mercoledì 31 dicembre 2014

L'effetto Grecia che non c'è



Leggendo qua e la, più o meno autorevoli commenti su quanto sta accadendo in Grecia, trovo conferma alle mie sensazioni sulla nuova crisi che si profila all'orizzonte: è una crisi solo mediatica, non finanziaria. Almeno per il momento alla speculazione non interessa cosa succede in Grecia, se non per quanto riguarda direttamente bond e titoli azionari greci. In effetti fuori ed attorno alla Grecia tutto è relativamente tranquillo, e nessuno crede che una vittoria di Syriza possa far venir meno l'euro.

Già dieci giorni fa osservavo come la crisi greca fosse per il resto d'Europa quasi una festa, come se le paure della scomparsa dell'euro fossero inesistenti:

"L'euro si svaluta contro il dollaro, le borse corrono, il petrolio scende, lo spread si annulla, i tassi d'interessi del nostro debito precipitano.

Speriamo che la crisi greca continui. Forse avremo finalmente la parità euro/dollaro che per noi italiani può significare un ulteriore aumento dell'export e finalmente un po' di crescita.
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Inoltre con il petrolio basso ci costerà meno trasportare e produrre le nostre manifatture. Potrebbe veramente verificarsi quanto pubblicato dal centro studi confindustriale:

"Il Pil italiano calerà dello 0,5% a fine anno, per poi crescere dello 0,5% nel 2015 e dell’1,1% nel 2016."

(Il meraviglioso mondo del default greco)

In questi giorni solo le borse hanno smesso di correre, ma a fine d'anno ci sta anche una presa di profitto.
Se da un lato la crisi greca non contagia lo spread degli altri Piigs, che addirittura certi giorni cala, dall'altro provoca una salutare svalutazione dell'euro sul dollaro. Quindi per noi la situazione è incredibilmente positiva.

Evidentemente non solo i mercati non credono che l'euro sarà messo a dura prova dalle rivendicazioni sul debito di Tsipars, ma sperano che un accentuarsi dei problemi europei faciliti quel tanto atteso Quantitative easing della Bce. Per questo i nostri Btp fanno record al ribasso e lo spread rimane stabile.

"Effetto Grecia non pervenuto all’ultima asta di titoli di Stato del 2014. Il Tesoro non ha avuto problemi a collocare circa 7,3 miliardi di nuovi titoli a scadenza medio lunga
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il rendimento medio a cui sono stati piazzati i 2,846 miliardi di euro di nuovi BTp decennali: 1,89 per cento. Mai infatti il costo di rifinanziamento del debito italiano sul mercato primario è stato tanto basso sulla scadenza strategica dei 10 anni."
(www.ilsole24ore.com)

Cosa sperare di meglio? Evidentemente i titoli di Stato dei periferici europei, esclusa Grecia, sono in piena bolla da attesa di Qe. Se poi scattasse il Qe di acquisto di titoli da parte della Bce, ci sarebbe una corsa anche all'acquisto della carta straccia greca.

Inoltre, la mia sensazione è che, politicamente Tsipras sarà poco incisivo. Se il suo programma è lo stesso sbiadito programma della Lista Tsipras italiana, credo che non andrà molto lontano. Il suo no all'austerità e si all'euro non ha senso, è contradditorio. L'austerità esiste perché c'è la moneta unica, e i paesi del nord non vogliono socializzare i debiti per cui impongono un taglio ai deficit e di tirar cinghia. Se finisce l'austerità la Germania non ci sta più a far parte della moneta unica, e sobbarcarsi una parte del debito/deficit del sud Europa.

Quindi prevedo che in caso di vittoria di Syriza, Tsipras tenterà di alzare la voce: "non vogliamo più pagare il debito"; L'Europa risponderà: "dentro l'euro non si può, se volete fare default, cioè non pagare il debito, uscite dalla moneta unica"; Allora Tsipras dovrà fare i conti con il terrore negli occhi dei suoi conterranei spaventati di veder saltare banche. lavoro e conti dello Stato e dirà: "Non fa niente, avevamo scherzato...". E scendrà a compromessi come prevedibile avvenga.

I greci sono in trappola più degli altri europei. Perché la Grecia è una nazione molto piccola e ora molto impoverita. Uscire dall'euro costerebbe molto ai greci, per questo lì considerano una follia tale eventualità.  Se il valore della moneta di un paese è rapportata alla suo peso economico, per la Grecia la svalutazione della nuova dracma potrebbe essere spaventosa. Roba da far fallire e nazionalizzare tutte le banche. O da provocare inflazione a due cifre da stato di guerra.

E purtroppo anche per noi italiani l'eventuale uscita dall'euro sta diventando sempre più costosa e difficile. La forza economica del paese si deteriora velocemente di anno in anno. Fra poco ci troveremo anche noi intrappolati definitavamente nell'euro, a meno che questo sia destinato comunque a scomparire per sopravvenuto default di gran parte della zona euro, malgrado l'austerità. E credo che questo sarà l'epilogo più probabile della moneta unica.

martedì 30 dicembre 2014

Gli Usa rischiano una violenta implosione



Devo dire che la vicenda del rublo mi ha stupito. Pensavo di vedere sicuramente il rublo rivalutarsi, una volta dissoltosi il panico sui mercati (vedi: Cosa insegna la vicenda rublo). Ma non pensavo di vederlo tornare allo stesso valore precedente ed in così poco tempo.

Vedere il rublo riprendersi in fretta mi ha fatto riflettere profondamente sulla pessima situazione dell'occidente. E soprattutto osservare che la cosa è stata perfettamente ignorata dei media mainstream fa pensare doppiamente. Cosa che ha dimostrato che i media occidentali sono allineati alla Nato e agli Usa più dei più fanatici politici atlantisti.

Si può dire a questo punto che il braccio di ferro fra speculazione aizzata dagli "amerikani" e orso russo sia finito 1 a 1, palla al centro. Il tutto in poche settimane. Forse gli Usa pensavano di schaicciare la Russia come un'Argentina qualsiasi, con tutto il rispetto per gli argentini. Ma evidentemente la Russia ha risorse diverse, poteri diversi, alleanze diverse.

"Come si sa le banche centrali della Russia e della Cina hanno firmato dei contratti (swap) per scambiarsi direttamente le loro valute senza l'intermediazione del Dollaro. Il tasso di cambio previsto da questi contratti era pari a 5,67 rubli per 1 yuan renminbi. Considerato che lo Yuan viene scambiato con le altre valute (Dollaro compreso) all'interno di una banda di oscillazione del 2% rispetto ad una parità centrale stabilita dalla Banca Centrale Cinese, si viene a creare una particolare situazione nella quale qualcuno (leggi la Russia) può vendere yuan (ottenuti al cambio stabilito dal contratto swap) in cambio di dollari e con questi ultimi acquistare rubli. Acquistando rubli ne aumenterebbe immediatamente il valore rispetto al Dollaro e ciò esporrebbe a enormi perdite coloro che hanno venduto rubli "allo scoperto"
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Che le cose siano andate sostanzialmente così è un ipotesi - credo - estremamente plausibile e la tesi viene rafforzata enormemente dall'assordante ed emblematico silenzio nella quale è caduta "la crisi del rublo" sui media mainstream.
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i mercati finanziari occidentali, che spesso hanno attaccato i paesi considerati non allineati con le posizioni dell'Impero, per la prima volta nella storia non sono riusciti a distruggere la moneta e di conseguenza l'economia del paese sotto attacco ma sono andati incontro ad una vera e propria Caporetto di portata storica. Ormai a comandare è quella che anche per l'FMI è diventata la prima economia del mondo: la Cina."

(www.comedonchisciotte.org)

Cina e Russia stanno creando in Asia una super alleanza che renderà difficile agli Usa continuare ad essere decisivi in questa vasta parte del mondo. Inoltre non pare che la strategia del calo del prezzo del petrolio abbia funzionato. E probabilmente creerà molti più problemi a Usa (petrolio di scisto) e Canada (petrolio da sabbie bituminose).

"Mentre il prezzo del petrolio scendeva del 50% con il conseguente declino dei guadagni proventi dalle esportazioni russe, la contemporanea diminuzione del valore del rublo ha fatto sì che la quantità di rubli provenienti dalle esportazioni di petrolio non diminuisse.

Le sanzioni introdotte dall'Occidente contro la Russia sono una forma di guerra economica calda. Ma l'attacco al rublo ha comportato una svalutazione della moneta e della competitività della Russia, limitando la sua possibilità di importare dall'ovest (risparmio di valuta estera), e proteggendo il valore espresso in rubli prodotto dalle esportazioni, bilanciando ( sul mercato interno) la quantità di rubli svalutati che riceve per ogni dollaro di valore.

Come ha ben spiegato Michael Hudson[14], Putin come risposto al movimento provocato dalle sanzioni volute dagli Stati Uniti, ha diversificato le esportazioni di petrolio e gas verso Cina e Turchia, firmando accordi di vendita in rubli e altre valute diverse dal dollaro americano. Abbandonando il dollaro come moneta di scambio, e accettando pagamenti in yuan cinesi, per esempio, Putin sta mostrando il suo desiderio di rompere quella morsa che la valuta americana ha sempre tenuto stretta sul commercio di petrolio e di gas di tutta l'economia mondiale.

Il 22 dicembre, la Cina ha annunciato [15] la sua disponibilità a sostenere il rublo con currency swap dalle sue riserve di $ 4 trilioni.

La Russia ha una bilancia commerciale attiva e una sana riserva di valuta estere.
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L'economia russa è cresciuta in media di quasi il sette per cento all'anno dal 1999-2008 (Putin ha preso il potere nel 2000) fino alla crisi finanziaria mondiale del 2008. Mentre negli USA e UE (tranne che in Germania) la crescita economica è rimasta ferma vicina allo zero dopo il 2008, la Russia ha continuato a crescere anche se più lentamente di prima.

È importante sottolineare che, nel 2014, il livello del debito pubblico russo è arrivato appena al 16% del PIL, ma se volessimo confrontare [18] questo dato con gli altri paesi industriali, come Francia o Regno Unito, vediamo che il debito supera il 90%.
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La Russia sta cercando di dirottare i suoi acquisti di prodotti alimentari verso paesi non legati all'occidente e vuole adottare una politica aggressiva di sostegno alla produzione per sostituire con prodotti interni le sue importazioni. Invece di importare merci "pronte" dall'estero vuole ri-localizzare la produzione in Russia e produrre direttamente le merci necessarie per il suo grande mercato interno.

La Russia è una potenza nucleare."
(www.comedonchisciotte.org)

Invertendo il ragionamento di D. Cameron, se la Russia è una potenza economica in crescita, gli Usa sono una potenza economica pericolosamente in declino. Poca crescita, anche se le ultime statistiche sul Pil sembrano infondere nuovo ottimismo (ma non saranno i soliti trucchetti come nelle statistiche americane sull'occupazione?), ma debito comunque catastroficamente stratosferico. Inoltre, a parte la "servile" Europa, gli Usa sembrano collezionare più nemici che amici nel mondo. 

