giovedì 31 ottobre 2013

L'epoca di Edoardo


Questa è l'epoca di Edoardo, non il grande attore napoletano, ma Edoardo Agnelli, figlio dell'avvocato Gianni, scomparso anni fa in circostanze misteriose. C'è chi sostiene sia stato "suicidato"(*) poiché lo stato del cadavere ritrovato alla base di un viadotto dell'autostrada Torino-Savona pare non fosse compatibile con la caduta da una tale altezza.

Ma cosa pensava Edoardo della Fiat negli anni 80? Avrebbe voluto trasformare le catene di montaggio di Mirafiori in una distesa di serre per la coltivazione di fiori e ortaggi. Effettivamente Edoardo era un intenditore di "erbe" anche senza fiori: aveva dato scandalo in tv per una sua presunta gita oppiacea africana.

Ma quanto è stato profetico ed elegante nelle sue affermazioni. E' arrivato prima di tutti a capire quale sarebbe stato il destino industriale di questo paese, e sopratutto ha saputo dirci con stile (la genetica non è acqua... o era il sangue) che sarebbe stato meglio tornare a zappare piuttosto che insistere con la meccanica.

Infatti oggi l'industria automobilistica è tornata ai volumi del '58, Prima del boom degli anni '60 quando era iniziata la produzione di 500 e 600 color azzurro acqua marina. Edoardo lo sapeva che sarebbe finita così. Ed infatti oggi è arrivato il tempo di dedicarsi alla decrescita felice, dibattendo di filosofia e spiritualità, snobbando i beni materiali (tanto non potremmo più permetterceli) e fumando rilassanti kalumet della pace (eterna). Con erbe coltivate a chilometri zero.

 

"La produzione di automobili e’ crollata dell’80% in 2 decenni, e si posiziona al livello del 1958 (anche la produzione di veicoli commerciali pesanti ha fatto -62% dal picco)

- Le vendite di automobili nel 2013 e’ crollata del 50% dai picchi degli anni 90 e 2000, e si posizioni a livello degli anni 60.
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Le Vendite sono sempre cresciute, ma dal 2008 sono letteralmente crollate dimezzandosi in 6 anni, segno di una crisi epocale dell’Italia
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Certamente la perdita di competitivita’ e’ legata sia alla mancanza di investimenti ed innovazione del gruppo FIAT, sia ad un sistema paese “rigido” e “costoso”, sia all’introduzione dell’Euro che ha reso meno competitivi i prodotti italiani (il tracollo e’ simultaneo all’introduzione dell’euro).

E’ comunque impressionante notare che, nonostante lo stato italiano abbia finanziato la FIAT nella costruzione di stabilimenti nel mezzogiorno (specie negli anni 60, 70 ed 80), nonche’ finanzi la Cassa Integrazione (nei momenti di crisi), la FIAT abbia scelto di fare investimenti (costosi) in altri paesi (esempio la Serbia, che ha un solo vantaggio: un costo del lavoro bassissimo), per fuggire dal sistema Italia."

Altro che utilitarie, altro che berline. E' ora di produrre vomeri e carri senza motore. Si torna ai buoi. Già da un anno il numero di biciclette venduto ha superato quello delle auto: e questo era un segno premonitore. Dobbiamo metterci il cuore in pace. Si torna rapidamente agli anni '50, alla zappa e all'orto, ma non è detto ci si fermi qui. Non vorrei si tornasse agli anni '30 con tanto di partito unico e Duce a piazza Venezia... L'austerità alla fine ha vinto: Bruxelles e Berlino hanno raso al suolo l'Italia. Questa è una guerra, anzi è ormai finita: tabula rasa come nell'ultima guerra punica...

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(*) "Nel 2009 esce il libro Ottanta metri di mistero - La tragica morte di Edoardo Agnelli di Giuseppe Puppo nel quale viene rilanciata l'idea dell'omicidio di Edoardo Agnelli: nessuno lo ha visto buttarsi da quel viadotto in un tratto di autostrada dove transitavano otto vetture al minuto. Inoltre Edoardo in quel periodo zoppicava e utilizzava il bastone, quindi è probabile che abbia impiegato almeno due minuti per arrampicarsi sul parapetto dell'autostrada per gettarsi di sotto, aumentando quindi le probabilità di essere visto. Altre perplessità vengono sollevate dalle condizioni del corpo, ritrovato con bretelle allacciate e mocassini ai piedi, nonostante il volo di ottanta metri e la mancanza di indicazioni dei suoi ultimi spostamenti da parte della sua scorta. Seguono poi la rapida rimozione e sepoltura del cadavere, senza effettuarne l'autopsia. Puppo afferma infine che da ben tre fonti diverse ha raccolto l'informazione che, poche settimane prima della morte di Edoardo, qualcuno cercò di fargli firmare un documento, in cui gli si chiedeva di rinunciare a tutti i suoi diritti di gestione in Fiat in cambio di un'ingente somma di denaro e immobili. Edoardo, dopo essersi consigliato con alcuni amici, si rifiutò di sottoscrivere.[3] Secondo alcune teorie, Edoardo Agnelli, che si era convertito all'Islam con il nome di Mahdi, sarebbe stato ucciso su commissione da ignoti per paura che l'eredità della famiglia Agnelli potesse passare in mano a un fervente musulmano.[4]"
(it.wikipedia.org)

domenica 27 ottobre 2013

M. vs M.


Cambio generazionale all'insegna della tv privata. Ormai si vanno delineando gli schieramenti: Marina contro Matteo. Due figli della tv commerciale. Una figlia a tutti gli effetti, l'altro figlio adottivo passante per la "Ruota della fortuna" e supportato dall'ex manager televisivo Gori.

Renzi sta diventando una forza difficilmente contenibile. Cuperlo malgrado sia ottimamente supportato dagli intellettuali di sinistra e dalla tv, insegue con molta difficoltà. Come ha giustamente ironizzato Crozza, forse non vuole far sapere che è candidato alla segreteria Pd. I notabili del partito rimangono in disparte, non si capisce se perché non hanno più nulla da dire o se perché non vogliono fare un cattivo servizio sia a Renzi che a Cuperlo. Probabilmente stanno trattando sulle briciole che gli lasceranno i due antagonisti. Il simpatico Civati farà ovviamente da comparsa alle primarie, anche perché ha poca visibilità televisiva.

Il fatto che Renzi parli del suo partito senza che questi sia invitato alla discussione (nessun simbolo Pd alla Leopolda) la dice lunga sulle sue intenzioni. Se dovesse diventare segretario del Pd farebbe di tutto per archiviare la vecchia sigla, le vecchie insegne che portano con se brutti ricordi di leader perdenti. Via vecchi cartelli di latta con falci e martelli, querce e anche i più recenti tabelloni al neon, tristi e lampeggianti come in certi film neorealisti. Il vecchio partito con le sedi piene di poster di Che e Stalin verrà annientato e modificato in una Leopolda perpetua.

Non sarà una nuova Dc, ma un accattivante partito neotecnologico, neotecnocratico, ripieno di personalità emergenti della finanza, del mondo intellettuale, delle amministrazione pubblica e privata, che poco alla volta soppianterà il partito nazional popolare portatore di valori di sinistra, di lotta e che sosteneva i bisogni della borgata, o della periferia, o delle campagne. Diventerà un altro partito plasticoso emulo di Forza Italia.

Dall'altra parte si contrapporrà il precursore: qualcosa di simile, ma meno fighetto. Una nuova Forza Italia, partito di plastica per eccellezza, ma più formato Hard Discaut che Apple Store. In un certo senso Forza Italia rimane l'unico partito nazional popolare, non tanto per la sua partecipazione di popolo, ma per i suoi contenuti adatti ad una "clientela" di pensionati e proletari. Sembra assurdo, ma ormai è acquisito che gli operai votano per il centro destra, mentre i lavoratori intellettuali votano preferibilmente per il centro sinistra.

In Forza Italia si aprirà la successione interna in stile real casa, che tanto piace alle nonnine e alle massaie lacrimose di fronte allo spettacolo tv dei matrimoni dei reali, quelli veri. Quindi una successione che piacerà a questo tipo di pubblico che ama carrozze e strascichi.

