarsi contro l'invasore bianco solo all'ultimo, nel 1876, quando ormai era forse già troppo tardi:

"La battaglia del Little Bighorn fu uno scontro armato tra una forza combinata Lakota, Sioux, Cheyenne e Arapaho e il 7º Cavalleria dell'esercito degli Stati Uniti d'America che ebbe luogo il 25 giugno 1876 vicino al torrente Little Bighorn, nel territorio orientale del Montana.



La battaglia fu il più famoso incidente delle Guerre indiane e costituì una schiacciante vittoria per i Lakota e i loro alleati. In realtà parteciparono al combattimento soltanto cinque squadroni del Settimo Reggimento di Cavalleria degli Stati Uniti ("7º Cavalleria"), comandati dal Tenente Colonnello George Armstrong Custer, che furono comunque sterminati quasi fino all'ultimo uomo." 

Furono annientati ed espulsi dalle loro terre. Ottennero la cittadinanza Usa solo nel 1924.

Quasi sempre, quando una civiltà e società chiusa è venuta a contatto con il mondo "alieno" esterno, è stata costretta a soccombere.

Qualcosa di simile sta avvenendo, ed è già avvenuto, con la casta politica italiana. Nel 1992 con lo scandalo di "Mani pulite" gli storici partiti di governo, fra cui il maggiore d'Italia (la Dc), furono travolti dalla forza "aliena" delle procure e di nuovi attori politici. Il vecchio mondo politico non fu in grado di autoriformarsi per scongiurare la sua estinzione. Rimasero in essere le vecchie rivalità fino all'ultimo, fino alla scomparsa della Dc e del Psi. Il Pc fu l'unico che tentò di riformarsi, ed infatti il suo apparato è sopravvissuto fino ad oggi, anche se ridimensionato da allora.

Oggi avviene lo stesso con il nuovo nemico esterno della politica B. Grillo. Il suo movimento, per la politica tradizionale, è assimilabile ad un'invasione aliena. Un movimento che nasce da un media innovativo come la rete, che ripudia i vecchi mezzi di informazione utilizzati dagli altri attori politici: la stampa e la tv. Un movimento privo di apparato burocratico elefantiaco e che rifiuta anche il finanziamento statale. Un movimento fatto di uomini e donne nuovi, nomi mai sentiti, che travolgono partiti composti da divi e vip.

Ed anche oggi, la vecchia casta, come le antiche civiltà scomparse, non riesce a coalizzarsi per difendersi dall'invasione. Non riesce a costruire una nuova legge elettorale che gli consenta di sopravvivere, non riesce a rinnovarsi espellendo i personaggi più compromessi, non riesce a coalizzarsi per riformare lo Stato e quindi mostrare di saper costruire qualcosa di utile. Anche l'ultima proposta di Berlusconi, seppur velleitaria, non verrà raccolta dal Pd. Eppure, se ci si pensa bene, sarebbe proprio questo partito ora come ora ad avvantaggiarsi di una proposta presidenzialista a doppio turno, visto che il Pdl non ha più nomi spendibili in questo frangente.  Ma naturalmente, non se ne farà nulla. La vecchia casta rimarrà asserragliata nelle proprie divisioni fino alla fine, quando i nuovi attori politici ne prenderanno il posto.

lunedì 28 maggio 2012

Grillo spacca coalizioni



Chi l'avrebbe immaginato che il ciclone Grillo, con l'inedita alleanza delle politiche deleterie di Mago Monti, avrebbe potuto provocare un tale disastro politico.
Avevo sottovalutato i danni causati dal M5s, e da questo governo, in ambito politico-istituzionale. E dire che il movimento ha conquistato appena  tre sindaci in tutta Italia, in due paesoni e  in una magnifica cittadina di provincia, ma non sicuramente una metropoli.

Eppure è bastato per ottenere la spaccatura di tutte le coalizioni. Prima di tutto il Pdl e la Lega, due partiti quasi dissolti. Un pò per meriti propri, un pò perchè l'elettorato di questi due partiti non li ha perdonati delle scelte sbagliate, delle ruberie (Lega), dell'appoggio a Monti (Pdl).

Poi anche le velleità del terzo polo centrista sono state stroncate. Casini pensava che distrutto il Pdl, ne avrebbe ereditato i voti, invece l'elettore di destra, piuttosto vota i grillini (almeno a Parma). Ora non esiste più un progetto centrista, ma non c'è nemmeno la possibilità, a quanto pare, di rimettere assieme i cocci di tutti i moderati e dell'ex centro destra. Casini, Fini e Berlusconi hanno interrotto le comunicazioni.

Ora tocca anche alla sponda sinistra. Vendola e Di Pietro, anche loro si rendono conto che il proprio elettorato è attirato dalla calamita Grillo. I loro movimenti rischiano di dissolversi causa immobilismo. Quindi si avventano sul segretario del Pd e lo strattonano per fargli dire quello che oggi non può dire. Cioè che il Pd intenderrebbe sostenere politiche simili a quelle di Hollande in Francia, ma ora è prigioniero del governo Monti, e non può fare certi discorsi.

