lunedì 30 settembre 2013

L'Europa scopre che l'Italia è ingovernabile


Abituati a dividerci in fazioni in costante guerra fra di loro, e in costante occupazione del potere senza concludere nulla, ci sfuggono i termini essenziali della situazione attuale. Tre quarti (ma forse di più) degli italiani hanno una visione ristretta della situazione italiana, e fomentati dai disonesti media italiani, non vedono al di la della barriera fumogena che prende il nome di "Berlusconi".

Certo il Cavaliere è un personaggio non secondario della vita pubblica italiana, fa parlare di se da vent'anni e più se si considera la sua guerra precedente contro la tv pubblica. Molti si sono fatti "il sangue marcio" a forza di odio indotto dai media sussidiati verso il miliardario di Arcore. Ma purtroppo il berlusconismo e l'antiberlusconismo oggi come oggi sono inutili, anzi sono una droga che consente ai veri "cattivi" di manovrarci meglio, ed in alcuni casi di trasformarci addirittura in loro complici.

La guerra a Berlusconi è stata dichiarata dall'Europa il giorno dei sorrisi denigratori di Merkel e Sarkozy al suo indirizzo. Per quasi tutti i commentatori questo era dovuto alla presa di coscienza dell'Europa "seria" dell'inaffidabilità del Cavaliere. La lettera della Bce giunta subito dopo chiariva quali erano i motivi dell'inaffidabilità: Berlusconi si rifiutava o procedeva troppo lentamente verso lo smantellamento del welfare (vedi pensioni) e verso l'austerità richiesta dal nord Europa.

Bisogna essere consapevoli che è in atto una guerra finanziaria interna all'Europa, dove il nord Europa sta tentando (e probabilmente riuscendo) di liberarsi della concorrenza del sud Europa, togliendogli ogni sovranità economica e di conseguenza politica. Per ottenere questo risultato si sta facendo leva sui debiti pubblici, sulla crisi provocata dall'euro, sui trattati europei congegnati in maniera da diventare strumenti di repressione. E' ovvio che le due nazioni che più necessitano di questo "trattamento" sono Italia e Spagna, le due nazioni che più infastidiscono l'industria, la finanza e le strategie geopolitiche del centro Europa.
Basta ricordarsi di quanto si siano arrabbiati francesi e tedeschi per le iniziative energetiche del governo Berlusconi con il gasdotto southstream e con il riallaccio dei rapporti con la Libia e i suoi giacimenti petroliferi.

Tutti i governi del sud Europa sono stati sostituiti con governi "amici" dei commissari europei e quindi della Germania. La sfilata indegna di Monti, Letta (persino Renzi) presso la cancelleria tedesca è sintomatica della situazione attuale in Europa. Comunque è evidente quello che è successo: in Grecia e Italia sono stati cacciati i governi ritenuti inaffidabili, in Portogallo e Spagna i governi appena eletti sono stati costretti a conformarsi ai voleri di Bruxelles. In Spagna il governo rimane al suo posto malgrado gli scandali del primo ministro, in Portogallo il governo travolto dalla crisi stava per lasciare, ma la falla è stata tamponata all'ultimo su pressione europea.

Ma nelle guerre non va sempre tutto liscio. Non tutte le battaglie vengono vinte. La strategia che sta mettendo in atto l'Europa del centro-nord è complicata da sostenere. La perdita di sovranità degli Stati periferici sta creando instabilità sociali all'interno dei medesimi. Ovviamente la popolazione non accetta volentieri di vedersi ridurre i diritti acquisiti in anni di lotte, di vedersi sparire il lavoro, o di vedersi deflazionato lo stipendio. Non è sufficiente decantare sperticatamente le lodi di governi commissariali per la loro serietà e competenza come è avvenuto con Monti e Letta dopo. La gente non si accontenta di chiacchiere e nemmeno di glorificare i premier in loden nei telegiornali.

C'è un legame tra la situazione italiana e quello che accade in Grecia. In entrambi i casi c'è il rischio che la nazione sfugga di mano all'Europa e ai suoi interessi. La Grecia rischiava di sfuggire addirittura con le armi: non appena si è diffusa la percezione di un possibile colpo di Stato, si è proceduto a cercare velocemente un pretesto per arrestare il capo di Alba Dorata.
L'Italia rischia di sfuggire alle grinfie dell'Europa per instabilità politica: si farà di tutto per creare dal nulla un nuovo governo (l'ho già scritto in "Sceneggiatura politica usuale"), un Letta bis o un Saccomanni first fa lo stesso. L'importante è che si continui sulla strada stabilita dall'Europa e che l'Italia non tenti di ritrovare l'indipendenza politica.

"«C’è sgomento. E viva preoccupazione». Così commenta a caldo a Linkiesta un alto funzionario della Commissione europea.
...
«Sapevamo che la situazione era seria. Ora è d’emergenza», avverte un funzionario dialogando con Linkiesta. Il clima non ricorda nemmeno quello del novembre 2011, quando l’Italia era vicina a perdere l’accesso ai mercati obbligazionari. Questa volta potrebbe persino essere peggio. Perché il tempo al Paese è stato dato. Perché la fiducia era tornata. Perché c’era la speranza che con Enrico Letta ci fosse una svolta. Invece no. La rabbia e la frustrazione di Olli Rehn, commissario Ue agli Affari economici e monetari, durante l’incontro della scorsa settimana con il ministro delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, resterà negli annali. Era il preludio a ciò che si sta vivendo oggi, cioè lo show-down del governo Letta.
...
La Commissione europea guarda con estrema attenzione all’Italia. Il triste balletto fra IMU e IVA rappresentano il peggior biglietto da visita che potesse dare questo governo, frutto di una larga intesa forzata fra PDL e PD che sulla carta non avrebbe mai funzionato. Detto, fatto. Eppure, la fiducia c’era. Si è dato tempo. Si è chiusa una procedura d’infrazione per deficit eccessivo aperta nel 2009. «È stato un segnale, un premio per i vostri sforzi. Questo è il risultato», continua il funzionario comunitario, evitando del tutto di mascherare l’impotenza di fronte a tutto ciò che sta succedendo in Italia."

(www.linkiesta.it)

E vengo al punto di questa analisi: Berlusconi è l'ultimo baluardo nazionale contro l'Europa degli interessi finanziari del nord, come Alba Dorata lo è per la Grecia. Purtroppo.
Il Pd, il centro sinistra, la così detta parte "seria" e affidabile del paese è in realtà pronto a svendere l'Italia allo straniero. All'interno del centro sinistra si sono facilmente insinuati i tentacoli delle élite finanziarie europee, di cui Letta è uno dei più degni rappresentanti (vedi "Mai sentito in tv"). Ma non penso che per esempio nel Pd tutti siano complici della finanza franco-tedesca o del Fmi. Per esempio ascoltando una frase di Fassina si comprende la confusione che regna all'interno di quel partito:

"E l’ipotesi di elezioni anticipate? 
Faremmo un danno enorme al Paese. Senza la legge di stabilità, ci sarebbe l’impennata dello spread e la recessione. E arriverebbe la troika che aggraverebbe con ricette sbagliate la situazione del nostro Paese."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Si è vero che la mancata approvazione della legge di stabilità provoca dei problemi. Ma è assurdo temere le ricette sbagliate della troika quando il governo Letta era (come quello Monti) incaricato proprio di mettere in atto le ricette della troika. Forse con l'unico vantaggio di applicare quelle ricette con tempi più dilatati. Ritrovo una certa ingenuità negli esponenti del centro sinistra alla Fassina, che vorrebbero contemporaneamente rappresentare i bisogni dei più deboli e nello stesso tempo applicare le politiche economiche di austerità. Ma del resto questi sono gli stessi crucci che hanno personalità molto più importanti del sottoscritto, come per esempio il prof. Bagnai (goofynomics.blogspot.it).

Questo comunque non è un invito a votare per il Cavaliere, ma piuttosto a prendere coscienza di quanto accade oggi in Europa. Del resto non voterò per Berlusconi nemmeno io. Chi ha letto altri post di questo blog conosce le mie simpatie politiche.
Una presa di coscienza necessaria per comprendere che cos'è l'Europa oggi per noi italiani. E comprendere che lo slogan "più Europa" non solo suona del tutto vuoto in questo periodo, ma addirittura dannoso per le nostre condizioni.

Comunque concludendo, c'è un'ulteriore grave pecca nella strategia dell'Europa del nord. Continuando di questo passo potrebbero ottenere quello che intendono evitare a tutti i costi: cioè la rottura della zona euro e la morte dell'euro stesso. Per il nord Europa è assolutamente necessario mantenere l'euro, grazie ad esso i capitali possono facilmente transitare all'interno del continente, come insegnano le vicende Telecom, Alitalia e altre. Ma a forza di usare le armi di persuasione finora applicate, cioè il downgrading dei rating del sud Europa, i giochetti con gli spread, potrebbe sfuggire tutto di mano e la situazione precipitare costringendo i paesi del sud a lasciare l'euro.

Ed ora che si è presa coscienza della vera battaglia, che travalica Berlusconi e le nostre scaramucce interne, potete continuare a divertirvi con i colpi di scena e i retro scena della crisi di governo. Ma è tempo sprecato.

domenica 29 settembre 2013

Va tutto in Vacca: crisi di governo



"Sono state le parole di Silvio Berlusconi a sancire la fine del governo Letta con l'apertura di fatto della crisi di governo. Alla vigilia del suo compleanno e nella quiete di Villa San Martino il Cavaliere ha dato il rompere le righe alla squadra di governo targata Pdl, invitando i ministri a rassegnare le dimissioni. A stretto giro il vice premier Angelino Alfano ha confermato che il governo Letta non esiste più. «I ministri del Pdl stanno rassegnando le loro dimissioni»
...
«Ho invitato la delegazione del Popolo della Libertà a valutare l'opportunità di presentare immediatamente le dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani» ha detto Silvio Berlusconi.
...
«La decisione assunta da Enrico Letta, di congelare l'attività di governo, determinando in questo modo l'aumento dell'Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo -ha detto- e contraddice il programma presentato alle Camere dallo stesso Premier e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori durante la campagna elettorale e al momento in cui votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto»."


Incredibile. Berlusconi alla sua età riesce ancora a fare salti mortali carpiati! Dopo aver fatto uscire il Pdl dal Parlamento riesce con una giravolta a dare la colpa della caduta del governo a Letta e all'aumento Iva. Non ci sono più parole. Nemmeno parolacce. Solo rassegnazione.