"una novità, già annunciata altre volte e poi smentita dall’interessata: la discesa in campo di Marina. Perché il Cavaliere apre alla leadership della figlia: ”Possiamo candidarla”, ha detto ai suoi fedelissimi venerdì sera al termine dell’ufficio di presidenza che ha deciso la cancellazione del Pdl e il passaggio a Forza Italia. “Se glielo chiedessimo tutti, nonostante le sue riserve, forse a questo punto accetterebbe”
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Questa potrebbe quindi essere la mossa del Cavaliere una volta che il Senato avrà votato la sua decadenza. Lanciare nella corsa alla premiership l’attuale presidente Fininvest e Mondadori. Una soluzione, quella di legare il futuro del centrodestra alla dinastia Berlusconi, che piace a molti falchi"

(www.ilfattoquotidiano.it)

I giochi sono fatti. E si giocherà al ribasso. Soprattutto sull'Europa, che non avrà più nessun difensore pronto a morie per Maastricht. Basterà che Grillo rilanci sul referendum sull'euro, che Marina sull'esempio dell'altra Marin francese dirà che l'euro non un è dogma, e Renzi risponderà che la Germania dovrà cambiare politica se non vuol veder saltare per aria il giocattolo. 
Questi sono tutti personaggi che vanno avanti a sondaggi, e se i sondaggi indicano (come indicano) che gli italiani non ne possono più di Europa e della Merkel, allora che l'Europa si fotta... 

Un bel problema l'Italia (ma ormai è in buona compagnia) per i tecnocrati di Bruxelles, per le troike e le cancellerie nordiche.Questa volta Grillo avrà un bel da fare contro questi populisti dell'alta società. Ma sicuramente non perderà facilmente il suo pubblico, anche perché nel M5s si candideranno presumibilmente di nuovo personaggi "puliti", ben diversi da quelli negli altri schieramenti. Dietro Renzi ci saranno ancora le Bindi e i D'Alema, che lotteranno affannosamente per non essere rottamati e dimenticati. Dietro Marina ci saranno ancora i Verdini e le Satanché che invece non dovranno lottare per apparire, perché avranno scena libera.

Quindi la partita è a tre: Renzi, Berlusconi (M.) e Grillo. Tutti gli altri ci provino pure, ma dovranno spartirsi le briciole con Monti e Casini. Tanti auguri per i nuovi partiti neodemocristiani e neoliberisti che tanto piacciono ai parlamentari di entrambi gli schieramenti che tentano di scappare da Pd e Pdl. E questa volta non basteranno cagnolini battuffolosi o birre fuori contesto per aumentare la visibilità...

sabato 26 ottobre 2013

Piano piano, lemme lemme...


Così parla il neodemocristiano Quagliarello:

"Il fatto che membri dell'ufficio di presidenza, come Alfano, non siano stati presenti ieri non è un caso, indica una distanza nel metodo e sulla linea politica"....
"Il nodo di fondo - spiega il ministro delle Riforme - è uno, quello del governo: alcuni pensano che questo governo, che certamente non è il migliore possibile, debba comunque andare avanti, perché una crisi sarebbe devastante; altri pensano che questo governo non stia facendo il bisogno del Paese. Questa contraddizione si ritrova anche nel documento votato ieri, da una parte si dice che il governo debba andare avanti, dall'altra che il tema della giustizia potrebbe diventare dirimente".

"Noi - sottolinea ancora Quagliariello - pensiamo che Berlusconi vada difeso ma che il problema non possa essere scaricato sul Paese, soprattutto perché lo scenario che si aprirebbe sarebbe molto grave". Il destino dell'esecutivo, precisa, "non è un punto di second'ordine, è centrale per la linea politica"
(www.repubblica.it)

Piano piano, lemme lemme, le larghe intese si sbriciolano in questo autunno italiano di crisi latente. Mentre dagli Usa giungono avvisaglie di nuove tempeste economiche, di imminenti nuove crisi che potrebbero approfondire la nostra, l'Italia è in bilico su un bilancio pubblico troppo ottimistico per l'avvenire e un po' aggiustato con makeup finanziari per farlo apparire un po' meno cadaverico di quel che è. In bilico su una recessione che cerca di frenare, ma difficilmente diventerà crescita.

Intanto la crisi politica prosegue e anzi segue il solito canovaccio italiano: grandi maggioranze, crisi, governo dei "responsabili", elezioni.

"Un copione che si ripete. La solita sceneggiatura. Il governo uscito dalle elezioni si sfalda e perde pezzi. Allora si lavora fra le pieghe trasformistiche del Parlamento e si trova la pezza per ricostruire un nuovo governo simile al precedente. Che dura un anno circa, a volte meno, poi si rivota.
Prepariamoci al Letta bis, o a un governo similare. Il Presidente Napolitano ha appena nominato quattro senatori a vita, che se non proprio di area Pd, sono di sicuro non berlusconiani. Un preludio di quel che si vedrà a breve, non appena il Pdl provocherà la crisi."

Questa volta con una variante. Il partito dei responsabili non è nato palesemente, ma è rimasto nascosto fra le pieghe del detto e non detto all'interno del Pdl. Ma in realtà il Scilipoti del 2013 esiste e si chiama Alfano, o Quagliarello, o Formigoni, o Sacconi o qualche altro centrista con nostalgie della "balena bianca".
Anzi la situazione è ancora più complicata dallo sfaldamento interno di tutti i partiti. Sicuramente la situazione che farà la differenza a livello governativo è quella palesatasi all'interno dell'ex Pdl. 

Ma anche Scelta Civica si è dissolta, principalmente a causa del suo scarso successo elettorale e quindi della sua irrilevanza a livello politico. Ma ora che il centro destra si appresta a dividersi e passare in parte all'opposizione, Scelta Civica ridiventerebbe determinante per la maggioranza di Letta. Peccato che ora si sta spaccando in partitucoli da prefisso telefonico, le cui gelosie e ripicche potrebbero riflettersi sulla stabilità (che somiglia tanto a quella della morte...) cara a Napolitano e Letta. Ci sarà Casini con l'Udc, l'ex Pdl Mauro con un altro partito popolare, e Monti a capo di qualcosa che somiglierebbe al vecchio partito liberale, ma forse più orientato ad allearsi con la sinistra.

Il Pd sempre attraversato da tensioni pre elettorali, pre congressuali, pre primarie, pre qualsiasi cosa, appare ora incredibilmente il partito più solido e coeso del panorama parlamentare. Eppure anche all'interno del Pd sta avvenendo una specie di terremoto che coinvolge i vertici. I quali tentano disperatamente di non perdere il controllo del partito stringendosi attorno a chiunque non si chiami Renzi, nella speranza che questi non diventi segretario del Pd, o almeno troppo potente e che  quindi distrugga i "consigli del caminetto" all'interno del partito. Renzi sembra questa volta avere la vittoria in pugno, e la possibilità di spianare e rifare il partito a sua immagine e somiglianza. E se potrà farlo lo farà senza pensarci due volte: non sembra il tipo che fa prigionieri...

I vecchi dirigenti Pd hanno avuto la loro ultima possibilità nazional popolare con Bersani. Triturato questo nella macchina berusconiana, benché funzionante al regime minimo, ora non sarà un intellettuale bravissimo come Cuperlo o come Barca a portare voti ai vecchi gerarchi. I due nominati sono ottime persone, ma purtroppo non sembrano avere un adeguato seguito popolare.

Ma ora Berlusconi è tornato protagonista della politica italiana. Il suo potere è ancora molto forte, malgrado tutti l'abbiano già mentalmente seppellito nelle patrie galere. Penso sia cosciente del fatto che la sua uscita dal governo non causerebbe immediate elezioni, ma lo caccerebbe all'opposizione. Anche se non è detto. Potrebbe addirittura convincere Casini e Mauro a seguirlo in una nuova audace avventura. Ma ne dubito.

