sabato 29 novembre 2014

Ci sbatteranno fuori dall'euro



Ci sono queste voci di attacco natalizio all'Italia sullo stile di quello del 2011. Ci sono i continui avvisi della stampa straniera (tedesca e inglese in primis) che consigliano all'Italia di uscire dall'euro. Serviranno solo a vendere più copie questi articoli, o dietro c'è qualcosa di preoccupante? Qualcuno conosce già il nostro inglorioso futuro, la nostra prossima crisi apocalittica? Di sicuro non sarà l'opera di Salvini o Grillo, ma nemmeno di Bagnai e Borghi, a promuovere l'uscita dall'euro. Ma la dura realtà.

"L'economista e giornalista francese Charles Sannat dice che nelle alte sfere della finanza mondiale circola da un po' di tempo uno studio nemmeno troppo top secret circa i problemi fondamentali che l'euro crea e che impediscono una crescita mondiale più stabile e solida.
Per i finanzieri Usa l'euro non è più una soluzione ma ormai è senza dubbio un grande problema.

Wall Street si prepara pertanto all'offensiva di Natale, secondo le voci che girano sui mercati. Stando alle dichiarazioni di interlocutori e fonti citate dal noto economista francese, dipendente di BNP Paribas e professore in diverse scuole parigine, la finanza americana aspetta solo il momento propizio per passare all'azione.

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L'anello debole della catena della moneta unica è indiscutibilmente l'Italia, terza potenza economica ma dove "aziende e banche sono pesci in un acquario in cui il denaro e la liquidità sono la loro acqua".
Il problema è che la vasca è minacciata da due idrofili: le autorità fiscali e il sistema bancario che non fa che svuotare l'acquario.

Tra Natale e Capodanno, una nuova offensiva dovrebbe essere lanciata contro Roma e le sue banche fragili, con l'obiettivo di mettere mano allo stock dei risparmi privati degli italiani e riforma dell'euro, facendo saltare il sistema bancario unico.

Per far vacillare l'euro, un attacco contro l'Italia simile al blitz del 2011 sarebbe evidentemente una buona soluzione, perché richiederebbe meno cash rispetto a un attacco contro la Francia, che però non è da escludere categoricamente."

(www.wallstreetitalia.com)

O magari l'attacco sarà plurimo. Quando l'assedio farà cadere la fortezza italiana ormai sguarnita, anche le altre casematte si ritroveranno senza difese. L'euro comincerà a sobbalzare pericolosamente. E della spazzatura derivata ben custodita nelle banche tedesche e francesi non ne teniamo conto? Anche li potrebbe giungere un attacco mirato e congiunto.

Ma qui si rischia un suicidio collettivo, non solo europeo. C'è l'arrivo concomitante di più cigni neri. Il più nero per colore, è sicuramente quello dello shale oil americano. La guerra del prezzo del petrolio, forse iniziata dagli Usa contro la Russia, potrebbe ritorcersi proprio contro gli Usa per la gioia dell'alleato saudita.

" Il crollo dei prezzi del petrolio sta per distruggere l'industria petrolifera e del gas naturale. 
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"Si pensava che l'industria del petrolio sarebbe stata salvata dal gas di scisto; e invece perderà a causa del gas di scisto", è scritto nel rapporto. "Molte aziende stanno scappando dal business dell'estrazione di gas di scisto: che il motivo sia la scarsa redditività, come in Texas, nel Nordest degli Stati Uniti, o in Polonia; o per le proteste contro l'estrazione in Inghilterra e in Romania; o per le sanzioni contro la Russia", il punto è che ci sono diverse vittime.
E già i prezzi del petrolio a $80 (ora hanno sfondato anche la soglia dei $70) stavano iniziando a "diffondere il panico, tanto che un articolo ha annunciato già i primi segnali di un rallentamento delle operazioni di trivellazione".

"Le più grandi società energetiche sono obbligate a vendere molti asset per salvarsi; la loro produzione è scesa in modo drammatico (...)"; diverse aziende si stanno indebitando a ritmi sempre più elevati e le operazioni che riguardano l'industria petrolifera (il gas di scisto in particolare), improvvisamente rischiano di non essere più redditizie se nel lungo termine i prezzi continueranno a oscillare al di sotto della soglia a $80". Per non parlare dei "finanziamenti (al settore petrolifero), il cui accesso sta diventando sempre più difficile in questi tempi di crisi economica".

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"Tutti questi fattori stanno convergendo verso uno shock dei mercati petroliferi nei prossimi due anni. I tempi saranno duri per le società energetiche. Dal momento che queste rappresentano una quota significativa della capitalizzazione del mercato azionario globale, l'effetto domani sugli indici azionari e sull'economia non si farà attendere. I mercati finanziari potrebbero essere colpiti da un enorme shock nel 2015, che questa volta non sarà da addebitare alle banche, ma all'industria petrolifera".  
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"quest'anno i produttori di petrolio importeranno capitale per $8,6 miliardi. Per fare un confronto, gli stessi hanno esportato $60 miliardi nel 2013 e $248 miliardi nel 2012
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In altre parole, gli esportatori stanno ritirando la liquidità dai mercati finanziari, invece che portare nuova liquidità. E questo potrebbe risultare in aumento dei costi di accesso al credito per i governi, per le aziende e per i consumatori, dal momento che la liquidità diventerà scarsa."
(www.wallstreetitalia.com)

Tutto questo implica che molte banche americane che hanno investito in questa nuova industria estrattiva rischiano il tracollo, con tutto quello che ne consegue di solito per l'economia mondiale. E quando si genera scarsità di liquidità le banche raffreddano il credito, gli Stati entrano in competizione per vendere i loro debiti pubblici. E lo spread si impenna. Anche se oggi i titoli di Stato europei vanno bene: ma attenzione, potrebbe essere una bolla.

Un colpo all'Europa e all'euro, un colpo alla Russia, una sberla allo shale oil, e poi tutto verrà giù come i castelli di carte. Quando e se bisognerà preoccuparsi veramente? Probabilmente il segnale verrà dal prezzo dell'oro: quando raggiungerà i 3000-5000 dollari/oncia significherà che sta per crollare tutto.

"La battaglia mondiale per l'oro è appena all'inizio. Germania, Francia, Svizzera e Olanda stanno trattatno il rimpatrio dell'oro depositato nei forzieri all'estero
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L'oro sta facendo un ritorno impressionante nel sistema finanziario e la domanda continua a crescere. Dopo la decisione dell'Olanda di rimpatriare 122 tonnellate di oro dalla Fed Usa, in attesa della decisione del referendum svizzero "salvate il nostro oro" e mentre i partiti populisti in Francia iniziano a chiedere il rimpatrio urgente dell'oro, persino la Bce ha annunciato che potrebbe comprare oro nel tentativo di sconfiggere lo spauracchio della deflazione.
Secondo Harvey Organ, grande specialista in materia, l'oro potrebbe salire a 3.000-5.000 dollari l'oncia entro la fine dell'anno.

Per lui la manipulazione dei prezzi di oro e argento finirà a dicembre e il prezzo verrà rivalutato, sfociando in una nuova crisi economica annunciata.  

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"Stiamo assistendo a un trasferimento massiccio verso tre paesi principalmente. Cina, Russia e India stanno accumulando il metallo prezioso in grandi somme", dice l'esperto. "Mosca ne compra 6-10 tonnellate al mese e l'India è a 1000 tonnellate l'anno".
"Se si calcola che il mondo produce 2.200 tonnellate di oro l'anno senza la Russia, la Cina e l'India, più del 100% dell'ammontare prodotto è comprato dai tre paesi"

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Dal 1998 la domanda è salita a 4 mila tonnellate l'anno, ma l'oro prodotto è di 2200-2400 tonnellate massimo. Ciò ha fatto si che "negli ultimi due-tre decenni, tutto l'oro 'mancante' è stato prestato".
"Vi sveglierete la mattina seguente e vedrete che l'oro scambia a 3 mila dollari l'oncia e salirà di 500 dollari al giorno. Succederà presto, prima della fine del 2014. L'oro scarseggia, non ne hanno più"."

(www.wallstreetitalia.com)

La corsa all'oro è un brutto segnale di solito per l'economia. Anche se probabilmente il mercato negli ultimi mesi/anni è stato messo sotto controllo ed il prezzo manipolato da governi e banche centrali: infatti il prezzo dell'oro si mantiene abbastanza stabile, e addirittura a volte scende malgrado le grandi richieste.

Per esempio, come documenta Fannyking, il tasso Gofo, dato dalla differenza fra il Libor e il tasso a cui si presta l'oro diventa sempre più negativo. Costa di più farsi prestare oro che moneta, malgrado detenere oro sia piuttosto costoso e inutile. Questa situazione evidenzia la notevole richiesta d'oro, benché l'andamento del suo prezzo dica l'opposto.

"Diventa persino difficile raccontarla questa cosa. Vedere il prezzo dell’oro che non solo NON sale ma scende in presenza di un crollo mai visto per estensione temporale dei tassi GOFO
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implica un fra le due situazioni o entrambe:
- Il mercato si rifiuta di prestare oro fisico a tassi bassi
- Il mercato richiede oro fisico IN PRESTITO accettando di pagare tassi alti (a cui vanno aggiunti costi di custodia)

La domanda è: perchè farsi prestare oro fisico e non chiudere l’operazione sul mercato?

Le risposte possono essere due:
1) Perchè si ipotizza di potere acquistare oro fisico (non futures attenzione) in futuro a prezzi più bassi e quindi si serve il mercato facendosi prestare ora da chi lo possiede per poi restituirglielo in un secondo momento.
2) Per scongiurare un aumento esplosivo del fixing dell’oro fisico a Londra

Ora il caso 1 è illogico. Se voglio andare short sull’oro mi vendo contratti futures, pago molto di meno e ho una quantità inimmaginabile di rogne in meno.

Per me rimane il caso 2. E’ in atto una guerra. Intendo una guerra vera fra superpotenze."
(www.rischiocalcolato.it)

Più che una guerra si è tentato in questi anni di rimandare ed evitare l'inevitabile. Così nel 2007-2008 si è evitato che molte banche Usa fallissero. Invece di far pagare gli errori ai responsabili del disastro, si è optato per la stampa di dollari e quindi il quantitative esing. Poi una volta abituati male, i centri finanziari sono diventati schiavi di questa droga. Da allora tutte le strategie finanziarie messe in atto sono servite per mantenere il più possibile lo status quo, cercando di frenare la caduta dell'economia mondiale. Riuscendovi solo in parte, solo in maniera superficiale. E per di più creando sempre più bolle finanziarie ingestibili.