Vent'anni di contraddizioni italiane, generate da uno scontro continuo fra certi poteri oligarchici e certi poteri populisti si concentrano in pochi giorni. Anche se a ben vedere questa situazione si protrae da più di vent'anni: il berlusconismo è a sua volta la continuazione del craxismo declinato in salsa miliardaria e l'antiberlusconismo è la continuazione della rivoluzione della "fantasia al potere" fatta dai figli di papà di pasoliniana memoria.

In mezzo il popolo bue tradito sia da uno che dall'altro schieramento. A pagare come sempre Pantalone, Arlecchino e Pulcinella, i popolani che hanno solo il potere di prendersi le bastonate in testa come i pupazzi di pezza del teatro dei piccoli. Non mi schiero fra queste due fazioni che non hanno mai concluso nulla. Non riesco a trovare un solo onesto fra le fila di questi folli.

"Sembra impossibile, ma alle volte Berlusconi riesce a starmi simpatico. ... Stamattina mi sono sentito inondare di simpatia per la mummia fasciata da Caraceni, quando sono stato travolto dalla massa di richiami alla Costituzione che dal Colle si è diffusa fin nelle latebre del governicchio lettiano per condannare il bluff delle dimissioni di massa dei barabba del Cavaliere e accorrere al capezzale delle larghe intese ossia dell’alleanza con il medesimo individuo.

E mi sono domandato: è forse la stessa Costituzione che intendono manomettere assieme al condannato, a quello che fa strame della giustizia per sterilizzarne il progetto e la visione sociale che essa contiene? E’ la stessa magna carta che vogliono stravolgere con la deroga all’articolo 138 per continuare a produrre o a tenersi leggi elettorali illegali e arrivare a quella repubblica presidenziale che è stato cavallo di battaglia di Berlusconi? Purtroppo sì ed automatico provare antipatia per gli ipocriti che gridano allo scandalo dal pulpito dei complici come se avessero pensato fino ad ora che Silvio fosse Maria Goretti."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Ed infatti non li capisco più, il Cavaliere era buono se stava buono e votava l'austerità, ma se torna a fare il suo mestiere di populista arrembapopoli per i suoi interessi, improvvisamente ci si ricorda chi è. E diventa di colpo il capro espiatorio di comodo per tutte le negligenze e miserie di questa misera classe dirigente italiana. Aumenta l'Iva? E' colpa di B. Aumenta lo spread? E' colpa di B. Ci degradano il debito pubblico? E' colpa di B. Facile così.

"Dagospia flash:

FLASH! – AL MINISTERO DELLE FINANZE GIRA L’INDISCREZIONE CHE STANDARD & POOR’S VOLEVA DOWNGRADARCI DI UN GRADINO OGGI. SACCOMANNI HA PIANTO AL TELEFONO MA SENZA RISULTATI. POI HA CHIAMATO DRAGHI CHE HA CHIAMATO S&P. FRA POCO SAPREMO IL RISULTATO DELLE PRESSIONI…

Non mi stupirei affatto se nella giornata di oggi o domani l’agenzia S&P abbassasse il nostro merito di credito, non tanto per il peggioramento della situazione economica italiana ma come al solito, come forma di pressione che crei il clima di “emergenza nazionale” necessario a rinforzare la “stabilità politica”.
...
Dagospia riporta che Mario Draghi avrebbe telefonato all’agenzia per intercedere… beh forse, ma se dovessi scommettere solo per assicurarsi che il taglio non fosse di DUE scalini.

Perchè come al solito un bel Downgrade oggi fa comodo, ci vuole il solito ridicolo clima di “emergenza nazionale” che giustifichi un nuovo patto per la “stabilità”."

(www.rischiocalcolato.it)

In questa guerra di potere non si lesinano colpi bassi per vincere: ma il problema non è questo, il problema è che siamo noi "sudditi" a farci sempre del male, non loro.

Avere in casa un Berlusconi nel congelatore, è la massima comodità per la massaia governativa piddina: ti risolve qualsiasi problema nel caso si palesi improvviso un commensale imprevisto. Spero che gli italiani possano comprendere che la crisi italiana è stata cucinata in casa, ma infornata in Europa. Che gli ultimi due anni di crisi in cui ci hanno governati i "salvatori" Monti e Letta sono stati peggio di tutti quelli sommati in cui ci ha governato Berlusconi con tutti i suoi limiti e incompetenze.

Spero che gli italiani, almeno quelli che non hanno interessi diretti nella politica, la smettano di sostenere alle elezioni sempre questi due poli rappresentati da Pd e Pdl (che non a caso cambiano sempre nome per confondere l'elettore...), e che li costringano in una minoranza dove non possano più fare danni. Speranza vana, lo so. Agli italiani piace un mondo giocare ai berlusconiani e antiberlusconiani. E per fare questo gioco sono disposti a distruggere il loro paese.

I giovani italiani sono una minoranza derelitta senza potere e speranza, i vecchi sono maggioranza che non ama cambiare, soprattutto per difendere i residui vantaggi accumulati. E così non c'è speranza che per il popolo, per la gente comune che lavora ormai precariamente, o che non ha più il lavoro, le cose possano migliorare. Almeno finché questa guerra civile non sarà terminata. 
Ma temo che anche nel caso finisse con la sconfitta di una delle parti, lo schieramento vincitore avrebbe ancora più mano libera nel massacrarci, riducendo le nostre possibilità di sussistenza, smantellando la società del benessere e picconando ancor più impetuosamente le conquiste sociali raggiunte finora.

sabato 28 settembre 2013

Il riscaldamento globale non c'è più


Titolo provocatorio per attirare l'attenzione, ma andrebbe specificato che qui si intende il riscaldamento per cause antropiche. E più in particolare a causa dell'industrializzazione e dell'emissione di anidride carbonica. Perché in effetti il riscaldamento globale esiste, eccome se esiste. O meglio sarebbe dire è esistito. Perché pare che in questi anni avverrà una inversione di tendenza, e ci si avvii mestamente al "raffreddamento globale".

Diventa sempre più chiaro con il tempo che tale riscaldamento climatico è stato un fatto del tutto naturale, legato a dinamiche naturali come per esempio l'attività solare. Che per quanto mi riguarda è la sola indubitabile causa delle variazioni climatiche terrestri, ma credo non vadano sottovalutate altre eventuali cause endogene terrestri. Sicuramente appare ormai evidente che non c'è correlazione fra aumento di CO2 e variazioni delle temperature terrestri.

Naturalmente è evidente per chi abbia un minimo di onestà intellettuale, mentre non è evidente presso Nazioni Unite ed altre organizzazioni che hanno basato la loro stessa esistenza sul global warming. La politica e l'informazione continuano a cantare la stessa canzone, ma nei prossimi anni probabilmente dovranno prendere atto dell'errore.

Quindi l'inquinamento industriale avrà sicuramente enormi effetti negativi sulla salute di uomini, animali e vegetali, da mitigare a tutti i costi. Ma questo non significa che provochi anche innalzamento delle temperature.

"DOV'E' L'APOCALISSE DELLA CO2?

UPDATE: Non ci sono dubbi. Il clima della Terra si sta raffreddando!

Osservando il grafico delle temperature giornaliere dell'Artico esse sono di circa 0 ° C e pensare che sono giornate in cui il ghiaccio si scioglie. Vorrei anche osservare che se l'AR è - 30 ° C, - 25 ° C, - 5 ° C il ghiaccio non si scioglie.

Nel 2013 la temperatura superiore a 0 ° C è durata solo 45 giorni, metà della media.




I nuovi dati confermano altri reperiti sul riscaldamento globale negli ultimi 18 anni. In realtà, non uno dei modelli di previsione del clima dei 20 utilizzati dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) mostra le temperatura recenti, i recenti sviluppi mostrano delle incertezze all'interno dei modelli. Si pone la domanda: è imminente un'altra era glaciale?

C'è stato un tempo in cui gli allarmisti del cambiamento climatico sono stati fiduciosi in un avvicinamento dell'apocalisse dovuta al riscaldamento globale. Anche dopo un anno di pausa della marcia verso l'alto delle temperature, i catastrofici con aria di sufficienza hanno affermato che ci sarebbero voluti dieci anni o più senza riscaldamento, per gettare un ponte fra le rilevazioni attuali e le loro previsioni di disastri. Già 15 anni sono trascorsi senza che si avverasse la promessa ascesa fulminea delle temperature globali previste da modelli al computer di climatologi fanatici. Non sorprende che alcuni fedeli della "chiesa antropica del riscaldamento globale" hanno cominciato a mettere in discussione il dogma corrente del cambiamento climatico. Nel commento su una rivista dedicata ai cambiamenti climatici, gli scienziati hanno ammesso di aver sovrastimato il cambiamento climatico per 20 anni. Per di più, in realtà non sanno perché le loro previsioni si sono rivelate sbagliate. (GUARDATE IL SOLE IDIOTI DELL'IPCC)

Scrivendo in Nature Climate Change , John C. Fyfe, Nathan P. Gillett e Francis W. Zwiers cercano di spiegare perché le temperature globali si rifiutano di salire, secondo le previsioni del modello GCM. "Il recente riscaldamento globale osservato è notevolmente inferiore rispetto a quello simulato dai modelli climatici", hanno affermato. "Questa differenza può essere spiegata con una combinazione della risposta degli errori del modello e la variabilità delle condizioni climatiche esterne."

In " Troppo riscaldamento negli ultimi 20 anni " Fyfe et al. rinfrescano la scienza del clima bisognosa di aria nuova. Ecco come spiegano i dilemmi delle previsioni climatiche:

"La temperatura superficiale media globale negli ultimi 20 anni (1993-2012) è cresciuta ad un tasso di 0,14 ± 0,06 ° C per decennio (intervallo di confidenza 95%).Questo tasso di riscaldamento è molto più lento di quello simulato da modelli climatici che partecipano alla fase 5 del Modello Intercomparison Project Coupled (CMIP5). Per illustrare questa divergenza, abbiamo considerato le tendenze della temperatura globale della superficie media, calcolata da 117 simulazioni climatiche di 37 modelli. Questi  modelli CMIP5 generalmente simulano la variabilità naturale - tra cui quella associata al El Niño Southern Oscillation e alle esplosive eruzioni vulcaniche - così come stimano la risposta combinata del clima alle variazioni delle concentrazioni di gas a effetto serra, l'abbondanza di aerosol (solfati, carbonio nero e carbonio organico, per esempio), le concentrazioni di ozono (troposferico e stratosferico) , uso del suolo (per esempio, la deforestazione) e la variabilità solare. Per le temperature medie simulate solo nei luoghi dove ci sono osservazioni corrispondenti, abbiamo riscontrato un aumento medio della temperatura superficiale simulata media globale di 0,30 ± 0,02 ° C per decennio (con un intervallo di confidenza del 95% sul modello medio) . Il tasso di incremento di calore osservato di cui sopra è inferiore alla metà di tale tasso simulato, e solo alcune simulazioni forniscono tendenze di riscaldamento entro l'intervallo di incertezza di osservazione (Fig. 1a)."