Se qualcuno pensa che questa sarebbe una sconfitta per Berlusconi e una vittoria di Alfano si sbaglia. Come disse Brunetta: "Da un certo punto di vista io sarei felice che andasse così, perchè fare un'opposizione a un governo così strampalato, non credo del presidente Letta perchè il presidente Letta non è uomo da tutte le stagioni, fare l'opposizione si immagini, a chi bloccherebbe la Tav, a chi vuole i palloni aerostatici come trasporto locale, o altre cose di questo genere, sarebbe la cosa più semplice, e poi si andrebbe ovviamente alle elezioni nell'arco di pochi mesi" (www.huffingtonpost.it)

Penso che il Cavaliere troverebbe mille motivi per giustificare il suo distacco da questo governo. Il più semplice è che questo è senz'altro un governo delle tasse, come quello precedente, ma anche come quello precedente ancora di Berlusconi. Ma la scusa per andarsene è bella e pronta, senza scomodare i problemi giudiziari di Berlusconi. Il motivo vero della prossima crisi.

""Forza Italia è il Movimento a cui tanti italiani hanno legato e legano tuttora la grande speranza di realizzare una vera rivoluzione liberale e di contrastare l'oppressione giudiziaria, l'oppressione burocratica, l'oppressione fiscale", aggiunge il comunicato. Il documento approvato dall'ufficio di presidenza del Pdl ribadisce poi che "è assolutamente inaccettabile la richiesta di estromissione dal Parlamento italiano del leader del centro-destra, sulla base di una sentenza ingiusta ed infondata e sulla base di una applicazione retroattiva di una legge penale". L'organo del Pdl "denuncia la persecuzione politica, mediatica e giudiziaria in corso da vent'anni contro il Presidente Silvio Berlusconi eletto liberamente e democraticamente da milioni di cittadini italiani. Un attacco che colpisce al cuore la democrazia, lo Stato di diritto, e il diritto alla piena rappresentanza politica e istituzionale di milioni di elettori"."

Chi verrebbe danneggiato maggiormente dagli strappi del Cavaliere sarebbe sicuramente Letta, il nuovo rappresentante bilderberghiano degli interessi finanziari internazionali in Italia:

"Dal 2 ottobre Letta è convinto che Alfano gli garantisca i numeri sufficienti e un quadro politico stabile, per andare avanti. «E lo sa anche Berlusconi» si ascolta nel suo staff, convinti che il Cavaliere non abbia più carte sufficienti per la partita del governo, semmai solo per mandare segnali politici che non dovrebbero mettere a repentaglio il prossimo anno di legislatura. Del resto Letta ha già detto due volte che il ventennio di Berlusconi è concluso, lo ha ribadito pochi giorni fa, convinto evidentemente che i numeri del Senato, sui quali può contare la compagine governativa del Pdl, non cambieranno più."

Può essere vero che il governo conserverebbe i numeri per continuare stancamente a guidare il paese. Ma sicuramente Letta si avvia a diventare un personaggio secondario, uno degli sconfitti come avvenne con Monti. Nel futuro italiano i protagonisti politici principali saranno Berlusconi (incredibilmente ancora e insperabilmente), Renzi e Grillo. Tre personaggio fortemente connotati e probabilmente tutti tre molto scomodi per l'Europa merkeliana. Anche Renzi, malgrado il pellegrinaggio a Berlino, più volte ha fatto capire di preferire una politica pragmatica: o più Europa, cioè più poteri a Bruxelles e meno a Berlino, oppure c'è una vasta letteratura che spiega i mali dell'euro e le possibili soluzioni. 
Tutti gli altri saranno solo comparse, compresi i neocentristi come Alfano ora uscenti dal Pdl.

venerdì 25 ottobre 2013

Chi da più fastidio a Bruxelles e Berlino?


C'è un paese che comincia a preoccupare gli europeisti. Non è l'Italia di Berlusconi, non è nemmeno l'Italia del M5s. E' la Francia che comincia a prendere pienamente coscienza dei danni inferti dall'euro alla sua economia e società. Prima delle elezioni presidenziali, Hollande era la speranza di chi chiedeva la fine delle politiche di austerità. Persino il centro destra italiano tifava per Hollande, soprattutto dopo lo sgarbo fatto da Sarkozy a Berlusconi. Ma la stretta alleanza franco-tedesca inaugurata dal presidente Sarkozy non è stata messa troppo in dubbio da Hollande. Anzi, la Francia da alleato alla pari è diventata un partner sottomesso alla forza della Germania.

Tanto che il clima in Francia sta velocemente cambiando e diventando sempre più antieuropeo. Hollande fatica a mantenere un minimo di popolarità e a contrastare Marin Le Pen che oggi guida un Front National con il vento in poppa.
Ma ora anche intellettuali prima europeisti, e vicini alla classe dominante, cominciano a virare di centottantagradi cambiando completamente posizione. Il primo è stato Sapir da sinistra. Pareva una mosca bianca, ma sembra che ora il terremoto si allarghi. Questo è un brutto segnale per gli europeisti fanatici. Significa che i contrari all'euro e a quest'Europa non si possono più annoverare solo fra nazionalisti-populisti-fascisti come quelli del Front National. Significa che le ragioni di costoro aumentano di valore ed importanza, anche agli occhi di quell'elettorato che non si farebbero mai convincere da leader populisti.

"La rottura di un tabù non vuol dire necessariamente che un'azione radicale è alle porte. Ma il fatto che all'Eliseo francese abbiano iniziato a discutere dell'ipotesi di abbandonare l'area della moneta unica è sicuramente un fatto sorprendente.
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La verità è che le richieste di imposizione di una rottura del castello di sabbia dell'Eurozona hanno raggiunto anche i piani alti dell'establishment politico, toccando il cuore delle autorità filo europeiste. Da europeo convinto lussemburgo-francese, che rinnega l'eurofobia dilagante di estrema destra, l'autore del libro "La Fin du Rêve Européen" (La fine del sogno europeo), il professor François Heisbourg, sostiene che il "cancro dell'euro" deve essere asportato dal corpo per salvare il resto del progetto dell'Unione Europea, prima che sia troppo tardi.

"Il sogno è diventato un incubo - scrive il partigiano di un'Europa federale. Dobbiamo accettare la realtà che l'esistenza dell'UE da sola è minacciata dall'euro. Gli sforzi compiuti per salvare la moneta unica stanno mettendo in pericolo l'Unione ancora di più", se possibile.

"Non c'è niente di peggio - si legge nelle pagine del testo - che dover confrontarsi tutti i giorni con le mattine senza sole ("matins blêmes") di una crisi senza fine, ma non faremo più finta di niente negando la realtà e solo Dio sa per quanto tempo le autorità Ue in carica hanno evitato, per default, di affrontare il problema".

Questo "rifiuto ha condannato le nostre risposte all'eterna insufficienza davanti alla crisi", si legge nell'introduzione del libro. "Accoglieremo la fine del sogno e il ritorno al reale, non come un disastro, ma come una sfida da superare".
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Il professor Heisbourg è un insider dell'Eliseo, un prodotto del Quai d'Orsay e un federalista europeo, da tempo immemore favorevole al progetto di un'area della moneta unica. Al momento presiede il seguito e rinomato Istituto Internazionale per gli Studi Strategici (IISS).
"
(www.wallstreetitalia.com)

"Anche se lui sarebbe molto felice di assistere al grande balzo in avanti verso un superstato federale dell'UE - che egli ritienenecessario per rendere praticabile nel tempo l'unione monetaria - questo sogno ora è una "pura fantasia".

I tentativi di creare un "demos europeo" hanno evidentemente fallito. Le nazioni si stanno allontanando sempre di più. Un referendum su una concentrazione di potere nelle istituzioni dell'Unione europea fallirebbe quasi ovunque . "L'integrazione ha raggiunto i limiti della sua legittimazione", scrive. Le intrusionidell'UE, una volta sopportate come "sgradevoli", sono ormaidivenute "insopportabili".
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Si potrebbe concludere – anche se il prof Heisbourg non va così lontano - che la Germania non è più un alleato della Francia innessun senso significativo, né in difesa né in politica estera (e nemmeno commerciale), e se è così, questo fatto ha delleimplicazioni sconvolgenti. Si potrebbe anche concludere che l'UE è già morta, un guscio vuoto.