Ora si cerca di calmierare in modo artificiale anche il prezzo dell'oro per non favorire Cina e Russia che hanno fatto il pieno, e forse per non lanciare un cattivo segnale ai mercati che subito capirebbero che la situazione è molto grave. Fino a quando si riuscirà a tamponare artificialmente queste situazioni? Le cose non potranno andare avanti all'infinito, governi e banche non hanno risorse illimitate per tamponare e rimandare il crollo. Prima o poi la situazione sfuggirà di mano e ci faremo tutti molto male. Il turbo capitalismo cerca di eludere le sue stesse regole, di evitare le cadute predette dalla teoria del mercato, per proteggere pochi privilegiati ai vertici del mondo. Ma alla fine anche loro scopriranno che i fallimenti sono una regola da cui non ci si può sottrarre quando il mercato ti giudica inadeguato, o quando hai sbagliato i conti.

La caduta dell'euro, oltre a far parte della situazione impazzita in cui si trova l'economia finaziarizzata mondile, oltre ad essere giustificata da motivi intrenseci all'Europa e alla costituzione dell'euro, potrebbe essere un'altra operazione volta a recuperare qualcosa sulle spalle degli europei. Quando ci sarà il ritorno alle monete nazionali, il rischio potrebbe essere quello di un'aggressione alle ricchezze private dei cittadini europei. Nazioni ed economie molto deboli potrebbero diventare facili prede delle multinazionali e della finanza rapace. E permetterebbe al dollaro di eliminare una moneta  concorrente rafforzandosi sulle rinascenti "monetine" europee. L'Europa ritornerebbe di nuovo marginale ed al guinzaglio degli Usa. E purtroppo non potremmo dare la colpa solo alla speculazione, agli Usa od alla sfortuna. L'integrazione vera non l'abbiamo voluta prima di tutto noi europei, costruendoci un modello istituzionale ed economico fallimentare. Ora non ci resta che raccogliere quanto seminato.


venerdì 28 novembre 2014

Pronti alla guerra?

(al centro il gen. Graziani in Libia... o forse il gen. Gentiloni?)


Gonfiamo i petti nel vento del nuovo patriottismo. Qui è ora di finirla, di farsi mettere i piedi in testa da inglesi e francesi (che per puro caso sono parte con noi della nota disUnione Europea). E' venuta l'ora di rimettere assieme l'impero coloniale di mussoliniana memoria. Si sentono già i tintinni di sciabola e l'odore di polvere da sparo...

"Gentiloni, se l'Onu lo chiede pronti a un intervento in Libia

"Non dobbiamo ripetere l'errore di mettere gli stivali sul terreno prima di avere una soluzione politica da sostenere. Ma certo un intervento di peacekeeping, rigorosamente sotto l'egida Onu, vedrebbe l'Italia impegnata in prima fila. Purché preceduto dall'avvio di un percorso negoziale verso nuove elezioni garantito da un governo di saggi". Lo dice il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, rispondendo - a Repubblica - ad una domanda circa un eventuale intervento in Libia. "Saremo parte attiva nell' individuare una transizione politica unitaria cui subordiniamo l'eventualità di una presenza militare di peacekeeping", spiega il ministro."

(www.ansa.it)

Sarà una speldida avventura: i nostri prodi conquistatori non troveranno ostacoli... esattamente come nei lontani anni '20 sotto la guida del gen. Graziani. All'inizio sembrano innocue passeggiate di salute, poi si finisce per sterminare gli indigeni restii a farsi colonizzare con l'iprite. E' un attimo che le fanfare e i tamburi di guerra si trasformano in un pantano vietnamita.
Intanto le fucine delle pattriottiche industrie belliche sono già in procinto di sfornare nuovi cannoni di peacekeeping.

"nei giorni scorsi ... la discussione nelle commissioni Difesa di quella che viene enfaticamente definita “legge navale”. Si tratta di un provvedimento che consentirà alla Marina di comperare parecchie navi per la modica cifra di 5,8 miliardi di euro. Soldi che, secondo una ormai consueta abitudine, non verranno però caricati sul bilancio del ministero pinottiano ma su quello dello sviluppo economico.
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Stando alle carte e alle dichiarazioni di ministri e capi di stato maggiore le navi che compreremo avranno due qualità maggiche,
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serviranno a sostituire ben 51 navi destinate al rottamatore e, udisci udisci o popolo beota, serviranno soprattutto per la protezione civile, per curare i bambini dei naufraghi, soccorrere i migranti sorpresi dalle procelle, estirpare la cecità dalle popolazioni africane, assistere le partorienti con le doglie.
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Che poi, casualmente, abbiano a bordo sistemi antimissile balistici, cannoni capaci di tirare a 80 km di distanza , missili antinave, eccetera è un dettaglio, un incidente della Storia. Sapete, i pirati somali non hanno rispetto per la vita umana e violentano persino le suore. Meglio essere pronti.
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Cominciamo dalle 51 navi destinate al cannello ossidrico ... Oggi, novembre 2014, la flotta italiana è composta da 54 navi sopra le mille tonnellate. Ci sono poi 12 cacciamine da 500 tonnelate e 4 navi da 200 che fanno pattugliamento per conto dell’Onu in Mar Rosso. Delle 54 unità, quelle che raggiungeranno il limite di vita utile entro una decina d’anni sono una trentina, ad essere larghi. Ma ci sono anche due fregate e due sommergibili in costruzione, e due altre fregate classe Fremm andranno sullo scalo l’anno prossimo. Unità, queste ultime, non finanziate con la nuova legge, ma già pagate con i soldi dei bilanci ordinari. Per cui, il saldo netto è di 24. Numero alquanto lontano da cinquantuno. [è sempre meglio raddoppiare le cifre quando si chiedono soldi pubblici. Ndr]
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De Giorgi vuole rimpiazzare anche corvette e pattugliatori, cioè navi che dislocano tra le 1200 e le 1500 tonnellate. Con che cosa? Con una decina di navi chiamate Ppa (pattugliatori polivalenti d’altura) che dovrebbero invece dislocare attorno alle 4500-5000 tonnellate.
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Con che risultato? Avremmo tra pochi anni la più grande Marina europea. Non ci credete? La Marine Nationale, francese, ha 13 fregate e 2 cacciatorpediniere. Totale: 15 unità di questa categoria. La Deutsche Marine ha 11 fregate tra le 3600 e le 5600 tonnellate. Gli inglesi, che definivano la loro flotta the wooden walls of Old England (le mura di legno della Vecchia Inghilterra), si accontentano di 13 fregate e 6 cacciatorpediniere. In totale: 19. E noi, les italiens? Da 22 a 28 unità maggiori a seconda che i Ppa siano dieci o sedici: 10 Fremm, 2 cacciatorpediniere classe Orizzonte, da 10 a 16 “pattugliatori”. D’altronde lo si sa, Italians Do It Better. È vero, gli Stati maggiori parlano di Mediterraneo allargato. Ma mi sa che stavolta si sono allargati un po’ troppo.
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Non è finito. Nel piano del nostro ammiraglio c’è anche una nave da sbarco di circa 24 mila tonnellate. Va bene, sono anni che se ne parla. E allora? E allora c’è che, sempre secondo Rid, dovrebbe essere armata anche di un sistema antimissile balistico. Incredibile: neppure gli americani hanno sistemi antimissile sulle navi anfibie.
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la cosa più divertente (si fa per dire) è che De Giorgi, con l’acquiescenza dei parlamentari che si sono finora bevuti tutte le sue storielle buoniste, è riuscito a vendere oltre cinque miliardi di navi militari dicendo che servono per fare tante cose, ma non l’unica per cui saranno costruite: la guerra."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Nulla di strano. Se poi si pensa alle tante polemiche ed alle alte protezioni presidenziali agli assurdi acquisti dell'aviazione militare, che non si limitano solo al capitolo F35 (si parla di altri caccia eurofighter, satelliti, droni, elicotteri, aerei spia...) si ottiene un'immagine fatta di tanti puntini sparsi. Basta unirli con la penna per ottenere il disegno finale.

Ma che cosa bolle in pentola? Anzi nel Mediterraneo? Le conclusioni possono essere solo due:
o qualcuno a Roma si sta montando la testa e pensa veramente di rimediare alla crisi economica-sociale italiana andando a conquistare nel nord Africa un nuovo impero coloniale;
oppure il tutto fa parte di un disegno più vasto impostato a Washinghton, che vede l'Italia come avamposto per la guerra prossima ventura che si combattera tra nord europeo e mondo arabo-mediorentale.
Tutte le conclusioni sono plausibili.

Ma se dal governo, o dallo stato maggiore dell'esercito ci si possono aspettare posizioni di questo tipo benchè non condivisibili, esistono in realtà pulsioni guerresche anche nella "società civile".Quindi Gentiloni se insiste ancora un po' un certo consenso rischia anche di trovarlo...

"L’Italia dovrebbe intervenire militarmente anche a livello unilaterale per riappacificare la propria frontiera sud, la Libya: è urgente un’intervento, nell’interesse nazionale e nordafricano

Non passa giorno che in Libya ci sia una strage, morti, degrado umano.
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la frontiera sud è al disastro: durante la crisi del 2011, durante il golpe a Berlusconi, la Francia e i cosiddetti partners EU hanno sfruttato l’avversione obamiama per il Cavaliere e per gli italoamericani in generale – che sempre hanno messo alla berlina i neri di oltre atlantico – per togliersi i sassolini dalle scarpe. In realtà non eran sassolini, ma vere rocce: eliminando Gheddafi, nell’interese francese con soddisfazione obamiana, si è infiammato il nord Africa, mossa oltremodo assurda e che è già costata la morte di un console USA oltre ad un incancrenimento della sfida al mondo musulmano.