In altre parole, i modelli non funzionano, le loro previsioni sono fuori del 50% e quasi tutti non sono ancora entro i limiti di errore statistico accettabile. Naturalmente, quando uno scienziato del clima dice che la sua stima è del 95% entro limiti di errore in realtà significa che è sicuro al 95% che la sua previsione si conformerà al clima. Gli autori fanno notare che l'incoerenza tra riscaldamento globale osservato e simulato è ancora più evidente per le tendenze della temperature negli ultimi 15 anni (1998-2012). "Per questo periodo, il trend di 0.05 ± 0.08 ° C per decennio è più di quattro volte inferiore alla tendenza media simulata di 0,21 ± 0,03 ° C per decennio (Fig. 1b) ", riferiscono sulla rivista. Il valore di riferimento è il seguente:



Nella figura sopra sono due intervalli di tempo: a) 1993-2012,  b) le tendenze 1998-2012. Le temperature osservate (tratteggio rosso) sono 100 ricostruzioni di set di dati HadCRUT4. Gli istogrammi del modello di tendenza (barre grigie) si basano su 117 simulazioni modellistiche, e le curve nere sono la trasformazione smussata degli istogrammi a barre. Le gamme dei trend osservati riflettono l'incertezza delle osservazioni, mentre le tracce delle tendenze riflettono l'incertezza del modello, così come le differenze nelle risposte individuali alle incertezze del modello e alle forze esterne derivanti dalla variabilità del clima.

Gli autori concludono: "E 'interessante notare la tendenza in quel periodo che non è significativamente diversa da zero. Osservando un 'gap' di riscaldamento globale temporaneo non è importante l'uso della parola "temporaneo", tutte le tendenze climatiche sono temporanee nel corso del tempo . La cosa importante non è solo la mancanza di riscaldamento globale previsto, ma questo rapporto quantifica anche in che misura i modelli al computer agiscono. Gli esperti modellatori al computer hanno sempre saputo che è certamente vero il detto: chi vive simulando può morire di troppa simulazione.

Eppure, alcuni warmistas rifiutano di accettare che la realtà non si sta comportando nel modo in cui immaginavano. Consideriamo la misurazione del ghiaccio marino artico, oggetto di molti pianti e disperazione in questi ultimi anni. Scienziati eccitabili e giornalisti hanno previsto che il Polo Nord potrebbe presto essere completamente libero dai ghiacci, almeno durante l'estate, facendo annegare gli orsi polari e accelerando il riscaldamento globale. Tuttavia, qualcosa sembra essere andata male con la prevista apocalisse dei ghiacci quest'anno. Secondo il National Snow and Ice Data Center (NSIDC), la media del ghiaccio artico marino è di 2350 miglia quadrate, nel mese di agosto 2013, rispetto al punto più basso di 1,32 milioni di chilometri quadrati registrata il 16 settembre 2012. I dati pubblicati l'8 settembre dal NSIDC mostrano il drastico aumento di quest'anno, mettendo la copertura totale del ghiaccio entro due deviazioni standard dalla media di 30 anni.

Circa un milione di chilometri quadrati di oceano coperto da ghiaccio nel 2013, un significativo aumento del 60% rispetto al 2012. Notando l'aumento anno su anno, uno scienziato sostiene che il "raffreddamento globale" è già arrivato. " Siamo già in una tendenza al raffreddamento, che credo continuerà per i prossimi 15 anni almeno. Non vi è dubbio che il riscaldamento degli anni 1980 e 1990 si è fermato, " Anastasios Tsonis dell'Università del Wisconsin lo ha detto al Mail domenicale di Londra. Rilevando che, nonostante questa copertura di ghiaccio in crescita, essa è ancora ben al di sotto della media di 30 anni. Gli avversari ambientalisti su The Guardian hanno sostenuto che la crescita su un anno del ghiaccio è "irrilevante". Quando si raggiungerà il giorno del giudizio sarà davvero difficile cambiare idea anche di fronte alla realtà dei fatti. Menti più razionali sono aperte all'incertezza.




"L'assenza di qualsiasi cambiamento significativo della temperatura media annua globale nel corso degli ultimi 16 anni è diventato uno dei temi più discussi nel campo della scienza del clima", ha scritto David Whitehouse del Global Warming Policy Foundation nel mese di giugno. "Il dibattito è certamente focalizzato sull'importanza relativa del gas serra sul clima, e costringerà a rivalutare la variabilità naturale."

In una lettera pubblicata sul Wall Street Journal , sedici scienziati preoccupati dicono che non c'è " alcuna necessità di panico sul riscaldamento globale . "Secondo gli autori, non vi è alcun argomento scientifico convincente per azioni drastiche di "decarbonizzazione" dell'economia mondiale". Questo è il modo in cui questi noti scienziati internazionali riassumono lo stato attuale delle cose:

"La mancanza di riscaldamento per più di un decennio, infatti, inferiore a quello del riscaldamento previsto nel corso dei 22 anni, da quando il Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (IPCC) ha iniziato le proiezioni di emissione, suggerisce che i modelli al computer hanno molto esagerato su quanto riscaldamento possono causare emissioni aggiuntive di CO2. Confrontandosi con questo imbarazzante errore, quelli che promuovono l'allarme riscaldamento globale, hanno spostato le loro argomentazioni a tambur battente sugli eventi climatici estremi, in modo che tutto ciò che accade nel nostro clima caotico possa essere attribuito alle emissioni di CO2 ."

Dopo quindici anni di mancato riscaldamento, anche i media stanno cominciando a sospettare che ci sia qualcosa di sbagliato nei circoli previsionali sul clima. In un graffiante articolo in Forbes , Larry Campana scrive: "Una risposta plausibile a questo mistero è che i modelli climatici su cui si basano le proiezioni  dell'IPCC non hanno funzionato perché hanno esagerato la sensibilità del clima in riferimento alla CO 2 , sottovalutato forze naturali conosciute, o semplicemente non capisco il fattore di calibrazione o di altre influenze, come i cicli oceanici e l'attività solare."

La critica non è venuta soltanto da riviste conservatrici come Forbes . Anche il notoriamente pro-AGW New York Times , infine, ha riconosciuto che il clima di fervore si è surriscaldato. Il giornale ha riferito il 6 giugno che "L'aumento della temperatura della superficie della Terra è stata significativamente più lenta negli ultimi 15 anni che nei 20 anni precedenti. E questa tregua nel riscaldamento si è verificato anche con i gas serra che si accumulano nell'atmosfera ad un ritmo record. Ciò mette in luce importanti lacune nella nostra conoscenza del sistema climatico ed è un bel mistero per gli scienziati del clima."

Non vi è alcun mistero, la scienza del clima è troppo immatura per fare previsioni realistiche. La prima cosa che ogni scienziato deve tener conto è che quello che noi pensiamo di sapere è insignificante in confronto con quello che resta da scoprire sulla natura. Dimenticate questa lezione e l'arroganza vi porterà fuori strada, comincerete a credere che i vostri modelli di computer siano la realtà. Si è spesso detto che, ma ovviamente non all'interno dell'IPCC in cui la scienza e la natura non sono d'accordo, vince la natura. Come il professor Campana ammette "quindi forse i modelli sono sbagliati... non il clima, naturalmente!"

(sandcarioca.wordpress.com)


venerdì 27 settembre 2013

Nuovo indirizzo e nuova veste



Il blog ha cambiato casa. Purtroppo a causa del trasferimento il precedente indirizzo:

http://spensierata-mente.blogspot.it/

è stato soppiantato dal nuovo:

http://spensierata-mente2.blogspot.it/

A seguito di tale cambiamento, molte funzionalità dei link interni potrebbero non essere più attive durante la fase di correzione.

Purtroppo questo cambiamento creerà dei problemi anche a chi era solito collegarsi attraverso un link o i preferiti nel suo browser, ma cambiando accaunt non è stato possibile mantenere il vecchio indirizzo.

Mentre il blog veniva trasferito, ho anche deciso di dargli una veste grafica più essenziale e pulita, meno dissonante rispetto a quella precedente. In questo modo il lettore potrà concentrarsi meglio sui contenuti, essendo meno distratto da colori, bordi e sfondi.

Ringrazio chi mi ha seguito finora e mi scuso per l'improvvisa decisione di trasferire e cambiare indirizzo al blog.


Guelfi e Ghibellini for ever


Qui in Italia, nella terra dei moderati, il casino non manca mai. E meno male che siamo moderati. Che siano feste con maschere di porcelli o baccanali con nipoti, piuttosto che tumulti parlamentari, il casino non si esaurisce mai. E' un continuo dividersi in battagliere squadre contrapposte, in derby infiniti. Dai tempi delle guerre civili romane fra Mario e Silla, passando per Guelfi e Ghibellini, fino ai nostri giorni fra fascisti e partigiani, non abbiamo mai perso il vizio (e la voglia) di dividerci in feroci fazioni contrapposte.

Per fortuna quelle di oggi non sono armate, se non di carte bollate di magistrati, avvocati, e ricatti economici e politici di vario genere. Ma quest'epoca verrà sicuramente ricordata come quella dell'eterna disfida fra berlusconiani e antiberlusconiani. Senza vinti e vincitori. E come in tutte le guerre civili si stanno perdendo di vista i problemi più importanti, le strategie fondamentali per la comunità, non si riesce a discutere pacatamente delle scelte necessarie per vivere serenamente e migliorare la nostra misera situazione.