Di Pietro e Vendola mandano un ultimatum a Bersani:


"La minaccia è concreta. "Convochiamo gli stati generali del futuro, del centrosinistra come luogo per salvare il Paese. Bersani dice no? Io e Di Pietro apriamo il cantiere, cominciamo lo stesso da soli"

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Secondo Vendola, in vista delle politiche la sinistra deve "costruire un’alleanza molto più vasta con alleati"che al momento non si collocano all'interno del quadro politico. "Io voglio sapere qual è l’idea, qual è il programma per l’Italia - ha avvertito il leader del Sel - altrimenti è solo un balletto dell’alleanzismo e delle formule non me frega niente". 
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La vittoria del grillino Federico Pizzaroti è stata una doccia d'acqua gelida per i due leader ... Tra i palazzi romani circolano, infatti, sondaggi che danno il Movimento 5 Stelle intorno al 15% di preferenze.
...
"Stiamo parlando di numeri e formule dei quali ai cittadini non frega niente - ha spiegato il leader dell'Italia dei Valori - io chiedo un programma chiaro e preferisco stare fuori dal grumo di potere di chi si guarda allo specchio e pensa di rappresentare il Paese mentre rappresenta solo se stesso"."



Un italiano su tre simpatizza per i grillini


"La platea di simpatizzanti, anche se non necessariamente votanti, per il M5S è ancora più ampia: quasi un italiano su tre, il 31%, dichiara «spero che il M5S ottenga molti seggi alle prossime elezioni politiche». Se non per governare, almeno per «denunciare le scorrettezze degli altri partiti»"


Lo stato di malessere dei partiti è evidente. Il Pd che può vantare di aver tenuto e vinto parecchie sfide elettorali comunali, in realtà ha perso 1 milione di voti. Questo è il costo al sostegno del governo Monti. I partiti sono all'angolo, come è già accaduto in Grecia. Se non avviene un cambiamento pro-crescita a livello europeo, rischiano di essere pesantemente ridimensionati da forze antisistema. E questo è temuto anche da Monti, benchè non lavori per cercare il consenso elettorale:

"Proprio i recenti decreti emanati dal Governo, per dare finalmente attuazione alla possibilità per le imprese di compensare i debiti iscritti a ruolo con i crediti che esse vantano nei confronti della pubblica amministrazione per le forniture eseguite e non pagate, sono un accadimento tanto eccellente quanto rivelatore....

Cosa è successo in mezzo? La ripresa dell’economia?


... solo il consenso popolare alle elezioni amministrative per un movimento che si dichiara apertamente antisistema,
....
Questi decreti sono però la prova provata che, anche per questo Governo tecnico, la bussola, per discernere ciò che si può fare da ciò che non si può fare, è evidentemente il consenso politico."


L'impressione che da il quadro delle alleanze politiche è che ci si avvii ad una stagione di "tutti contro tutti" che sarebbe veramente pericolosa per la democrazia.
Quando una delle fazioni politiche va in stato confusionale, come è accaduto al centro destra italiano, sarebbe auspicabile che gli avversari mantenessero i nervi saldi. Che si preparassero all'alternanza democratica, senza lasciare pericolosi vuoti di ingovernabilità come sta accadendo in Grecia. Si può dissentire dalle scelte dei propri avversari politici, ma si dovrebbe sempre avere a cuore il buon funzionamento della vita repubblicana prima di tutto. Quindi gli elettori moderati non dovrebbero gioire troppo nel vedere il campo avversario che rischia di non riuscire ad organizzarsi. Non è un buon segno.


domenica 27 maggio 2012

Putrefazione politica



Grillo ha definito Bersani uno zombie, “Il non morto (ma quasi) di un partito mai nato”, ma a quanto pare l’odore mortifero arriva da un altro cadavere politico.

Come era prevedibile i cattivi risultati elettorali per il centro destra stanno causando lo squagliamento del Pdl. C’è una lotta fra “falchi” che vorrebbero abbandonare il governo Monti, responsabile per loro della disfatta, e le “colombe” che vorrebbero dimostrare moderazione e responsabilità politica.

Berlusconi vorrebbe mollare tutto, e lasciare al suo destino la sua creatura. Oppure rifare tutto il partito da capo, ma gli mancano idee ed energie. Senza il cavaliere il Pdl potrebbe smontarsi in due o più parti, che poi potrebbero diventare difficili da ricomporre.