Detto questo per l’Italia fu un vero attacco agli interessi Nazionali, fu il disastro: infatti nel 2008 oltre al quasi defunto (con Obama) zio ricco d’America, l’Italia si accorse che aveva anche il padrino d’Africa, colui che aveva salvato con soldi propri l’unica banca italiana finita nella crisi subprime a causa delle sue controllate austriache e tedesche. [per non parlare della Fiat alla fine degli anni '80, ndr]
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Ora, la situazione è tale per cui l’operazione Frontex dei miracoli (salvare i profughi che arrivavano ed arrivano in Italia dal fronte sud) l’Italia di fatto se l’è pagata da sola anche a fronte di danni non da lei stessa causati: oggi abbiamo un enorme flusso migratorio che dobbiamo gestire, in Libya c’è un dramma umano e la popolazione è allo stremo, parimenti l’Italia conserva ottime radici ed interessi enormi nel paese dell’ex Rais. Dunque, a fronte di una consuetudine per cui l’intervento nei paesi ex colonie va fatto e governato dai paesi ex colonizzatori ... oggi l’Italia ha titolo per intervenire!
[e molti libici parlano ancora bene l'italiano, c'è anche il vantaggio di non dover utilizzare l'inglese mentre si spara... ndr]
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Vero, bisognerebbe avere l’avallo dell’ONU ma è fuori di dubbio che quanto sta accadendo è una vera e propria catastrofe umanitaria tra Tripoli e Bengazi per cui l’ONU non potrebbe esimersi dall’approvarlo (certamente si opporrebbe solo la Francia ed in parte gli UK, coloro che hanno approfittato del disastro libico impossessandosi di campi ad olio e gas precedentemente inarrivabili per chiunque non fosse italiano). Dunque, ripeto, bisogna intervenire.

Un intervento militare sarebbe per altro giustificato da interessi economici: l’ENI ha enormi giacimenti in sfruttamento in Libya, se si dovesse ricostruire Saipem ed altre aziende private (Salini, Maltauro, Gavio solo per citarne alcune) avrebbe/avrebbero tutte le capacità tecniche ed anche economiche per operare e rimettere in piedi la parte infrastrutturale del paese, in pagamento si potrebbe utilizzare l’oro nero per cui il rischio credito sarebbero zero o quasi. Infatti Saipem all’estero ce la vorrebbero fare vendere, magari al francese di turno. Capita la solfa?
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Insomma, invece di dire cretinate stile Bonafè per televisione sulla crescita che c’è e non c’è stile gioco delle tre carte (dove è la crescita?) non sarebbe meglio prendere il toro per le corna, o anche tirare fuori le palle, e dirigere un intervento riappacificatore in Libya trasformando l’ex colonia nella scintilla per creare occupazione e crescita attraverso l’intervento italiano nella ricostruzione dei disastri fatti dalla guerra? Notasi, le uniche aziende che ancora restano nel paese in guerra sono quelle italiane, le uniche due ambasciate costantemente aperte sono quella italiana e quella ungherese!.

Matteo Renzi dovrebbe ragionare su questo aspetto, certamente chiunque dovesse raggiungere questo obiettivo – Berlusconi di far suo ci riuscì – meriterebbe il rispetto della popolazione italiana. E magari anche di quella del nord Africa."


Per chi è così desideroso di fare la guerra in Libia non posso che rispondere con le parole di un "antico statista": "armiamoci e partite!"

giovedì 27 novembre 2014

Autentico come una banconota da 300 euro



Mi unisco all'ode ai falsari di Capece Minutolo:

"Evviva. Se c’è qualcuno che in questo Paese fa qualcosa di economicamente coerente sono proprio i falsari di Napoli che invadono il mercato di euro contraffatti. Infatti sono gli unici che fanno ciò che si dovrebbe fare, ma che purtroppo è impossibile fare all’interno dell’eurozona, vale a dire usare la leva monetaria per stimolare la crescita: e lo fanno concretamente a forza di piccoli e medi tagli che – se sottratti all’asfittico sistema criminale – avrebbero un effetto più benefico rispetto ai 300 miliardi di pura fantasia spacciati da Juncker e sniffati dai media di regime che ormai si accontentano di merce scadente e tagliata male."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Il nuovo numero magico è 300, dopo l'80 renziano. Trecento fanta miliardi montati come la maionese, partendo da 15-20 miliardi. Le magie non avvengono solo al cinema, anche in certi parlamenti immaginifici come quello europeo. Speriamo solo che si tratti di maneggi del tutto inutili e che al limite si trasformino in un fiasco annunciato. Perché c'è anche il rischio che il giochino di Juncker diventi un altro mostro pericoloso e costoso per i contribuenti europei.

"Ora diciamo la verità: sapete cos’è il piano Juncker in realtà? Un artificio degno di un subprime, un enorme subprime basato sulla leva. Insomma, il protettore degli evasori fiscali di tutta Europa basa il suo piano di sviluppo sull’ingegneria finanziaria, un sorta di Fausto Tonna della Parmalat all’ennesima potenza: non c’è una lira di capitale fresco e, tanto per gradire, se il nostro governo deciderà di fornire dei fondi di finanziamento - e state certi che lo farà - probabilmente questi serviranno per costruire un’autostrada in Spagna o rimettere a posto un porto in Grecia che poi si compreranno i cinesi. Accidenti che piano di sviluppo! Siamo alla disperazione keynesiana più totale, oltretutto con non pochi rischi per i contribuenti europei.

D’altronde, grazie all’opzione put di Draghi e del suo “whatever it takes” viviamo a Fantasilandia, dove un Paese in bancarotta come la Spagna può prendere a prestito denaro a dieci anni al tasso del 2%! Insomma, con 21 miliardi di capitale il piano Juncker è quello di utilizzare leva 15:1 per finanziare strade e ponti, di fatto ciò che non serve affatto perché all’eurozona serve denaro che circoli, credito che torni alle aziende per investire e dare lavoro, di fatto riattivando la dinamica dei consumi.

...
i tempi per la presentazione e il vaglio dei vari progetti richiederà mesi e non ci sarà alcun tipo di stimolo reale per l’economia almeno fino alla seconda metà del 2016, con uno scudo a difesa degli investitori e i contribuenti europei a rischio di perdite visto che parliamo di uno schema che, ricordo, è basato su una leva di 15 volte, ovvero ogni euro (di garanzie) messo sul tavolo dall’Ue dovrebbe tramutarsi in 15 euro di denaro cercato e ottenuto sui mercati, in questo momento storico poi.

... lo ha denunciato forte e chiaro il professor Charles Wyplosz dell’Università di Ginevra, a detta del quale «quel denaro di fatto non c’è, quindi non darà nessuno stimolo o ripartenza alla crescita, questa cosa ha dell’incredibile, stanno facendo il contrario di quanto servirebbe, ovvero una reale espansione fiscale. Il settore privato, in questo modello, porterà i governi alla bancarotta. Questa è soltanto una scusa, un gioco di specchi per mostrare che stanno agendo, stanno facendo qualcosa, mentre la realtà è che l’austerity è ancora in vigore, è la norma e regola. Inoltre, al di là di queste valutazioni, un piano del genere richiede troppo tempo per poter funzionare e ci saranno risse da bar tra gli Stati per potersi accaparrare una fetta della torta».

...
In compenso c’è qualcosa di chiaro, ovvero il livello di alto rischio insito in questi progetti proprio a causa dell’operatività sulla leva, visto che nel programma non è stato contemplato l’utilizzo dello European investment fund, forse perché troppo geloso del suo rating AAA per immischiarsi in avventure stile schema Ponzi che potrebbero metterlo a rischio: già, perché così operando sul tavolo della partita di poker ci finiscono i soldi dei contribuenti europei, non dei privati.
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Come poi ci ha insegnato la storia della finanza strutturata nel periodo di boom prima che a fare boom fosse Lehman Brothers, saranno i vari corpi dell’Ue - quindi i governi - a soffrire per la prima perdita in caso di default di qualsiasi progetto finanziato, un qualcosa che ricorda molto da vicino l’epopea della “Tigre celtica”, quando Dublino era diventato l’hub europeo per gli “Special investment vehicles” (SIVs): sappiamo tutti come sia andata finire, visto che in tempi non sospetti molti critici definivano questa concentrazione di rischio «socializzazione delle perdite e privatizzazione del guadagno», un po’ la logica della Fiat con la cassa integrazione.

Non a caso a limitare la portata del piano, di fatto rendendolo un rischioso buco nell’acqua prima di iniziare, ci hanno pensato i tedeschi in seno alla Commissione e nei vari apparati dell’Ue, tanto che sia la Germania che la Gran Bretagna hanno già detto di non credere nel piano e che quindi non garantiranno nemmeno un centesimo per gli investimenti. Per Markus Faber, portavoce della Csu bavarese, il piano nasce fuorviato e fuorviante:
«L’idea stessa di una possibile loss-liability, ovvero la possibilità di perdite, non significa altro se non che gli Stati membri dell’Ue si caricheranno di nuovo debito». E anche in francesi proprio non saltano dall’entusiasmo, visto che il ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, ha detto chiaro e tondo che per funzionare «lo schema deve prevedere almeno tra i 60 e gli 80 miliardi di euro di denaro fresco, altrimenti non avrà alcuna forza di trazione»"

(www.ilsussidiario.net)

A questo punto torno a ripetere, meglio se il piano Juncker abortisce e ci teniamo stretti gli striminziti 80 euro di Renzi, che almeno sono reale ed onesto denaro pubblico non finanziarizzato. Persino le banconote da 300 euro dei falsari di Napoli sono più reali dei 300 miliardi di Juncker.

Probabilmente a Juncker non è stata data altra possibilità che questa. E questo assurdo piano dimostra una volta di più quanto sia disfunzionale l'Europa attuale, e che se non si trasforma in un vero Stato federale è destinata ad un epocale fallimento. Non saranno i no-euro europei ad affossare l'Europa, sarà la sua stessa architettura istituzionale, politica ed economica a tirarla già. Quest'Europa non ha futuro e non potrà continuare ad esistere ancora a lungo.

Ora sarà difficile anche per i renziani doc fare affidamento ad un piano più fumoso delle slides del premier. Le certezze del mondo renziano si stanno sgretolando una ad una. Ogni mirabolante provvedimento che dovrebbe cambiare le sorti dell'Italia viene inesorabilmente cecchinato o depotenziato. E' stato così per gli 80 euro, per Sblocca Italia, ora per il piano Juncker e lo sarà anche per il Job act e qualsiasi cosa verrà partorito da questo governo. Alla fine gli italiani si ritroveranno con pessimi provvedimenti e nessuna crescita. Ora capisco perché Berlusconi insiste a mantenere Renzi al governo fino al 2018. Più rimane li, più si logora. Più passa il tempo più gli italiani si dimenticheranno delle nefandezze del Caimano. Che anzi fra qualche hanno sarà riabilitato e ricordato nostalgicamente come un grande statista...


mercoledì 26 novembre 2014

Ma in che realtà viviamo?