Inutile dire che il prof Heisbourg non accetta l'ultima affermazione da parte della Banda dei Cinque dell'EMU che Eurolandia abbia svoltato l'angolo, o che le politiche di crisi stiano "cominciando a produrre risultati."
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Lui lo chiama un "cancro in remissione" . Il tentativo di tagliare il debito con l'austerità fiscale – invece di lasciare che la crescita eroda il peso del debito nel corso del tempo, all'Americana - e di farlo senza lo stimolo monetario, è stata la "scelta fatale" . I rapporti di debito stanno esplodendo, verso il punto di "rottura non lineare".

La depressione e la disoccupazione di massa nel sud Europa nonrappresentano un equilibrio stabile. I cittadini possono aver mostrato finora una "santa pazienza", non ci sono ancora stati colpidi stat , egli scrive, o un ritorno al terrorismo Italiano degli "anni di piombo", o anche al caos degli studenti del 1968.

Ma niente di tutto questo può essere dato per scontato.
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La direzione attuale degli eventi porterà a delle "crisi seriali che termineranno in un esaurimento nervoso e una disgregazione incontrollata dell'euro con tutte le sue conseguenze" - egli scrive -evocando un parallelo diretto con il repentino disfacimento dell'Unione Sovietica, un epilogo che ha preso quasi tutti di sorpresa ...
Il suo piano prevede una completa rottura dell'euro e un ritorno alle valute nazionali. "O l'euro esiste nella sua interezza, o non esiste affatto." Egli respinge la mezza misura di una divisione Nord-Sud, l'idea proposta da parte dell'ex capo della Confindustria tedescaHans-Olaf Henkel di un Thaler tedesco nei paesi creditori del centro e un euro residuo nel blocco latino (più la Francia) che consenta agli stati più deboli sia di svalutare che di difendere i loro debiti contratti in euro.

La rottura deve essere preparato in gran segreto da un manipolo di funzionari a Berlino e Parigi, con tutti gli altri tenuti all'oscuro.
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Il passo finale deve essere un atto congiunto franco-tedesco, al fine di "evitare la catastrofe di una situazione in cui la Germania siavista come responsabile" . Solo su questa base il progetto UE puòessere tenuto insieme. Gli altri dovrebbero tutti accettare il fatto compiuto.

Sarebbero imposti dei controlli sui capitali. Le banche centrali nazionali dovrebbero praticare il QE per attutire il colpo. Le valutedovrebbero esser lasciate fluttuare per un po' prima di essere collegate di nuovo tra loro in un revival del "serpente monetario"manovrato."

(vocidallestero.blogspot.it)

La terapia proposta da Heisbourg non mi piace molto, poiché un'azione a due in solitaria di Francia e Germania significherebbe lasciare tutti gli altri paesi in mezzo al guado della crisi ed esserne travolti senza difese. Ma la diagnosi impietosa è ormai la più diffusa fra chi ha preso coscienza degli effetti nefasti dell'euro.

Quindi, se Hollande ha deluso le speranze di chi era contrario all'austerità, potrebbe essere la Francia intesa come popolo, come movimento d'opinione molto forte in Europa, a guidare la riscossa contro le politiche sbagliate imposte dalla Germania.

Che comunque comincia ad incontrare resistenze anche interne e presso l'establishment che ha utilizzato certe paranoie tedesche per imporre le proprie visioni. L'alleanza con l'Spd che insiste per un salario minimo di 8,50 euro l'ora potrebbe appesantire la politica economica tedesca, frenandone in parte le attuali convenienze e l'attuale slancio. La voce grossa della Cancelliera Merkel che ha chiesto un rafforzamento dei controlli sull'austerità in cambio di nuovi aiuti in Europa, sembra essere caduta nel vuoto. I capi di Stato europei sembrano non aver udito la richiesta di aiuto della Merkel che pare aver bisogno di rimarcare una sua forza internazionale da far pesare sulla bilancia della contrattazione politica interna.

Inoltre Draghi sembra rinnegare il nuovo credo nordico secondo cui le crisi bancarie vanno risolte col metodo cipriota, cioè a carico di azionisti e clienti delle banche stesse. Draghi nella sua lettera pare smentire questo approccio, avvisando che questa strada potrebbe aggravare le crisi bancarie con fughe di capitali e code agli sportelli in stile argentino. Draghi "consiglia" di risolvere i problemi delle banche con i vecchi e detestati interventi statali. Cosa che l'elettore medio democristiano tedesco vede come fumo negli occhi: significa far pesare le crisi bancarie, che per i tedeschi sono crisi delle banche non tedesche, sul bravo contribuente tedesco.

Il problema è che forse non c'è scampo a un Quantitative easing europeo in stile Fed (cioè senza contropartite in austerità) per salvare l'euro. Purtroppo anche questa politica portata avanti dagli Usa non sta funzionando, e quindi la Germania non accetterà mai di passare da una politica fallimentare ma propria, ad un'altra altrettanto fallimentare importata dagli Usa.
Penso non ci siano soluzioni indolori al momento. Penso che il nostro destino è quello di soffrire fino alla crisi definitiva dell'euro, dopo la quale soffriremo ancora di più...

giovedì 24 ottobre 2013

Arriva il momento delle verità?


Mentre in Italia si torna a proiettare un grande successo di Mel Brooks, "Balle spaziali" con protagonista tutto il governo della Repubblica, dagli Usa arrivano segnali inquietanti.

Ieri l'operazione verità dei maggiori blog economici ha messo in luce le bugie degli ultimi anni. Se Mago Monti se n'è andato, non altrettanto sono scomparse le sue "magie" ereditate ora da Letta/Alfano. Magie che naturalmente anche i bambini sanno che non esistono, esistono semmai tecniche di prestidigitazione con le quali gli assi escono dalle maniche e i conigli dai doppi fondi dei cilindri...

"... nel dettaglio del DEF, si scopre che questo (apparente) miglioramento, è determinato da artifici contabili, per cui si differiscono all’anno successivo (cioè al 2014) talune spese in conto capitale originariamente previste nel 2013, nonostante la spesa per investimenti sia stata fortemente ridotta in questi ultimi anni proprio per esigenze di bilancio
...
alla luce di quanto sopra esposto, si potrebbe ritenere del tutto verosimile un deficit, a fine anno, oscillante tra il 3.4% e il 3.6%, cioè dai 4 ai 6 miliardi in più rispetto ai 48.7 miliardi stimati dal governo nella nota di aggiornamento, con un debito pubblico prossimo al 134% contro li stima del governo al 132,9
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la stima della spesa per interessi fonda la sua previsione su una “ipotetica e una graduale chiusura degli spread di rendimento a dieci anni dei titoli di stato italiani rispetto a quelli tedeschi a 200 punti base nel 2014, 150 nel 2015 e 100 nel 2016 e 2017”. Cioè, per dirla in parole più semplici, il costo degli interessi sarebbe destinato a scendere in ragione di una ipotetica diminuzione degli spread.

Siamo quasi al demenziale o, se preferite, al dilettantismo, poiché, un analisi di questo genere, è priva di qualsiasi fondamento, non solo scientifico, ma anche logico
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lo spread, altro non è che una variabile che misura la differenza tra il rendimento Btp decennale e quello del bund tedesco: anche quest’ultimo soggetto a variare in ragione di una moltitudine di variabili economiche e di mercato.
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la Nota di Aggiornamento al DEF si fonda su una dinamica di tassi di crescita del Pil dal 2014 al 2017 decisamente ottimista:
2014 +1,0%;
2015 +1,7%;
2016 +1.8%;
2017 +1.9%.

Cioè, una crescita molto più robusta di quella mediamente prodotta negli ultimi 13/15 anni
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E’ chiaro che gonfiare ad arte una previsione di crescita per i prossimi anni, in visione prospettica, rende il quadro di sostenibilità delle finanze pubbliche assai più roseo rispetto a quello che altrimenti sarebbe. Per il semplice fatto che, ampliare la base imponibile (maggiore PIL), ha come ovvia conseguenza anche un aumento delle entrate fiscali, determinando un miglioramento dei deficit, senza che ciò derivi da un inasprimento delle aliquote.
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rrivati a questo punto, è il caso di ricordare che dal 2015, l’Italia, in applicazione del Fiscal Compact, per i prossimi 20 anni, dovrà procedere ad una riduzione del debito pubblico di 1/20 all’anno in ragione del PIl, al fine di confinare il debito entro il 60% imposto da Maastricht. Per sostenere l’abbattimento del debito pubblico in un percorso così impegnativo, la condizione necessaria è che il PIL nominale cresca di almeno il 3% per i prossimi 20 anni. In modo tale che -confida il governo- una volta stabilizzato, il debito possa rientrare in maniera quasi automatica. Questa condizione imprescindibile, benché sulle previsioni del governo sia soddisfatta, appare del tutto irrealizzabile, almeno per i prossimi anni."