“Il PDL ormai va verso l’estinzione, o almeno così pare.
Ridotto ad un poco più del 10%, pare che Berlusconi sia stanco del giocattolo e pensi di chiudere bottega, per non rimanere come un elemento secondario.
Non ci vuole comunque un genio per affermare che , con il sostegno alla politica di repressione economico/politica del governo Monti, abbia completamente tradito le aspettative del suo elettorato che, privo ormai di riferimenti, preferisca starsene a casa che votare i vari Alfano, Bondi etc. dotati tra l’altro di scarso appeal personale.
Piccolo parallelismo: il PASOK in Grecia, vincitore alle precedenti elezioni, si è ridotto a meno di un terzo a causa dell’appoggio al governo tecnico di Papademos ed alle sue ricette al limite dello strozzo. Facile prevedere cosa accadrà in Italia.” (www.rischiocalcolato.it)

La "nuova" idea berlusconiana per rilanciare il partito sa di naftalina:

"... il coniglio morto che Berlusconi ha tirato fuori dal cilindro della sua disperata rincorsa al potere perduto, è così vecchio che dovrebbe interessare i nas piuttosto che il milieu politico. E’ dal ’92 che rompe le scatole con l’idea dell’elezione diretta del capo dello stato, avanzata sempre nella certezza di risultare vincitore in una gara diretta. E anche questa volta la proposta ha solo questo senso, come del resto dimostra la gaffe di Alfano privo di quid, ma sovrabbondante di ottuso servilismo, che dopo l’annuncio di questa sconvolgente novità, stava candidando anzitempo il padrone, mostrando tutta la vacuità del discorso."


Inoltre l’arrivo di nuovi attori come Montezemolo potrebbe aumentare ancora di più la confusione. Montezemolo vorrebbe fare come Berlusconi nel ’94, cioè l’aggregatore di un’area moderata attorno ad un leader carismatico.

Credo che sia tempo perso. L’esperienza del leader proveniente dal mondo delle imprese gli italiani lo hanno già fatto. Montezemolo verrebbe sempre confrontato con il suo predecessore, e sarebbe sempre considerato come un secondo tentativo malriuscito. Rischiando di proporre a questo punto una insipida minestra riscaldata. Gli consiglio di continuare a guidare la Ferrari, probabilmente ne riceverà maggiori soddisfazioni. Per la politica come affermazione personale c’è tempo: una poltrona da Senatore a vita non la si nega mai ai grandi protagonisti pubblici italiani.

Tornando al Pdl, la liquefazione della terza gamba della coalizione di governo, potrebbe dare molti problemi a Monti. Ma del resto lo avevo già scritto: Monti è finito da un mesetto (Monti è finito, (2), (3), Monti è finito: quindi resta). Le sue ricette economiche non hanno avuto successo, e mai ne avrebbero potuto avere. Se il Pdl si fraziona in tanti gruppi, il Pd non potrà stare da solo a sostenere il governo, anche se rimanesse una risicata maggioranza. Vista la scomparsa dell’antagonista, sarebbe molto tentato dalle elezioni e quindi dalla probabile vittoria, anche senza cambiare legge elettorale. Non sarebbe nemmeno una scelta sbagliata, soprattutto in vista di una intensa battaglia europea tra hollandiani e rigoristi.

Certo, anche Monti ora si definisce pro crescita, ma non è così convinto, quanto lo sarebbero gli esponenti e gli elettori del centro sinistra. Soprattutto non è per niente credibile, visto che fino a ieri era il primo scudiero della Merkel ("I tedeschi austeri e gli italiani voltagabbana" - blog.ilgiornale.it/porro)
Quindi una liquidazione del governo Monti potrebbe essere imminente.

Nel centro sinistra si aprirebbe la lotta per la leadership, ma credo che questa volta la spunterebbe il Pd. Infatti non siamo più al tempo di Prodi, in cui la sinistra doveva andare a caccia di voti moderati. Ora può vincere le elezioni con un protagonista del proprio schieramento, visto che il mondo dei moderati si avvia a profonde divisioni tra frazioni del Pdl e terzo polisti incerti.

Però intanto i partiti si dovranno destrutturare e ristrutturare in rete sull'esempio del M5s, probabilmente sarà questo il futuro della politica. Si prepara L'invasione della rete e l'alleggerimento degli apparati burocratici, seguendo l'esempio dell'esperienza grillina:

"E così, ecco che Di Pietro lancia l'Idv 2.0. Con uno sguardo al web e uno alla strada."Vogliamo precorrere i tempi affinché il nostro partito non rischi di morire per apatia come sta accadendo agli altri che non si sono accorti del cambiamento, non si sono accorti che l’attuale offerta politica non è più accettata"
...
sguinzagliando in tutta Italia cento "ambasciatori" (o camminatori) che avranno il compito di reclutare mille "giovani d’assalto nei territori", la metà donne, che portino avanti la battaglia "contro la corruzione, per la trasparenza, la legalità, la meritocrazia, il lavoro e contro il precariato". 
...
la nuova Idv, secondo Di Pietro, sarà "leggera, senza apparati nazionali, si baserà su dipartimenti e sarà libera perché sostenuta dai cittadini e non dalle lobby"."


sabato 26 maggio 2012

Se veramente si tornasse alla Lira, quanto varrebbe?


Critica all'articolo:

Se veramente si tornasse alla Lira, quanto varrebbe?