Non ho più parole, e vista la devastante astensione al voto in Emilia e in Calabria, penso che sia così per la maggioranza dei miei concittadini. Non sappiamo più a che santo affidarci. I politici sono diventati tutti grigi ed inutili funzionari che rigirano frittate strafritte, cucinatori di molto fumo e scarsissimi arrosti. Nemmeno i nuovi arivati sulla scena politica scaldano i cuori degli italiani. Anche i vaffa di Grillo hanno deluso, e in un tempo record il movimento pentastellato rischia di passare dal 25% al nulla.

Non ho voluto cimentarmi con i numeri elettorali per disgusto, per fortuna ci ha pensato qualcun altro. La seguente tabella dimostra che ormai si vincono le elezioni con il 16% dei voti. Che desolazione...



Impressionante il dato di Forza Italia che ai tempi d'oro di Berlusconi appena sceso in politica si aggirava sul 40%, che al netto dell'astensione poteva essere un 30-35% effettivo. E l'exploit della Lega Nord di domenica è veramente piccola cosa. Un successo di modeste dimensioni (7%) che fa apparire Salvini un gigante rispetto alle altre opposizioni.

Ma del resto come possono gli italiani credere ancora in questa banda di illusionisti e fancazzisti che si premurano di governarci. Dicono che dirigono, decidono, fanno e disfano. Ma poi leggendo certe cose vengono mille dubbi:

""È necessario e possibile uno shock per la crescita". E' quanto ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan..."
(www.wallstreetitalia.com)

"E' necessario"? A chi si rivolge l'esimio Sig. dott. prof. comm. P.C. Padoan? Dobbiamo prepararlo noi lo shock scendendo in strada e bruciando le città? Non è per caso lui quello che sta nella stanza dei bottoni, quello che può prendere dei provvedimenti per tirarci fuori dalla crisi?

Ma evidentemente Padoan è uno di noi. Cioè non conta nulla. Infatti le sue parole sono una pietosa richiesta d'aiuto a Juncker, il quale poi è quasi sullo stesso piano di Padoan. Anche Juncker è un renziano banfone che non conta un piffero. Tutto chiacchere e distintivo: non ha alcun potere e non può decidere proprio niente. Del resto come si può definire uno che promette pomposi investimenti per 300 miliardi di euro, e poi si scopre che non c'è un centesimo in cassa.

"Il programma di rilancio che il neo commissario Ue Juncker ha previsto per la regione è appeso a un filo molto sottile.
...
Il fondo promesso dal lussemburghese a luglio, i cui dettagli sono stati illustrati stamattina alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, non farà appello a nuove "risorse proprie", ma sarà difatti basato essenzialmente su un meccanismo di "ingegneria finanziaria".
Ciò significa che dipenderà totalmente dall'effetto leva che riuscirà a ottenere sugli investitori privati, secondo un moltiplicatore per cui ogni euro pubblico messo nel Fondo europeo sarà in grado di mobilitare investimenti privati per 15 euro.

...
Fonti Ue hanno comunque riferito a Reuters che sarà basato su un nuovo "Fondo europeo per gli investimenti strategici" con una dotazione di capitale pubblico di almeno 21 miliardi di euro in tre anni, provenienti dal bilancio Ue (16 miliardi), e dalla Banca europea per gli investimenti (Bei, 5 miliardi), più i contributi volontari degli Stati mmebri, non prevedibili al momento, che comunque non verranno contabilizzati nel loro deficit pubblico ai fini della valutazione del rispetto dei parametri del Patto di Stabilità.
...
Una prima parte del Fondo pari a 16 miliardi di euro generarà investimenti privati per progetti di lungo termine pari a 240 miliardi, e una seconda parte da 5 miliardi di euro mobiliterà investimenti privati per le Pmi pari a 75 miliardi.
Riassumendo, "il piano parte dal presupposto che la liquidità sul mercato esiste, ma che gli investitori hanno attualemnte posa attitudine al rischio, e non finanziano quindi progetti strategici che non garantiscono un ritorno sicuro degli investimenti".

In pratica Juncker e soci sperano che servendosi di fondi pubblici per garantire gli investimenti a rischio, gli investitori ritroveranno fiducia e l'"appetito" necessario per credere nei progetti, finendo per finanziarli di tasca loro. Ovviamente non è un fattore da dare per scontato."

(www.wallstreetitalia.com)

Ma del resto c'era da immaginarlo. Per un attimo mi ero illuso che la i soldi li avrebbe in qualche modo "creati" e prestati la Bce (non osavo pensare che non li avrebbe reclamati indietro, del resto ha fatto così con il Ltro). Invece niente, è tutta fuffa. Che fa rima con truffa. Teniamoci stretti gli 80 euro di Renzi, perchè al confronto con il piano di Juncker, la donazione renziana sembra il Piano Marshall.

Questi matti a Bruxelles pensano di creare un po' di crescita (300 miliardi sono largamente insufficienti) giocando con qualche derivato da strapazzo. Roba che se va bene non produrrà nessuna crescita e se va male creerà nuovi danni economici che poi dovranno essere ripianati a colpi di debito pubblico.

"21 miserabili miliardi di euro contro 4500 miliardi messi a disposizione subito immediatamente per salvare banche decotte in tutta Europa, ci stanno prendendo per i fondelli, servirebbe un immenso New Deal ora, subito e adesso, con investimenti pubblici in deficit e questi si inventano fondi a leva da avviare tra sei mesi se va bene!
Per forza che gli avvoltoi non vedono l’ora di sbranare la carcassa dell’Europa! Financial Times e Moody’s non scommettono sulle riforme dell’Italia "

Questi sono completamente matti e la loro follia li porterà verso un mesto destino. Il dramma è che trascineranno anche molti incolpevoli nel gorgo. Non è nemmeno chiaro il motivo per cui i vertici europei e mondiali adottano comportamenti così illogici, che a lungo andare danneggiano anche le loro rendite di posizione. Forse abbiamo consentito a dei malati di mente di raggiungere i posti comando senza rendercene conto.

Sono distantissimo dalla Chiesa cattolica, ma non posso fare a meno di dare ragione a Mazzalai e constatare che Papa Francesco è rimasto l'ultimo statista vero al mondo:

"Meglio fermarsi qui, porta angoscia questa Europa, angoscia e tristezza, come dice anche il nostro Papa, un Papa populista e sovversivo suppongo un papa antieuro suppongo…

<<…”è andata crescendo la sfiducia da parte dei cittadini nei confronti di istituzioni ritenute distanti, impegnate a stabilire regole percepite come lontane dalla sensibilità dei singoli popoli, se non addirittura dannose. Da più parti si ricava un’impressione generale di stanchezza e d’invecchiamento, di un’Europa nonna e non più fertile e vivace”. E ancora: “I grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni”. La soluzione per il Papa può essere una sola: “L’Europa non deve ruotare intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana”>>

E’ giunto il tempo di urlare che noi che non vogliamo l’euro, noi vogliamo un’ Europa nuova, le cui fondamenta sono la sacralità della persona umana."

lunedì 24 novembre 2014

Renzi vince per inerzia



Perde e vince massicciamente nello stesso tempo. Perde 700.000 voti in Emilia-Romagna, però stravince confermando ed incrementando il 40% delle europee. Detto così parrebbe un'avanzata incredibile e alquanto strana. In realtà in Emilia il Pd perde e continua a perdere da tempo un sacco di consensi. In pratica vince con lo zoccolo duro. Con cuochi, camerieri, parenti ed affini delle feste dell'Unità. Con l'apparato di partito e le sue consorterie. In pratica al netto dell'astensione record dei voti, il Pd ha vinto con il 18%.

Renzi vince per inerzia, per mancanza di una forza di opposizione e di contrasto. Forza Italia continuando a stringere patti segreti si sta estinguendo: il suo elettorato forse preferisce persino votare il successore di Berlusconi, cioè Renzi, invece del suo capo storico. Del resto le leve del potere sono in mano al premier, Berlusconi vive e sopravvive di luce riflessa. Infatti avanza, o forse mantiene i voti, la Lega Nord che fa in effetti vera opposizione. Mentre l'altra opposizione, il M5s, si sta spegnendo a poco a poco. Meno si fa vedere in giro Grillo, più perde consensi. Anche qui ha vinto il maratoneta Renzi, è riuscito a screditare una forza di onesti relegandoli ai margini della vita politica e rendendoli ininfluenti. Agli italiani ormai sembra una forza politica inutile. Pertanto piuttosto se ne stanno a casa.

"Tornando all’astensione, credo che siamo di fronte ad un fenomeno strutturale e voluto dalla casta, la sfiducia completa nella politica è un virus che permette ad un gruppo molto piccolo, autoreferenziale e con un ampio bacino di voto di scambio di mantenere il potere in maniera relativamente semplice, ed è in questo senso che si misura la gigantesca sconfitta del MoVimento 5 Stelle. Al di la dei numeri, un partito anti-sistema, anti-casta e nato per combattere la corruzione se non riesce a vincere elezioni che si sono svolte fra macerie fumanti a livello sociale ed economico ha completamente fallito, un disastro assoluto.

... vero sconfitto delle elezioni regionali: il M5S."

(www.rischiocalcolato.it)

Certo l'astensionismo record in Emilia, oltre a far meditare sul disagio e sulla sfiducia nella politica degli italiani, ha alterato la percezione effettiva della competizione elettorale.

"... dentro questo disastro se ne aggiunge un altro che chiama in causa in maniera anche più diretta il modello renziano perché per la prima volta dal dopoguerra il centrosinistra scende al di sotto del 50% nella regione. Noto che questo dato (a cui si potrebbe aggiungere quello delle europee che il premier usa impropriamente per legittimarsi) viene allegramente trascurato perché trasforma l’evidente rifiuto di un’offerta politica, in una più generica disaffezione alle urne. Se è vero che le percentuali al 6o – 70 % per il centrosinistra sono roba di dieci anni fa è anche vero che il 52 e passa del 2010 – ottenuto con una partecipazione al voto enormemente più alta - è davvero un altro mondo.
...
il boom della Lega Nord, è un ballon d’essai: il quasi 14% di quattro anni fa si è tramutato con l’astensionismo epocale nel quasi 20% di oggi, che al massimo potrebbe indicare una tenuta leghista contro previsioni di reflusso: l’effetto secondo partito è dovuto esclusivamente al crollo di Forza Italia, scesa all’8% a dimostrazione che nell’Italia renziana l’ensemble berlusconiano è ormai del tutto superfluo
...
Rimangono le dolenti note della sinistra più radicale (ma si fa presto con Renzi ad esserlo) che a stento arriva al 4 per cento, se non si tiene conto di Sel legato a doppio filo con il candidato Pd, Bonaccini."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Ad ogni modo Renzi ha ragione di festeggiare, perché il dato percentuale è incontestabile.