Cosa c'è da dire in più o in meno sull'attuale situazione? Nulla. E' inutile entrare nel merito delle ragioni dell'una o dell'altra parte coinvolta nello scontro. E' solo una perdita di tempo. Bisognerebbe prendere tutti i protagonisti di questa lunga e inconcludente diatriba ventennale ed esiliarli su un'isola, lontano dalle sorti dell'Italia. Dichiarare cinque anni di pacificazione nazionale facendo nuove elezioni che escludano tutti i partiti, candidando solo persone che si confrontino con gli elettori proponendo le loro ricette. Per poi formare un governo collegiale, senza maggioranza prefissata, che si occupi di trovare le soluzioni migliori in nome del popolo italiano. Cosa dovrebbero fare un tale governo di tanto speciale e difficile? Se ci si pensa bene, non è poi così difficile organizzare le attività di una società in nome di giustizia e benessere per tutti. Basta un po' di buon senso.

Rimessa in carreggiata la penisola, allora si potrebbero coinvolgere di nuovo i vecchi partiti, ma rimessi in riga e costretti a rispettare determinate regole valide per tutti. Un'educazione politica coatta, ma necessaria vista l'ignoranza e la volgarità dell'attuale ceto politico.
Non ci sono altre soluzioni possibili in una situazione così paradossale.

C'è poco da commentare sugli ultimi sviluppi politici e dei conti dello Stato. Se non fosse tutto molto serio, bisognerebbe sghignazzare e sorridere all'indirizzo di chi come Letta è andato negli Usa a raccontare un sacco di balle per essere smentito praticamente in diretta sulla "stabilità e affidabilità" italiane. O sorridere dello stupore sdegnato di un Presidente della Repubblica che sapeva chi sosteneva veramente il governo, e aveva probabilmente anche fatto in segreto promesse impossibili da mantenere al Cavaliere. O ridere delle bugie vere o delle verità bugiarde del Ministro delle Finanze che chiede verità per gli italiani e pronostica bugiarde e fantascientifiche crescite nel 2014.

Ma fa anche un po' ridere (o pena) Berlusconi che cerca di salvarsi dagli arresti rimanendo al Senato utilizzando però la strategia delle dimissioni di massa dei suoi, cioè lasciando praticamente il Senato. Non si capisce più cosa ha un senso e cosa no: cosa gli serve rimanere in Senato se i tribunali lo dichiareranno decaduto dalle cariche pubbliche tra breve? boh!

Probabilmente non c'è nulla che abbia un senso, ci troviamo solamente in una di quelle misteriose fasi bibliche, tipo "muoia Sansone con tutti i Filistei". Quelle situazioni dove un Dio folle punisce tutto un popolo per qualche colpa futile. Questa situazione politica è come l'acne dell'adolescenza, bisogna aver pazienza e aspettare che passi, i prodotti in commercio non funzionano.

E nei prossimi giorni su giornali e telegiornali dei vari poteri forti sarà tutto uno strillare, uno strapparsi i capelli, un chiudersi a coorte attorno a Napolitano. Nessun problema, basterà mettersi la cera nelle orecchie come Ulisse presso le sirene, ed attendere che passi o cambi qualcosa: o la sconfitta del Cavaliere o la fine del governo di larghe pretese. L'Italia, diranno le sirene, è in pericolo, senza governo pagheremo tasse doppie, lo spread schizzerà a 3200, le aziende falliranno all'istante ecc.

Consolatevi. E non fatevi illusioni. Le stesse cose capiterebbero anche con il governo "Lettomanni". Solo più lentamente all'interno della gabbia europea.
Si va verso il precipizio di corsa? Non si capisce più nulla: tutti si chiedono se è l'ennesimo bluff del magnate di Arcore o se si fa sul serio. Ma se tutto crolla forse non è un male, forse servirà a fare pulizia, a prendere una direzione prestabilita. O forse, ed è più probabile, l'Italia cadrà nella confusione totale e sarà privata anche della residua debolissima sovranità. Ci troveremo Olli Rehn primo ministro benedicente dal balcone di Palazzo Chigi, uscito da un conclave di cardinalcommissari europei?

giovedì 26 settembre 2013

L'ottimismo della disperazione



Tonino Guerra, poeta scomparso, affermava in uno spot tv: "l'ottimismo è il profumo della vita". Berlusconi, in una delle sue frasi più creative, affermava che la ripresa sarebbe arrivata se fossimo stati più ottimisti. Che comunque in fatto di comunicazione batte  uno a zero l'affermazione naif e incomprensibile di Monti: "la ripresa è dentro di noi". Poi con tutta la luce vista in fondo al tunnel in questi anni avremmo già dovuto rimanere accecati, peggio di S. Paolo sulla via di Damasco.

Ma quando si esagera con l'ottimismo si sconfina nelle "palle galattiche", e sentire nei telegiornali o leggere sui giornali le facezie uscite dall'Istat e le balle spaziali uscite dalla bocca di Letta a New York è incredibile.

Altro che ministero Minculpop di mussoliniana memoria. Qua si travisa completamente la realtà, con una sfacciataggine che non ha paragoni, che neanche la maxtercard può ripagare. Come se gli italiani avessero le fette di salame sugli occhi e nelle orecchie. Per affermare certe cose o bisogna essere completamente ignoranti delle cose italiane, o essere così disperati da voler vedere a tutti i costi l'arrivo di riprese che non esistono.

E' l'ottimismo della disperazione. Lo stesso ottimismo di un Hitler rinchiuso nel bunker sotto la Cancelleria, che disponeva sulla cartina delle Germania spianata dai bombardamenti, divisioni e unità corazzate inesistenti.


"Istat, la fiducia dei consumatori ai massimi dal luglio del 2011
Il clima continua a migliorare a settembre raggiungendo 101,1 punti dai 98,4 di agosto. Aumenta la fiducia sia per il quadro personale che per quello economico, che passano rispettivamente da 98,9 a 102,4 e da 97,7 a 99,7

secondo l'Istat il clima di fiducia dei consumatori italiani ha continuato in questi tempi a migliorare a migliorare, tornando proprio al valore più alto dal luglio del 2011, cioè subito prima che la spirale di spread e confusione politica si innescasse.

Bisogna però notare che la componente riferita al quadro corrente migliora, con l'indice che passa da 96,9 a 102,6, mentre per quella futura si nota una leggera flessione rispetto al mese precedente (da 101,0 a 100,4 ). Il trend di differenza tra la percezione attuale e quella futura si conferma se si solleva lo sguardo alla situazione economica del Paese: i giudizi sulla situazione attuale passano da -117 a -108, mentre per le attese si registra un peggioramento (da -7 a -11 il saldo)."


Evviva, gli italiani hanno di nuovo fiducia nei consumi. Fiducia ritornata a livelli del 2011, che non è tutta sta gran cosa. E comunque una rilevazione compiuta in periodo dell'anno ancora tutto sommato spensierato, post vacanziero. Un aumento di fiducia che si verifica sempre in questi periodi. Ma che ne sarà di questa fiducia alla prossima crisi autunnale, alla prossima manovra promessa da Saccomanni?

Ma se sull'Istat nutro ancora qualche residua fiducia nel fatto che tutto sommato i dati siano veritieri, o almeno poco manipolati, per quanto riguarda le affermazione di Letta rimango basito. Probabilmente ha comprato un paio di occhiali con lenti rosa al Duty free dell'aeroporto JFK. Non si può spiegare logicamente la massa incredibile di palle... pardon "ottimismo spinto" del nostro premier. Pare viva in un'Italia tutta sua, in stile disneyland.

"Siamo affidabili, puntiamo ad avere 12 mesi di crescita consecutivi. E per quanto riguarda la stabilità politica, ci sono stati dei miglioramenti.
...
«L'Italia è un Paese virtuoso, giovane e credibile. Grazie al nostro consolidamento fiscale: il debito è sotto controllo», spiega."
(www.ilsole24ore.com)

Ah, Ah, Ah, Ah (grassa risata) ... ma dove ha visto queste cose il nostro premier? paese giovane? ma se la disoccupazione presso gli under 35 sfiora il 40%!
Il debito è sotto controllo? ma se nel periodo del governo Monti e del seguente Letta, il rapporto debito/Pil è passato al 132%, dal 120% che aveva lasciato Berlusconi (ed era già altissimo)!
Superato il problema della stabilità politica? Se lo dice lui... ma a sentire Brunetta o Santanché non pare proprio.

"Presentando agli investitori il progetto Destinazione Italia, il capo del Governo ricorda che l'Italia «ha una forte cultura imprenditoriale, solide esportazioni e una buona presenza nei settori ad alta crescita (come moda e arredamento). Abbiamo intenzione di aumentare il valore degli asset italiani - assicura -, riferendosi al processo di privatizzazione, all'apertura e al facilitamento degli investimenti nei settori immobiliare e turistico, e all'aumento delle ipo sul mercato italiano»."

Ah, Ah, Ah, Ah (grassa risata) ...cultura imprenditoriale? Sembra una barzelletta sentire queste cose dal nostro premier in America, mentre in contemporanea in Italia si è aperto un feroce dibattito sulla cessione di Telecom e Alitalia agli stranieri (vedi "Un altro regalo dell'euro"). E soprattutto mentre fra le piccole e medie imprese si è aperta la corsa sfrenata alla delocalizzazione e fuga dall'Italia:

"Domani le imprese italiane (in fuga...) "faranno la coda" a Chiasso...
...
Il Comune di Chiasso ha invitato le imprese italiane a tasferirsi da loro...e dunque a fuggire da questa Italia di M...nella quale anche dirlo ormai è reato...
Non doveva essere un evento ma solo una cosuccia da 150 posti...nemmeno troppo pubblicizzata...
Ed invece in un amen si è trasformato in un assedio di 900 imprenditori, artigiani, liberi professionisti..."


E proseguiamo con l'ottimismo lettiano da New York:

"La priorità è agganciare la ripresa. «Una delle inziative che porteremo avanti in questi mesi - afferma - è quella per stimolare la crescita. Le condizioni dell'Europa ci impongono di mantenere determinati livelli di crescita e lavoriamo per l'obiettivo di avere un anno, 12 mesi di crescita consecutivi. Per farlo è necessario continuare sul sentiero del consolidamento fiscale, per fare in modo di non sforare il tetto del 3% del Pil»
...
«Il focus del governo - spiega il premier agli operatori di Wall Street - è puntare alla crescita e raggiungere stabilità politica, per far abbassare il tasso di interesse, che oggi è al 4,5 per cento: l'anno prossimo lo vogliamo portare al 2 per cento. Questo - chiarisce - è il motivo per cui sto cercando di insistere alla stabilità politica, perché è cruciale per noi. Purtroppo da secoli abbiamo avuto problemi in questo campo, ma oggi la situazione è migliorata»."