Trattano tutti i popoli come il proprio zerbino di casa, cercando di sfruttarli il più possibile spremendo risorse e affossandoli finanziariamente. Ovviamente i paesi emergenti cercheranno nel futuro di coalizzarsi, di sostenersi a vicenda. Già Russia e Cina hanno cominciato a farlo attivamente. Se la nuova associazione dei Bric, i maggiori paesi emergenti, dovesse funzionare, l'occidente nel senso più vasto, si ritroverebbe chiuso nella sua fortezza assediato da ogni lato.

Alla fine anche l'Europa si ribellerà alla visione nord americana, e piano piano si riallacceranno i rapporti con la Russia. Del resto l'Europa viene considerata un continente sugli atlanti più per vanità dei suoi abitanti che per una vera ragione geografica. L'Europa è un'appindice della più vasta Asia, e con essa forma l'Eurasia. E' assolutamente normale che l'Europa occidentale dialoghi con quella orientale, e quindi con il resto di Eurasia.

Ormai gli Usa sono ossessionati dalla perdita della loro supremazia mondiale. Ma più cercano di rimediarvi, più si cacciano nei guai. Invece di cercare di riallacciare nuovi rapporti con il resto del mondo, cercano di portare divisioni e guerra ovunque. L'America, terra di ottimismo, del "sogno americano", sembra non essere più capace di sogni positivi. Anzi vengono trasmessi al resto d'occidente gli stessi incubi che assillano l'amministrazione Usa: persino alla periferica Italia, giungono stimoli negativi ed autolesionistici.

"Ci muoviamo determinati da un meccanismo, «il produci, consuma, crepa» per dirla con i CCCP (che negli ultimi tempi è diventato, paradossalmente, «consuma per produrre» e, naturalmente, crepa). Ma non ci chiediamo nemmeno più se questo meccanismo abbia un senso e quale e dove ci stia portando.
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Si possono immaginare, per parafrasare Isaac Asimov, un paio di 'catastrofi a piacere'. Un collasso del mondo economico globale, perché abbiamo immesso nel sistema una quantità di denaro talmente enorme da non corrispondere più a nulla se non a una scommessa su un futuro così sideralmente lontano da essere inesistente. Oppure un collasso ambientale. Il primo precederà, molto probabilmente, e fortunatamente, il secondo, evitandolo. E dobbiamo sperare che arrivi al più presto. Perché almeno le nuove generazioni possano ricominciare da capo."

(www.comedonchisciotte.org)

A questo punto il collasso è sempre più probabile. E l'epicentro è sempre più prevedibile dalle parti di Washinghton. La Germania nazista non ha inseganto niente. Non si può aggredire il mondo intero, aprire cento fronti di guerra (vera o finanziaria), anche se sei il paese più avanzato dal punto di vista tecnologico. Alla fine sarai sconfitto.

Di questo passo il dollaro rischia parecchio, rischia di collassare sotto un debito immenso se giorno dopo giorno verrà escluso come valuta privilegiata negli scambi internazionali. L'Occidente in senso ampio rischia una scivolata da cui sarà complicato riprendersi. Il dollaro gioca una partita pericolosa a livello mondiale, l'euro più che una moneta è un fallimento, lo yen sta seguendo le orme americane con una massiccia stampa di moneta in stile Fed che aumenta il debito (una strategia che forse non porterà a niente di buono). Il settore manifatturiero occidentale è ormai incapace di stare al passo dell'industria orientale. Il settore finanziario è una bisca senza senso, dove l'inganno è la regola. Si allestiscono continui "schemi Ponzi" che alla fine qualcuno dovrà pagare.

Inoltre gli Stati Uniti sono una pericolosa Santa Barbara atomica. Dispongono anche di un esercito formidabile. Cosa accadrà al sistema economico-militare statunitense quando l'economia Usa tracollerà? L'establishment saprà mantenere il sangue freddo, o i vertici Usa perderanno la testa e penseranno di risolvere ogni problema con la forza militare?

lunedì 29 dicembre 2014

Chi pagherà il quatitative easing della Bce?



Draghi sta impazzendo per trovare una soluzione alle sue promesse di Qe. Ora che le ha fatte non si può tirare indietro, perché la reazione dei mercati sarebbe tragica. Si tornerebbe al 2011 con gli spread dei periferici che schizzano e l'euro che rischia di schiantarsi. Ma la Germania non ne vuole sapere di un Qe come quelli praticati dalla Fed. Significherebbe distribuire fra tutti gli Stati europei il peso debitorio. Soprattutto se il Qe fosse rivolto a sostenere i Piigs.

Quindi qualcosa Draghi si inventerà per non scontentare nessuno. Nè i mercati, nè la Bundesbank.

"L'acquisto di titoli riguarderà le obbligazioni (bond) del debito pubblico non per aiutare questo o quel paese in difficoltà, che anzi l'acquisto è previsto in base alla percentuale del pil di ciascun membro dell'eurozona, bensì per altri due motivi. Il primo è che solo il mercato dei titoli cosiddetti "sovrani" ha la dimensione adeguata. Il secondo, e più importante motivo, è che gli Stati - tanto più se sottomessi come nel sistema-euro - possono dare garanzie ben più solide degli altri soggetti emittenti titoli del debito (banche, grandi aziende, eccetera).

Eccoci così arrivati al punto decisivo, quello delle garanzie.
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la funzione di garanzia verrebbe esercitata dalle singole banche centrali nazionali sotto la direzione e la vigilanza della Bce. La decisione finale di Francoforte è attesa per il 22 gennaio, ma al momento è questa l'ipotesi che va per la maggiore.
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Se questo sarà il "QE all'europea", che la stampa economica definisce ormai senza pudore alla "tedesca", avremo che ogni stato risponderà per le sue perdite, pur non essendone neppure direttamente responsabile, dato che la stanza dei bottoni dalla quale partiranno gli ordini sarà solo quella all'interno della torre della Bce. E questa è una cosa senza precedenti.
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Becchi e bastonati: ecco la condizione in cui verranno a trovarsi gli stati con i debiti più alti. Ma dire "stati" dice ancora poco, perché a pagare saranno ancora una volta i popoli.

Il meccanismo che si va congegnando è infatti micidiale.
Esso consiste in 3 mosse, che ricapitoliamo: a) la Bce acquista titoli del debito garantiti dalle banche centrali nazionali, b) le banche si liberano così di una quota rilevante di titoli destinati a deprezzarsi (leggi QUI), c) le banche centrali, che dovranno sanare le perdite della Bce, ripianeranno i loro bilanci attingendo da quelli dei relativi stati.

Dunque, alla fine, più tagli e più tasse per i cittadini dell'Europa mediterranea per consentire il QE salva-banche, trasformando così un'altra quota di debito privato (quello delle banche) in debito pubblico. Peggio di così non si potrebbe."

(sollevazione.blogspot.it)

E' solo un'ipotesi per il momento. Ma anche il Sole24ore ne ha scritto. Però a questo punto mi chiedo chi pagherà il Qe all'europea? Chi lo pagherà in Italia? Lo striminzito popolo di lavoratori italiani? Che dopo il Job Act si ritroverà ancora più indifeso, ridotto e povero? Nessuno ci riflette, ma il Job Act potrebbe anche produrre un consistente aumento di disoccupazione. Del resto c'è l'incentivo per gli imprenditori alla detassazione per i neo assunti che costeranno un 30% in meno degli altri.

E' un attimo: che ti ritrovi licenziato ed assunto il giorno dopo con il nuovo contratto a tutele crescenti. E' un attimo e dopo un mese la tua impresa entra in crisi, ed interviene il licenziamento collettivo per motivi economici. Mentre di notte i macchinari e le attrezzature della tua impresa prendono la via verso qualche paradiso salariale, vieni messo alla porta con una mancia di alcuni mesi di stipendio.

E così chi lo pagherà il Qe per le banche italiane? Il disoccupato con la sua Aspi? E poi con il suo sussidio di disoccupazione misericordiosamente concesso, prima di sparire nell'oblio? Lo Stato paga il welfare per sostenere i lavoratori disoccupati, che a loro volta sosterranno a suon di tasse di ogni genere il Qe per le banche. Un bel sistema per succhiare risorse dai poveri, non c'è male. Del resto è proprio vero, che i soldi vanno presi dai poveri non dai ricchi. I ricchi hanno tanti soldi ma sono pochi, i poveri in compenso sono tantissimi...

mercoledì 24 dicembre 2014

Regalo natalizio di Renzi



Alla fine, dopo un anno di chiacchere o poco più, il governo Renzi è riuscito a raggiungere qualcosa di quasi concreto. Varato il decreto legislativo del Job Act ed altri provvedimenti per sanare la disastrata situazione industriale italiana. In particolare sull'Ilva di Terni.

"L’Ilva andrà in amministrazione straordinaria a inizio gennaio.
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decreto ad hoc “salvo intese” che stabilisce l’avvio della Marzano per l’impianto siderurgico di Taranto “come per l’Alitalia
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Renzi ha quantificato in 2 miliardi di euro l’investimento complessivo su Taranto. “I denari tra porto e infrastrutture fuori da Ilva già sbloccati ammontano a qualcosa come 800 milioni di euro. L’autorizzazione ambientale e il risanamento valgono, stimati in modo superficiale, oltre un miliardo di euro”"

(www.ilfattoquotidiano.it)

Anche se temo che dopo le vacanze natalizie ci saranno delle sorprese.

Che consisteranno nel fatto che il primo tempo di provvedimenti restrittivi arriverà subito (art. 18), il secondo tempo di provvedimenti di riforma del welfare che determinano dei costi, verranno rimandati. Le coperture di bilancio come al solito sembrano un po' labili.

"Addio al reintegro nei licenziamenti economici e in una buona parte dei licenziamenti disciplinari. Per i neo assunti, dal 2015, scatterà il contratto a tutele crescenti, e le nuove norme, è una novità dell'ultim'ora, si estenderanno anche ai licenziamenti collettivi (che sono economici per definizione). È quanto prevede il Dlgs con la nuova normativa sul contratto a tutele crescenti appena varato dal Governo, assieme a una prima lettura del Dlgs sull'Aspi
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Solo un primo esame con approvazione “salvo intese” per il secondo decreto legislativo, quello che darà vita alla nuova Aspi. Evidentemente i problemi di copertura che fino a ieri avevano trattenuto i tecnici del ministero del Lavoro e di palazzo Chigi alla Ragioneria (mancherebbero circa 300 milioni) devono ancora essere superati. Il nuovo ammortizzatore universale per chi perde il lavoro dovrebbe entrare in funzione verso giugno prossimo e sarebbe accessibili con sole 13 settimane di contributi.
Il sussidio dovrebbe crescere con la durata del contratto (detto appunto a tutele crescenti) fino a 24 mesi
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Non trapelano indicazioni sull'ammontare che non dovrebbe però superare il tetto del 1090 euro mensili. 
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resta l'assegno di disoccupazione che scatta dopo l'esaurimento della nuova Aspi ma non è chiaro se sarà già contenuta in questo dlgs. Vi si accederebbe con un Isee basso, un ammortizzatore di ultima istanza che sarà legato a una condizionalità: la partecipazione del beneficiario a programmi di reinserimento lavorativo."
(www.ilsole24ore.com)

Il provvedimento va incontro alle richieste confindustriali, nel tentativo di togliere ai giudici la possibilità di decidere il reintegro in certe situazioni. Chiaramente i datori di lavoro cercheranno di licenziare motivando l'azione come dettata da motivi economici o disciplinari. Ma non è detto che il lavoratore sia completamente indifeso: rimane il reintegro per tutti gli altri motivi discriminatori, entro cui quasi sicuramente i lavoratori licenziati in buona o cattiva fede, cercheranno di farsi comprendere. Credo insomma che la lotta fra datore di lavoro e lavoratore non si esaurirà con questa riforma.