"C’è però un dato che pare sfuggire a molti analisti: a Renzi non frega nulla del numero degli elettori. Gli interessa la percentuale, perché è con quella che si vince e si governa. Ogni giorno incontro elettori che mi chiedono di ricordare in tivù che “Renzi non ha preso il 40% degli italiani, ma il 40% dei pochissimi che sono andati al voto alle Europee, quindi una miseria”. Nulla da eccepire, Renzi alle Europee ha preso meno di Veltroni nel 2008 come numero di voti, ma questo per lui è irrilevante. Ha vinto in Emilia e Calabria, è il primo partito in Italia e soprattutto non ha avversari."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Ad ogni modo le vittorie ottenute in tanta astensione, a lungo andare possono diventare pericolose. Non vorrei che alcuni elettori abbiano rinunciato a votare in "gabina" con il lapis e stiano meditando la prossima volta di votare in piazza con la molotov.

sabato 22 novembre 2014

Ecco perché gli Usa vorrebbero impedire all'Europa la dipendenza energetica da Mosca



Da molti mesi si sente parlare spesso di oro e delle sue quotazioni, e del resto il metallo prezioso è il tipico investimento dei momenti di crisi. Ma dopo un'iniziale impennata il prezzo dell'oro è di nuovo crollato. Dietro il crollo dell'oro ci sono state varie spiegazioni. Quella che ho ritenuto più valida (ma non è detto sia quella autentica) si rifà alla tesi che con i vari quantitative easing mondiali era molto meglio investire in azioni ed obbligazioni che in oro.

Altre due meno credibili erano rispettivamente una ottimistica fuori misura, e l'altra la solita complottarda. Quella ottimistica giustificava la caduta dell'oro con il miglioramento delle condizioni dell'economia mondiale. Con la crescita in arrivo le quotazioni dell'oro scendono di solito. Questa tesi non mi ha mai convinto naturalmente, vista poi la contrazione dell'economia mondiale direi che è da scartare.

La tesi commplottarda afferma che una mano invisibile interviene per calmierare il prezzo dell'oro. può anche avere un senso se tale controllo del prezzo servisse alle banche centrali occidentali per ricoprirsi con riserve auree nel caso di tempi bui (ancora peggiori degli attuali...). Ma il valore dell'oro esistente non è comparabile con quello finanziario mondiale e quindi non avrebbe molto senso. Sarebbe un'assicurazione di scarsa efficacia. Ed inoltre i maggiori acquirenti di oro sono stati India, Cina ed ora Russia.

Ma qualsiasi sia il motivo che ha mantenuto calmierato il prezzo dell'oro, sembra che ora sia utilizzato come "camera di compensazione" dal blocco Russo-cinese per fronteggiare l'occidente capeggiato dagli Usa.

"Dopo aver compreso di aver fallito in Ucraina, l'Occidente, guidato dagli USA si proponeva di distruggere l'economia russa con la riduzione del prezzo del petrolio e del gas quali principali proventi dalle esportazioni del bilancio della Russia e della ricostituzione delle riserve auree russe.

Va notato che il fallimento principale occidentale in Ucraina non è né militare né politico, ma risiede nel rifiuto di Putin di finanziare i piani occidentali per l'Ucraina a carico della Federazione Russa. Ciò rende il piano occidentale irrealizzabile nel prossimo e inevitabile futuro.

L'ultima volta, sotto la presidenza Reagan, tale tipo di azioni occidentali volte ad abbassare i prezzi del petrolio ebbe 'successo' e portò al crollo dell'URSS. Ma la storia non si ripete sempre. Questa volta le cose sono diverse per l'Occidente. La risposta di Putin verso l'Occidente assomiglia agli scacchi e al judo, quando la potenza utilizzata dal nemico viene usata contro di esso ma a costi minimi per la forza e le risorse del difensore.
...
Non importa quanto strano possa sembrare, ma oggi Putin vende petrolio e gas russi solo in cambio di oro fisico.

Putin non lo grida ai quattro venti. E naturalmente accetta ancora il dollaro come mezzo di pagamento, ma cambia immediatamente tutti i dollari ottenuti dalla vendita di petrolio e gas con l'oro fisico!

Per capirlo è sufficiente osservare le dinamiche della crescita delle riserve auree della Russia e confrontarle con le entrate in valuta estera della Federazione Russa dovute alla vendita di petrolio e gas nello stesso periodo.





Inoltre, nel terzo trimestre gli acquisti da parte della Russia di oro fisico sono i più alti di tutti i tempi, a livelli record. Nel terzo trimestre di quest'anno, la Russia aveva acquistato la quantità incredibile di 55 tonnellate di oro. Più delle banche centrali di tutti i Paesi del mondo messi insieme (secondo i dati ufficiali)!"
(www.comedonchisciotte.org)


La stessa cosa, con volumi inferiori, sembra avvenga per la Cina.

Secondo l'autore dell'articolo riportato da ComedonChisciotte.org l'acquisto dell'oro da parte russa sarebbe diretto alla futura sostituzione del dollaro come valuta internazionale con l'oro. Se fosse vera questa tesi sarebbe una follia. Non c'è sufficiente oro nel mondo per garantire l'attuale livello di scambi. A meno che si prenda in considerazione una svalutazione spaventosa del dollaro e di tutte le monete mondiali. A quel punto l'oro potrebbe arrivare a 10.000 dollari l'ocia e più, e ne basterebbero pochi grammi per acquistare grandi quantità di merci.

Spero non si ritorni al gold standard, perché è un sistema che non funziona. E' simile al sistema attuale dell'euro per i paesi europei. Penso invece che la Russia utilizzi l'oro per cautelarsi dei mancati guadagni attuali sulla vendita del gas e del petrolio. In questo modo, convertendo gli introiti energetici in solido oro, limita la fuga di capitali. Quando il prezzo del petrolio tornerà a salire, il denaro liquido potrà di nuovo avere una circolazione normale tra ingressi ed uscite dalla Russia. Allora la Russia potrà disfarsi dell'oro ed utilizzare i proventi per investimenti. Nella speranza poi, che è quasi certezza, che essendoci meno oro in circolazione il suo valore futuro aumenterà. Oggi però visto l'acquisto di oro da parte russa, si ha l'impressione che l'occidente acquisti petrolio o gas in cambio d'oro.

"Così, il mondo occidentale, costruito sull'egemonia del petrodollaro, si trova in una situazione catastrofica non potendo sopravvivere senza petrolio e gas dalla Russia. E la Russia è pronta a vendere petrolio e gas all'Occidente solo in cambio dell'oro fisico! La svolta del gioco di Putin è che il meccanismo della vendita di energia russa all'Occidente solo con l'oro funziona indipendentemente dal fatto che l'Occidente sia d'accordo o meno nel pagare petrolio e gas russi con il suo oro tenuto artificialmente a buon mercato.

Questo perché la Russia, avendo un flusso regolare di dollari dalla vendita di petrolio e gas, in ogni caso potrà convertirli in oro ai prezzi attuali, depressi con ogni mezzo dall'Occidente. Cioè al prezzo dell'oro, artificialmente e meticolosamente abbassato varie volte da FED e ESF, contro un dollaro dal potere d'acquisto artificialmente gonfiato dalle manipolazioni nel mercato.

Fatto interessante: la compressione dei prezzi dell'oro da parte del dipartimento speciale del governo USA, l'ESF (Exchange Stabilization Fund), per stabilizzare il dollaro, è stata fatta all'interno di una legge degli Stati Uniti."

(www.comedonchisciotte.org)

Questa situazione spiega perché gli Usa si sono attivati in Ucraina con l'intento di creare una frattura nei rapporti fra Russia ed Europa. Gli Usa vorrebbero evitare una interdipendenza energetica dell'Europa occidentale verso la Russia. Per evitare che sia la Russia a dettare le regole sul commercio mondiale (che sia in oro o rubli) e che quindi il dollaro sia marginalizzato. Purtroppo per gli Usa questa è una partita persa: nemmeno il loro shale oil potrà contrastare questa dinamica (peraltro su cui ci sono molti dubbi di tenuta).

Ma credo che questa sostituzione del dollaro come valuta internazionale di riferimento avverrà comunque, anche se non penso che potrà essere sostituito dall'oro. Credo sia più probabile lo spostamento delle transazioni verso altre monete importanti come il rublo e il reminbi. In attesa che venga creata una moneta mondiale per gli scambi (come vorrebbe la Cina) il cui valore deriverà da una media dei valori di un paniere di monete fra quelle più importanti al mondo (quindi anche l'euro se sopravviverà...). Regolare i traffici internazionali con l'oro diventerebbe oltre che scomodo, un sistema per limitarli molto, essendo l'oro un bene finito. Del resto cosa accadrebbe all'Europa e in parte agli Usa nel caso dovessero scambiare oro per gas o petrolio?

"L'Occidente può usare la maggior parte dei suoi sforzi e risorse per aumentare artificialmente il potere d'acquisto del dollaro, nonché ridurre artificialmente i prezzi del petrolio e il potere d'acquisto dell'oro. Il problema dell'Occidente è che le scorte di oro fisico in suo possesso non sono illimitate. Pertanto, più l'Occidente svaluta petrolio e oro contro dollaro statunitense, più velocemente svaluterà l'oro dalle sue non infinite riserve. 

In questa combinazione economica brillantemente interpretata da Putin, l'oro fisico dalle riserve occidentali finisce rapidamente in Russia, Cina, Brasile, Kazakhstan e India, Paesi BRICS. Al ritmo attuale di riduzione delle riserve di oro fisico, l'Occidente semplicemente non avrà tempo di fare nulla contro la Russia di Putin, fino al crollo dell'intero mondo del petrodollaro occidentale."
(www.comedonchisciotte.org)

Sarebbe una situazione insensata anche per la Russia, che dovrebbe chiudere i rubinetti dei gasdotti per mancanza di domanda. Anche a Putin interessa vendere il suo gas. Al limite potrebbe chiderci di essere pagato in rubli e non più in dollari. Ed è quanto vogliono impedire gli Usa per evitare che la loro moneta faccia la fine di un pesos argentino qualsiasi. Con tutta la stampa di dollari fatta dalla Fed in questi anni, se la moneta Usa non avesse l'importanza internazionale che ha, avrebbe avuto una svalutazione enorme e micidiale per i suoi cittadini.