Ah, Ah, Ah, Ah (grassa risata) ... consolidamento fiscale (leggasi austerità) e crescita, ah, ah, ah, che risate: la moglie ubriaca e la botte piena. Due cose che non potranno mai stare assieme. Nelle pagine del Sole24ore non compare (del resto un po' di dignità ce l'hanno anche loro...) ma Letta ha addirittura affermato che secondo stime sue (cioè del governo) nel 2014 cresceremo dell'1%, e per rassicurare gli uditori americani ha anche affermato che secondo Bruxelles la stima prudenziale è del +0,5%! Fantascienza, se non cambia qualcosa in Europa. E dato che la signora Merkel tornerà alla cancelleria tedesca, non vedo come possa cambiare qualcosa.

E poi il sogno dei sogni a occhi aperti: quello dello spread azzerato. Passare da interessi del 4,5 al 2%, cioè da spread 250 a 50. Utopia visto che i nostri titoli di Stato sono ad un passo dal rating spazzatura.

Ma questi personaggi ci sono o ci fanno. Letta vive fra le nuvole di un'Italia immaginaria o mente spudoratamente sperando che le sue bugie si avverino? Le bugie di Berlusconi erano piuttosto sfacciate, ma almeno le diceva con stile fra una barzelletta e l'altro. E almeno quando esagerava aveva il buon gusto di smentire tutto. Letta no. Crede veramente alla crescita all'1% in abbinamento all'austerità più cupa. Cose da pazzi, dette da un esponente politico che arriva da un partito che è ormai un concentrato di patologie psichiatriche.

mercoledì 25 settembre 2013

Le corazzate di B.


"Il Pdl minaccia la crisi e pensa a un'iniziativa clamorosa per evitare di rimanere "prigioniero" di un documento vincolante di Letta con la supervisione di Napolitano.
...
ritorna prepotente l’ipotesi didimissioni di massa di tutti i parlamentari berlusconiani, ministri inclusi, in caso di decadenza del leader.
...
Il Cavaliere teme che senza lo scuso dell’immunità parlamentare alcuni pm potrebbero chiedere misure cautelari: “Sono sicuro, mi vogliono arrestare, vogliono umiliarmi. Non mi fido più di nessuno”. Il Quirinale non vuole una crisi, non vuole le elezioni, ma il Pdl vuole garanzie precise sul leader."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Bluff o minaccia reale, Napolitano è disarmato. Non potrebbe utilizzare nemmeno l'arma delle sue dimissioni per evitare le elezioni. Berlusconi fa sfilare le se corazzate per intimidire il Presidente ed il Pd, sempre più allo sbando e attraversato da lotte intestine.

E' la guerra civile, l'ultima resa dei conti fra centro destra e centro sinistra. Ecco che comincia a delinearsi la strategia berlusconiana. Nuovo involucro per il suo partito, con il ritorno al più combattivo e giovanile "Forza Italia". Interviste a ripetizione alle figlie, per mostrare di essere pronto a combattere contro l'eventuale discesa in campo di Renzi. Anzi, anticipando la crisi parlamentare di molte settimane rispetto al congresso Pd, probabilmente questo non riuscirebbe ad allestire le primarie o a dirimere le discussioni interne. Un partito e un centro sinistra che verrebbe catapultato alle elezioni impreparato, costretto a difendere l'indifendibile politica europea dell'austerità, con il volto di Letta ancora impresso nelle retine degli elettori. Con le parole di Saccomanni "nuova manovra"  nelle orecchie.

Berlusconi intende drammatizzare e presentarsi alle elezioni nei panni di un capo-popolo. Probabilmente si è studiato video su video la campagna elettorale di Grillo e si appresta ad imitalo. Riuscirà a richiamare dal letargo il suo vecchio elettorato? Se fossi un esponente Pd eviterei di scommetterci ed anche di sottovalutare l'uomo di Arcore banalizzando sulla sua fine giudiziaria.

Un altro regalo dell'euro



Si sommano vari fattori nella vicenda Telecom e nella prossima vicenda a venire Alitalia. Un fattore dipende dagli errori commessi in questo anni nella gestione di queste aziende, ma il fattore decisivo riguarda l'organizzazione economico-finanziaria europea di cui è vittima il nostro paese.

Entrambe le cessioni Telecom e prossimamente Alitalia evidenziano l'incapacità imprenditoriale delle vecchie famiglie ed oligarchie nazionali organizzate in consorterie di imprenditori improvvisati, dipendenti e invischiati con la politica, manager collusi con banchieri, figli e "parenti di" in cerca di poltrone e prebende ecc.
Ed anche dell'incapacità a guidare lo Stato della politica. 
In sintesi siamo di fronte all'inettitudine della classe dirigente italiana: i problemi di inefficienza e produttività derivano essenzialmente dall'incapacità di questa élite nazionale di organizzare qualsiasi attività umana. E tipico dei nostri amministratori il perdere di vista le cose essenziali per dedicarsi a quelle futili. Se non molto spesso ad operazioni corsare e ruberie a danno di aziende e lavoratori.

Nell'amministrazione pubblica poi, esiste una cultura burocratica che è in antitesi all'efficienza e produttività. In questa situazione di indifferenza verso l'imprenditorialità da parte dello Stato, e burocrazia folle si possono generare queste situazioni, in cui il capitalismo dei furbetti prende il sopravvento sul capitalismo dei capaci.
Un esempio recente riportato sul blog Phastidio.net, anche se in una piccola realtà, mette in luce la mentalità che permea la P.A.:

"Il Comune di Milano ha finalmente aperto il bando per l’elenco professionisti ... Ovviamente l’iscrizione è cartacea, con tanto di busta sigillata e controfirmata, nonostante l’obbligo della pec ... Ma la chicca è questa: oltre alla pec, viene richiesto nella domanda come obbligatorio anche un numero di fax, al quale si specifica che il Comune stesso si riserva di mandare le informazioni relative. Si noti: pec e fax non sono modalità alternative di invio delle informazioni, ma sono entrambe obbligatorie ”pena esclusione”
...
una persona che lavora alla Asl di Milano città mi ha raccontato che non si riesce ad introdurre la pratica dell’invio tramite pec, anziché raccomandata, perché il personale di segreteria “non è capace” (sic)"
(phastidio.net)


L'amministrazione pubblica ha faticato parecchio ad introdurre l'informatica negli iter amministrativi, malgrado competenze interne non mancassero. L'informatizzazione nella P.A. è arrivata in ritardo di una decina d'anni, lentamente negli anni '90, a causa della classe dirigente incapace di comprenderne i benefici. E quando poi è stata introdotta si è fatto in modo confuso e a volte controproducente, perché ha incrementato la burocrazia.

Nel caso Telecom inoltre, come ormai viene fuori col tempo in tutte le grandi aziende italiane, oltre a miopia strategica, c'è stato un susseguirsi di operazioni rapaci volte solo a spolpare l'azienda. Oggi che ne rimane solo più l'osso, viene "regalata" all'omologa spagnola che ha più o meno gli stessi problemi.

"Telefonica ha più debiti di Telecom
I conti di Telecom sono in sofferenza, ma quelli di Telefonica lo sono ancora di più. Ai circa 40 miliardi di debito della società italiana se ne aggiungono quindi un'altra cinquantina. Nonostante un secondo trimestre 2013 con ricavi superiori alle attese, gli spagnoli sono in calo rispetto all'anno precedente, con una riduzione del 6,8% del fatturato"
(www.lettera43.it)

In questo modo manager pubblico/privati, azionisti da strapazzo e Stato si disfano di enormi rogne.

Detto ciò esiste un fattore ancora più importante nel determinare questo incredibile aumento di cessioni d'azienda in mani straniere. Si tratta del fattore euro, che impedisce di fatto una difesa di Stato. Infatti lo Stato italiano ha evitato in qualsiasi modo d'intervenire come arbitro e peggio ancora come acquirente della Telecom. La nazionalizzazione d'aziende è un costo che l'Italia sotto l'euro non potrà più permettersi. Questa è un'ulteriore perdita di sovranità.

Ecco come vanno le cose mano a mano che procede la crisi dell'euro zona:

"1999
Algida (Unilever, e naturalmente...; n.b.: impossibile verificare in rete la data dell’acquisizione: mi date una mano?)

2000
Emilio Pucci (Arnault, Francia)
Fiat Ferroviaria (Alstom, Francia)

2001
Bottega Veneta (Francia)
Fendi (Francia)

2003
Peroni (Sudafrica)
Sps Italiana Pack Systems (Usa)

2005
Acciaierie Lucchini (Russia)
Benelli (Cina)

2006
Carapelli Sasso e Bertolli (Spagna)
Galbani (Francia)

2008
Osvaldo Cariboni (Alstom, Francia)

2009
Fiat Avio (divisione Fiat per il settore aerospaziale) (Usa,Inghilterra)

2010
Fastweb (Svizzera, aveva già parte delle azioni dal 2007)
Belfe (Sud Corea)
Lario (Sud Corea)
Boschetti alimentare (confetture) (Francia)

2011
Gancia (Russia)
Fiorucci (salumi) (Spagna)
Parmalat (Lactalis, Francia)
Bulgari (Francia)
Brioni (Francia)
Wind (Russia, prima Egitto)
Edison (Francia)
Mandarina Duck (Sud Corea)
Loquendo (leader nelle tecnologie di riconoscimento vocale) (Usa)
Eridania (zucchero) (Francia)

2012
Star (Spagna) Controlla i marchi RisoChef, Pummarò, Sogni d'Oro, GranRagù Star, Orzo Bimbo ed Olita
Ducati (Germania)
Eskigel (produzione gelati per varie catene di supermercati) (UK)
Valentino (Qatar)
Ferretti (nautica) (Cina)
AR Pelati (pomodori) (Giappone)
Coccinelle (Sud Corea)
Sixty (Cina) Proprietaria dei marchi Miss Sixty e Energie

2013
Richard Ginori (venduta a Gucci, Francese)
Loro Piana (Francia)
Pernigotti (Turchia)
Chianti Gallo Nero Docg (Cina)
Pomellato (Francia)
Scotti Oro (Spagna per il 25%)"

(goofynomics.blogspot.it)

A cui ora si aggiunge la Telecom, fra poco l'Alitalia e probabilmente anche pezzi importanti di Finmeccanica.
E di seguito l'analisi del prof. Bagnai in merito alle cause di questo incremento di cessioni d'aziende all'estero in riferimento all'euro:

"Economisti molto preparati (ma forse non in economia internazionale, come spesso capita nel dibattito italiano) hanno sostenuto che dovremmo tenerci l’euro, perché questo, con la sua forza, ci protegge dal rischio di una massiccia acquisizione delle nostre imprese da parte dell’estero. I cosiddetti fire sales. Quindi, come dire, quanto più è costoso l’euro, tanto più noi saremmo protetti dalle incursioni dei capitani di ventura esteri, i quali, dovendo pagare caro l’euro, si guarderebbero bene dall’acquistare le nostre aziende (che poi sono tecnologicamente arretrate e popolate da cialtroni corrotti e improduttivi, una vera metastasi: accipicchia che sòle che si sono presi Unilever, Alstom, Arnault... Se il nostro capitalismo è fatto di piccoli cialtroni, evidentemente quello estero è fatto di grandi fessi!).