Sarà più difficile per i lavoratori chiedere il reintegro in caso di licenziamenti collettivi, dove difficilmente potranno cercare di accusare l'imprenditore di attuare forme di discriminazione. Credo che questo punto rischierà di far aumentare la disoccupazione in modo piuttosto sostanzioso, anche se comporterà un grande esborso per le aziende. Ma quelle che vorranno delocalizzare non ci penseranno molto a levare le tende accampando motivazioni economiche per il trasloco.

Questo comporterà un aggravio della spesa sociale per lo Stato. Come al solito i costi e gli egoismi delle grandi aziende verranno scaricati sull'erario pubblico.

Resta il fatto che le restrizioni all'articolo 18 dello statuto vengono attuate subito. La riforma dell'Aspi viene rimandata in attesa di capire se ci sono le coperture. Sembra di ricordare il primo e secondo tempo di montiana memoria. Il primo tempo della stangata austerica arrivò subito. Il secondo tempo di crescita ed investimenti lo attendiamo ancora ora. Speriamo che non vada così anche per l'Aspi.

Il governo Renzi raggiunge la concretezza di un provvedimento vero solo dopo un anno di promesse. Ma difficilmente potrà essere giudicato nell'immediato. I nuovi assunti difficilmente potranno fare la differenza in un periodo di crisi come l'attuale, perché il loro numero sarà modesto.

Il nuovo Aspi entrerà in vigore chissà quando. I licenziamente probabilmente non saranno incentivati più di tanto (essendo costosi soprattutto per la piccole imprese), ma quello che preoccupa è appunto la facilitazione sui licenziamenti collettivi. Qui grandi imprese in procinto di lasciare l'Italia potrebbero farsi un conto costi-benefici e decidere che l'Italia economicamente non conviene più. Ed il problema è che questo è dannatamente vero, vista la crisi e la pressione fiscale.

Quindi ci troviamo di fronte ad un'altro provvedimento annunciato come rivoluzionario, ma del tutto incompleto. E speriamo che non sia anche deleterio per il poco lavoro rimasto nell'industria e nei servizi in Italia. Vedremo se il governo riuscirà a fare un ulteriore passo concreto successivamente e completare la riforma del lavoro con tutti gli elementi necessari. Il peggio sarebbe varare una mezza riforma e poi andare ad elezioni dopo il nuovo Capo dello Stato.


martedì 23 dicembre 2014

Terrorismo finto e vero


I tempi sono quelli che sono. Non sono pochi i commentatori che avevano preannunciato un ritorno di tensioni sociali se il programma dell'austerità fosse stato portato avanti ancora a lungo. Ed infatti i segnali di un ritorno del terrorismo ci sono tutti.

Anche se c'è terrorismo e terrorismo. C'è quello funzionale al governo ed ai suoi poteri lobbistici nemmeno tanto nascosti, e quello probabilmente vero e pericoloso.

Quello che tanto piacerebbe al governo ed al ministro Lupi è il terrorismo No Tav che però la magistratura che non ama questo governo non gli ha riconosciuto. I No Tav per il governo devono essere terroristi. Perché se sono solo persone abitanti di un'area geografica che si oppongono energicamente ad un'opera sproporzionata e costosa, potrebbero mettere in cattiva luce un governo che si autodefinisce di centro-sinistra. Che vuol far credere che lavora per i più deboli mentre avvantaggia Confindustria, lobby del cemento e poteri finanziari internazionali. Che pratica in effetti politiche economico-sociali di tipo nazi-europoide.

Invece se gli oppositori del Tav sono terroristi, allora il governo che combatte per le mazzette ferroviarie apparirebbe come eroico difensore della legalità.

Allora come fare per rimediare a questa situazione?

"Mattinata di passione sulla linea dell’Alta Velocità. La circolazione ferroviaria è rimasta bloccata per ore questa mattina sul nodo di Bologna per quattro roghi dolosi, che hanno interessato altrettanti pozzetti che alloggiano impianti alla stazione di Santa Viola, periferia ovest della città. Pesanti le ripercussioni sul traffico ad alta velocità, ma anche sulle linee convenzionali. Sul luogo sono state trovate scritte recenti ‘No Tav’. Per il ministro dei trasporti Maurizio Lupi si è trattato di “un nuovo atto terroristico” verso la Tav, ma, ha aggiunto “non ci fermeranno nella strada di innovare e cambiare l’Italia”."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Si usano i soliti sistemi: chissà come mai all'indomani dell'assoluzione dall'accusa di terrorismo degli abitanti della Valle di Susa, appaiono atti di sabotaggio No Tav in ogni luogo d'Italia. A Firenze e Bologna poi, dove i movimentisti No Tav della valle non c'entrano quasi nulla. A pensar male si fa peccato ma tante volte si azzecca: non vorrei che il governo tramite i servizi si creasse finti atti terroristici per fare pressione sulla magistratura in modo da rivedere le sue sentenze troppo morbide contro gli attivisti valligiani. Ma questa è solo un'impressione.

Invece probabilmente è molto più pericoloso e radicato in una certa parte della società il nascente terrorismo nero che esalta gli attentati dell'Italicus o della stazione di Bologna. Qui probabilmente ci troviamo di fronte proprio a quella degenerazione sociale dovuta alla crisi. Crisi autoprodotta dall'Europa con la stupida austerità voluta dai tedeschi.

"Blitz antiterrorismo dei carabinieri del Ros: 14 gli arresti nella notte in varie regioni italiane su disposizione della magistratura dell'Aquila nei confronti di un gruppo clandestino che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento neofascista «Ordine Nuovo», progettava «azioni violente contro obiettivi istituzionali». Uno degli arrestati è di Piombino Dese, nel Padovano.
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Nell'ordinanza di custodia cautelare si contestano i reati di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico ed associazione finalizzata all'incitamento, alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
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un gruppo che sulle orme di «Ordine Nuovo» aveva messo in cantiere azioni violente nei confronti di «obiettivi istituzionali», fra cui le sedi di Equitalia, utilizzando i social network come «strumenti di propaganda eversiva».

I carabinieri hanno anche documentato i ripetuti tentativi degli indagati di reperire armi, tramite una rapina già pianificata o mediante approvvigionamenti all'estero"

(mattinopadova.gelocal.it)

Penso di non esaltare nessun movimento terroristico affermando che eventuali attentati ad Equitalia avrebbero incontrato la simpatia di molti italiani. Ovviamente le vittime di tali attentati sarebbero stati innocenti impiegati che nulla possono delle politiche fiscali del governo e dell'Europa. Alla fine l'omicidio di persone innocenti sarebbe stato controproducente per il movimento terroristico nero come è sempre avvenuto nella storia del terrorismo.

Però attenzione, perché le rivolte sono spesso iniziate per motivi fiscali. E le intercettazioni della polizia dovrebbero essere un campanello d'allarme per il governo. E soprattutto dovrebbero far desistere il ministro Lupi dal continuare a giocare con il finto terrorismo No Tav.

Sembra un ritorno agli anni '70. Ma con una notevole differenza rispetto ad allora. Oggi lo Stato è molto più attrezzato per fronteggiare il terrorismo rispetto ad allora. Certe frange politiche estreme sono sotto controllo in modo continuativo con intercettazioni e controllo dei loro movimenti. Questo per fortuna, ha impedito al nascente movimento terroristico di diventare veramente pericolo. Ma se l'economia peggiorerà ulteriormente, e la cosa è possibilissima, sarà sempre più difficile tenere sotto controllo questi gruppi estremisti.

Ci attende una nuova pericolosa stagione terroristica, magari sostenuta ed intrecciata con il terrorismo islamico internazionale?

sabato 20 dicembre 2014

Rettifica cubana della strategia petrolifera Usa



Dice Barnard che gli americani sono dei frollocconi:

"Il dominio geopolitico dell’Impero del XX e XXI secolo esiste perché l’avete visto nei film. Siete tutti infarciti di cazzate sugli Amerikani
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L’America è un Paese fatto di pistoloni che hanno fallito tutto dal 1945 a oggi. Le hanno prese da tutti, dai Vietnamiti in pigiama e ciabattine, dagli iraniani, dagli afghani in turbante e fucili della prima guerra mondiale, dagli iracheni che alla fine si sono tenuti il petrolio e hanno sfanculato Halliburton, Cheney, Bush e Carlyle.
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Ora quel pistolone di Obama ha fatto la pensata del Secolo: “Se permetto ai Sauditi di abbassare il prezzo del petrolio ai minimi, io ci guadagno il collasso di tutti i ‘cattivi’ che a noi ci rompono le palle, perché vivono producendo petrolio: Venezuela post-Chavez, Russia, Siria, Iran. Evvai!”
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Allora, i Sauditi hanno fatto collassare il prezzo del petrolio, e questo ha messo in difficoltà i Paesi produttori nemici degli USA, ma… Ma gente, questo ha anche messo l’America in ginocchio e pure l’Europa.
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dovete sapere che le compagnie d’estrazione americane avevano investito centinaia di miliardi di dollari nell’estrazione di questo magico Shale Gas, gas prodotto da una specie di argilla, e che prometteva solo pochi mesi fa di essere più economico del petrolio, anzi, di sostituire il greggio. Sti estrattori hanno contratto prestiti con le banche americane per cifre da capogiro pur di avventurarsi a estrarre l’oro gassoso del XXI secolo. Ok? Ma adesso i Sauditi hanno abbassato il prezzo del petrolio al punto che sto miracoloso Shale Gas COSTA DI PIU’ DEL GREGGIO. E così sti investitori/estrattori ci stanno perdendo centinaia di miliardi, e non sanno più come ripagare i prestiti dalle mega banche USA, le quali a loro volta ricadono nella cacca esattamente come accadde nel 2007, quando milioni di americani non sapevano più come ripagare i loro mutui bancari (crisi dei subprime).

Fra l'altro Warren Mosler ha calcolato che la tanto sbandierata crescita americana degli ultimi anni era dovuta a una espansione del credito bancario proprio per sti produttori/estrattori di gas shale. E ora che tutto questo evapora?"
(www.comedonchisciotte.org)

E questo è il punto su cui molti si fanno un mare di domande. La strategia americana è così autolesionista? Oppure non c'è una strategia americana ma solo un gioco saudita per disfarsi della concorrenza dell'Isis? Questa strategia americana anti russa mi ricorda quella di quel tale che si tagliava gli attributi per fare un dispetto alla moglie...