La preoccupazione è però sempre la solita: come reagiranno gli Stati Uniti alla perdita della supremazia del dollaro?

"Tradizionalmente, l'Occidente utilizza due metodi per eliminare la minaccia all'egemonia mondiale del modello fondato sul petrodollaro e ai conseguenti eccessivi privilegi occidentali.

Uno di tali metodi è costituito dalle rivoluzioni colorate. Il secondo metodo, di solito applicato dall'Occidente se il primo fallisce, sono le aggressioni militari e i bombardamenti.

Ma nel caso della Russia entrambi questi metodi sono impossibili o inaccettabili per l'Occidente"

(www.comedonchisciotte.org)


Direi che comprendere questi sviluppi sia la cosa più importante. Probabilmente la strategia di Russia e Cina è fatta appositamente di silenzi e tempi lunghi, per evitare di mettere il gigante americano di fronte ad uno shock improvviso. Probabilmente la loro strategia sarà quella di smontare l'edificio mattone per mattone e non quello di utilizzare la dinamite. In questo modo gli Usa avranno il tempo di assestarsi, di ridurre gradualmente la loro capacità militare, e di trovare una nuova strada per lo sviluppo. Un declino lento e controllato che porterà gli Usa ad essere una nazione importante, ma non predominante a livello mondiale, in un mondo multipolare. Almeno mi auguro sia così.

L'Europa dovrà mostrare la stessa pazienza di Russia e Cina, sopportando gli sporadici eccessi d'ira dell'ingombrante alleato. Ma alla fine avremo di che guadagnarci, potendo poi commerciare a situazione assestata, con nuove potenze economiche che bene o male considerano e considereranno sempre l'Europa come un antico faro di civiltà, di modelli di vita e consumo, come il luogo ancestrale da cui è nato tutto.

venerdì 21 novembre 2014

Qe fiducia ed oro sfiducia



Momento strano e straniante. Un periodo di scombussolamento a più livelli. Politico, sociale e anche economico. Segnali di fiducia si sommano a segnali di totale sfiducia. Si tratta di contraddizioni che probabilmente non preannunciano niente di buono. Come già scritto questo è un periodo confuso con le borse che salgono e scendono bruscamente senza motivi del tutto validi.

Ed infatti oggi:

"Borsa Milano accelera al rialzo nell'ultimo giorno di contrattazioni della settimana. Dopo aver rotto al rialzo la resistenza di 19.700, il listino Ftse Mib punta verso i 20.000 punti.
...
Ftse Mib +3,88% a 19.955 punti. "
(www.wallstreetitalia.com)

Tutto grazie alle parole rassicuranti e nello stesso tempo raggelanti di Draghi:

""La situazione dell'inflazione nell'Eurozona è diventata sempre più difficile". Mario Draghi, numero uno della Bce, ha parlato a un congresso che si è tenuto a Francoforte e ha ribadito che l'Eurotower farà "tutto quello che deve per alzare l'inflazione e le aspettative d'inflazione il più veloce possibile".
D'altronde, la situazione economica dell'area euro resta "fragile" e le indagini sull'attività "suggeriscono che nei prossimi mesi è improbabile che si verifichi un rafforzamento della ripresa".

La Bce "deve stare molto attenta ad evitare che (la bassa inflazione) inizi a propagarsi nell'economia, in modi che peggiorino le prospettive di crescita economica e di inflazione" stessa, ha precisato Draghi.

Ancora, "se la traiettoria attuale della politica monetaria non dovesse rivelarsi sufficientemente efficace a raggiungere questo obiettivo, o se dovessero materializzarsi ulteriori rischi sull'inflazione, aumenteremo la pressione e allargheremo i canali tramite i quali interveniamo alterando ritmo, mole e composizione dei nostri acquisti" di titoli."

(www.wallstreetitalia.com)

Se la situazione è difficile, e come molti sospettano l'Italia rischia di uscire dalla zona euro, è un assurdo che gli investitori si precipitino a comprare azioni proprio nella borsa milanese. Considerando che il loro investimento rischia di perdere come minimo il 20% se l'Italia tornasse alla lira.

Ed invece gli acquisti fioccano, in attesa che la Bce metta in essere il tanto atteso Quantitative easing europeo. Draghi è ormai molto tempo che promette di fare tutto quanto è necessario per salvare l'euro. Finora il suo bluff ha funzionato, spesso alle sue conferenze stampa sono seguiti vivaci sedute in borsa.

Ma se poi quel che promette non si avvererà? Draghi rischia esattamente come Renzi di accumulare così tante promesse da creare un clima pericoloso di perdita di fiducia istantaneo quando tutti si renderanno conto che non potranno essere mantenute. La Bundesbank e la Germania permetteranno a Draghi acquisti generalizzati e probabilmente ingenti di bond europei? Se le parole di Draghi non si trasformeranno in atti concreti, questa volta la sfiducia e la fuga di capitali sarà terribile, con ripercussioni pericolose sul sistema bancario europeo.

Ma accanto alle feste in borsa, ci sono altri segnali che indicano esattamente l'opposto: totale sfiducia nell'economia mondiale e nella sua crescita.

"Oggi Mario Draghi ha annunciato la Dragonomics
...
1) Stampa abbestia
2) Tassi Zero
3) Spesa in Deficit (che si farà finta di bacchettare)
4) Svalutazione Competitiva

Come risultato avremo l’altra solita zuppa:
1) Diminuzione del potere di acquisto dei cittadini
2) Aumento della ricchezza di banchieri e multinazionali (in generale chi è più vicino al cannone monetario)
3) Nessun effetto strutturale sull’economia, un inizio promettente poi crash e peggio di prima

Come corollario:
1) La Russia difende il Rublo comprando Oro (e non dollari, chiamali scemi)
2) Una nuova massa di denaro vaga tra bond e borse in cerca di uno sfogo.

E indovinate alla fine dove finirà tutto questo denaro?
...
Sul…fisico [oro, ndr]. E ce ne è pochino rispetto al mare di pezzettini di inutile carta straccia.

Siete pronti a oro 5000$?"

(www.rischiocalcolato.it)

"credo abbiate notato l’enorme forza dell’oro rispetto a tutte le altre materie prime.

E oggi nonostante la svalutazione dell’Euro e il consueto tentativo di attacco all’oro, ooooopss"

(www.rischiocalcolato.it)

Così abbiamo avuto una giornata in cui da un lato si è fatto festa come se l'economia fosse in boom, con un rialzo in borsa di quasi il 4% a Milano e notevole anche nelle altre europee. E dall'altro lato un improvviso rialzo dell'oro, metallo prezioso che è considerato normalmente l'investimento sicuro nei momenti di grave crisi. Probabilmente a causa di acquisti massicci di qualche banca centrale. Ma comunque siamo chiaramente in un periodo di totale schizofrenia economica.

giovedì 20 novembre 2014

Il deterioramento della situazione economica tocca tutti



E soprattutto preoccupa la situazione dei campioni mondiali: la Germania e la Cina. La Germania è tornata in crescita nell'ultimo trimestre, anche se non ha entusiasmato nessuno con il suo +0,1%. Ad ogni modo il gigante manifatturiero europeo sembra resistere al crollo generalizzato, e mantenere il suo status di leader in mezzo ad un'Europa in macerie. Anche altre nazioni europee sono tornate a crescere, cioè praticamente tutte tranne l'Italia. Ma ci sono altri dati che raccontano una realtà diversa: in Spagna e Portogallo rimangono alti i dati della disoccupazione, e della sottoccupazione. Per non parlare del disastro socio-economico della Grecia. Anche la Francia continua a mostrare segni poco rassicuranti:

"Guardando alla performance dei singoli paesi, l'indice PMI della Francia è sceso più delle previsioni nel mese di novembre, calando a 47,6 punti, al valore più basso in tre mesi, dai 48,5 punti di ottobre."
(www.wallstreetitalia.com)

Tornando alla Germania, anche qui l'indice Pmi mostra una certa difficoltà:

"La Germania è inoltre al limite, dal momento che il Pmi manifatturiero di novembre è sceso proprio al punto di equilibrio, ovvero a 50 punti, contro le stime di 51,5 punti. Reso noto anche l'indice dei servizi, che sempre in Germania è calato a 52,1 dai 54,4 di ottobre. Considerato l'indice Purchasing Managers Index, relativo sia al comparto manifatturiero che a quello dei servizi, la flessione è stata da 53,9 a 52,1, con una crescita che è stata la più lenta in sedici mesi.
I dati, stando a quanto ha riferito a Bloomberg Oliver Kolodseike, economista presso Markit, dipingono un quadro preoccupante sullo stato di salute dell'economia tedesca"."

(www.wallstreetitalia.com)

Ed anche in Cina le cose non sembrano andare così bene come in passato:

"In Asia reso noto il China Manufacturing PMI che, stando ai dati resi noti da Bloomberg, ha deluso le stime per il tredicesimo mese consecutivo, attestandosi al minimo in sei mesi di 50 punti (contro i 50,2 attesi dal consensus).
Tra i sottoindici, crollo della componente della produzione, che è scivolata in territorio di contrazione (49,5), per la prima volta dallo scorso maggio."

(www.wallstreetitalia.com)

"Brutte notizie dalla CINA, ieri il prezzo del ferro in Cina ha fatto segnare minimi storici:

(vedi grafico a inizio post, ndr)

E sempre ieri sono usciti i dati sui prezzi delle abitazioni:
 

Che sono nuovamente tornate a scendere di prezzo.

Probabilmente vi è nota la bolla immobiliare in Cina che ha spostato enormi quantità di Yuan a debito su case e città fantasma ormai senza quasi valore."

(www.rischiocalcolato.it)


"La chiamano debt deflation, pochi la conoscono, molti fanno finta di non conoscerla, altri non ne vogliono parlare, ma la verità è figlia del tempo!