(www.rischiocalcolato.it)

Insomma il Def non è altro che la sceneggiatura di Balle spaziali 2, il film che Brooks non è mai riuscito a fare...

Una somma di frottole (o panzane nell'accezione presidenziale) destinate ad avere gambette cortissime al cospetto della nuova valanga di merda che sta per arrivare dalle bolle e balle Usa pronte a scoppiare, che al confronto Brunetta apparirà un vatusso.

"E’ un continuo accadere di eventi nel mondo della finanza. Si va avanti, uno scandalo dopo l’altro. [vedi anche il mio post "Gli Usa arrancano fra una crisi e l'altra"]
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A settembre J.P. Morgan Chase ha patteggiato, con le autorità britanniche ed americane, per aver commesso reati analoghi a quelli dei dirigenti della Lehman Brothers.
...
Naturalmente tutte le sanzioni comminate non sono particolarmente elevate se raffrontate al bilancio dell’istituto. Il danno subito è stato più d’immagine ed è, quindi, difficilmente calcolabile. Avendo compiuto tutti quei trucchi contabili, c'è oggi qualche garanzia che non vi siano vicende analoghe, non ancora note?

Il 17 ottobre i media hanno riportato la notizia che J.P.Morgan Chase ha introdotto dei limiti sulle transazioni in contanti dei clienti e vietato bonifici internazionali. La scorsa settimana la dirigenza ha inviato una lettera ai propri correntisti notificando che, a partire dal 17 novembre prossimo, la banca limiterà le operazioni in contanti ( inclusi depositi, ritiri e servizi agli ATM) a 50.000 dollari al mese. La banca non permetterà più di inviare bonifici internazionali e qualora si superassero le soglie per il contante saranno comminate penali.

... queste misure metteranno in difficoltà le piccole e medie imprese americane.
...
La lettera inviata non contiene alcuna spiegazione. Si fa cenno ai “nuovi requisiti legali”, introdotti nel paese, cui la banca è la prima ad adeguarsi. La domanda è spontanea: a quali “nuovi requisiti legali” si fa riferimento visto che non vi è stata nessuna nuova legge americana in questo ambito? Alcuni sostengono che la banca stia cercando di controllare il deflusso di capitali dal paese. Difficile da credere.
...
credo sia più convincente una seconda spiegazione: la banca si tiene pronta per fronteggiare una crisi. Nel settore bancario ciò si realizza quando i clienti [impauriti per la sorte del proprio istituto, Ndt] corrono allo sportello per prelevare i propri soldi. E’ vero che la banca è la più importante degli Stati Uniti, ma non sono sicuro che questo basterebbe a salvarla.
...
J.P. Morgan Chase ha imparato la lezione impartita a Cipro [la Commissione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la BCE hanno costretto le autorità cipriote a far pagare agli innocenti correntisti le ingenti perdite delle banche del paese, Ndt]. Per salvare il sistema bancario dalla fuga di capitali, la banca centrale cipriota ha introdotto rigidi controlli sul prelievo in contanti e sul trasferimento all’estero di somme depositate sui conti correnti.

J.P. Morgan Chase può darsi che non stia attendendo che analoghe misure vengano introdotte dalle autorità, ma stia giocando d’anticipo.
Se si innescasse una crisi nel settore bancario, non vi è dubbio che verrebbero adottate misure analoghe a quelle cipriote. Quindi le limitazioni al prelievo, comunicate dall’istituto, potrebbero servire a prepararsi per il futuro.

In questo caso J.P. Morgan Chase starebbe agendo proprio come se avesse il presagio di una crisi bancaria imminente negli Stati Uniti. "
(www.comedonchisciotte.org)

E comunque, a parte la depressione delle borse di ieri, le bolle finanziarie sono più che mature per esplodere:

Il Quantitative easing non funziona. Quindi continua...
Non c'è scampo al tapering
E' in arrivo un crollo mondiale?
Attenzione su Wall Street: un grafico molto chiaro
Wall Street, l’isola felice (che non c'è)

mercoledì 23 ottobre 2013

Non è ancora stato sepolto


L'hanno dato di nuovo per morto troppo presto. Eppure, benché non sia granché in forma, continua ad essere un astro attorno a cui orbitano volenti o nolenti piccoli satelliti che rifulgono di luce riflessa.
Berlusconi è sempre al centro del mondo politico, anche in queste giornate in cui tace nascondendosi ai media.

Ci sono falchi e colombe nel centrodestra, ma entrambe le parti hanno paura di di essere scomunicate dal gran capo, memori della fine ingloriosa di Fini. Le colombe governative hanno rinunciato a creare gruppi politici autonomi. Alfano&C. sanno che con Berlusconi ancora in sella il loro partito neodemocristiano farebbe a mala pena concorrenza a Casini. E così i falchi tacciono e le colombe non agiscono per paura di perdere entrambi forza elettorale. La guerriglia si fa sotterranea, mentre entrambe le parti difendono a spada tratta il capo. Fino ad arrivare alle affermazioni assurde di Giovanardi secondo cui ci saranno due partiti nel centro destra, entrambi con a capo... Berlusconi!

La paura di perdere un grande portatore di voti è altissima. C'è chi questa paura non solo l'ha avuta, ma ha anche sperimentato il costo dell'abbandono del Cavaliere. Si tratta di chi si è imbarcato nell'avventura centrista di Monti, il quale non solo ha sonoramente perso contro Berlusconi, ma vede i suoi consensi calare ancora di mese in mese. Casini da animale politico di primo piano l'ha capito subito e sta già trattando la resa badogliesca almeno con i centristi governativi del Pdl/FI.

Persino Fini, ieri ha rilasciato un'intervista al corriere, in cui non dimostra alcuna ostilità verso Berlusconi. Anzi, direi che lo descrive in modo quasi "affettuoso", prima di informarci della creazione dell'ennesima fondazione politica anticipatrice di qualche nuovo partito.

Del resto Casini, Monti e Fini hanno dovuto prendere atto che un centro politico in Italia non esiste più. Ma quelli che si sono maggiormente pentiti, sono i transfughi dal Pdl, come M. Mauro che pensavano di aver fatto l'affare della loro vita. E invece siamo in Italia. Berlusconi ha perso sei milioni di voti, ma la controparte ne ha persi quattro. Il centro destra berlusconiano quindi ha retto, ed osservando i sondaggi recenti non è stato scalfito dalla condanna di Berlusconi.


Osservando il grafico riassuntivo di tutti i sondaggi, appare chiaro che centro-destra e centro-sinistra si equivalgono. I micro sorpassi sono dovuti alle mini vittorie governative: l'Imu per il Pdl o la fiducia incassata per Letta. Difficile poter dire in caso di elezioni chi vincerebbe il premio di maggioranza.

Si possono solo fare delle osservazioni a grandi linee. Innanzi tutto non è detto che le coalizioni si ripresentino uguali a quelle delle elezioni di febbraio. Se per esempio parte dei voti di Scelta Civica (grigio) finissero nel centro destra, questo aumenterebbe il suo vantaggio sul centro sinistra di qualche punto percentuale.

Secondo osservazione, ma non meno importate, prima delle elezioni di febbraio il centro sinistra era sopravvalutato di quasi 5 punti! Invece i sondaggi del centro destra si sono rilevati praticamente esatti. E' un errore di valutazione enorme, che se si ripetesse alle prossime elezioni significherebbe un clamoroso cappotto per il centro sinistra.