Sono di rigore due considerazioni.

Prima considerazione: IDE e conflitto di interessi

La prima è che i colleghi molto preparati fanno benissimo a preoccuparsi: il fatto che l’acquisizione massiccia di aziende italiane da parte estera sia un rischio concreto per il paese viene ammesso, oggi, perfino dall’onorevole Prodi
...
“Un caso analogo riguarda i consumi di lusso: è vero che essi sono fabbricati in Italia in grande quantità ma molta parte del loro valore aggiunto si dirige verso le imprese straniere che hanno acquistato le nostre aziende e ne incassano perciò i margini commerciali e i profitti, in generale assai superiori ai ricavi che vanno alla produzione.”
...
ha ragione il Manuale della bilancia dei pagamenti, questo sconosciuto, quando mette gli investimenti diretti esteri in entrata al passivo.
...
ma c’è un espertone, un intellettuale della Magna Grecia, che continua a pontificare dal blog del Fatto Quotidiano che gli investimenti diretti esteri in entrata (afflusso di capitali con finalità di acquisizione di aziende italiane) sono cosa buona e giusta, che ci salveranno, che sono un’attività (asset), e non una passività (liability) nella posizione patrimoniale netta sull’estero del paese
...
Ora, vedete, l’economista di Campobasso, guarda caso, è proprio un dipendente di un signore (Goldman Sachs) che dalla svendita del patrimonio italiano ha tanto da guadagnare
...
Concludiamo con quest’ultimo che sì, la svendita delle nostre aziende è un problema (cosa che stiamo dicendo da qualche tempo, direi da prima di tutti gli altri, ma visto che nessuno ci è stato a sentire questo non credo sia motivo di vanto). E su questo gli economisti molto preparati, lo ribadisco, hanno senz’altro ragione.

Seconda considerazione: l’euro ci protegge?
...
La lista sopra riportata ha l’importanza che ha, cioè zero: è una mera collezione di aneddoti. Certo, osserviamo che le acquisizioni aumentano durante la crisi, ma questo dato ha effettivamente un qualche valore? Potrebbe anche essere solo che Simone ha avuto meno difficoltà a trovare notizie recenti che notizie remote, no?

No.

Le evidenze macroeconomiche ci dicono che le cose stanno esattamente come i dati riportati le lasciano intuire. L’entrata nell’euro prima, e la crisi poi, hanno determinato un’impennata delle acquisizioni di aziende italiane da parte dell’estero. Basta guardarsi le serie storiche, non è che ci voglia molto.




Due osservazioni: i valori negativi si riferiscono ad anni nei quali gli investitori esteri hanno smobilitato partecipazioni in Italia più di quanto non ne abbiano acquisite. Questo è successo in modo massiccio nel 2008. Ma anche tenendo conto di questa osservazione anomala, il tracciato è piuttosto eloquente. Il flusso medio di IDE in entrata è stato di 2593 milioni di dollari all’anno dal 1979 al 1998, e di 16912 milioni di dollari dal 1999 al 2011.
...
 


Il quadro non cambia molto, ma in più si vedono alcuni eloquenti dettagli. Ad esempio, prima dell’euro il picco delle acquisizioni non si è avuto dopo la svalutazione del 1992, come dicono quelli dei fire sales, ma nel 1988, in pieno Sme “credibile”, quando cioè la lira era “forte”
...
c’è gente che continua a credere e a raccontare che l’euro sia stato messo su per rendere la vita facile ai turisti, o alle ditte di import/export.Ma noi sappiamo, e lo si sapeva anche prima, che i vantaggi dell’euro misurati in questa dimensione sarebbero stati irrisori: ... Le transazioni commerciali risentivano (e risentono) del rischio di cambio in modo molto limitato perché i mercati finanziari consentono efficaci coperture a breve da questo rischio
...
l’euro che difendete (apertamente, o gesuiticamente, con distinguo vari, dai fire sales alla moneta comune...) è stato fatto per proteggere i movimenti di capitale a medio-lungo termine dal rischio di cambio, cioè per favorire la circolazione indiscriminata dei capitali all’interno dell’Eurozona. L’euro è un pezzo importante (anche se “locale”) del progetto di globalizzazione, che così, a occhio, non mi sembra esattamente una cosa “di sinistra”
...
un progetto fatto per favorire la circolazione (cioè i deflussi e gli afflussi) di capitali crea evidentemente, in re ipsa, un ambiente favorevole all’acquisizione di aziende da parte di capitali esteri, e proprio non si vede come sia logicamente possibile sostenere il contrario! Attenzione: ovviamente la cosa vale nei due sensi, si intende: anche noi abbiamo avuto più facilità nell’acquistare aziende estere. Ma qui subentra la mens rea di Bruxelles: chissà perché, quando ci muoviamo noi per acquistare, se tentiamo di farlo nei paesi del Nord, son sassate nei denti
...
L’euro, distruggendo la redditività delle aziende italiane (attraverso la chiusura dei mercati di sbocco, attraverso il collasso del mercato interno favorito dalle riforme a base di flessibilità, attraverso mille canali) ha fatto crollare il prezzo delle aziende italiane. Chiaro? Il prezzo delle aziende è crollato molto più di quanto il prezzo della valuta (l’euro) sia aumentato.

E non mi riferisco solo al prezzo di quelle quotate in borsa: mi riferisco anche alle aziende non quotate, che a fronte di cali importanti del fatturato sono ben liete di accettare offerte di liquidazione sottoprezzo.
...
Chi vuole l’euro vuole lo sterminio e la vendita a saldo di quello che resta delle nostre aziende.
...
Possiamo poi illuderci che il capitalista straniero sia necessariamente più bravo di quello italiano e che quindi per difendere il posto di lavoro di chi ce l’ha (magari fottendosene un po’ delle prospettive di chi non ce l’ha) il compito del sindacato debba essere quello di favorire le varie svendite (salvo poi pentirsene quando i lavoratori italiani vengono licenziati e gli stabilimenti chiusi, con il trasferimento in altri lidi di tecnologie e marchi). Mi avete raccontato centinaia di storie simili, e sono venuti qui anche sindacalisti a confessarci il loro disagio a fronte di questa linea, lo ricordate?
...
Quindi chi vuole l’euro vuole un lavoratore licenziato dall’investitore che ha acquistato l’azienda italiana (perché questo accade spesso e volentieri), e tartassato, a valle, dallo Stato italiano, perché bisogna fare sacrifici per onorare i vari impegni con l’estero, fra i quali anche quello di remunerare il capitale del capitalista (estero) che ti ha licenziato."

(goofynomics.blogspot.it)

Ed infatti le conseguenze sull'occupazione ci saranno, non si possono avere dubbi in merito:

" L'operazione non dovrebbe avere ricadute sul piano occupazionale, almeno a dare credito all'amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, che poche ore prima dell'intesa aveva rassicurato: «Non sono intenzionato a licenziare proprio nessuno», aggiungendo però che serve «un modello sostenibile nel lungo termine, che favorisca gli investimenti e quindi regole stabili pro-competitive e pro-investimenti»"
(www.corriere.it)

Quando Telefonica dovrà razionalizzare e rendere più competitiva l'azienda, ovviamente se ci saranno tagli occupazionali proteggerà prima di tutto i dipendenti spagnoli, in quanto le pressioni di quel governo sulla dirigenza saranno molto più forti di quelle del governo italiano. Ed inoltre l'azienda vedrà spostarsi i profitti all'estero. Come avviene sovente per le multinazionali, lo Stato italiano vedrà ridursi sempre più il gettito fiscale via via che queste aziende emigreranno all'estero.

Anche questa è perdita di sovranità. E' la manifestazione più evidente del vassallaggio italiano verso l'estero. L'unica grande industria rimasta (seppur malconcia), la Fiat, a sua volta se ne andrà negli Usa. Questa volta senza essere ceduta, anzi diventando essa stessa acquirente di una importante azienda americana, lascerà di sua spontanea volontà l'Italia per lavorare in modo più proficuo oltreoceano. Fra poco l'Italia non sarà più un paese industrializzato, senza peraltro essere diventato nel frattempo un paese di altro tipo...

martedì 24 settembre 2013

Crescita via Ltro


Non si impara mai niente. Si è condannati a ripetere gli stessi errori. Negli Usa la Fed è appena entrata in un periodo di contraddizioni paranoiche, in quanto non sa come e quando interrompere, anzi solo smorzare i Quantitative easing mensili di 85 miliardi. E Draghi cosa pensa di fare per trovare una ripresa che ora appare "acerba" (leggasi immagnaria...)? Ripetere il Quantitative easing all'europea, cioè il Ltro (Long Term Refinancing Operation) già messo in opera in due fasi tra febbraio e aprile 2012.
Quindi il prossimo sarebbe un Ltro n. 3.

"La Bce è «pronta ad agire» con un orientamento a lungo espansivo, e anche ad aiutare gli istituti finanziari con un nuovo maxi-prestito, se sarà necessario, per fronteggiare eventuali difficoltà nella ripresa o nel processo di costituzione dell'Unione bancaria."
(www.corriere.it)

"Manca più di un anno alla fine del programma europeo di aiuti alle banche e gli istituti di credito del Vecchio Continente hanno già iniziato a bussare alle porte della Bce per ottenere un nuovo round di finanziamenti. Segno inequivocabile – scrive in un articolo il Wall Street Journal – che la crisi del sistema finanziario è tutt’altro che risolta.
Da fine 2011, la Banca centrale europea ha iniettato nel sistema bancario europeo circa mille miliardi di euro, nell’ambito del programma di prestiti alle banche europee al tasso agevolato del 1%.
Le prime scadenze di questi prestiti sono previste nei primi mesi del 2015 e un crescente numero di banchieri, investitori e alcuni responsabili politici già mostrano nervosismo.
Per alcune banche, soprattutto nei paesi finanziariamente traballanti come Spagna e Italia, vi sono forti difficoltà in vista della della restituzione dei prestiti."


