martedì 17 settembre 2013

Pacco paccotto e... doppio pacco


Sarò uno sfascista, ma tutto sommato preferirei che Berlusconi facesse cadere il governo. Non servirebbe a molto perché ne è già pronto un'altro sostenuto da utili idioti pronti a lasciare Pdl e M5s. Ma almeno metterebbe in difficoltà per un po' il "regime europeo" che diventa sempre più invasivo.

Siamo giunti al momento del "Two pack", una diavoleria firmata da quel trad... cioè "salvatore", di Monti, che forse è anche peggio del "Fiscal compact". Perché quest'ultimo è un obiettivo assurdo, ma almeno si era liberi di decidere che tipo di cappio indossare. Con il "Two pack" sarà la stessa Europa a scegliere il cappio per noi.

Sicuramente ci saranno quelli che esultano: finalmente faremo le "riforme" perché sarà l'Europa ad imporcele. Ma di che riforme parliamo? Non ci vuole molto a capirlo, basta guardare alla Grecia, al Portogallo ed alla Spagna per capire come andrà a finire e che tipo di "riforme" saranno.

Quindi quando Letta afferma che senza il suo governo la finanziaria, ora detta "legge di stabilità", verrà scritta da Bruxelles, forse mente. Perché in ogni caso e con qualsiasi governo sarà così. Abbiamo perso l'ennesimo pezzetto di sovranità.

""Two-pack", una bomba ad orologeria? Il Commissario agli Affari economici, Olli Rehn, arriva martedi a Roma per un'audizione al Parlamento italiano, dove spiegherà il senso delle "raccomandazioni" europee 
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È la prima volta che accade, e non sarà ultima. Perché inizia, sotto la bandiera generale del "maggiore coordinamento", una fase nuova per la politica economica italiana, una sorta di "cogestione" dei cui effetti la classe politica italiana ha parlato finora distrattamente. Sbagliando. 

In pista c'è il "Two-pack", cioè i due regolamenti approvati dal Consiglio europeo il 13 maggio scorso con l'obiettivo di introdurre, per i paesi dell'eurozona, più coordinamento e vigilanza nel processo di formazione delle politiche fiscali nazionali. 

Di fatto se ne va un altro spezzone della "sovranità" nazionale 
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Chi scrive che cosa, ecco il punto. Torniamo così al "Two-pack" ... per il quale entro il 15 ottobre ogni paese dell'eurozona presenta alla Commissione e all'Eurogruppo (il coordinamento europeo che riunisce i ministri dell'Economia e delle Finanze dei paesi euro) la bozza del piano di bilancio per l'anno successivo. 

Dunque, la Legge di Stabilità da quest'anno prende in parallelo due strade: il Parlamento nazionale e la Commissione europea che la soppeserà con cura. E se la bozza non convince Bruxelles perché non conforme al Patto di Stabilità e di Crescita (costituzionalizzato nel frattempo con il Fiscal compact) e perché non risponde alle raccomandazioni della Commissione? 

Bruxelles può chiederne la riscrittura entro due settimane dal momento della ricezione del progetto di bilancio ed entro il 30 novembre, se necessario, la Commissione può adottare un parere da sottoporre al vaglio dell'Eurogruppo. Insomma, i governi nazionali scrivono, ma l'Europa, con la sua nuova e più vincolante governance, può chiedere una riscrittura del progetto di legge. 

Per il Governo italiano si prospetta una doppia sfida, diplomatica e di contenuto. Deve essere rispettato l'obiettivo del disavanzo sotto il 3% e devono essere rispettati gli avanzi primari strutturali 
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Non solo: bisogna "trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente assicurando neutralità in termini di gettito". E occorre attuare una "spending review a tutti i livelli amministrativi". In controluce, ecco lo spostamento della tassazione dalle "persone alle cose""
(www.ilsole24ore.com)

Pazzesco leggere queste cose sul Sole24ore on line! Non so se lo stesso articolo era presente anche nella versione cartacea. Perché su questo come sul fiscal compact su giornali sussidiati e tv di Stato o di Berlusconi, nemmeno l'ombra.

Comunque tornando sui contenuti, praticamente ciò che ha fatto il governo Letta nel 2013, verrà ribaltato dall'Ue nel 2014: cioè il ritorno di Imu e Iva, e tagli alla tassazione sul lavoro. Con buona pace del centro destra. Sempre che questo sia ancora al governo...
Un'Unione Europea che sospetto sia un'entità poco trasparente, pericolosa e sicuramente antidemocratica:

"Comincio a pensare che la Bce non sia una banca centrale, ma la vera sede del governo italiano, visto le sempre maggiori conferme che giungono in tal senso. L’ultima, a dir poco inquietante, è contenuta nel nuovo libro dell’ex membro del consiglio esecutivo dell’Eurotower, Lorenzo Bini Smaghi, “Morire di austerity”.
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Nello specifico, il Cavaliere avrebbe discusso del ritiro italiano dalla moneta unica durante meeting privati con altri governanti europei, con ogni probabilità Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Testualmente, il libro dice che «l’ipotesi d’uscita dall’euro era stata ventilata in colloqui privati con i governi degli altri paesi dell’euro».
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non so se Bini-Smaghi abbia raccontato una bugia o la verità, ma resta il fatto che un ex membro della Bce, nonché uomo dell’Italia a Francoforte per anni, ha scritto nero su bianco che Berlusconi stava pensando di uscire dall’euro, ne aveva parlato con altri governanti europei in riunioni e visite private e per questo è stato fatto fuori nell’inverno del 2011.