Invece il M5s venne sottovalutato addirittura di 7-8 punti percentuali. E' probabile che molti delusi di Bersani siano passati a Grillo. La cosa potrebbe facilmente ripetersi, del resto Letta non sta lavorando per un'affermazione elettorale del Pd, malgrado il suo gradimento nei sondaggi sia buono. Il governo Letta è di nuovo troppo appiattito sulle posizioni europee e sull'austerità. Inoltre troppo spesso è parso piegarsi ai dictat del Cavaliere, e questo all'elettorato di sinistra non è di certo piaciuto.

Ritengo che chi provenga da sinistra e oggi critica la politica economica del centro sinistra sia già transitato verso Grillo o altri movimenti di sinistra critici con l'Europa. Il centro sinistra difficilmente riuscirà a recuperare questi elettori, anche schierando Renzi, il quale invece sembra più adatto a trovarne nel campo del centro destra. In effetti Renzi potrebbe essere l'unico a riequilibrare la sfida tra centro destra e centro sinistra, poiché sarebbe in grado di rubare elettori direttamente al Cavaliere, isolando quelli alla sua sinistra nelle relative "riserve indiane".

Che le cose vadano a vantaggio di Berlusconi o dei suoi avversari, una cosa è certa. Questi è riuscito di nuovo a polarizzare sulla sua persona la politica nazionale. E tutto questo avviene che lo abbia deciso e voluto oppure no. Perché sia chi milita nel centro destra che gli avversari, faticano a fare a meno della sua ingombrante figura. Non c'è Talk Show e dibattito televisivo in cui qualcuno non rinvanghi episodi politici o giudiziari con al centro il Ticoon di Arcore.

Credo che il Cavaliere sia ormai politicamente "spompo" ma non mi stupirei se in questi giorni stesse trescando nell'ombra per recuperare gran parte delle colombe e riportare a casa casiniani e montiani. Sarebbe una vendetta tremenda verso Letta, responsabile dell'ultima figuraccia di Berlusconi che tentava di disarcionarlo ed andare alle elezioni. Vedremo se è così, o se invece ciò che avviene attorno al Cavaliere non è opera sua, ma solo un riposizionarsi dei suoi scherani che cercano di sopravvivergli.

La quiete di questi giorni, dopo le baruffe delle settimane scorse, mi pare innaturale. Probabilmente qualcosa accadrà.

martedì 22 ottobre 2013

No Tav = crescita


Un'equivalenza forse pretestuosa, ma il titolo del post inverte l'equivalenza "Si Tav = decrescita (infelice)" a sua volta titolo di un interessante articolo su www.leoniblog.it.
Tale sito è quello che maggiormente rappresenta i liberisti italiani. Spesso ha ospitato articoli di Giannino. Non si può di sicuro annoverare tale sito alla galassia antagonista, e di sicuro non rappresenta i "No Tav".
Per questo l'analisi che ne esce fuori è molto interessante.

In effetti non mi sarei aspettato una posizione del genere da tale area economico-politica, ma ripensandoci è perfettamente ragionevole. Bisogna premettere che i liberisti sono da sempre allergici alla spesa statale. Poi se la spesa statale è anche inutile, lo sono ancora di più. In effetti basta usare un po' di logica e considerare le cose da un punto di vista esterno e lungimirante.

"E’ stato pubblicato ieri un appello promosso dal senatore del Pd Stefano Esposito e firmato da 30 personalità della comunicazione dell’imprenditoria per sostenere la Torino-Lione.

La premessa da cui trae spunto il documento è del tutto condivisibile: la “cultura del no” è diventata in Italia uno degli ostacoli principali allo sviluppo, alla crescita economica ed alla modernizzazione.

Ma è completamente fuori bersaglio il caso assunto come esemplificazione della tesi generale.

Una nuova infrastruttura può contribuire alla crescita se: a) la capacità dell’infrastruttura esistente, sia essa una strada o una ferrovia, è sfruttata quasi interamente e si è in presenza di un fenomeno di congestione; b) la nuova infrastruttura comporta un miglioramento del servizio offerto rispetto alla migliore alternativa disponibile.

Nessuna di queste condizioni è verificata nel caso della TAV.

Gli attuali collegamenti stradali e ferroviari sul versante nord-occidentale delle Alpi hanno una capacità complessiva pari a circa 100 milioni di tonnellate per anno. I flussi di traffico si attestano intorno ai 20 milioni di t. La nuova linea porterebbe la capacità complessiva ad almeno 140 milioni di t. E’ come se, nel caso di un’autostrada come la Torino – Milano, con un livello di traffico tale da occupare approssimativamente due corsie per senso di marcia, si proponesse un ampliamento a ventotto. Una follia.

Non vi è alcun fenomeno di congestione in atto né è prevedibile che ve ne siano per i prossimi decenni. Una decina di anni fa, quando il traforo del Monte Bianco venne chiuso al transito a seguito di un gravissimo incidente, tutto il traffico pesante si riversò sul Fréjus senza che si registrasse alcuna difficoltà nella circolazione; nel 2007, prima del declino degli ultimi anni, il traffico pesante al Brennero era pari al doppio di quello attuale complessivo del Fréjus e del Monte Bianco.

Inoltre, qualora la nuova linea venisse realizzata, il trasporto su ferro continuerebbe a non essere competitivo con la gomma. Da alcuni anni è stata completata la rete AV-AC sulla direttrici Torino – Milano e Milano – Roma – Napoli: questa nuova infrastruttura non ha ridotto di una sola unità il traffico pesante sulla rete autostradale.

L’incapacità della ferrovia, seppur ammodernata, di competere “nel mercato” con la strada, è risaputa anche da molti sostenitori dell’opera come, ad esempio, il Presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, il quale, poco più di un mese fa, dichiarava fa al Sole 24 Ore che: “Toccherà al Governo mettere in campo, così come è accaduto già in altri Paesi, dalla Svizzera all’Austria, politiche di disincentivo economico del trasporto su gomma a favore di un trasferimento modale, specie delle merci, verso il ferro”. Politiche di disincentivo economico significano un incremento artificiale dei costi del trasporto: è come se un’impresa incapace di contrastare un concorrente di maggior successo chiedesse al Governo di incrementare il livello di tassazione che grava sui servizi prodotti da quest’ultimo per metterlo fuori mercato. Quale crescita potrebbe scaturire da un tale provvedimento?

A livello più generale, è facilmente dimostrabile che la realizzazione di estese reti ferroviarie ad alta velocità non è condizione né sufficiente né necessaria per la crescita: Spagna e Francia dispongono attualmente di una rete AV superiore ai 2.000 km , la Germania ne ha 1.200 e la Gran Bretagna solo 113 (con un accesissimo dibattito in corso, a suon di numeri e non di generici appelli alla “strategicità” dell’opera, se costruire o meno la linea AV da Londra a Birminghan, l’equivalente della nostra Milano – Roma).

Costruire la TAV significa nient’altro che fare un altro passo lungo quella strada dell’incremento della spesa pubblica improduttiva e dell’aumento della pressione fiscale e/o del debito pubblico che, nell’arco di qualche decennio, ci ha portato, se non ancora alla decrescita, ad azzerare – non molto felicemente parrebbe – la crescita.
..."
(www.leoniblog.it)

L'articolo continua con tesi tipicamente liberiste, come per esempio: "Le opere che servono davvero per la crescita si ripagano da sé.". Frase che non condivido assolutamente, in quanto lo Stato è tenuto anche a fare spese sociali del tutto improduttive. O che a prima vista appaiono improduttive, ma in realtà spendere per mantenere la pace sociale non è mai spesa improduttiva. Una nazione attraversata da tensioni sociali mette in pericolo anche la crescita economica. 