Per questo non ero certo ci fosse un vero piano Usa contro la Russia, ma solo uno dei tanti squilibri dei mercati che in parte e fortuitamente favoriva gli Usa. Però è anche vero che la teoria dei "pistoloni americani" di Barnard non è tutta da rigettare. E se veramente avessero sopravvalutato l'industria dello shale oil pensando che fosse al riparo da un ribasso del 50% del greggio?

A pochi pixel di distanza su comedonchisciotte.org probabilmente c'è la risposta. E forse è:
si! si sono sbagliati.
Non pensavano di portare al collasso l'industria petrolifera nazionale dello shale oil. Forse per questo è finito improvvisamente l'embargo verso Cuba (ed il suo petrolio)?

"Lo scongelamento delle relazioni tra USA e Cuba dopo 50 anni di embargo senza senso è interessante, in particolare considerando che gli investimenti statunitensi che erano stati nazionalizzati nel 1959 potrebbero ad un certo punto essere di nuovo aperti ad aziende di base negli USA. In qualità di geologo del petrolio e di cinico di prima categoria, la mia mente ovviamente se ne va al greggio, l’idrocarburo che lubrifica l’economia mondiale.

L’embargo proibisce l’esportazione e reimportazione di articoli che contengano più del 10% di componentistica statunitense secondo la Regola De Minimus
...
A gennaio 2013 Cuba aveva riserve di greggio provate per 124 milioni di barili.
...
E questa è una mappa delle aree appaltate per ricerche petrolifere e le aziende coinvolte, datata 2012.

(vedi mappa ad inizio post)
Noterete la cospicua assenza di qualsivoglia multinazionale statunitense.

L’area dal maggiore potenziale a Cuba è chiamata il Bacino Cubano del Nord. È situato nel Golfo del Messico lungo il lato nord dell’isola.
...
L'USGS stima che ci potrebbero essere 4.6 miliardi di barili di petrolio e 9.8 TCF [10^12 metri cubi, NdT] di gas mischiato al greggio e 1.2TCF di gas puro. La maggior parte del petrolio e tutto il gas puro sarebbero nel North Cuba Foreland Basin.

Benchè le stime dell’USGS siano speculative, suggeriscono comunque che con ulteriori trivellazioni, Cuba potrebbe detenere sostanziose (e remunerative) riserve di idrocarburi. Ciò è molto interessante alla luce del fatto che Cuba ha approcciato la Russia per chiedere assistenza riguardo i problemi di estrazione; nel maggio 2014, la russe Rosneft e Zarubezhneft hanno firmato un accordo energetico con Cuba per l’esplorazione dei giacimenti al largo. Dato ciò, se l’embargo verrà rimosso, sarà interessante vedere quanto ci vorrà prima che le più grandi aziende petrolifere statunitensi si mettano in coda per comprare i diritti di estrazione dei giacimenti cubani."
(www.comedonchisciotte.org)

Ecco che vista così l'apertura a Cuba, sembra più una pezza alla strategia della guerra del petrolio, che un atto politico riparatore di 50 di stupidità. Si darà una via di fuga verso il mare cubano alle società petrolifere strozzate dal miraggio shale oil?

Ed inoltre questa mossa dice un'altra cosa: dato che i giacimenti cubani non saranno produttivi domani e nemmeno il mese prossimo, è evidente che il prezzo del petrolio rimarrà basso per tantissimo tempo. Almeno questa è l'intenzione dell'amministrazione Usa che poi dovrà fare i conti con l'Opec. I sauditi saranno accomodanti con gli Usa per così tanto tempo?

Intanto comunque anche Barnard ha ragione: gli Usa avranno anche il dollaro ed un'influenza politico-strategica molto grande in alcune aree del mondo. Ma la Russia ha il gas, quello vero. La ricchezza sta nei beni, nelle materie prime, non nella moneta (soprattutto se poi rischia di diventare carta straccia). Gli Usa possono imporre all'Europa e altri alleati comportamenti anti russi, ma oggi il mondo si sta allargando sempre più. Russia, Cina e India possono fare l'economia di due terzi del mondo. Non sono più paesi sottosviluppati schiacciati in un angolo. La Cina diventerà probabilmente il vero centro dell'economia mondiale.

L'Europa è ormai una penisola dell'Asia. In tutti i sensi, non solo dal punta di vista geografico. A noi europei converrebbe guardare sempre più verso est. Ma nello stesso tempo abbiamo dei legami, un senso di riconoscenza ed invidia verso gli Stati Uniti. Difficilmente si potrà fare a meno di un'alleanza con gli Usa. Ciò che dovrebbe fare l'Europa non è il servetto ubbidiente a zio Sam, ma il parente saggio che cerca di convincere il nipote a tenere un comportamento diverso rispetto alla Russia. Bisognerebbe aprire un dialogo con il sordo Obama, non con l'enigmatico Putin, che è naturalmente interessato a mantenere contatti amichevoli con l'Europa. I russi ci vendono volentieri il loro gas  e bramano i nostri prodotti, invidiano il nostro stile di vita e la nostra storia. Sono gli americani quelli impauriti e spaventati di perdere la storica amicizia con l'Europa. Avranno un po' di coscienza sporca?


venerdì 19 dicembre 2014

Il meraviglioso mondo del default greco



Mi dispiace per gli amici greci, ma per noi italiani la tragedia greca è  un grande affare. L'euro si svaluta contro il dollaro, le borse corrono, il petrolio scende, lo spread si annulla, i tassi d'interessi del nostro debito precipitano.

Speriamo che la crisi greca continui. Forse avremo finalmente la parità euro/dollaro che per noi italiani può significare un ulteriore aumento dell'export e finalmente un po' di crescita. Magari insufficiente come quella prospettata da Confindustria, ma meglio che niente.

Inoltre con il petrolio basso ci costerà meno trasportare e produrre le nostre manifatture. Potrebbe veramente verificarsi quanto pubblicato dal centro studi confindustriale:

"Il Pil italiano calerà dello 0,5% a fine anno, per poi crescere dello 0,5% nel 2015 e dell’1,1% nel 2016. È quanto emerge dal nuovo rapporto del Centro studi di Confindustria (Csc), secondo cui anche il rapporto deficit/Pil migliorerà. Se nel 2014 è pari al 3%, nel 2015 sarà del 2,7% e nel 2016 del 2,5%.
...
Si tratta di un ottimismo relativo. Davanti ai dati per il 2015 c’è il segno più, ma di fatto la situazione attuale non cambia certo radicalmente. Passare dal -0,2% di quest’anno al +0,2% del primo trimestre 2015 non è certo una rivoluzione. Alla luce delle differenze tra la nostra economia e quelle europee, avremmo bisogno di una crescita ben superiore.
...
L’Italia avrebbe bisogno di una crescita superiore almeno all’1,5%. Anche con i valori “ottimistici” di
Confindustria, finisce il lungo periodo dei “segni meno”, ma di fatto non c’è un cambio netto di  condizione economica."

(www.ilsussidiario.net)

Si è vero, una miseria. Niente di eclatante e veramente utile. Ma un po' di ottimismo potrebbe farci bene. Vedere il segno più dopo tanto tempo potrebbe avere effetti terapeutici. Rilassare e rasserenare gli italiani che potrebbero tornare a credere nel futuro. A spendere di più, ad investire. L'ottimismo genera ottimismo.

E tutto questo lo otterremo gratis. Senza fare tante di quelle riforme che ci vengono richieste. Perché il 2015 è fra 15 giorni, e le riforme, compreso il job act attuato, non si vedranno tanto presto. Prima in Parlamento si dovrà litigare per il nuovo Presidente e per la legge elettorale. Anche un nuovo Presidente potrebbe infondere un po' di ootimismo supplementare fra gli italiani, soprattutto se sarà scelta una persona retta.

Non è quindi inconcebile una ripresa nel 2015, grazie ad eventi esterni e sentimenti irrazionali. Il che dimostrerebbe che le riforme non servono e che la crescita è più il risultato di fortuite circostanze che di soluzioni pianificate: che siano il lancio di banconote in stile Fed o che siano il cilicio e penitenza tedeschi...

Comunque, a parte le considerazioni ciniche sulla Grecia, direi che nella situazione attuale c'è qualcosa di molto strano. La situazione strana è nel comportamento del nostro spread. In una situazione in cui uno dei nostri maggiori importatori è in difficoltà, cioè la Russia; in cui uno dei paesi del sud Europa rischia un default che può contagiarci; in una situazione dei conti pubblici e privati sempre più disastrati è stralunante vedere i nostri Btp comprati come fossero beni rifugio.

Ma probabilmente vale la regola mondiale che oggi i fondamentali non contano più nulla di fronte allo strapotere delle banche centrali. E se Draghi dice che farà un quantitative easing per salvare l'euro, questa affermazione vale più di ogni altra cosa. La droga finanziaria, è solo più questo quello che aspettano i mercati mondiali. Sono nel pieno di un periodo di tossicodipendenza da politiche monetarie espansive.

Siamo in piena bolla. Ed anche questo potrebbe farci vivere un inizio 2015 migliore del previsto. Ma se poi improvvisamente esploderanno le varie bolle mondiali, se ci sarà un crack a catena che partirà da qualsiasi "cigno nero" (Russia, Venezuela, Wall Street, debiti pubblici, banche ombra cinesi, shale oil...) faremo esperienza di una di quelle cadute che supererà di molte volte le vicende del 1929.

giovedì 18 dicembre 2014

Cosa insegna la vicenda rublo


Insegna che avere una moneta sovrana non è sufficiente per evitare grosse crisi economiche? Soprattutto se questa vuole entrare in rotta di collisione con il dollaro e l'egemonia politico-economica-militare Usa...

Insegna che lasciare una moneta forte come l'euro è assolutamente inconcepibile? E certamente l'uscita dall'euro non è una passeggiata di salute...

Ma non solo e non principalmente questo. Credo insegni una cosa fondamentale: la moneta ed il suo valore rispetto alle altre valute rispecchia in pieno il valore economico complessivo di una nazione.

La Russia è un caso lampante. Le sue esportazioni sono rappresentate per tre quarti da materie prime. E fra queste quelle energetiche la fanno da padrone. Quindi se in poco tempo il petrolio passa da 120$ al barile a 60 $, è logico aspettarsi che il valore economico complessivo dell'economia russa si svaluti quasi del 50%. E quindi di conseguenza è logico aspettarsi una svalutazione pesante del rublo.

Il grafico ad inizio post indica quanto siano fortemente correlati petrolio (verde) e rublo (arancione). Una correlazione strettissima, perché la Russia oggi è questo. Non è industria manifatturiera, non è servizi, ma un gigantesco giacimento di gas e petrolio. E se si svaluta il prezzo della sua maggior materia prima esportata si svaluta di conseguenza la sua economia.