Ci sono alcune problematiche che si tenta di risolvere dietro la proposta di un nuovo Ltro. Si tenta innanzi tutto di introdurre liquidità nel sistema economico, attraverso cui raggiungere la tanto sperata ripresa. Si tratta di un metodo che probabilmente non funzionerà del tutto, visto che il corrispettivo Quantitative easing statunitense non ha dato risultai eccelsi. Inoltre queste immissioni di liquidità agiscono per buona parta dalla parte dell'offerta e poco dalla parte della domanda. Le aziende, come dimostra la situazione francese, non cercano nuovi prestiti in una situazione di domanda stagnante, anche potendo ottenere prestiti a basso costo.

Un'altro motivo meno nobile per l'emissione di un Ltro3, potrebbe essere ricercato nelle difficoltà delle banche del sud Europa che non riescono a restituire nemmeno i primi due finanziamenti Ltro. Le banche italiane devono restituire circa 200 miliardi di euro, e li hanno utilizzati in massima parte per acquistare titoli di Stato italiani. 
Si tratterebbe perciò di un prestito Ltro3 in perfetto stile di questi ultimi tempi: mi ricorda la situazione per esempio della Parmalat di Tanzi costretta a fare prestiti e derivati per pagare vecchi prestiti inestinguibili, fino a quando non riuscì più a restituirli e dovette in pratica inventarsi truffaldini conti bancari nei paradisi fiscali. Per gli Stati nazionali non è necessario ricorrere a delle truffe: è sufficiente attivare le rotative della Zecca, e magari ristampare le vecchie lire...

Un ulteriore motivo invece di non indifferente importanza nello scacchiere finanziario mondiale è la risposta dell'Europa alla situazione kafkiana in cui è precipitata la Fed. Le mancate decisioni, anzi le indecisioni americane stanno provocando un crollo del valore del dollaro e di conseguenza una rivalutazione dell'euro.

"In questi giorni, il presidente della Federal Reserve, Bernanke, ha colto tutti di sorpresa annunciando che il Quantitative Easing, (l’iniezione di 85 miliardi di dollari al mese di liquidità) non solo non è stato ridotto seriamente, ma continuerà in egual misura. Le borse hanno colto inizialmente questa decisione con euforia, ma già dopo due giorni hanno iniziato a virare in negativo.

Quindi qual è il nocciolo della questione? Che se la costante iniezione di liquidità decisa in questi anni dalla FED non sta provocando gli effetti desiderati (cioè una robusta ripresa economica) ed inoltre si è diventatidipendenti da essa perché in caso di rallentamento della stessa si rischierebbe un ribasso di Wall Street e un brusco rialzo dei tassi di interesse che non può essere sostenuto dal gigantesco debito pubblico americano, lo stesso sistema finanziario che finora ha beneficiato in enorme misura di questa iniziativa, potrebbe iniziare a perdere fiducia nella FED e di conseguenza perdere fiducia negli Stati Uniti, in Wall Street e nel debito statunitense.

Quindi ipotizziamo che con il rinvio del tapering (cioè il rallentamento degli stimoli monetari sopra descritti) inizi il rialzo dell’Euro come sta succedendo in queste ore, se inizierà a perdere Wall Street e se inizieranno a sorgere problemi con il tetto del debito USA, il rialzo potrebbe puntare in breve tempo anche a 1,5 (magari nel frattempo frenato temporaneamente da un esito negativo delle elezioni tedesche) e se nel 2014 magari con la nomina di una colomba favorevole al QE venisse ancora rinviato il tapering, il dollaro potrebbe scivolare ulteriormente e se, magari a causa di tagli per frenare il debito pubblico, gli States entrano in una leggera recessione, si avrebbe il pieno fallimento della politica monetaria statunitense e quindi potrebbe innescarsi una colossale fuga, da parte anche delle potenze straniere e degli investitori, dal debito USA, dalla sua borsa e dal dollaro.

Se invece iniziasse in ritardo il tapering, magari a inizio o a metà 2014, potrebbe esserci comunque una sorpresa, perché anche se in teoria un rallentamento degli stimoli monetari dovrebbe far riprendere quota al dollaro, se le condizioni dell’economia reale americana saranno deludenti ci potrebbe essere la combinazione di alti tassi di interesse sul debito e di moneta che si svaluta lo stesso, un po’ come è successo all’India nelle settimane scorse
...
Quindi non è fantasia pensare ad un Eur/Usd verso 1,8-2 perché ci sono le condizioni per innescare e potenziare un serie di problematiche già presenti e troppo spesso rinviate. Ricordiamo che la potenza del dollaro e degli Stati Uniti esiste grazie alla fiducia che il mondo e il mercato ripone in essi. Se il mercato comprenderà il clamoroso fallimento della politica monetaria della FED, perderà totalmente la fiducia nella sua valuta fino ad ora considerata la valuta principale del nostro pianeta."

(www.comedonchisciotte.org)

Il Quantitative easing statunitense è un gran pasticcio: dopo un'immissione così massiccia di denaro stampato dal nulla, il rischio di svalutazione è sempre alle porte. Se si stampa la moneta si svaluta, se non si stampa l'economia entra in crisi e la moneta si svaluta ugualmente...

Quindi M. Draghi ha di fronte a se la prossima guerra valutaria tra Europa e Usa. Se in America le autorità finanziarie perderanno il controllo sul dollaro, l'euro si rivaluterà a tal punto che si metteranno in crisi le esportazioni anche della Germania. Quindi in questo caso sarà la stessa prima economia europea a chiedere una politica espansiva, che ha sempre aborrito per paura dell'inflazione.

Per ottenere tutto questo Draghi intende servirsi dell'Unione Bancaria, l'accordo europeo che consente alla Bce di controllare le maggiori banche europee. Il piano consiste in poche parole di rimettere in sesto queste banche molto spesso cariche di sofferenze, e poi di servirsene come braccio armato per erogare la giusta quantità di liquidità nell'economia europea. Un modo anche di superare i difetti dell'area valutaria non omogenea in cui agisce l'euro. Le banche così standardizzate in tutta Europa dovrebbero garantire uguali condizioni a tutte le imprese e famiglie del continente.

"Quali sono le prossime mosse nell'Unione bancaria?
«La vera sfida arriverà quando eseguiremo la asset quality review , che dovrà essere condotta in modo molto oggettivo, omogeneo, credibile e solido, con un approccio europeo. E nel frattempo stiamo lavorando all'armonizzazione, per essere sicuri di avere le stesse regole per tutte le banche. Per garantire, quando la Bce inizierà (a sorvegliare le banche), che la sua credibilità non sia danneggiata in alcun modo».

Tuttavia l'analisi dei bilanci è molto temuta, anche per le incognite sui crediti incagliati.
«Io avrei più timore se non facessimo l'analisi della qualità dei bilanci. Perché avere le medesime regole, trasparenza e chiarezza, è il modo migliore per ottenere credibilità e fiducia. Le ricerche effettuate ci dicono che soltanto le banche ben capitalizzate e con una leva non troppo elevata hanno una buona redditività nell'economia e prestano a imprese e famiglie».

Ma come passare a un sistema con banche sane?
«Con la asset quality review (i cui parametri sono attesi in ottobre, ndr ) e quando la procedura sarà conclusa in modo corretto, sarà definita l'eventuale necessità di ricapitalizzazioni. E spero che questo avverrà attraverso il settore privato. Altrimenti, i governi dovranno intervenire».

E il finanziamento di emergenza (backstop) di cui si parla interverrà all'inizio dell'analisi dei bilanci o alla fine?
«Alla fine del processo».
...
Ma i problemi ora provengono dai crediti.
«Ora abbiamo un flusso debole di crediti, anche per via della caduta della domanda. Ma quando le banche saranno ben capitalizzate, saranno più forti e più in grado di servire bene l'economia. Ecco perché è così importante la asset quality review con la ricapitalizzazione degli istituti»."

(www.corriere.it)

Insomma, visto che non esiste nei fatti un ente politico-economico esecutivo europeo, la Bce tenta di svolgere le mansioni di un vero ministero delle finanze. Tenta quindi di incentivare quella ripresa europea che i governi nazionali non potranno mai raggiungere con le politiche di austerità. In pratica, con buona pace dei liberisti convinti, la Bce tenta di attuare attraverso le banche di cui prenderà il controllo, una politica pseudo keynesiana. Anche se come ho sostenuto più volte i quantitative easing non sono vere politiche keynesiane (vedi "Confusione keynesiana", "Nella ripresa europea vince Keynes vs austerity", "... And the winner is ... Keynes"). E questa è anche la riprova che la ripresa "acerba" descritta da Draghi, in realtà è inesistente, altrimenti non si inventerebbero sistemi per agevolarla.

Nella situazione attuale così difficile, anche un tale esperimento è il benvenuto. Ma a questo punto non sarebbe meglio andare verso un governo con relativi ministeri europei organizzato come in tutti gli Stati del mondo, invece delle caricaturali commissioni europee senza poteri effettivi?

lunedì 23 settembre 2013

Riflessioni sulle elezioni tedesche


Alla fine i sondaggi riportati dallo Spigel (vedi "L'euro distrugge anche il bipolarismo" ) si sono dimostrati errati. Qui bisognerebbe riprendere le considerazioni che valgono anche per l'elettorato italiano (vedi "Sondaggi inutili") circa la propensione a rispondere o dire la verità ai sondaggisti degli elettori di sinistra e conservatori. I secondi appaiono meno propensi a dichiarare il loro voto, in quanto in certi ambienti culturali se ne vergognano.

Quindi il pareggio ventilato dai sondaggisti tedeschi (anche loro sbagliano!?) non c'è stato, ma l'analisi riportata dal quotidiano Spiegel resta valida. Angela Merkel ha vinto, ma non abbastanza, ed inoltre si è in parte inghiottita gli alleati liberali, cacciandoli sotto la soglia del 5%. Un'altra parte degli elettori della liberale Fdp, é finita in Alternativa per la Germania. Che a sua volta non entra in Parlamento, ma è giunta molto vicina alla soglia di sbarramento.