Qui c’è scritto tutto quello che dovete sapere sulla debt deflation…
...
Come riporta Wall Street Italia … il crollo dei prezzi dell’acciaio sta mettendo in ginocchio l’industria siderurgica cinese. Non è infatti n caso che Haixin Iron & Steel Group, società cinese non quotata che ha fermato la produzione lo scorso marzo per insufficienza di capitale, abbia iniziato la procedura di fallimento. Si tratta della più grande bancarotta cinese
Secondo l’agenzia Bloomberg, la società soffre di un debito pari a 10,5 miliardi di yuan a fronte di asset per 10,1 miliardi. S&P ha riferito in una nota che Haixin, che ha una capacità produttiva di 6 milioni di tonnellate di leghe su base annua, ha fatto default per non essere riuscita a rimborsare un debito di 3 miliardi di yuan.

Il rallentamento dell’economia cinese insieme alle nuove misure contro l’inquinamento sta pesando sul comparto siderurgico, già afflitto dal problema della sovraccapacità. Secondo gli analisti, quello di Haixin, sarà solo il primo di una serie di fallimenti che coinvolgerà il settore.

Ecco la realtà ufficiale di quello che sta accadendo in Asia…"

Non è che saranno proprio i campioni dell'economia mondiale a darci qualche brutta sorpresa? Se rallentano loro, per noi sarà una spaventosa inchiodata... con l'euro che volerà fuori dal parabrezza!


mercoledì 19 novembre 2014

Tutto accelera verso la resa dei conti


L'impressione è tutto accadrà molto in fretta. Molto più in fretta di quanto presumeva Renzi quando ha presentato le slides dei 1.000 giorni. Probabilmente non ci saranno ancora 1.000 giorni dell'Italia all'interno della zona-euro, e nemmeno 1.000 giorni di renzismo. La popolarità del premier e del suo esecutivo si degrada sempre più velocemente. Il Pd del 41% già oggi non esiste più.

Forse tutto succederà come è logico che accada molto velocemente. Come un crollo che inizia con gli scricchiolii, e poi tutto accelera in frazioni di secondo. Accadrà senza che si riesca a raccogliere le firme del referendum sull'euro proposto da Grillo. Tutto verrà giù malgrado il tardivo intervento di Draghi. Malgrado le riforme tanto richieste dall'Europa, che forse non riusciranno nemmeno a veder la luce per intero. Malgrado i ripensamenti fuori tempo dei Fassina&C.

E forse l'europaeista (al limite del fanatismo) Partito Democratico, per una crudele legge del contrappasso, sarà quello che dovrà gestire l'uscita dell'Italia dall'euro. Visto che tra elezione del nuovo Presidente della Repubblica, presidenza di turno europea, Expo e quant'altro, non si potrà votare all'inizio del prossimo anno. Renzi è condannato dalla storia a fare il becchino dell'europeismo Pd. Delle idee dei suoi padri nobili come Prodi e Veltroni. E non è detto che gli dispiaccia, se questo significa rottamere la vecchia guardia piddina...

"L’Italia si sta dirigendo verso l’uscita. Anche se potrebbe sembrare una fantasia che uno dei membri fondatori possa pensare di uscire dall’euro, c’è la crescente sensazione che tra non più di un paio di anni, Roma potrà di nuovo amministrare una propria moneta.

I dati della scorsa settimana mostrano un paese in crisi profonda. Con un PIL ancora del 10% al di sotto del picco pre-crisi finanziaria, il paese è impantanato in una profonda depressione.

Tutti i tentativi di rilanciare l’economia sono falliti, talmente è sclerotica la natura del suo sistema di tassazione, del suo mercato interno e delle regole del suo mercato del lavoro.
...
Una volta la classe media italiana avrebbe scartato immediatamente l’idea di un’uscita dall’euro.
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Questa paura sembra ormai sparita. Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo ha cambiato posizione opponendosi direttamente all’euro.
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Gli i italiani aspettano da 3 anni che il capo della BCE Mario Draghi imiti gli “esercizi sulla stampa di moneta” messi in atto dalla Banca d’Inghilterra e dalla Federal Reserve USA. Draghi parla incessantemente di pompare denaro nelle economie malate dell’eurozona, solo per poi tirarsi indietro. La scorsa settimana l’ha fatto ancora.

Ma anche se Draghi dovesse mettere in atto le sue promesse, esse probabilmente non saranno efficaci. Gli italiani lo sanno. Hanno bisogno di svalutare la moneta. Questa è l’unica salvezza.
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Chiariamoci: un ritorno alla lira sarà doloroso. Ma sembra qualcosa che gli elettori vogliono prendere in considerazione per fermare la continua e inarrestabile contrazione della propria economia."

(vocidallestero.it)(www.theguardian.com)

"La possibilità di un’uscita dell’Italia dall’euro, uscita che potrebbe verificarsi alla fine della primavera 2015, viene citata sempre più spesso dalla stampa internazionale, italiana naturalmente, ma anche tedesca, americana [1] e britannica [2].
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E’ ormai chiaro che la situazione dell’Italia nel contesto della moneta unica è diventata insostenibile. Dalla crisi del 2008  l’Italia è  sprofondata in una situazione di stagnazione del PIL che sembra anche peggiore di quella della Spagna.
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Si può constatare che l’Italia è in svantaggio, e non solo rispetto alla Germania e alla Francia, ma anche nei confronti della Spagna. In questo paese, tuttavia, la chiusura di molte aziende ha portato alla scomparsa di quelle meno produttive e, qui, il guadagno di produttività può direttamente essere attribuito all’effetto della contrazione della produzione.
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colloqui con i consiglieri economici del governo Renzi mostrano che questi ultimi sono ormai molto pessimisti sul futuro economico del paese. Essi credono che, a meno di una svolta importante nella politica economica tedesca quest’inverno, l’Italia non avrà altra scelta che lasciare l’Euro nell’estate 2015."
(vocidallestero.it)
(russeurope.hypotheses.org)

E dopo di noi il diluvio... verrebbe giù tutta la zona euro. A quel punto agli egoisti tedeschi non resterebbe che versare lacrime di coccodrillo, dopo aver distrutto il giocattolo che gli dava tante soddisfazioni.

"... non ci sarebbe niente di peggio per la Francia che restare in una zona euro che dovesse ridursi a una zona del marco, nel caso che uno dei principali paesi, e l’Italia è la terza più grande economia dell’eurozona, dovesse uscirne. L’impatto negativo sulla competitività sarebbe certamente disastroso per l’industria francese.
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Se la Francia e l’Italia escono insieme dalla zona euro, questo comporterà un’uscita a breve termine di Spagna, Portogallo, Grecia e Belgio. In effetti, si capisce subito che la Spagna,  indebolita da profonde tensioni politiche, non potrebbe rimanere nell’euro se Italia e Francia ne uscissero. Ora, l’uscita della Spagna implica quella del Portogallo, e dopo questi quattro paesi la permanenza della Grecia nell’euro non è più giustificata. Dati i suoi legami con l’economia francese, è molto probabile che il Belgio seguirebbe dopo un paio di settimane di esitazione. Un’uscita dell’Italia provocherebbe il crollo della zona euro, e la Germania, molto probabilmente, riprenderebbe la sua moneta. Ma questo scenario, lungi dall’essere un disastro, aprirebbe immediatamente delle nuove opportunità e, in particolare, la possibilità – una volta stabilizzati i tassi di cambio di questi paesi – di ricostruire un’unione commerciale."
(vocidallestero.it)
(russeurope.hypotheses.org)

martedì 18 novembre 2014

Bisanzio trasferita a Bruxelles



Draghi si è lanciato in una promessa piuttosto avventata, viste le ritrosie della Germania a seguirlo su certe strade.

"L’Eurotower, ha aggiunto Draghi parlando di politica monetaria, «è unanime nel sostenere possibili misure addizionali non convenzionali» per rilanciare il credito nell'Eurozona che potranno «cambiare ulteriormente la quantità e la composizione dei conti del sistema dell'euro», misure che «potrebbero includere l'acquisto di bond sovrani». Un’apertura esplicita dunque al Quantitative easing, cioè l’acquisto massiccio di titoli di Stato per tenere bassi i tassi d’interesse a lungo termine e far ripartire il credito."
(www.ilsole24ore.com)

Ma come fare visto che la Bundesbank si è sempre opposta, e la stessa Germania attraverso la sua Corte Costituzionale ha messo in dubbio il programma Omt della Bce avente per oggetto l'acquisto di titoli? Per esempio nel 2011-12 si mise in atto il prestito agevolato Ltro, il quale pur non dichiarandolo esplicitamente, dava denaro alle banche europee per acquistare in proprio debito pubblico dei rispettivi paesi. La Bce non compariva nemmeno come mandante, benché l'intento era proprio quello dell'acquisto di bond per raffreddare gli spread.

Probabilmente ora si utilizzeranno delle tecniche così bizantine che a Bisanzio le avrebbero trovate anche troppo cervellotiche. Ma con questo sistema si aggirerebbero i divieti di acquisto diretto di bond, ma non solo, si verrebbe a creare una sorta di Eurobond, ma che non sarebbe un vero titolo comune europeo. Un proto-eurobond direi...

"L'ULTIMA TROVATA DEGLI EURO-LIBERISTI: Equip (European Quantitative-easing Intermediated Program)

Che la moneta unica sia "insostenibile" lo ammettono oramai la maggior parte degli economisti e degli analisti. Tutte le misure (e gli annunci) sin qui adottati dalla Bce si sono rivelati pannicelli caldi.
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In questo contesto crescono le pressioni sulla Bce affinché adotti finalmente una politica monetaria più "accomodante", adottando un europeo "Quantitative easing" come han fatto le banche centrali nord-americana, giapponese e inglese, ovvero l'immissione nei mercati di grandi quantità di liquidità, assicurate dall'acquisto di titoli di debito pubblico.
Com'è noto, le regole monetariste stringenti che vennero poste a fondamento della moneta unica impediscono alla Bce di acquistare direttamente titoli di debito degli Stati membri.
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come potrebbe, la Bce, attivare un "Quantitative easing" aggirando l'opposizione tedesca? Dopo aver spremuto le meningi, hanno escogitato una strabiliante trovata. Ce ne da notizia Carlo Bastasin su Il Sole 24 Ore di ieri, 15 novembre. La proposta viene dalle teste d'uovo della School of European Political Economy (sep-Luiss). Di che si tratta?

«La proposta prevede che al varo del programma di acquisto di titoli pubblici europei la Bce annunci la propria disponibilità ad acquistare da banche ed istituzioni finanziarie un nuovo titolo (un Asset backed security) rappresentativo proprio dei titoli pubblici dei singoli Paesi in proporzioni fisse. I titoli del debito dei singoli Paesi sarebbero cioè il sottostante dell'Abs. Il nuovo titolo, creato direttamente da banche ed intermediari, utilizzando i titoli pubblici dei singoli Stati nei loro portafogli, senza bisogno di nuova legislazione europea o di decisioni politiche, diventerebbe il titolo sicuro e liquido, finalmente rappresentativo dell'euro area nel suo insieme, con un ruolo e una dimensione di mercato paragonabili a quelli dei titoli del Tesoro americano.