Aggiungiamo che a questa riduzione del valore degli idrocarburi si accompagnano effetti aggravanti, come aumento di debiti o impossibilità di restituirli. Lo Stato deve fare più deficit, il settore industriale estrattivo può ritrovarsi in difficoltà con le banche perché l'estrazione non è più remunerativa. Le banche stesse possono ritrovarsi con crediti inesigibili e dover chiedere aiuto allo Stato o fallire.

Questi fattori negativi si sommano alla svalutazione del prodotto trainante le esportazioni. Aggiungiamo a tutto ciò la speculazione finanziaria e le paure irrazionali di cui questa si nutre. Ed ecco spiegata la svalutazione del 60% del rublo in poche settimane.

Ora questo insegnamento si può traslare al caso Italia ed alla sua eventuale uscita dall'euro.
Nel 2011 la Banca nipponica Nomura aveva calcolato una svalutazione della neo lira di circa il 25-30%. In pratica la neo lira all'epoca avrebbe avuto un valore quasi paritario con il dollaro.

Ma attenzione, è passato del tempo e sono successe molte cose. La valutazione di Nomura era stata effettuata con dati del 2011 o antecedenti (2010?).

Allora l'economia italiana aveva una forza che oggi non ha più. Nel frattempo l'Europa ci ha "regalato" Monti, Letta, Renzi e tantissima austerità. Un poker che ha massacrato l'economia italiana peggio di 20 anni di Berlusconi. E chi non ci crede si legga i dati dei fondamentali economici.

In soldoni abbiamo più debito (dal 120% al 136% del Pil e circa 200 miliardi in più in valore assoluto); abbiamo più disoccupazione (record negli ultimi trent'anni), le banche hanno aumentato le passività e le sofferenze (verso il 5%), il Pil si è contratto di una cinquantina se non centinaio di miliardi di euro (al netto dei proventi criminali ivi contabilizzati).

La produzione industriale si è ridotta del 25%, i consumi interni sono congelati, lo Stato sottrae al comparto privato sempre più risorse in tasse per sostenersi e sostenere il debito pupupubblico. Che quindi non possono essere impiegate per la crescita. Quindi il valore complessivo dell'economia italiana si è ridotto di molto da quando Nomura ha condotto la sua indagine.

Non mi stupirei se l'economia italiana avesse perso negli ultimi tre anni quasi il 30% delle sue potenzialità.

Quindi nel caso di uscita dall'euro, si dovrebbe aggiungere alla stima al ribasso di Nomura un'altra cospicua percentuale. Se fosse aggiunto un 30% di depotenziamento dell'economia grazie ai geni dell'austerità, la neo lira potrebbe svalutarsi del 50% e più rispetto all'euro. Cioè più si aspetta e più si rimane immersi nell'austerità tedesca e peggio si ritroverà il nostro paese all'uscita dall'euro.

Aggiungiamo anche qui panico e speculazione finanziaria e potremmo ottenere una situazione esplosiva e pericolosa. Potrebbero aver ragione quelli che spaventano gli italiani con le cariole piene di carta moneta per comprare il pane... 
Quello che ci salverebbe in tale situazione, sarebbe il soccorso internazionale obbligato, non per carità verso di noi ma per impedire il contagio finanziario. Le economie europee sono troppo interconnese: nel caso di uscita di uno o più paesi dall'euro probabilmente converrebbe a tutti  un monitoraggio sulle fluttuazioni delle neo monete e sulla fuga di capitali. Questo per evitare che il default di un paese contagi anche gli altri provocando crisi e default a catena.

Ad ogni modo, è evidente che il valore di una moneta incamera quello della nazione che la emette. Ed è evidente che la neo lira, anche accompagnata nella sua nascita fra due guanciali, alla fine dimostrerà il valore effettivo della nostra economia. E dopo la cura di austerità di questo anni, il suo valore stabile sarà ben al di sotto di un 25-30% rispetto all'euro attuale stimato da Nomura tre anni fa.


mercoledì 17 dicembre 2014

La Russia sta perdendo la partita contro il dollaro



E' inutile negarlo. Purtroppo nella battaglia contro il dollaro la Russia sta perdendo alla grande. Ora che la guerra del prezzo del petrolio l'abbia incominciata l'Arabia Saudita o l'amministrazione Usa non conta. Quel che è importante è il risultato, e a quanto pare il risultato piace molto agli Usa. E mette in crisi Putin e la sua credibilità a livello nazionale. Il presidente russo potrebbe avere non pochi problemi in patria nel caso di instabilità economica molto forte.

Direi a questo punto che l'annessione della Krimea comincia ad essere eccessivamente costosa per Putin. E' stata un'annessione pulita, veloce, con costi modestissimi in denaro e vite umane. Gli americani che tanto si erano attivati per attrarre a se l'Ucraina, parevano averci fatto una figuraccia colossale. E soprattutto parevano impotenti di fronte alla forza militare Russa al confine ucraino.

Ed invece, ora si stanno prendendo una bella vendetta:

"Russia, rublo carta straccia, tonfo a 80 su dollaro, 100 su euro. E ora, divieto di trading?

Cosa farà la Russia per arginare il crollo del rublo, visto che neanche l'adozione di una maxi politica monetaria restrittiva da parte della Banca centrale ha funzionato? Nell'attesa di capire qualcosa in più, spuntano alcune email a dir poco inquietanti. "Il rapporto usd/rub sarà interrotto a causa della recente instabilità del rublo", si legge in alcune di esse

...
La gravità della situazione ha costretto la Banca centrale del paese a intervenire, con un rialzo dei tassi di emergenza. Risultato: zero.
Alle 13.41 circa ora italiana, il rapporto dollaro/rublo schizza verso l'alto, a quota 80 (80 rubli per $1). Sull'euro, maxi perdita fino a quota 100. L'indice azionario RTS cede -14%, dopo aver ceduto ieri -10%.

I tassi di interesse di riferimento sono stati alzati di ben 650 punti base, dal 10,50% al 17%. Ma l'euforia per il recupero del rublo successivo alla mossa si è spenta subito. Il nuovo collasso dei prezzi del petrolio - con il Brent scivolato sotto la soglia a $60 per la prima volta dal luglio del 2009 - ha rialimentato il sell off sugli asset russi.

Dal comunicato stampa della Banca centrale russa emerge tutta la preoccupazione per la situazione sempre più drammatica in cui si trova il paese.

"Questa decisione (rialzo tassi) è stata adottata per la necessità di arginare in modo significativo la recente svalutazione e i rischi di inflazione".

La misura è effettiva da oggi, 16 dicembre, ed è stata considerata necessaria dopo il lunedì nero per i mercati azionario e valutario di Mosca. Il rublo ha ceduto infatti più del 10% del suo valore contro il biglietto verde, capitolando fino a 64 circa; da segnalare che all'inizio dell'anno, il dollaro valeva 35 rubli circa."

( www.wallstreetitalia.com)

Resta da capire come e chi è l'artefice di questa macchinazione. Il perché è abbastanza evidente. Da notare che fra i vari produttori di gas e petrolio solo la Russia rischia un default così improvviso e micidiale. Persino il Venezuela è passato in secondo piano, e probabilmente si salverà svendendosi alla Cina.

Chi ha cominciato la guerra del petrolio è l'Arabia. Ma lo ha fato di sua iniziativa o è stata "imbeccata" dall'alleato americano? E se è così, gli Usa sono disposti a fare harakiri pur di punire la Russia. Cioè a ritrovarsi con molte società di shale oil, del petrolio di scisto, in pericolo fallimento negli Stati Uniti. E' possibile che la strategia dei signori del dollaro si spinga a tanto, o è solo una combinazione favorevole all'amministrazione Usa. Un caso fortuito che gli americani non si aspettavano e di cui stanno approffittando? Non credo molto a certe coincidenze.

Ora le minacce di Putin di chiudere i rubinetti del gas, non hanno più alcun valore. Se non vuole vedere la popolazione russa imbestialita fino a livelli di alta pericolosità sociale, è meglio se vende quanto più possibile gas e petrolio all'Europa. Anche se questa lo ha sanzionato. Anzi forse se le cose continuano così, gli converrà rinunciare alle contro sanzioni. Probabilmente dovrà anche accontentarsi dei pochi spiccioli che gli arriveranno dall'Ucraina e ripristinare tutti gli sconti che le praticava prima della guerra civile.

Probabilmente per vedere allentatre la morsa sul rublo, dovrà accettare molte richieste Usa sull'Ucraina e concedere il suo lento passaggio alla Nato.
Forse allora, magicamente, la speculazione sul rublo cesserà.

E manco a dirlo, per noi italiani non ci saranno grandi vantaggi da questa situazione. Infatti accanto ad una riduzione dei costi energetici è facile intravvedere una riduzione dell'export, essendo la Russia un nostro partner commerciale importante. Ed anche un possibile contagio nel caso di default russo. E' un periodo piuttosto complicato per noi. Ci troviamo sempre dalla parte sbagliata della storia. Non c'è evento mondiale che non ci provochi un trauma economico.

Il mondo è davvero duro. Non è sufficiente avere la moneta sovrana. Non è sufficiente avere quantità enormi di materie prime. Ci vogliono anche i santi in paradiso (americano e/o tedesco).

martedì 16 dicembre 2014

Carminati alle olimpiadi



Se tutto va bene, alle Olimpiadi del 2024 a Roma, Carminati, Buzzi e tutta la compagnia cooperante saranno di nuovo nel giro giusto e potranno spartirsi appalti e subappalti comunali. Potrebbe sembrare una provocazione ma abbiamo già avuto un atecedente che ha stupito tutti:

"Il gup di Milano ha accolto oggi le richieste di patteggiamento avanzate da 6 imputati, e già concordate con i pm, nell'ambito dell'inchiesta sulla 'Cupola degli appalti'. Tra queste, la pena a 3 anni e 4 mesi per l'ex Dc Gianstefano Frigerio, e a 3 anni, oltre a un risarcimento di 10 mila euro, per l'ex Pci Primo Greganti.
...
I sei sono accusati di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta, in relazione in particolare ad alcuni appalti legati all'esposizione universale come quello di architettura dei servizi."
(www.ansa.it)

E no. Non è una vecchia notizia di "mani pulite". Il giudice non è ne Di Pietro e ne Davigo. Si tratta di una notizia molto meno antica, riguarda l'Expo 2015 di Milano. Dal 1992 sono passati 23 anni, ma i protagonisti delle mazzette milanesi sono gli stessi. Nel 2024 saranno passati solo 10 anni dall'avvio delle indagini Mafia Capitale. Ma si sa, le cose corrono sempre più in fretta. Pertanto non mi stupirei di ritrovare fra 10 anni Carminati&C. in qualche scandalo delle future olimpiadi.

Scandalo che di sicuro ci sarà. Ormai è matematico, quando ci sono grandi eventi con grande dispendio di denaro pubblico, qualche banconota rimane sempre attaccata ai polpastrelli di chi dovrebbe sorvegliare e spendere nel modo migliore i soldi pubblici.