(www.wallstreetitalia.com)

"Ma è proprio dall'andamento dei bond e dai loro differenziali nel periodo pre-euro che possiamo fare una stima (seppure approssimativa) di quanto varrebbero Lira, Dracma, Pesetas, ecc. Prendiamo la Lira italiana, ad esempio. Nel 1996 un Marco tedesco valeva 990 Lire. Nel 1998 quando venne stabilita la parità tra le monete della zona Euro valeva più o meno mille lire, ma a ottobre del 1992 valeva ben 1300 lire. E' probabile che oggi, se si tornasse a monete separate, con un Marco ancor più forte di allora e una Lira leggermente più debole, ci vorrebbero più o meno 2mila lire per fare un Marco."

L'articolo di Blitzquotidiano (che qui è riferito a link di altri due siti) è scritto con intento sensazionalistico, ma in effetti non dice nulla di nuovo, e genera un equivoco negli italiani.

Il fatto che il marco passerebbe da 1300 a circa 2000 lire (vecchie), significa che la nuova lira si svaluterebbe del 50%, ma in effetti non ha senso, poichè oggi il marco coincide con l'euro, e vale già 1936, 27 lire. La situazione è già così, e gli italiani se ne sono accorti all'indomani dell'introduzione dell'euro, facendo la spesa, o andando al ristorante o acquistando un immobile ecc. Di colpo i prezzi sono raddoppiati o quasi.

Quindi l'articolo non è scritto in modo corretto. Inoltre si fa immaginare al lettore che uscendo dall'euro, gli italiani avrebbero nel portafoglio al posto della moneta da un euro, un banconota con il volto di Marconi. Non è così.
Nel caso di ritorno alla lira, invece della moneta da un euro, ci ritroveremo con una moneta da 1 nuova lira.
Non è pensabile che si ritorni all'unità di conto del passato. Appena introdotta la nuova lira avrebbe il valore di un euro, poi una delle due incomincerebbe a svalutarsi rispetto all'altra. Naturalmente sarebbe la nuova lira a svalutarsi.

Questa analisi l'ha già condotta la banca nipponica Nomura, mesi fa (il cambio €/$ era 1,34):



Come si vede dallo schema, 
1) l'euro è già il nuovo marco. Infatti si rivaluterebbe dell'1,3%;
2) la nuova lira si svaluterebbe del 27%;

Questa stima è in linea con quanto afferma il prof. di economia Bagnai (Ritorno alla lira, un po' di ottimismo) che prevede una svalutazione del 20-30% in base essenzialmente al differenziale di inflazione Italia-Germania e in base ai fondamentali economici. Secondo il professore, però a regime la svalutazione dovrebbe assestarsi intorno al 20%, grazie alla ripresa economica che si genererebbe automaticamente in Italia a causa della svalutazione stessa.

Quindi in realtà la nuova lira (con valore nominale nel nostro portafoglio = 1) varrebbe 1936 x 1,20 = 2323 vecchie lire contro un marco. Per noi sarebbe sempre 1 lira (come prima era 1 euro), ma ce ne accorgeremo facendo acquisti, perchè un caffè che prima costava 1 euro, dopo costerebbe 1,20 nuove lire. Anche se non è proprio detto sia così, perchè si potrebbero generare delle dinamiche economiche (maggiore competitività del sistema Italia) per cui forse costerebbe meno.

Anche il prof. Borghi della Cattolica di Milano, sostiene in pratica la stessa cosa di Bagnai, la nuova lira si svaluterebbe del 20% (Italia futuribile). E' una stima più ottimistica della Banca Nomura, ma credo, come già spiegato, non sia lontana dalla realtà. Si consideri che una svalutazione del 20% equivale a dire che la nuova lira varrebbe all'incirca quanto un dollaro.

Psicologicamente, affermare che la nuova lira varrebbe 2300 vecchie lire contro un nuovo marco, provoca disagio e timori nel lettore. Eppure è la stessa cosa affermare che la nuova lira varrà all'incirca un dollaro. Ma la seconda ipotesi sembra più ottimistica. Anche se dal punto di vista del potere d'acquisto è la stessa cosa.
Bisogna però considerare che il valore nominale della moneta non è così fondamentale, a meno che il nostro mestiere sia fare i "turisti per caso". Ci sarebbero grandi vantaggi economici per l'economia italiana dalla svalutazione della nuova lira. Come degli svantaggi per esempio sulla bolletta energetica. Di contro per i tedeschi, l'improvvisa rivalutazione del nuovo marco potrebbe generare delle brutte sorprese economiche: quante Mercedes in meno venderebbero in Europa?

Per questo penso, che soppesando i pro e i contro, alla fine converrebbe alla Germania aderire agli eurobond, e sostenere anche i costi delle "regioni" più povere come la Grecia. Ci guadagnerebbero ancora.



venerdì 25 maggio 2012

Cronaca spread


Ore 9:30

forse stampano, che altro possono fare? vedrai che Draghi avvia le rotative...

Borsa: Tokyo chiude a +0,20% ( www.ansa.it )

Borsa Milano: avvio positivo, +0,14% ( www.ansa.it )

Ore 9:40

E' sicuro, stampano, stampano... eurobond, magic bond, la Bce acquista tutti i titoli dei Piigs!