Ma non è il caso oggetto dell'articolo. E il Tav non rientra nemmeno nelle opere improduttive ma utili. E' infatti un'infrastruttura costruita dove esiste già una ferrovia con potenzialità non sfruttate in pieno. E in un'epoca di austerty pesante, è anche una spesa enorme non giustificabile ed ingiusta.
Si potrebbero fare altre spese "improduttive" molto più utili per garantire la pace sociale. Per esempio in questi giorni si è parlato di indulto: e se invece di costruire ferrovie inutili si costruissero nuove carceri modello? Si spenderebbe meno con un risultato migliore. 
Fra poco anche la casa diventerà un problema grave per gli italiani. Sempre meno persone avranno un lavoro sicuro e quindi accesso ai mutui o alla locazione. Lo Stato dovrà prima o poi incrementare la costruzione di edilizia popolare pubblica se non vorrà veder crescere baraccopoli o tante persone che dormono in strada: non sarebbe il caso di dirottare la spesa pubblica dal Tav ad altre "spese improduttive" ma utili?

lunedì 21 ottobre 2013

Come "normalizzare" il centro destra italiano


Ce lo spiega Monti, il quale evidentemente pur avendoci tutto da guadagnare, ma non essendo un animale politico, si è chiamato fuori non comprendendo. Anzi, ha denunciato pubblicamente il complottone Casini/ Alfano. Forse Casini, con tutta la pazienza democristiana che lo contraddistingue, riuscirà la dove Fini non ce la fatta con la tracotanza. Mentre Monti, probabilmente sognava un grande soggetto politico liberista, che in Italia non ci sarà mai, perché ha un elettorato ristrettissimo.

Il piano neodemocristiano è astuto e semplice:

"“Mauro e Casini vedono uno spazio elettorale più ampio da quella parte”. Firmato Mario Monti.
...
il vero motivo dell’implosione di Scelta Civica non è il tradimento di alcuni senatori al programma tracciato dal Professore, bensì le mosse di Pierferdinando Casini e Mario Mauro in ottica decadenza di Silvio Berlusconi. Monti non lo dice ma lo pensa: quella degli ex colleghi di partito nei confronti del Cavaliere è una mano tesa con vuoto a rendere. Tradotto: il voto contrario all’estromissione del leader Pdl da Palazzo Madama in cambio della partecipazione ad un progetto politico tutto in divenire.
...
Il partito dei tecnici, quindi, è imploso per una differenza di vedute tra Monti e le altre anime di Scelta Civica, la cui unità sembrerebbe esser stata sacrificata sull’altare di ciò che sta costruendo Alfano: il Partito popolare italiano. Che nella testa del vicepremier e segretario Pdl sarò composto così: il Ppi come soggetto principale nel quale far confluire sia l’Udc di Casini che la nuova Forza Italia di Silvio Berlusconi e dei suoi falchi. Del Caimano, se non altro per motivi squisitamente elettorali, Alfano non può farne a meno. Ciò non significa, però, che l’ex premier possa continuare a fare il bello e il cattivo tempo all’interno del Pdl."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Ecco i veri motivi dei litigi all'interno di Scelta Civica. Papparsi i voti dei moderati sulle spoglie del vecchio satiro ormai fuori dai giochi politici. Ma sarà veramente fuori? In questi anni ci ha abituati a talmente tanti colpi di scena che si fa fatica a mettere la parola fine sulla sua carriera politica. Perché da opportunista politico qual'è potrebbe approfittare del piano neodemocristiano fin tanto che gli conviene, cioè fino al voto sulla sua decadenza. E poi scatenarsi nel più sfrontato populismo. Del resto in Francia non è un progetto neodemocristiano e nemmeno neogollista che sta avendo successo.

Ma se riuscisse il progetto messo in campo da Casini, Alfano e dagli altri esponenti democristiani, per prendersi i partiti moderati e unirli in un'unico soggetto, si avvererebbe il sogno dell'Europa tecnocratica. Avere anche in Italia un centro destra "normalizzato", in mano a comuni politici da poter corrompere e indirizzare come avviene già nel dirimpettaio Pd.
Berlusconi per loro è un'anomalia, un personaggio che non risponde a nessun élite organizzata in club più o meno segreti, ma fa di testa propria. Perché ricco in proprio non teme e non ha bisogno del favore di questi personaggi potenti e influenti.

E' probabile che alla fine la spunti Alfano, l'anagrafe gioca dalla sua parte, ma lo farà a livello di giochi politici. L'euro sta lavorando per altri movimenti politici. Le piazze tornano a ribollire, dopo che si è tanto dibattuto a lungo sul perché gli italiani non si ribellassero. Deve avvenire tutto nei tempi giusti. Il clima che si sta formando non è il più adatto per politiche democristiane. L'euro lavora per movimenti come il Cinquestelle, per le Alba Dorata o per i Front National. Berlusconi questo lo sa, perché è l'unico vero statista degli ultimi vent'anni. E' l'unico che ha sempre compreso gli umori dell'elettorato, almeno di quello moderato. Gli altri o sono state meteore, o gli sono rimasti nell'ingombrante ombra. Non mi stupirei se giocasse un altro tiro mancino ai vari democristiani avvoltoi che attendono di banchettare del suo cadavere politico.

domenica 20 ottobre 2013

Neo-risorgimento e antieurismo


Come si sentivano nell'animo, quale umore avevano gli italiani prima dell'unità d'Italia? E' difficile dirlo oggi, bisognerebbe viverle certe esperienze. Eppure io credo che il sentimento di frustrazione che domina oggi nella nostra nazione, individuato da De Benedetti e oggi da Galli della Loggia su www.corriere.it sia molto simile a quello che dominava allora.

In effetti si tratta di un sentimento di impotenza. All'epoca era il prodotto della mancanza di libertà, del giogo dello straniero e dell'impossibilità di gestire i nostri destini futuri. Oggi almeno le libertà personali paiono garantite (non si sa fino a quando visto che si sente parlare di reato d'opinione in caso di antieuropeismo), ma la sovranità nazionale sta svanendo ed evaporando verso terre straniere, verso organismi che ci sono alieni, su cui non possiamo esercitare nessuna pressione elettorale, in quanto non sono nemmeno democratici.

Il potere di Bruxelles è un po' come quello che da Vienna esercitavano gli austriaci, o prima dalla Spagna esercitavano i borbonici. Un potere distante ed opprimente. E dietro a Bruxelles c'è l'ombra inquietante di Berlino dove tanto per migliorare il clima sociale nei paesi mediterranei, la signora Merkel ha appena affermato che dovrà essere inasprita l'austerità...

Scrive Galli della Loggia che "L’Italia non sta precipitando nell’abisso. Più semplicemente si sta perdendo, sta lentamente disfacendosi.
...
Sopraggiunta dopo anni e anni di paralisi, la crisi è lo specchio di tutti i nostri errori passati così come delle nostre debolezze e incapacità presenti. Siamo abituati a pensare che essa sia essenzialmente una crisi economica, ma non è così.
...
Dalla giustizia all’istruzione, alla burocrazia, sono principalmente tutte le nostre istituzioni che appaiono arcaiche,organizzate per favorire soprattutto chi ci lavora e non i cittadini, estranee al criterio del merito: dominate da lobby sindacali o da cricche interne, dall’anzianità, dal formalismo,dalla tortuosità demenziale delle procedure, dalla demagogia che in realtà copre l’interesse personale.

Del sistema politico è inutile dire perché ormai è stato già detto tutto mille volte. I risultati complessivi si vedono. Tutte le reti del Paese (autostrade, porti, aeroporti, telecomunicazioni,acquedotti) sono logorate e insufficienti quando non cadono a pezzi. Come cade a pezzi tutto il nostro sistema culturale: dalle biblioteche ai musei ai siti archeologici. Siamo ai vertici di quasi tutte le classifiche negative europee: della pressione fiscale,dell’evasione delle tasse, dell’abbandono scolastico, del numero dei detenuti in attesa di giudizio, della durata dei processi così come della durata delle pratiche per fare qualunque cosa. E naturalmente ormai rassegnati all’idea che le cose non possano che andare così, visto che nessuno ormai più neppure ci prova a farle andare diversamente."

(www.corriere.it)

Tutto vero, ma osservando l'attualità appare ancora più stralunata e folle questa Unione Europea che in effetti non è un'unione di nulla. Stiamo si' partecipando ad un'unione geografica-politica con sistemi arcaici, ma se ciò avviene non è solo colpa nostra. Nessuno ci ha mai chiesto di fare cambiamenti precisi verso un sistema o l'altro. Anche il frequente "ce lo chiede l'Europa" è sempre più spesso abbinato a nuove forme di tassazione o inasprimenti delle stesse e non verso a una maggiore funzionalità dell'apparato amministrativo.