Probabilmente Renzi, con l'ansia che ha di associare la sua faccia con qualsiasi evento positivo, è stato un po' affrettato e non ha considerato bene il risultato finale del suo annuncio riguardo la candidatura alle olimpiadi 2024 di Roma. Non credo che questo annuncio gli abbia giovato, soprattutto in un periodo in cui la gente è sconvolta e schiafata per come è stata gestita l'amministrazione romana. Il messaggio che è passato non è quello positivo dello sport e della festa internazionale, ma quello di un premier che non ha perso tempo per trovare un nuovo pretesto per foraggiare i corrotti.

Anche se il premier ha cercato di correre ai ripari annunciando pene più severe per i corrotti. Ma appunto l'ha annunciate e non ha preso nessun provvedimento se non redigere un disegno di legge, che se il Parlamento vorrà (ma non vuole...) trasformerà in legge chissà quando.

Aveva avuto più buon senso Monti, il quale ci si massacrati di tasse, ma almeno aveva esteso il rigore anche agli appetiti delle camarille delle mazzette. E mi pare non vedesse di buon occhio nemmeno Expo 2015.
Invece c'è chi non ne ha mai abbastanza: Fassino, sindaco di Torino, quando ha sentito che Renzi intendeva affiancare a Roma nell'organizzazione dei giochi anche Milano e Napoli si è ingelosito, è ha subito fatto sapere che Torino non è da meno. Ma come? Non sono bastati a Torino i debiti ancora in corso delle olimpiandi invernali 2006? La città di Torino deve essere massacrata da nuovi debiti, la si vuol far fallire ad ogni costo pur di spartirsi con le altre appalti e mazzette? Non c'è mai limite al peggio ed al malgoverno...


lunedì 15 dicembre 2014

Lo spread fa le pernacchie a Moody's



 

Notizia di alcuni giorni fa:

"L’agenzia di rating Standard&Poor’s ha declassato l’Italia. Il rating della Penisola scende da BBB a BBB-, un gradino sopra il livello “junk”, cioè spazzatura. “Il forte aumento del debito, accompagnato da una crescita perennemente debole e bassa competitività, non è compatibile con un rating BBB secondo i nostri criteri”, spiegano gli analisti."(www.ilfattoquotidiano.it)

Ma poi non è successo nulla al nostro spread. Ormai le agenzie di rating non se le fila più nessuno. Ci declassano al livello spazzatura o quasi, intanto i nostri titoli hanno un interesse migliore di quelli di Usa ed altre nazione molto meglio piazzate nei rating. E' normale tutto questo? E' normale perché oggi non si guarda più ai fondamentali. Le vere agenzie di ratig sono le Banche Centrali. Tutti gli operatori pendono dalle labbra delle Yellen, dei Draghi ecc., e rimangono in attesa della manna che scende dal cielo.

"In questa situazione la Bce dovrebbe mostrarsi pronta a comprare debito italiano per evitare che il mercato pretenda un premio di rischio altissimo per rifinanziarlo, come successo nel 2011-12, rendendone insostenibili i costi. Draghi da tempo annuncia che la Bce farà una mega-reflazione, azione che implica lo stampare moneta comprando debito pubblico delle euronazioni per stimolare l’economia con una bomba di liquidità.

Il punto: tale mossa, concepita per scopi di reflazione, servirà anche a garantire il debito italiano e calmierarne i costi. Il mercato sta mantenendo la fiducia sul debito italiano solo perché prevede questa mossa della Bce. Ma va anticipata entro il gennaio 2015, nonché velocizzato il metodo di intervento indiretto, perché anche un piccolo ritardo nell’aprire l’ombrello potrebbe farci affogare."

(www.ilsussidiario.net)

I titoli di Stato italiani hanno un'ottima valutazione e un tasso molto basso solo perché tutti attendono il quantitative easing di Draghi. Se poi questo non arriverà, allora gli investitori si ricorderanno di Standard&Poor’s. E soprattutto dei veri fondamentali italiani che sono da brividi.

"Il debito pubblico continua ad espandersi in Italia e, complice la crescita anemnica, il rapporto con il Pil prosegue la sua salita, allontandandosi sempre di più dai livelli ideali richiesti dalle autorità d'Europa."
(www.wallstreetitalia.com)

In una frase la descrizione del nostro destino già scritto: calano le entrate, cioè i guadagni degli italiani, aumentano i debiti. Come potrebbe finire il nostro paese in questa situazione? E' facile da immaginare: dritto verso il default. Ma allora perché farsi tanti problemi nel lasciare l'euro? In ogni caso sarà un disastro, scegliamo almeno quello che ci consentirà di riprenderci dalla botta tramite svalutazione e deficit. Cioè il ritorno alla lira.

Ma tornando al titolo del post, è incredibile come in questi giorni in cui la borsa prende una botta dietro l'altra, lo spread rimanga stabile. E se le cose continueranno così, significa solo una cosa: i nostri titoli sono in bolla come l'azionario a Wall Street, entrambi sorretti dalle banche centrali. E' la strategia win-win: tutto va male, allora acquistiamo azioni perché la Fed interverrà. Oggi la strategia si è estesa: in Europa tutto va male, allora acquistiamo titoli di Stato europei, tanto la Bce farà il quantitative easing.

Che dire in conclusione? Che la situazione internazionale è sempre più esplosiva, pericolosa, imprudente, una roulette russa, eppure non esplode. E non si sa neppure se le cose continueranno per settimane, mesi, anni... viviamo un periodo di mega bolle finanziarie mai sperimentato prima. Non si sa quanto possa durare questo Bengodi per pochi speculatori spregiudicati. Ma si sa che quando crollerà sarà un'esperienza tremenda per tutte le economie mondiali.

domenica 14 dicembre 2014

L'austerità alla lunga distruggerà anche il Pd



Renzi gode ancora, tutto sommato, di un alto grado di popolarità. Ma sta calando a vista d'occhio. E' normale che accada questo in questi periodi di crisi. Che il premier si chiami Monti, Letta o Renzi il percorso è sempre lo stesso. Grandi aspettative e fiducia all'inizio, anche grazie al lancio che ne fanno i media del nuovo governo decantandone le lodi fino alla nausea. Poi a poco a poco, passati i mesi e constatato che la vita di tutti i giorni non cambia, ma anzi molto spesso peggiora, interviene lo scaramento generale. Appena appena trattenuto dalla propaganda governativa dei media in coro, con pochissime eccezioni e quasi tutte sulla rete, dove il pubblico è piuttosto ridotto.

Come abbiamo visto, il limite temporale per cui gli italiani sono disposti a concedere fiuducia cieca o almeno con rassegnazione, è circa un anno. Anche per Renzi questo periodo è passato. Il culmine di popolarità l'ha avita a metà di quest'anno. Da allora è cominciata la discesa, che non si fermerà più.

E' la regola dell'austerità di questi anni. Regola che vale per noi come negli altri paesi. Dove i partiti di governo subiscono un logoramento tale, per cui alle successive elezioni si prospetta per essi una disfatta completa. E' così in Grecia, dove l'ex partito socialista è al lumicino ed ora anche il partito di centro destra si appresta a perdere le prossime elezioni in favore della sinistra di Tsipras, naturalmente anti europea.

E' così in Spagna, che malgrado venga portata ad esempio per la crescita, vede un nuovo movimento (Podemos) insidiare pericolosamente i partiti storici socialista e popolare. E' così in Francia dove i partiti di destra e sinistra, ormai polverizzati vedono l'ombra lunga dell'estrema destra oscurarli sempre più.

In Italia sembrava che il più grande partito di sinistra, governativo ed anche filo europeo, fosse immune da questa regola generale. Mentre tutti gli altri in Europa rischiano la scomparsa, il Pd in contro tendenza raggiungeva il 40% e conteneva i movimenti antieuropei.

Dopo un anno di governo, però questo forte partito, sembra percorso da violente scosse interne che potrebberlo farlo esplodere. Il vertice del partito segue pedissequamente i dettami dell'austerità europea, convinto che i suoi elettori vogliano proprio questo. Oppure molto più probabilmente, pensando di convincere la base che le sue scelte sono quelle giuste. Ma la base potrebbe avere dei ripensamenti ed abbandonare i vertici del partito, anche perché il sindacato di riferimento rema contro, ed inocula grossi dubbi nelle teste degli elettori del Pd. E soprattutto nella minoranza Pd.

"La tensione era salita alle stelle nel pomeriggio durante l’intervento di Stefano Fassina: “Non ho l’eleganza di Cuperlo e l’oratoria di D’Attorre”, premette il deputato “dissidente”, che poi si rivolge direttamente a Renzi seduto di fianco e puntandogli anche il dito: “Il presidente del Consiglio cerca giustificazioni per un voto anticipato. E poi è inaccettabile la delegittimazione morale e politica di chi ha posizioni diverse dalle tue – urla nel microfono Fassina, il cui intervento è sottolineato da applausi e grida di approvazione dalla platea – io non sto in Parlamento per gufare ma per esprimere un punto di vista costruttivo. Non ti permetto più di fare caricature di chi la pensa diversamente da te, è inaccettabile. La minoranza non fa diktat né il congresso anticipato. Se vuoi andare a elezioni dillo, assumiti la tua responsabilità e smettila di scaricare la responsabilità su altri”."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Renzi resisterà con tutte le sue forze e tirerà dritto. Ma non credo che questo atteggiamento sarà la strategia giusta. A forza di strappi e prepotenze il partito si lacererà sempre più, e non appena sarà chiaro che molti elettori si sposteranno verso altre scelte, anche molti renziani dell'ultimora abbandoneranno il premier. Del resto Renzi sa di rischiare molto, e vorrebbe incassare il prima possile la popolarità ancora elevata andando a elezione in breve tempo. Ma per lui le cose si fanno sempre più complicate:
andare a elezioni adesso non si può perché Napolitano gli ha fatto un brutto scherzo, annunciando le sue dimissioni imminenti. Quindi si dovrà eleggere il nuovo capo dello Stato a breve. E non è detto che Renzi riuscirà a pilotare l'elezione verso un Presidente amico. E questo significa che non è detto che possa poi ottenere le elezioni anticipate.

Inoltre andare ad elezioni ora o fra sei mesi con questi scarsi e contraddittori risultati non è il massimo. Difficile che le riforme vengano concluse. Probabilmente è difficile anche che il Job Act entri in vigore effettivamente per quel periodo, in quando questo dipende da un'infinità di altre normative collegate. Ma questo potrebbe persino essere un vantaggio per Renzi che incasserebbe l'apettativa ma non i probabili risultati scarsi o negativi.
Addirittura è persino difficile vedere uno straccio di legge elettorale prima delle elezioni!

Ed di tutto questo guazzabuglio politico-sociale, il Pd non se ne gioverà. Come non gli gioveranno gli effetti sempre più pesanti dell'austerità: crescita della disoccupazione, chiusura di fabbriche, riduzione della produzione, aumento dei debiti pubblici e privati... anche i militanti tengono famiglia, e per quanto possano avere fede nel partito, la loro pazienza non è infinita. Se un Cuperlo, o un Fassina, o un Civati gli offrirà un'alternativa, addio fedeltà...

venerdì 12 dicembre 2014

Bregantini for president


Devo rivedere in parte i miei preconcetti sulla Chiesa Cattolica. Un potere che considero sproporzionato, basandosi sulla favola del cristianesimo scritta circa due milleni fa, non si sa bene da chi, come e perchè. Molti mi contesteranno questa affermazione facendomi notare che se anche di favola si tratta, contiene un messaggio morale piuttosto importante. Ribatto che il messaggio etico è presente in tutte le favole antiche e moderne: anche in certti miti più antichi ci sono eventi prodigiosi che introducono insegnamenti morali. A ben vedere anche i cartoni di Peppa Pig contengono messaggi positivi. Ma nessuno pensa di fondarvi una religione.