Spread btp-bund torna sotto quota 400 ( www.ansa.it)

Ore 11:00

Stappa lo champagne, è fatta, siamo salvi!! stampano! stampano!

Ucci ucci il mercato sente odor di interventone-tampone... ( www.ilgrandebluff.info)

Boom Partenza col Botto sui Bond Periferici, Rendimenti in Discesa come Non si Vedeva da Tempo ( www.rischiocalcolato.it)

Ore 11:30

Dubbi, voci vere o false? ottimismo autoindotto? dalla Bce nessun segnale...

CRISI DELL’EURO e CRISI GRECA: STAMPANO ? E SE SI’, QUANDO? ( www.rischiocalcolato.it)

"L’accordo e’ per STAMPARE e fare un QE massiccio. Dubito, invece, che vi siano accordi su una qualche forma di EUROBOND.
Il problema e’ che l’azione va fatto solo dopo aver SCIOLTO IN NODO GRECO
...
I Leaders Europei puntano ad un Governo Greco che confermi gli accordi, ed a valle di cio’, lanceranno il QE in grande stile. Nel caso in cui, permanesse uno stallo e le forze politiche greche continuassero a fare Melina anche stavolta, si lascerebbe la Grecia al suo destino, si negozierebbe in termini lampo una sua uscita, e contestualmente per impedire il propagarsi dell’infezione al resto dell’Europa Meridionale, si rimetterebbero le rotative delle stampanti in moto in grande stile 
...
Quando tutto cio’ accadra’? Considerando che il 17 Giugno ci sono le Elezioni in Grecia, e che in pochi giorni si sapra’ se nascera’ o meno un governo, reputo che a cavallo tra l’ultima decade di Giugno e la prima meta’ di Luglio I nodi verranno al pettine, e partiranno a stampare le rotative."

Ore 13:15

Se stampano, non sarà subito. Meglio mantenersi cauti. Nulla è stato deciso, per ora ci sono solo voci e dichiarazioni d'intenti: "più crescita...", come nelle pubblicità della Cepu.

Ore 15:25

Meglio non illudersi, la strada è ancora lunga. Bisogna convincere ancora la Germania, la lunga serie di incontri europei (inconcludenti) non è ancora finita:

Ok Merkel a invito quadrilaterale Roma ( www.corriere.it)

intanto a mercati chiusi:

Spagna, S&P taglia Bankia e altre 4, conferma BBVA, Santander ( borsaitaliana.it.reuters.com)

E' stata tutta un'illusione? domani si torna alla normalità, spread alle stelle...

giovedì 24 maggio 2012

Vertice UE: Uscita dall’euro



E’ proprio vero che la rete anticipa di mesi il sentire generale, che sia politico (vedi grillini) o che sia economico (vedi MMT di Barnard, uscita dall’euro ecc.).
Ora anche il Sole24ore, rappresentante mediatico ufficiale dell’economia italiana, comincia a farsi le domande fondamentali sull’euro, che già sono state analizzate e dibattute in questi 6 mesi di gov. Monti sui principali blog e siti economici:

Grecia fuori? Possibile. E i bond dell'eurozona sono ai valori pre-moneta unica

“Di euro si è parlato anche nel vertice di questa notte tra i capi di Stato Ue, che si è concluso con un nulla di fatto sulle decisioni di massima urgenza (Grecia, Spagna ed Eurobond) ci si interroga già se al prossimo giro (vertice Ue di fine giugno) i leader politici riusciranno ad approvare qualcosa di concreto…”

Infatti l’asse Francia-Germania si è definitivamente ed inesorabilmente spaccato, ed ora vengono al pettine le diverse visioni economiche nazionali.
E soprattutto è messa a nudo la moneta unica ed analizzata per quella che è, non come un oggetto di fede dogmatica:

“Ci si interroga se l'euro manterrà l'attuale assetto a 17 Paesi.
In un contesto in cui la Germania non sembra voler mollare la linea dura. Lo ha dimostrato proprio nell'ultimo vertice quando ha ribadito il "nein" agli Eurobond, strumenti finanziari visti di buon occhio dalla Francia di Francois Hollande (e questa è la novità politica del momento), dalla Spagna di Mariano Rajoy e dall'Italia di Mario Monti.
Se prendesse piede davvero questa Triplice Intesa ... è probabile che qualcosa possa davvero cambiare nella nuova, necessaria, visione d'Europa.”

Ma se non si interviene l’euro esplode, i rendimenti attuali dei rispettivi titoli di Stato nazionali, sono tornati ai valori ante euro, eccetto che per la Germania, che giustamente non vuole cedere su nulla:

“Nel 1993 - come evidenziato in un'analisi di John Greenwood, chief economist di Invesco - i Bund a 10 anni pagavano il 6,5%, i rispettivi BTp il 10,8%, i Bonos il 9,9%, gli Oat francesi il 6,45%, i bond del Portogallo il 10,57% e i bond di Dublino il 7,3%. Livelli certamente superiori a quelli attuali dove impressiona il tasso della Germania che oggi invece paga sugli stessi titoli l'1,4% nominale (mentre a livello reale i rendimenti sono negativi in quella che difatti è una ristrutturazione gratuita del debito tedesco).