Il programma proposto da Sep, chiamato Equip (European Quantitative-easing Intermediated Program), prevede che siano gli intermediari privati a creare il nuovo titolo, sulla base delle condizioni espresse dalla Bce che si limiterebbe ad annunciare le caratteristiche del nuovo titolo e la sua accettabilità nelle operazioni di finanziamento del sistema, sia nel contesto dell'allentamento quantitativo, sia al di fuori di esso».
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«Equip può rappresentare la svolta decisiva per la crisi europea: il segnale politico del nuovo euro-titolo renderebbe coerente l'impegno delle autorità europee a garantire la tenuta dell'euro area «qualsiasi cosa sia necessaria» con l'impegno e gli interessi dell'economia privata. Equip darebbe vita a un nuovo titolo europeo sicuro e liquido come richiesto dagli investitori europei e globali, rendendo credibile e attraente investire nell'euro area nel suo complesso. Sarebbe finalmente possibile investire nell'euro anziché muoversi da un titolo pubblico all'altro, con alti costi e con il rischio di gonfiare gli spread in modo non giustificato dai fondamentali dell'economia, come è avvenuto durante la crisi.
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Il rendimento del titolo inoltre sarebbe una media ponderata dei titoli pubblici che ne rappresentano il sottostante e quindi un po' superiore a quello dei titoli pubblici tedeschi ormai vicini a zero. Questo offrirà un'opportunità di investimento attraente, liquida e sicura, normalizzando una situazione che sta mettendo in difficoltà gli stessi intermediari finanziari tedeschi."

(sollevazione.blogspot.it)

Questa potrebbe essere una trovata finanziaria tutta gestita da intermediari privati, che evita la sconcezza (per questa banda di liberisti da strapazzo) di dover maneggiare direttamente debito pubblico. Una sorta di guanto per raccoggliere quella immonda spazzatura dei bond pubblici, che sono un verminaio di diritti, welfare, investimenti e stipendi pubblici. Tutte schiefezze che un buon liberista doc non può maneggiare a mani nude...

A parte queste considerazioni psichiatriche, potrebbe essere un sistema per calmierare una volta per tutte il pericolo spread dei paesi periferici. Potrebbe permettere un discreto risparmio in interessi sul debito per noi italiani. Con questo risparmio sarebbe possibile allentare un poco le politiche di austerità che ci chiede l'Europa. Non si tratterebbe comunque di un miracoloso boom, ma sicuramente qualcosa che ci permetterebbe una crescita di galleggiamento sopra lo zero. Meglio di niente, comunque nulla di eccezionale. Ma sufficiente per Draghi e la sua cricca ultra-liberista per salvare l'euro e tutto il sistema europeo. I vari governi potrebbero continuare sulla strada delle riforme inutili alla crescita, ma utilissime al mondo reazionario e finaziariazzato che sta dietro l'euro.

lunedì 17 novembre 2014

L'euro nel mirino della speculazione



"Il Giornale" è diventato ultimamente il quotidiano di una classe media reazionaria spaventata dalla crisi e dai disordini sociali prossimi venturi. E tanto per rassicurarla riempie le pagine di ulteriori paure sperando che queste spingano l'elettorato scomparso fatto di pensionati e casalinghe di nuovo fra le braccia di Berlusconi. Comunque forse sempre meglio un po' di sano realismo che il finto ottimismo e la finta speranza che trabocca dal Corriere, da Repubblica o dal Sole24ore. Probabilmente il clima da "fine del mondo" sarà esagerato, ma forse non è sbagliato temere nuovi attacci speculativi sull'euro. Che se fosse paragonato ad un animale sarebbe una preda ferita e barcollate in giro per la savana, pronta ad essere aggredita dal primo leone di passaggio, anche da quello più spelacchiato.

"Potrebbe essere il canto del cigno dell'euro. Secondo le indiscrezioni che trapelano sempre più frequentemente dal gotha della finanza e dell'economia mondiale, i prossimi mesi sarebbero decisivi per le sorti della moneta unica.

Al compimento del tredicesimo anno di età, l'euro è da una formidabile manovra a tenaglia pronta a chiudersi inesorabilmente alla gola del sogno europeista: da un lato la crisi economica e la crescita dei movimenti euroscettici, dall'altro una vera e propria macchinazione orchestrata dall'alta finanza extra - comunitaria (sopratutto Usa) per eliminare una valuta considerata "ingombrante" nell'assetto globale. Fattori esogeni, insomma, ed endogeni sembrerebbero concorrere al ritorno alle vecchie monete nazionali.

Secondo Carlo Cambi per Libero, a Wall Street si starebbe preparando un "piano di Natale" per mettere nel mirino l'euro. A sostegno di questa tesi viene citata una fonte proveniente dal board del Comitato di Basilea, l'organizzazione per la vigilanza bancaria gestita dalle Banche centrali del G10: secondo questa ipotesi, l'offensiva Usa contro la moneta unica verrebbe a galla riflettendo sul fatto che, nei tanto famigerati stress test, i crediti in sofferenza o inesigibili vengono fatti pesare molto di più rispetto ai derivati. Con il risultato di penalizzare le banche commerciali a vantaggio di quelle finanziarie, salvando numerose banche tedesche come le Landsbank.

Anche i titoli di Stato, poi, vengono valutati diversamente negli stress test: per le banche tedesche, che li valutano a scadenza, questi vanno a patrimonio, a tutto vantaggio della banca che li detiene, mentre nel caso degli istituti di credito italiani, che li detengono al prezzo corrente, il "rischio Paese" viene valutato come una perdita.

A Wall Street si attenderebbe solo l'occasione giusta per sferrare l'attacco decisivo, che per la verità verrebbe visto con favore anche a Pechino (e qui Cambi cita l'entente cordiale Usa-Cina degli ultimi mesi). E la Germania, il più forte degli attori europei? Secondo Libero sarebbe "convinta che Mario Draghi voglia drenare ricchezza dagli Stati forti europei per poi sancire la fine della moneta unica e offrire un piatto ancora più ricco ai suoi referenti d’oltreoceano (in intesa con i cinesi)." Così, se gli stress test servissero davvero ad indurre le banche a drenare sempre più ricchezza, gli italiani dovrebbero guardarsi le spalle più di chiunque altro. La nostra ricchezza privata è altissima e fa gola a molti: i continui richiami alla patrimoniale dovrebbero dirci qualcosa.

Ma se sul Continente si mormora di un complotto finanziario d'oltreoceano, anche gli osservatori britannici non esprimono ottimismo sul futuro dell'euro. Solo ieri, The Observer, il periodico domenicale di The Guardian, pubblicava un articolo sull'imminente ritorno della lira. I pur compassati anglosassoni non concedono scampo alla moneta unica in Italia: "Il Belpaese è diretto all'uscita" è l'eloquente attacco."

(www.ilgiornale.it)

Quindi tutto torna. Come avvenne nel '92, una bella razzia sui conti correnti, poi l'uscita dall'euro (all'epoca l'uscita dallo Sme). Sole che questa volta il Bail-in potrebbe essere qualcosa di molto più cruento del 6 per mille del governo G. Amato. Fra l'altro, anche oggi si vocifera di un Amato candidato alla Presidenza della Repubblica nel 2015. Ogni tassello sembra andare al suo posto.


Il Bail-in potrebbe variare da banca a banca, a seconda del suo grado di affidabilità. A farne le spese azioni, obligazionisti, fino ad arrivare ai correntisti. Di questi si salverebbero solo coloro che hanno depositi inferiori ai 100.000 euro. Ma temo che alla fine ne faranno le spese un po' tutti, in quanto i correntisti di peso riusciranno verosimilmente a spostare le loro sostanze per tempo. Avvertiti da qualche usignolo che canta solo in certi ambienti ovattati.

E poi con il ritorno alle monete nazionali le cose non si rimetteranno a posto molto presto. Si dovranno ugualmente adottare misure di controllo dei capitali per evitare ulteriori fughe dei medesimi. Ma forse non sarà sufficiente a salvare certe banche che dovranno essere nazionalizzate e ricapitalizzate a spese statali. All'inizio la nuova lira dovrà essere stampata con una certa spensieratezza per fare fronte alla fuga dal debito pubblico italiano. Poi va da se ci sarà un riequilibrio.

Primo perché probabilmente non sarà solo la neo lira a crollare, ma probabilmente anche altre valute europee. Secondo perché il rafforzamento eccessivo di altre, per esempio il neo marco, potrebbe provocare una forte depressione economica in Germania a causa della riduzione delle esportazioni e di converso ad una espansione delle esportazioni italiane, spagnole, greche ecc. Alla fine il neo marco dovrà scendere per far sopravvivere i tedeschi e la neo lira (peseta, dracma ecc.) risalire e rivalutarsi. Ma il primo anno l'impatto potrebbe essere tremendo sui ceti più deboli, con il ritorno di un'inflazione piuttosto importante.

Ma l'attacco dagli Usa potrebbe arrivare anche alle banche non bocciate dagli stress test. Cioè quelle ripiene di derivati, e quindi giungere immediatamente al centro dell'Europa. E questo sarebbe un classico della finanza contemporanea, cioè negare e nascondere fino all'ultimo problemi che poi saltano fuori all'improvviso. Puntare il dito verso le banche dei paesi periferici, profondamente ferite dalla crisi economica, e poi ritrovarsi a gestire un immenso scandalo finanaziario al centro dell'Europa "per bene". Staremo a vedere se le paure del Giornale si concretizzeranno ose fanno parte del filone "guerra alla porte" più "occupazione selvaggia di alloggi" più "città in balia dei delinquenti (stranieri)"...

In ogni caso è abbastanza evidente che l'euro e la zona euro non sono propriamente in salute. Qualcosa di brutto potrebbe accadere in breve tempo, visto anche il continuo peggioramento dei conti italiani (e non solo). Ed intantanto Renzi ha perso quasi di botto 10 punti di popolarità, ed il Pd 5 punti. Un discesa piuttosto importante perchè sta avvenendo a gran velocità. Il governo ha raggiunto la sua cuspide di popolarità a metà 2014, ora è tutta discesa. E che discesa...