Ma a parte queste considerazioni storico-religiose su di un potere che per fortuna oggi non è più temporale, devo ammettere che il nuovo Papa e le persone di cui si circonda, si elevano per chilometri sopra la palude politica italiana. Anche quando la politica dovrebbe essere scevra da bassissimi interessi elettorali, si rimane sbalorditi di fronte a certe affermazioni.

"dopo il monito presidenziale che ha indicato l’anti-politica come “la più grave delle patologie cui siamo chiamati a far fronte”, in pochi hanno proferito pubblicamente parola. Certo, si sono fatti sentire sulla Rete molti italiani. Ha protestato come ovvio Beppe Grillo. Ma gli altri, gli osservatori, i cosiddetti intellettuali, gli uomini di partito e i commentatori di quasi tutti i giornali, hanno taciuto."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Il nostro Presidente ci stupisce sempre. In questi di giorni di mafia, terrosti neri e delinquenti di borgata che vanno a braccetto con la politica, ha pensato bene di prendersela con l'antipolitica. Con quei movimenti e partiti che appaiono indeboliti e quindi sono più facili da sopraffare. Antipolitica che se ha il demerito di non aver partorito un progetto organico per il paese, ha almeno il merito di avere (ancora) dei rappresentanti onesti. Per fortuna il regno di Re Giorgio è a termine. Un paio di mesi e si cambia sovrano.

Per questo motivo propongo monsignor Bregantini come nuovo Presidente. Non so se è possibile, perchè ha già un altro "impegno" in una organizzazione religiosa di rilevanza mondiale. Ma uno che dice cose come queste di seguito, anche se dannatamente lapalissiane, non si può non volerlo Presidente:

“È più eversivo un politico corrotto di un antipolitico onesto”

ed anche:

"Corruzione e antipolitica sono il risultato della mancanza di etica all’interno della politica"

ed anche:

"Ci devono essere organi di controllo, la partecipazione della base. E’ il buio che crea la corruzione o l’antipolitica”

Sarebbe bello avere un Presidente che ritorna a dire cose così banali ma di buon senso.

mercoledì 10 dicembre 2014

Minacce sbilenche di Juncker



"Se l'Italia e la Francia non dovessero procedere con le riforme annunciate si arriverebbe «a un inasprimento della procedura sul deficit». E «se alle parole non seguiranno i fatti, per questi Paesi non sarà piacevole».
Il presidente della commissione Ue, Jean-Claude Juncker, è tornato ad ammonire Roma e Parigi in un'intervista"

(www.lettera43.it)

Dice Juncker, probabilmente dopo un buon bicchiere di brandy, che in Italia produciamo troppo debito. Se non facciamo le riforme, che poi spiega come "tagli alla spesa pubblica", ci saranno conseguenze spiacevoli. E qui non si capisce qual'è la minaccia: conseguenze da parte dell'Ue o conseguenze di tipo economico?

Diciamo che dalle parti di Bruxelles ci sono idee confuse (forse anche a causa delle abitudini alcoliche di Juncker).
Se i governi francese e italiano praticano i tagli che l'Europa si aspetta ci saranno grandi sorrisi e pacche sulle spalle dai poco sobri commissari europei. Peccato che il Pil si schianterebbe ancora di più, che il debito non calerebbe, anzi aumenterebbe a causa della diminuzione delle entrate interne. Sull'export come si è visto in questi tre anni non ci può fare troppo affidamento. E' la domanda interna che conta, e tagli di spesa pubblica tagliano anche la domanda interna.

Se i governi francese e italiano non faranno le "riforme" (ma perché continuano ad abusare di questa parola dandogli un significato diverso?) il debito naturalmente non calerà. Naturalmente il Pil non mostrerà grandi cambiamenti e grandi propensioni alla crescita. Praticamente se l'Italia seguirà o non seguirà i dettati dell'Europa (e della Germania) il suo destino sarà lo stesso. Quindi che incentivo avrebbero i governi di Italia e Francia a praticare queste benedette "riforme"? Se fossi in Renzi chiedere a Juncker di mettere nero su bianco i grandi vantaggi derivanti dalle "riforme" che ci chiede. Con la condizione però che se i benefici non arrivano sarà l'Unine Europea a rimediare con una bella compensazione al bilancio italiano...

Per fortuna Juncker ci indica la strada giusta e ci mostra la luce in fondo al tunnel:

"«Non vogliamo accendere alcun fuoco di paglia, che dopo due o tre anni si estingua», ha detto Juncker riferendosi ai 315 miliardi di euro di investimenti stanziati.
«Possiamo agire sull'economia solo con i soldi che abbiamo a disposizione, senza fare nuovi debiti e senza aumentarne il volume».
Il piano «contribuisce»' a ridurre la distanza tra l'Ue e i cittadini e toglie spazio ai populisti, ha aggiunto il presidente della Commissione Ue. «Qui si tratta di crescita e posti di lavoro, una risposta forte agli euroscettici»."

(www.lettera43.it)

Va bene, noi italiani siamo nel bel mezzo della tempesta Mafia Capitale, che ormai non riesce nemmeno più ad indignarci, per mancanza di forze. Quindi siamo un po' stravolti dalla situazione delinquenzial-politica italiana.
Però Juncker non può nemmeno farci credere di essere piombati di colpo nel mondo di Harry Potter. Lui non farà crescere di sicuro il debito pubblico, ma dovrebbe dotarsi di una leva del calibro di quella di Archimede (datemi una leva e vi solleverò il mondo...) per pensare di trasformare 21 miliardi (quasi certi) in 315 miliardi certi solo nella sua fervida fantasia alcolica...


martedì 9 dicembre 2014

Se crolla la Grecia è giusto



Non è giusto per greci che non se lo meritano, ma è giusto che tutto finisca dove è cominciato. La Grecia è la nazione che nella crisi dell'eurozona sta avanti un anno rispetto al Portogallo, che è avanti un anno rispetto alla Spagna o all'Italia ecc. In realtà non credo che nemmeno l'Irlanda sia mai stata effettivamente salvata. E nemmeno Belgio ed Olanda stanno bene. E comunque dopo di noi la Francia farebbe un bel botto. E la Germania da sola nell'eurozona che senso avrebbe?

Ad ogni modo la Grecia è stato il primo esperimento tedesco volto a salvare una moneta nata morta. La vicenda dell'euro e dei Piigs richiama alla mente la storia di Frankestain. Un mostro creato mettendo assieme vari pezzi di carne morta, cadaverica. Alla prima scarica elettrica il mostro si è alzato e pareva una grande e meritoria opera. Ma poi si è dimostrato del tutto incapace di comportarsi da essere umano, anzi è diventato un esperimento pericoloso. Anche l'euro non ha dimostrato di sapersi comportare da moneta normale, anzi è diventata un'etità distruttiva dell'Europa. Ora si colgono i primi frutti amari in Grecia:

"Come accennato, la scelta del premier greco Antonis Samaras di anticipare a dicembre l'elezione del presidente della Repubblica, agita non poco i mercati: se nelle tre votazioni previste non arrivasse una maggioranza sufficiente, il Parlamento andrebbe sciolto. Ipotesi che rafforza la sinistra radicale di Alexis Tsipras, Syriza, ma spaventa gli investitori: la Borsa di Atene chiude con un crollo del 12,78%, la peggior seduta da oltre 27 anni"
(www.repubblica.it)

""Nelle prossime sei settimane la Grecia potrebbe essere più importante per i mercati globali rispetto a quanto lo siano stati Russia e Ucraina in tutto il 2014
...
"Una possibile vittoria alle elezioni di Siryza potrebbe costringere l'Europa a scegliere tra la prospettiva di una unione fiscale (svalutazione del debito per la Grecia) e la prima uscita di un paese dall'Eurozona".

La Grecia rischia di andare al voto già a gennaio e il fatto che attualmente i sondaggi diano in vantaggio la sinistra anti europeista di Syriza non pone a favore dell'euro e della stabilità della regione."

(www.wallstreetitalia.com)

Come scrive Rischio Calcolato, è finita la finzione dei "piani ben riusciti". La Troika, la Bce, la Ue e la Germania non hanno mai risolto la crisi in seno all'euro-zona. Hanno fatto un pasticcio dietro l'altro pur di salvare una moneta zombie.

"Si Sfracella la Borsa Greca Perchè…..Il Governo Getta la Spugna

In sostanza: fuga di capitali dalla piccola grecia pechè il governo ha deciso di anticipare le elezioni a presidente della repubblica, che sembrava una mossa strana, ma di fatto:

La Grecia Indice un Referendum Parlamentare sull’Europa e sulla Troika (non sull’Euro)

Sapete quale scherzetto ha fatto il governo?
Ha candidato un Ex-commissario europeo, peraltro pro-austerity a Presidente della Repubblica, ovvero Dimas Stravos:
...
Cioè il peggio del peggio assoluto, una scelta completamente contraria al comune sentire Greco.

Diciamo che a questo primo turno i 200 deputati necessari sono irraggiungibili.
Comunque ci saranno 3 Round per le elezioni del Presidente, poi se non fosse eletto il parlamento si scioglierebbe:

17-dicembre, necessari 200 voti
23-dicembre necessari 200 voti
27-dicembre necessari 180 voti

L’attuale maggioranza conta 154 deputati, ci sono 12 voti di deputati autonomi quasi certi per la maggioranza, altri 12 incerti. Dunque al limite si arriva a 178 salvo deputati dell’opposizione che cambiano idea all’ultimo (e argomenti per convincerli immagino ci siano)"

(www.rischiocalcolato.it)

E' probabile che la Grecia dia l'inizio di un effetto tappo di Champagne che esplode in cantina... rimbalza su un'altra bottiglia è boom, un'altro tappo e poi boom... a catena... boom Grecia... boom Portogallo... boom Italia... boom Spagna... boom Irlanda.... boom Belgio... Olanda... Finlandia ecc. Mettete i tappi nell'ordine che preferite, è una faccenda secondaria. L'ultima deflagrazione bella grossa sarà l'Unione Europea che dopo aver distrutto la sua costituzione fondativa, cioè l'euro, non esisterà più nemmeno politicamente.