Se però ci spostiamo a fine 1997 (quindi sempre nella fascia temporale pre-euro) il quadro cambia profondamente. I Bund tedeschi pagavano il 5,5%, i BTp il 6,1%, i Bonos il 5,9%. Tra il 5,5% e il 6% anche i titoli di Francia, Portogallo e Irlanda.

In pratica i bond di Spagna e Italia viaggiavano nel 1997 sugli stessi livelli attuali. Mentre Portogallo e Irlanda (costretti recentemente a ricorrere al piano di aiuti/amministrazione coatta euroepi) oggi pagano più di quello che pagavano 15 anni fa.

… l'euro, a questi livelli, non riesce più a far da scudo sui Paesi periferici che, anzi, in questo momento sembrano più intrappolati dalla forza della moneta unica che beneficiari. Si stava meglio quando si stava peggio?”

Quindi, ancora una volta, dopo aver dato del pazzo a Grillo sulla stampa e nelle tv, perché ha manifestato il dubbio che forse è meglio uscire dall’euro, anche il mondo economico confindustriale giunge alla stessa conclusione. Probabilmente il nostro ceto dirigente manca di un’adeguata e lungimirante analisi critica dei fenomeni sociali ed economici fondamentali. Dice il prof. Borghi nell’intervista su byoblu.com:

“…non sono del Bilderberg, però, tanto per dire, prima del Rotary mi dicevano “ah, ma quelli del Rotary fanno chissà che cosa, para-massoni”. Man mano che poi uno prendeva e saliva, io di grandi complotti ne ho visti pochi, di scemi ne ho incontrati tantissimi”


Italia futuribile




Leggendo l’intervista (molto lunga ma interessante) di C. Messora all’economista C. Borghi (www.byoblu.com) dell’Università Cattolica di Milano, e ripensando all’articolo del prof. Bagnai che ho riassunto nel post “Ritorno alla lira, un po’ di ottimismo”, viene proprio una gran voglia di seguire la deriva grillina, ed uscire dall’euro.

Secondo il prof. C. Borghi, gli italiani soffrirebbero meno dei greci dall’uscita dall’euro. Come valuta il prof. Bagnai, la nuova lira si dovrebbe svalutare del 20% rispetto all’euro. Quindi non un vero collasso, ma quello che già accadde con la svalutazione del 1992.

Il prof. Borghi spiega inoltre quali meccanismi si potrebbero attuare per evitare le corse agli sportelli bancomat, ma anche, nel caso ciò non fosse possibile, si possono difendere i risparmi con l’acquisto di titoli, monete od azioni estere senza il rischio di attraversare la frontiera svizzera.

Comunque, secondo il prof. Borghi, l’uscita dall’euro non è la morte dell’Italia, anzi può essere una grande opportunità di ripresa economica. La svalutazione della nuova lira, potrebbe significare l’aumento delle esportazioni, e la diminuzione delle importazioni, a danno soprattutto delle economie forti come quella tedesca.
Ecco perché, aggiungo io, alla Germania in effetti non converrebbe lasciare che paesi come Grecia, Spagna, Portogallo e Italia escano dall’euro. La sua economia oggi forte per le esportazioni, ha tutto da perdere (vedi post di ieri “Bruxelles:in attesa di Babbo Natale”).

Ma visto che non c’è limite alla fantasia, vorrei provare a tracciare alcuni scenari economici italiani.

Primo scenario. Uscita dall’euro, nuova lira svalutata del 20%. Non viene modificato nessun parametro economico dello Stato:
-         il debito passa di botto da 1.950 miliardi di euro, a 2.340 miliardi di nuove lire (n.lit.);
-         il Pil, per contro torna a crescere ai livelli ante euro, circa l’1%. Quindi il Pil attuale ammontante a 1650 miliardi circa, crescerebbe di circa 16 miliardi all’anno (nuova ricchezza);
-         Mantenendo il pareggio di bilancio, e lo stesso bilancio dello Stato di circa 750 miliardi di euro/ n.lit., la pressione fiscale dovrebbe rimanere intorno al 45%. Potrebbe esserci un miglioramento sul fronte debito, in quanto l’abbandono dell’euro renderebbe innocuo lo spread, quindi si pagherebbero meno interessi sul debito. Ma essendo questo lievitato del 20%, si dovrebbero attuare politiche di riduzione del debito, o portare l’interesse sul debito a zero come è oggi per a Germania. Con una crescita dell’1%, si avrebbero comunque ogni anno nuove entrate fiscali per 7,2 mld di n.lit. (in aumento progressivo con la crescita di Pil).
-         Una crescita dell’1% annuo, vuol dire 300.000 nuovi posti di lavoro ogni anno, 300.000 nuovi consumatori ogni anno.
-         Per contro, la svalutazione della nuova lira implica un aumento del costo energetico nazionale corrispondente alla svalutazione (20%); come spiega il prof. Borghi, tale aumento potrebbe in parte essere compensato da una defiscalizzazione.