Questo, a casa mia, si chiama golpe. E apre nuovi interrogativi: non sarà che la cavalcata dello spread cominciata nell’estate di quell’anno e culminata con quota 575 prima dell’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Monti fosse frutto di un accordo tra Bce-Bundesbank e governo tedesco per far fuori Berlusconi, dopo che questo aveva reso partecipe la Merkel dei piani che gli frullavano per la testa?" 

(www.comedonchisciotte.org)

E comunque l'Europa in veste Bce ha già cominciato a dar consigli anticipando quelli che poi saranno ordini:

"Ieri, poi, è giunta l’ennesima riprova, l’ultimo ed ennesimo siluro della Bce, di fatto quasi una seconda lettera di compiti a casa al nostro governo, seppur sottoforma di allarme apparentemente rituale. Per la Banca centrale europea, infatti, il forte aumento del fabbisogno finanziario italiano, salito a 51 miliardi a luglio 2013 a causa del rimborso dei debiti verso le imprese, mette in risalto i rischi crescenti per il conseguimento da parte dell’Italia dell’obiettivo di disavanzo delle amministrazioni pubbliche nel 2013 al 2,9% del Pil.
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Insomma, la Bce si è sentita in dovere di entrare a gamba tesa sulle scelte di politica economica italiana, casualmente ponendo l’accento su uno dei nodi più spinosi nel rapporto tra Pd e Pdl, ovvero l’Imu. Come se non bastasse, altra frecciata sulla questione dell’Iva, ancora in discussione
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questa Europa è la stessa che ci massacra non appena può, è l’istituzione alla quale diamo più di quanto riceviamo, è il simposio che permette all’Eba di fare figli e figliastri nei criteri di valutazione degli assets bancari, è il direttorio che per dar retta all’azionista di maggioranza, la Bundesbank, ci ha fatto spendere tre volte tanto per non salvare la Grecia, quando mettendo mano al portafoglio tre anni fa avremmo già risolto il problema ed evitato il contagio (ma non si poteva, perché le banche tedesche dovevano prima scaricare a buon prezzo la carta igienica ateniese che avevano in portafoglio), è il Leviatano che non azzecca una previsione, rivede le stime ogni settimana, parla di ripresa da tre anni senza che nessuno abbia visto nemmeno l’ombra di un green shot, è il governo non eletto che impone ai nostri comuni virtuosi di non poter spendere i soldi che hanno in cassa - creando sì, in quel caso, occupazione sana e reale - in ossequio al suo delirante Patto di stabilità.

Per quanto ancora dovremo abbassare la testa e dire sì?"

(www.comedonchisciotte.org)

La riposta è semplice e scritta nel Two pack: fino a quando non usciremo dall'euro, e forse non basterà nemmeno.

"... tutti i quotidiani nazionali riportano le ultime dichiarazioni di Letta, che ultimamente si fanno via via più divertenti. Dunque, il fatto è il parlamento italiano (cioè i nostri rappresentanti, cioè tutti noi) non può sfiduciare il governo del Nipote di Suo Zio, perché altrimenti pagheremmo tutti l'IMU. 
...
Ma il bello viene dopo. Letta annuncia che ciò che rende davvero inaffondabile il suo governo è la legge di stabilità (la vecchia finanziaria): «se il governo cade la scriveranno a Bruxelles, per un motivo molto semplice, che abbiamo la stessa moneta».

Rileggiamo. Se il parlamento sfiducia il governo non può più formare e approvare la legge di stabilità, che pure è un atto che la costituzione gli riserva; né potrà concorrere a formarla un nuovo governo, o magari nuove camere scauturite dalla fine anticipata della legislatura, nè nulla che assomigli a qualcosa che ha a che fare con il processo democratico. No. Letta è l'unico in Italia che può sovraintendere alla formazione della legge di stabilità; se non c'è lui, subentra Olli Rehn. Tutto perché abbiamo la stessa moneta. Non è perciò assurdo che il giornalista riassuma il discorso di Letta in questi termini: "Mantenere la stabilità politica, insomma, diventa una ricetta per difendere la sovranità, nei limiti delle regole comuni che l’Europa s’è data nel nome dell’euro"."

E invece è proprio così. Letta in Italia è l'unico (o quasi) autorizzato a sovrintendere alla formazione della legge di stabilità, per conto degli italiani, ma soprattutto per conto del Club Bilderberg, della Commissione Trilaterale dell'Aspen Institute e della Goldman Sachs.

"Queste dichiarazioni sono interessanti per comprendere quanto sia profondo il pozzo in cui siamo precipitati. Innanzitutto ci chiarisce la totale perdita di sovranità che abbiano subito, visto che non siamo liberi di sostituire un governo con un altro. Gli artefici di tale perdita di sovranità ci dicono poi che bisogna difenderla. Questo nei giorni pari; in quelli dispari ci ricordano che non ne abbiamo ceduta abbastanza."
(www.comedonchisciotte.org)

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