Alla fine ci sarà un'enorme distruzione di ricchezze. Forse solo dopo il crollo totale i tedeschi faranno un bilancio dei pro e contro e finalmente si renderanno conto di quanto sono stati idioti nelle loro ripicche egoistiche e nelle loro fobie sull'inflazione. Ma ormai sarà tardi e bisognerà riprendere un cammino di decenni per ricostruire le relazioni europee.


lunedì 8 dicembre 2014

Lo spappolamento dell'Italia



Per Bottarelli (www.ilsussidiario.net) l'Italia sta per essere investita da un meteorite, anche se per ora non è chiaro da quale direzione arriverà. Anzi peggio, una tabula rasa che non ci consentirà più di riprenderci dalla botta. E' un articolo devastante quello di Bottarelli, ma comunque potrebbe avere più di un fondo di verità.

"Ricordate il 2011, l’impennata dello spread a seguito della vendita da parte di Deutsche Bank di circa 9 miliardi di debito italiano
...
tra fine aprile e maggio del prossimo anno potremmo vivere la versione 2.0 di quella stagione, con conseguenze però decisamente più nefaste
...
Nonostante le belle parole - « ... il possibile acquisto di titoli di Stato avverrà in maniera tempestiva, se necessario ... il governatore della Bce non ha fatto altro che prendere ulteriore tempo ..."

Secondo Goldman Sachs, la banca d'affari di cui Draghi è stato dipendente, il Qe in grande stile europeo si farà. E si prodiga quindi in dichiarazioni in cui stima addirittura quanti Btp e altri bond verranno acquistati. Ma l'ottimismo di Goldman Sachs potrebbe nascondere qualcosa di più meschino, secondo Bottarelli: infondere ottimismo in modo che si acquistino titoli di Stato dei Piigs e che quindi la banca d'affari possa disfarsene in tempo. In definitiva si contribuisce ancora una volta a gonfiare la bolla sui bond dei periferici per poi approfittarne.

Ma se si dipingono cieli rosa di quantitative easing, in realtà ci sono brutti segnali all'orizzonte che fanno presagire l'arrivo del peggio:

"al netto dei sempre più gli allarmanti dati macro che sembrano invocare a gran voce il Qe, c’è però chi non si fa abbindolare da certe pantomime, come ad esempio Bill Blain della Mint Partners, il quale ha dichiarato senza tanti giri di parole che «tutti i rendimenti della periferia dell’Ue sono impazziti, bisognerà vedere chi sopravviverà quando arriverà l’inverno. E l’inverno sta arrivando». E sapete perché? Per una ragione semplice semplice: c’è un chiaro segnale che ci grida in faccia l’ipotesi di un imminente schianto dei mercati. E non è un indicatore astruso come l’Hindemburg Omen, ma una discrepanza da primo anno di economia: prezzo dei titoli azionari alti e contemporaneo schianto dei rendimenti obbligazionari sovrani e del prezzo delle commodities. Un cortocircuito, visto che la valutazione alta delle equities è - o dovrebbe essere - indicativa di fiducia e ottimismo degli investitori, mentre rendimenti dei bond in calo e discesa dei prezzi delle materie prime ci segnalano l’esatto contrario, ovvero l’emergere di pressioni deflazionistiche e rallentamento dell’economia."

(vedi: Ci sbateranno fuori dall'euro)

"il mercato azionario sembra oggi quello del 2000 e del 2007, tanto che il mini-crash di ottobre, troppo sottostimato da molti analisti, potrebbe invece essere rivelatore di quanto ci attende. Insomma, tutti in modalità risk-on, tutti a comprare. Ma questa situazione è anche una meravigliosa occasione per qualcuno di sfruttare il momento, scaricare il debito della periferia Ue che detiene in portafoglio a prezzo interessante e osservare le macerie della prossima ondata di recessione
...
Due dati sono fondamentali per capire: primo, le detenzioni nel portafoglio delle banche tedesche di titoli di Stato della cosiddetta periferia dell’Ue da qui a febbraio e, secondo, l’attività della Borsa di Stoccarda, quella dove si trattano i titoli di Stato sovrani
...
il sistema bancario tedesco ha continuato ad alleggerire la sua esposizione al rischio di un default a Roma o di rottura dell’euro."

E quindi secondo Bottarelli potrebbero avverarsi tre scenari, tutti e tre devastanti per l'Italia: 

"la Bce potrebbe cominciare a monetizzare debito, ovvero a comprare obbligazioni a fine febbraio, garantendo un rally di un mese e mezzo o due durante il quale chi ha in pancia quei bonds potrà venderli a caro prezzo, visto che ci sarà la fila per comprarli. Poi, potrebbe subentrare qualcosa: ad esempio, tre variabili.

La prima, la Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe ... fornendo un alibi enorme alla Bundesbank per battere i pugni minacciando fuoco e fiamme (ad esempio, una limata alla quantità di denaro che versa in Target2, il “bancomat” delle banche dell’Unione per mantenere liquido il sistema o lo stop ai versamenti nei vari fondi salva-Stati) e costringendo Mario Draghi a più miti consigli, riducendo di molto gli acquisti e di fatto facendo spaventare a morte il mercato, innescando vendite da panico tipiche di quando tutti vogliono uscire per primi e si lanciano verso l’unica porta disponibile. E lo spread vola alle stelle, con i nostri titoli che perdono di valore e il nostro sistema bancario ... che sconta quelle perdite a bilancio, conoscendo i primi fallimenti e salvataggi di Stato o europei di istituti di credito. Quindi, panico tra la gente che teme di perdere i risparmi, bank-run, ovvero la corsa a ritirare tutto dal conto corrente, controlli di capitale da parte del Tesoro per evitare questa eventualità e oplà, ci ritroviamo nella stessa condizione di Cipro o della Grecia.
 
Seconda ipotesi, a febbraio la Grecia è chiamata a eleggere il nuovo presidente della Repubblica e la Costituzione ellenica in tal senso prevede che ci siano tre votazioni di tempo massimo, le prime due richiedenti la maggioranza dei due terzi, ovvero 200 membri e la terza i tre quinti, ovvero 180. Se però non si arrivasse all’elezione dopo la terza chiama, il Parlamento sarebbe automaticamente sciolto e il presidente uscente chiamato a indire elezioni anticipate entro trenta giorni.
...
di fronte all’ipotesi di vittoria di Alexis Tsipras, dichiaratamente anti-austerity e intenzionato a chiedere la cancellazione di parte se non tutto il debito greco, pena una per ora timidamente paventata minaccia di uscita della Grecia dall’euro, i poteri forti internazionali ... faranno di tutto per trovare 25 deputati pronti a correre in soccorso della coalizione, corruzione compresa, ma se per caso non ce la facessero, avete idea come reagirebbe il mercato obbligazionario sovrano all’ipotesi di elezioni anticipate e a una possibile vittoria degli euroscettici di sinistra? Temo che lo spread non resterebbe per molto in area 130 per l’Italia e le danze potrebbero riaprirsi, con la Francia a piangere per le sue detenzioni di debito periferico e la Germania sorniona che guarda i partner europei rantolare, mentre il rendimento del Bund si dirigerà a tutta forza verso livelli giapponesi dello 0,40%.

Terza ipotesi, Mario Draghi diviene candidato potenziale per succedere a Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica, scelta imposta dai poteri forti che hanno bisogno di un loro uomo per gestire la ristrutturazione del debito italiano e la cura di lacrime e sangue che questo imporrà, spogliazione degli ultimi gioielli di famiglia compresa e con le riserve auree in testa. Oppure, senza che l’ipotesi reale della candidatura ci sia, basterà anche soltanto un rumour destabilizzante messo in circolazione involontariamente da qualche fonte autorevole, leggi Financial Times o Wall Street Journal o anche Bloomberg in tal senso.
...
A quel punto, con le indiscrezioni - vero o fabbricate ad hoc - che vedono Draghi in uscita dalla Bce (e la perdita della maggioranza in Consiglio rafforzerebbe l’ipotesi di un governatore ormai in disarmo e isolato) e magari con qualche altro rumour ad hoc che paventi nomi di “falchi” per la sua successione, il mercato va nel panico da incertezza e per non restare con il cerino in mano scarica i bond più rischiosi, Italia e Spagna in testa e vola su beni rifugio come Bund, Treasuries Usa e oro (guarda caso alcuni analisti parlano di prospettive apocalittiche, ovvero l’oro a 5000 dollari l’oncia a fine 2015). A quel punto, con lo spread di nuovo ai massimi, il debito in crescita, l’instabilità istituzionale, l’elezione di Mario Draghi potrebbe diventare davvero una sorta panacea necessaria, con il governo di Matteo Renzi pronto a qualsiasi desiderata del nuovo inquilino del Quirinale per il bene della nazione. E sotto il ricatto dello spettro argentino, anche le opposizioni avranno le unghie tagliate e il piano di riforme, tagli e privatizzazioni che gli organismi internazionali hanno deciso per l’Italia potrà avere il via."

A questi tre scenari, aggiungerei un ulteriore scenario internazionale che andrebbe a sommarsi ed aggravare ulteriormente eventuali altre crisi in arrivo:

"Ora è ufficiale il Califfato è ad un passo dall'Italia. E pregiudica, qualsiasi nostra presenza economica e politica in Libia. Anzi l'ex colonia, cruciale per i nostri interessi strategici ed energetici è ormai pronta a trasformarsi in una Somalia mediterranea. 
Una Somalia capace di mettere a rischio la navigazione nel braccio di mare prospiciente le nostre coste meridionali e minacciare la nostra stessa sicurezza nazionale.
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Una situazione ben nota ai nostri servizi, al nostro ministero degli esteri, e al premier Matteo Renzi informato sugli avvenimenti libici qualche giorno prima della visita a Roma del presidente egiziano Abdel Fattah Al Sissi dello scorso 24 novembre. In effetti in alcuni quartieri di Derna, una città di circa 100mila abitanti conosciuta da 15 anni come il santuario dei movimenti alqaidisti libici, la bandiera nera dell'Isis sventola già due mesi.
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La caduta di Derna e dei territori circostanti è, invece, la diretta conseguenza del ritorno dalla Siria e dall'Iraq di 300 veterani dello jihadismo libico.
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In effetti controllando la Cirenaica l'Isis potrebbe muovere armi e combattenti verso oriente congiungersi con le frange più estreme dei Fratelli Musulmani egiziani e stringere in una micidiale tenaglia il presidente El Sissi già minacciato sul fronte orientale dalle formazioni dello Stato Islamico del Sinai. Non a caso il presidente egiziano è venuto a chiedere la collaborazione di un'Italia considerata naturale e indispensabile alleato in virtù non solo degli interessi energetici, ma anche della vicinanza alle coste libiche e dei rischi legati ai flussi migratori in partenza dalle coste della Sirte. Eppure a Roma anche stavolta hanno preferito fingere di non sentire."
(www.ilgiornale.it)

Con la perdita di una quota importante degli approvigionamenti energetici, e la messa in discussione di quelli dalla Russia, rischiamo di veder collassare per sempre la nostra economia. Se a questo si aggiungesse la crisi del debito e la totale perdita di sovranità per il nostro paese sono prevedibili anni se non decenni di recessione. L'Italia non esisterà più, sarà un paese i cui abitanti vivranno al limite di sussistenza. Senza futuro e prospettive. Forse senza neppure la forza per una rivolta, gli italiani si adatteranno alla nuova situazione di povertà cercando di sopravvivere alla meno peggio.