Secondo scenario fantapolitico. Uscita dall’euro, nuova lira svalutata del 20%; si limita la tassazione media al 25% massimo, pertanto si prevede un drastico dimagrimento dello Stato:
-         il debito passa di botto da 1.950 miliardi di euro, a 2.340 miliardi di nuove lire (n.lit.);
-         il Pil attuale di circa 1650 miliardi, risulterebbe gravato da meno tasse, quindi si liberano circa 330 miliardi di n.lit. da reinvestire nell’economia reale. Queste risorse generano un’improvvisa spinta che può far crescere il Pil ai ritmi americani ante crisi 2008, cioè del 3% l’anno. L’aumento annuo del Pil sarebbe di circa 50 mld di n.lit.;
-         Con una tassazione massima del 25%, sarebbe necessario rivedere le clausole sul pareggio di bilancio. Ma comunque, volendo mantenere uno Stato sano con un deficit di bilancio limitato, si avrebbero a disposizione solo più circa 415 miliardi di n.lit. (la metà della disponibilità attuale); a questo punto si dovrebbero trovare soluzioni per il ricollocamento graduale del personale pubblico verso il settore privato, evitando la sostituzione dei pensionandi, riorganizzando gli uffici snellendo quelli congestionati e rinforzando quelli carenti; il welfare non potrebbe più essere garantito a tutti e dovrebbe essere integrato da assicurazioni; lo Stato dovrebbe snellire al massimo le procedure burocratiche avendo la metà del personale attuale, a meno che un taglio netto degli sprechi consenta di limitare in parte la diminuzione del personale; molte procedure oggi gratuite, dovrebbero però diventare a pagamento.
-         Una crescita del 3% annuo, vuol dire 600.000 nuovi posti di lavoro ogni anno, 600.000 nuovi consumatori ogni anno. La disoccupazione italiana è circa il 9% della forza lavoro, ma considerando Cassa integrazione e lavoro sottopagato direi che il tasso reale è del 15%. Il 15% corrisponde a 3,5 milioni di non lavoratori (occupati 2011), che con un Pil al 3% si riassorbirebbero in 4 anni.
-         Anche in questo caso ci sarebbe un aumento della bolletta energetica, ma in un contesto molto più effervescente di crescita economica.

Il primo scenario non sarebbe molto diverso dall’attuale, e probabilmente la crescita non arriverebbe immediatamente a causa dello shock per il passaggio dall’euro alla nuova lira.
Il secondo scenario sarebbe molto più complicato da gestire, ma in prospettiva garantirebbe all’Italia uno sviluppo certo per molti anni. Sarebbe come una sorta di ripartenza.



mercoledì 23 maggio 2012

Bruxelles: in attesa di Babbo Natale


Le borse sono state in positivo ed effervescenti per un paio di giorni, oggi hanno invertito la rotta. Difficile capire cosa si spera o cosa si auspica nel mondo dell'economia. Vedendo il +3,41 (Ftse Mib) di ieri si sarebbe detto che probabilmente c'era nell'aria un anticipo del Natale, un qualche grosso regalo da Bruxelles o Francoforte. Oggi si direbbe sia tornato il pessimismo e le preoccupazioni per lo scontro Hollande-Merkel.

Però in effetti qualcosa è cambiato negli ultimi giorni, si è passati dal motto della Merkel "rigore e crescita", al motto di Obama (e tutti gli altri) "crescita e rigore". Sembra solo un cambio di posizione delle parole, ma è molto di più.

Il vertice di Camp David, apparso un po' sottotono, in realtà un qualche risultato deve averlo prodotto.


Questa immagine evidenzia la situazione delle alleanze e della visione economica dei paesi partecipanti al G8. La Germania è in minoranza. L'Italia come al solito è in stato confusionale. Dal vertice del G8, però la cancelliera Merkel, è sembrata uscire non particolarmente sconfitta, anzi. Probabilmente gli altri paesi non hanno voluto infierire, anche perchè i grandi debitori hanno la coscienza sporca.

Eppure c'è attesa per il vertice di oggi a Bruxelles, e per le date successive degli incontri europei. Ci si auspica che la filosofia di Hollande prevalga su quella del rigore germanico. L'Europa periferica è stremata, ed ora anche la Francia rischia molto. La Germania potrebbe cedere su qualcosa: eurobond? project financing? project bond? per Rischio Calcolato si sente addirittura in lontananza il campanellino della slitta di Babbo Natale in arrivo a Bruxelles in largo anticipo. Spero sia così.

It’s Qe Time? (Occhio che Stampano)

"Io credo che alla fine; e molto presto, (essi) dovranno stampare. Non importa se la Fed, la BCE ma dovranno stampare oppure assistere alla devastazione finanziaria.

...
Non lo faranno per salvare i popoli d’Europa ma lo faranno per comprare ancora un pochino di tempo, per rimanere i padroni del vapore e nella consapevolezza che ad ogni round di monetizzazione il sistema finanziario diventerà sempre più instabile. Comunque, dal loro punto di vista, meglio precari che licenziati.