La Prima riflessione politica che va fatta è che malgrado la grande vittoria dei cristiano democratici della Merkel questi saranno obbligati a costituire una grande coalizione. La Germania ha già vissuto questa esperienza, ma temo che questa volta le cose saranno meno facili. Il potenziale alleato socialdemocratico Spd non è così entusiasta. I verdi potrebbero risolvere il problema della maggioranza, ma sono un alleato innaturale.

Del resto la precedente grande coalizione non ha portato frutti all'Spd ma solo ai cristiano democratici. E' evidente che se le politiche delle riforme (tanto sbandierate in Italia anche da Letta) hanno fatto bene alla Germania, i minijob e via discorrendo non hanno di sicuro premiato la sinistra al governo.

Quindi la nuova grande coalizione potrebbe essere più all'italiana che alla tedesca. Inoltre, per assurdo, ma forse nemmeno molto, si potrebbe formare una maggioranza rosso-rosso-verde (socialdemocratici, sinistra, verdi) con la Merkel all'opposizione.
Difficilmente i politici tedeschi tradiranno in questo modo la volontà popolare, ma la cosa è tecnicamente possibile, se non fosse che come in Italia, si odiano di più i partiti di sinistra che socialdemocratici e democristiani tedeschi.

Per completare questa riflessione sulla grande coalizione forzosa, non si può non constatare che l'euro crea instabilità politica nella stessa Germania. Afd ha in pratica ridimensionato gli alleati naturali della Merkel rovinando il suo trionfo.
Tutto questo avviene perché in una parte della popolazione si riconosce il mal funzionamento di questa moneta nuova ed artificiosa, o addirittura dopo dieci anni non è ancora stata ben accettata.

La seconda riflessione politica di queste elezioni riguarda Alternativa per la Germania, i così detti euro scettici. Non sono entrati in Parlamento per un soffio, ma stanno riaprendo il dibattito in Europa sul tema moneta unica.

Mi è capitato di sentire su Rainew un dibattito con M. Salvini (Lega Nord) che commentando le elezioni tedesche ha parlato a ruota libera sui problemi dell'euro, sui vantaggi acquisiti dalla Germania, e addirittura su doppio euro a due velocità e uscita dall'euro. E Senza essere interrotto da qualche piddino eurofanatico. Anzi Salvini era supportato da un professore di cui non ricordo il nome, il quale dimostrava almeno un'apertura intellettuale verso le tesi dei tedeschi Afd.

E' proprio vero che l'italiano è di indole provinciale. Con i Bagnai, i Borghi, i Savona ecc. che abbiamo in patria, dobbiamo aspettare i professori di Afd per aprire un dibattito sull'euro. Come al solito quello che dicono i nostri intellettuali senza tessera di partiti è tutta "merda", salvo poi trovare altri all'estero che dicono le stesse cose, ma quando fa più comodo alle potenze straniere. Ci manca come al solito una tempistica patriottica.

domenica 22 settembre 2013

Saccomanni non è Monti (2)


"Per Saccomanni, il tecnico di riferimento per la Bce (come lo era Monti del resto), è tutto più difficile. E' stretto fra le esigenze pre elettorali di due partiti molto grandi, a cui delle esigenze di Saccomanni portatore delle istanze europee non importa nulla. Ancora una volta è evidente il cortocircuito fra Europa, Pd e Pdl (vedi "Tasse: cortocircuito fra Europa, Pd e Pdl") con al centro il ministro delle Finanze a fare da punching ball.

Saccomanni non potrà far altro che controllare i due avversari politici sul ring, evitando di ricevere qualche cazzotto vagante. E i conti pubblici e privati continueranno a peggiorare qualsiasi cosa si farà: che si mantengano Iva e Imu come vorrebbe l'Europa, e che si faccia il contrario

Del resto va anche riconosciuto che il protagonismo di Monti non è servito, e quindi l'attuale ministro delle Finanze fa bene a non ricalcarne le orme, lasciando il palcoscenico ai politici come Letta e Berlusconi."

(Saccommanni non è Monti)

Ma comunque l’attuale ministro delle Finanze non pare avere mire di carriera politica. L’unico suo obiettivo, per quanto mi pare di vedere, era fare il cane da guardia per conto della Bce e di Bruxelles. Obiettivo che però gli sta sfuggendo di mano.

“Sono ore drammatiche per il governo Letta. L'amara e onesta constatazione di aver infranto, seppur di poco, il limite del 3 per cento nel deficit 2013, a pochi mesi dall'uscita dalla procedura europea, e con l'incubo di ritornarci subito, ha creato nell'esecutivo un'atmosfera nella quale la delusione si mischia all'impotenza. L'aumento dell'Iva dal 21 al 22 per cento dal primo ottobre non appare più evitabile, e nemmeno rinviabile. Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni lo ha detto con chiarezza sia al premier Letta, sia al presidente della Repubblica. Non accetterà altri compromessi. Ed è pronto a dimettersi.

Quello che amareggia di più il titolare dell'Economia,poco avvezzo alle liturgie della politica, è il sentirsi dire in privato una cosa, specialmente dall'esponente pdl, e ascoltare poche ore dopo in pubblico l'esatto contrario.

«Ho una credibilità da difendere e non ho alcuna mira politica». Il pensiero di Saccomanni è così riassumibile. Dobbiamo trovare subito 1,6 miliardi per rientrare di corsa nei limiti del 3 per cento. Poi si dovrà concordare una tregua su Iva e Imu, rinviando la questione al 2014 con la legge di Stabilità che va presentata entro il 15 ottobre.

Anche l'ipotesi di differire l'aumento dell'Iva a fine anno è poco praticabile. Nemmeno se aumentassimo la benzina di 15 centesimi - è l'esempio che propone il ministro - riusciremmo a incassare l'equivalente. Ma, si obietta, dopotutto si tratta di un miliardo

D'accordo, la colpa dello sforamento del limite del 3 per cento sarà tutta dell'instabilità politica, come ripete Letta un giorno sì e l'altro pure, ma se guardiamo bene a quello che è accaduto da maggio in poi ci accorgiamo che la cinghia non l'abbiamo proprio tirata del tutto. Anzi. Saccomanni ricorda che negli ultimi mesi sono stati reperiti già ben 12 miliardi per far fronte alle varie misure.

Ma con il conto dei vari incentivi, del rifinanziamento della cassa integrazione, per non parlare dello sblocco dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione che affluiscono alle imprese - finalmente in questi giorni, con effetti positivi sulla congiuntura - si sono esauriti i margini.

Saccomanni è sconcertato dal dilagante populismo antieuropeo. La retorica dei sacrifici chiesti dall'Europa senza mai dire che il rispetto degli impegni è scritto in leggi e decreti votati dal Parlamento e il pareggio di bilancio è addirittura una norma costituzionale. Avanti così e ci siederemo al tavolo a Bruxelles con poche possibilità di strappare condizioni più favorevoli”

(www.corriere.it)

La realtà è proprio questa. Al di la della bravura e del carisma maggiore di Monti o Saccomanni, il fatto che preoccupa ed infuria l’attuale ministro, è che ogni dodici mesi l’Europa e la Bce perdono di fatto il controllo sulla politica italiana.

Lo persero con Monti, che vide il Pdl sfilarsi dalla maggioranza offrendo null’altro che un appoggio esterno. Lo sta perdendo ora da entrambi i due maggiori partiti, uno ritornato all’antico nome Forza Italia, quindi pronto ad andare a elezioni, e l’altro impegnato in una fase congressuale con scontri interni, ma che si sta riposizionando anch'esso per le elezioni.

Non è difficile capire i motivi della disaffezione della politica per i temi economici dell’Europa. Il motivo principale è che questa politica economica non funziona, e sta dissanguando elettoralmente i partiti medesimi. E’ difficile sostenere per tanto tempo delle tesi assurde (pareggio di bilancio in concomitanza di pesante crisi, cioè intervento economico prociclico) e non vedere mai risultati positivi, dover rimandare la ripresa di anno in anno. Non ho tenuto il conto, ma da qualche parte ho letto che è dal 2006 che la ripresa viene rimandata all’anno seguente. Forse anche di più, ricordo infatti le parole dell’avv. Agnelli che disse negli ultimi suoi anni di vita la fatidica frase: “vedo la luce in fondo al tunnel”.

Prima o poi la politica delle conclusioni le dovrà trarre. Il centro destra è pronto a cavalcare il malcontento e promuovere politiche anti europee, anche se poi non è detto che lo farà. Berlusconi si muove sia in base ai sondaggi, sia in base ai ricatti che minacciano i suoi interessi imprenditoriali.

Il centro sinistra, come dimostrano questi giorni di assemblea, è nella confusione totale. C’è una frase di Renzi detta proprio in assemblea, che non è stata sufficientemente analizzata (penso volutamente) sulla stampa mainstream, ma che mi ha colpito e fatto capire che il personaggio ha una visione pragmatica delle cose.

In pratica ha detto, rivolgendosi al governo Letta, o si vogliono seguire fino in fondo le politiche europee e quindi si dice che Iva e Imu così come sono state riformate non vanno bene; o si contestano le politiche rigoriste dell’Europa, “del resto c’è tutta una serie di teorie da Krugman in giù… “.
Krugman? Se ad Olli Rehn è giunta eco di questo discorso gli si sono rizzati i capelli in testa, se non l’ha udito quel giorno deve essergli venuto un fastidioso fischio all’orecchio…

Insomma, nel partito più europeista, più eurista, il core del Pude (partito unico dell’euro) c’è chi osa bestemmiare. Ai lettini si deve essere gelato il sangue nelle vene. Ora scoprono che Renzi non è idoneo a guidare il partito per due motivi: primo perché vorrebbe rottamare i vecchi dirigenti, secondo perché nel suo pragmatismo c’è anche la possibilità di mettere in dubbio il dogma europeista. Non è un dissidente ma è un potenziale eresiarca nella chiesa dell’euro.

Tutto mi fa pensare che ormai le elezioni sono imminenti. Se l’Europa perderà il controllo su questo governo, non avrà più alcun interesse a sostenerlo a tutti i costi. Napolitano potrebbe ancora dimettersi per allungare i tempi della campagna elettorale ormai in corso, ma sarebbe solo un ulteriore supplizio. Forse potrebbe concedere le elezioni e dimettersi in seguito, dichiarando il suo fallimento e lasciando ad altri l’ingrato compito di commissario dell’austerità.