L’Euro non può semplicemente continuare ad esistere se nel giro di poche settimane non verrà attuata una politica che imponga con la forza un tetto invalicabile al rendimento dei titoli del debito sovrano.

Non c’è più il tempo materiale di aspettare un ipotetica armonizzazione delle politiche di bilancio europee, i paesi virtuosi, Germania in testa ora sono di fronte alla scelta finale, o accettare di pagare un pò di più il servizio del loro debito ed importare inflazione oppure affrontare la devastazione della zona euro e dire addio per qualche generazione al mercato comune.

La scelta meno costosa (per la Germania) nel breve/medio periodo,a mio avviso è la prima e come sempre i tedeschi cercheranno di vendere cara la pelle chiedendo in cambio il massimo possibile di cessione di sovranità economica ai paesi da aiutare.

Ecco perché penso che alla fine stamperanno. I banchieri lo faranno per continuare ad esistere come oggi, almeno per un pò, i tedeschi perchè tutto sommato l’alternativa è peggio."


Ed ancora.

Penso anch’io che STAMPANO: ci sono dati che lo fanno presupporre; i PRODUTTORI Tedeschi chiave della decisione.

"DOMANDA: COSA REALMENTE POTREBBE CONVINCERE LA MERKEL A CAMBIARE IDEA SULLA POLITICA DA “FALCO” SULL’AUSTERITY?


Frau Merkel, negli ultimi 3-4 anni, ha ceduto pochissimo a chiunque e difatti ha imposto un’austery quasi “punitiva” a tutti i partners.
...
Il governo Tedesco (e la popolazione) non si sono troppo scomposti, e sono andati avanti per la loro strada, nonostante gli enormi pericoli finanziari di una conclusione negativa finale della crisi. 

Ricordiamoci che la Germania e’ un paese particolare, che non ama affatto la finanza o la societa’ dei servizi ..., ne’ ama il dirigismo statalista fine a se’ stesso o alla grandeur (tipico della Francia, ma anche di altri paesi dell’unione). In Germania c’e’ massima considerazione del mondo produttivo, e la priorita’, vissuta ad ogni livello della societa’ e’ la PRESERVAZIONE DELLA MACCHINA PRODUTTIVA ESPORTATRICE MANIFATTURIERA, orgoglio ed emblema della serieta’ del paese.

In conclusione, ritengo che la forza che potrebbe convincere “Merkel, governo e politica tedesca, e popolazione” e’ ancora una volta LA CONFINDUSTRIA (E RELATIVI ALLEATI, SINDACATI INCLUSI).

... all’orizzonte, per la macchina produttiva tedesca, vi sono 2 pericoli semplicemente enormi, legati al collasso dell’Euro o ad una prosecuzione dell’attuale crisi:

a) La perdita di vasti mercati (quelli del Sud Europa) ed il rischio di rinascita di competitors sotto casa

b) Gli impatti a catena di un crollo finanziario globale
...
A Marzo 2012 sono usciti una serie di dati Interessanti, in particolare sul fronte dell’Import Export. 
...



La sintesi e’ che l’austerity ordinate da Frau Merkel a Monti, ha oltrepassato l’immaginabile; la montagna di tasse imposte da Monti agli Italiani ha fatto crollare verticalmente i consumi, penalizzando l’Import pesantemente (e quindi I Tedeschi), ed ha spinto le imprese Italiane, letteralmente disperate dal tracollo produttivo, a maggiore aggressivita’ sul fronte dell’export. 

...
HO COME L’IMPRESSIONE, CHE SE AD APRILE E MAGGIO STI DATI SI CONFERMASSERO, LE FORZE PRODUTTIVE TEDESCHE, POTREBBERO CONVINCERE FRAU MERKEL E GLI INOSSIDABILI GOVERNANTI E CUSTODI DELL’ORTODOSSIA LUTERANA, AD ACCETTARE QE A NASTRO, E MAGARI ANCHE UNA VERSIONE PRIMORDIALE DI EUROBOND, PER EVITARE IL TRACOLLO DELL’EURO (e magari per evitare che Monti faccia un’altra manovra…. Visto che pare le sue manovra abbiano impatti negativi, non solo sui poveri Italiani, ma pure sui panzer tedeschi)"


Ed anche io concordavo con la tesi di Rischio Calcolato giorni fa:
"Cosa altro si può fare a questo punto, se non stampare migliardi di euro, per sostenere i debiti europei dei Piigs? Del resto la "magia" dell'austerità che doveva portare crescita (chissà come poi...) l'abbiamo provata. E ancora una volta abbiamo constatato che le magie sono solo invenzioni che funzionano nel mondo delle favole."

Vedremo cosa uscirà da questo primo incontro, e se la Germania capirà che ha molto più da perdere di tutti gli altri europei da una crisi a catena innescata da troppo rigore. Per cominciare il fallito salvataggio della Grecia può diventare il detonatore dello scoppio dell'euro.
Comunque sia a qualcuno la cena del vertice risulterà indigesta, o alla Merkel o ad Hollade.