Storicamente ci sono stati vari tentativi, perlopiù violenti, di unificare il continente. Lasciando da parte l'espansione romana, troppo lontana e troppo diversi i vari popoli sottomessi, un buon esempio di come si integrano sistemi diversi, ce lo fornisce l'invasione napoleonica.

Prima di Napoleone, i vari Stati che componevano l'Europa avevano monete, sistemi fiscali, persino unità di misura diverse da paese a paese. Cosa fece l'amministrazione napoleonica per amministrare al meglio il nuovo impero? La cosa più razionale che si potesse fare: si unificarono i sistemi amministrativi di tutte le nazioni invase, in modo da avere una certa uniformità nel continente. Di sicuro non si cominciò dalla moneta unica! Il sistema metrico decimale napoleonico che sostituì piedi, braccia, trabucchi e libbre varie ecc., ha avuto un tale successo che è ancora in uso oggi.

Oggi l'Europa di Bruxelles dovrebbe comportarsi così. Imponendo in tutto il continente la stessa organizzazione statuale, gli stessi codici, le stesse norme, dalla burocrazia civile a quella giudiziaria, dall'organizzazione dello Stato a quella dell'economia. Solo così l'euro moneta unica avrebbe un senso.

Se non si vuole andare in questa direzione, è meglio che le nazioni meno strutturate come la nostra lascino la moneta unica prima che sia troppo tardi. E' meglio ritrovare la propria sovranità politico-economica in modo da compensare i difetti intrinseci della nazione con necessarie svalutazioni competitive. La nostra nazione si evolverà naturalmente come ha sempre fatto, ma lo farà con i suoi tempi e seguendo le sue strade. Se ritroveremo la nostra sovranità, la nostra autonomia di scelta, ritornerà anche maggiore entusiasmo e voglia di fare e di cambiare.

"Mai come oggi il Nord e il Sud appaiono come due Nazioni immensamente lontane. Entrambe abitate perlopiù da anziani: parti separate di un’Italia dove in pratica sta cessando di esistere anche qualunque mobilità sociale; dove circa un terzo dei nati dopo gli anni ‘80 ha visto peggiorare la propria condizione lavorativa rispetto a quella del proprio padre."
(www.corriere.it)

Questo della differenziazione delle macro regioni europee è un fenomeno imprevisto, ma forse non imprevedibile della costruzione europea. Anche in questa direzione politica esiste il pericolo di distruggere ciò che i nostri antenati costruirono 150 anni fa con grande sacrificio di sangue. Possiamo consolarci con il fatto che questo fenomeno è europeo, non riguarda solo l'Italia (vedi: "Caleidoscopio politico d'Europa"), ma è una magra consolazione. E' comunque un fenomeno di nuovo causato dalla cattiva costruzione europea.

"Di coloro che negli ultimi vent’anni hanno avuto nelle proprie mani le sorti dell’industria e della finanza del Paese. Quale capacità imprenditoriale, che coraggio nell’innovare, che fiuto per gli investimenti, hanno in complesso mostrato di possedere? La risposta sta nel numero delle fabbriche comprate dagli stranieri, dei settori produttivi dai quali siamo stati virtualmente espulsi a opera della concorrenza internazionale, nel numero delle aziende pubbliche che i suddetti hanno acquistato dallo Stato, perlopiù a prezzo di saldo, e che sotto la loro illuminata guida hanno condotto al disastro. Naturalmente senza mai rimetterci un soldo del proprio. Né meglio si può dire delle banche: organismi che invece di essere un volano per l’economia nazionale si rivelano ogni giorno di più una palla al piede"
Della dinamica economica prodotta dall'euro si è ormai scritto ed analizzato molto. A causa della moneta unica, i capitali sono transitati facilmente dai paesi forti a quelli deboli. Quando quest'ultimi hanno deluso le aspettative di guadagno del centro Europa, i capitali con altrettanta velocità sono ritornati indietro, lasciando i paesi deboli fra cui l'Italia, senza più coperture finanziarie. Con le banche nazionali ridotte a relitti piene di insolvenze, con gli industriali in crisi di liquidità ma anche deprivati di un mercato di sbocco perché il lavoro è al collasso e gli italiani non dispongono più degli strumenti finanziari "facili" di un tempo.

In questa situazione i nostri impianti industriali e le nostre attività si svalutano pesantemente e divengono più facilmente preda di aziende straniere (vedi "Un altro regalo dell'euro").

"E di tutte queste cose si nutre lo scoraggiamento generale che guadagna sempre più terreno, il sentimento di sfiducia che oggi risuona in innumerevoli conversazioni di ogni tipo, nei più minuti commenti quotidiani e tra gli interlocutori più diversi. Mentre comincia a serpeggiare sempre più insistente l’idea che per l’Italia non ci sia più speranza. Mentre sempre più si diffonde una singolare sensazione: che ormai siamo arrivati al termine di una corsa cominciata tanto tempo fa tra mille speranze, ma che adesso sta finendo nel nulla"

Qui mi viene facile rispondere a Galli della Loggia, osservando quanto sta avvenendo a livello politico in tutta Europa. Com'è che i popoli europei stanno cercando di ritrovare il sentimento di fiducia? semplice, votando Alba Dorata in Grecia, Marin Le Pen in Francia e il M5s in Italia. Non voglio accostare politicamente i tre movimenti citati, perché di sicuro quello italiano non è fascista, evidentemente li italiani non ci cascano più. Ma sono accomunai dal fatto di essere movimenti di rottura che mettono in dubbio pesantemente la costruzione europea. Ecco come intendono gli europei ritrovare la fiducia in se stessi: abbandonando l'Unione Europea!

"Abbiamo dunque bisogno di una classe dirigente che - messa da parte la favola bella della fine degli Stati nazionali e l’alibi europeista, che negli ultimi vent’anni è per lo più servito solo a riempire il vuoto ideale e l’inettitudine politica di tanti - si compenetri della necessità di un nuovo inizio. Ripensi un ruolo per questo Paese fissando obiettivi,stabilendo priorità e regole nuove: diverse, assai diverse dal passato."
(www.corriere.it)

Ovviamente se avessimo una classe dirigente lungimirante, adotteremmo velocemente quei cambiamenti che ci rendano efficienti come Germania e Francia, per fare un esempio. Ma non ce l'abbiamo e non possiamo nemmeno inventarcela. Se è vero che per esempio Monti è stato lesto nel ridurre i diritti pensionistici degli italiani, è altrettanto vero che la nostra classe dirigente non ha pensato nemmeno per un millisecondo a ridurre i propri privilegi. E molto spesso questi privilegi si riflettono direttamente sull'efficienza della nazione. Per esempio certe connivenze politico-economiche nelle banche, o certi posti privilegiati in enti inutili che andrebbero aboliti, e certe norme burocratiche contorte che favoriscono illeciti politici o quantomeno rendite di posizione politico-amministrative ecc.
Solo con una rivoluzione violenta di solito si cambiano in toto le classi dirigenti. Non è il caso italiano, malgrado i momenti di violenza nelle manifestazioni a Roma di ieri.

"Con le «larghe intese», sfortunatamente, non si diminuisce il debito, non si raddoppia la Salerno-Reggio Calabria, non si diminuiscono né le tasse né la spesa pubblica,non si elimina la camorra dal traffico dei rifiuti, non si fanno pagare le tasse universitarie ai figli dei ricchi, non si fa ripartire l’economia, non si separano le carriere dei magistrati, non si costruiscono le carceri, non si aboliscono le Province, non si introduce la meritocrazia nei mille luoghi dove è necessario, non si disbosca la foresta delle leggi, non si cancellano le incrostazioni oligarchiche in tutto l’apparato statale e parastatale; e, come è sotto gli occhi di tutti, anche con le«larghe intese» chissà quando si riuscirà a varare una nuova legge elettorale, seppure ci si riuscirà mai. Si tira a campare, co le «larghe intese», questo sì: ma a forza di tirare a campare alla fine si può anche morire . "
(www.corriere.it)

La situazione politica non può che risentire di questa situazione precaria generata dalla crisi dell'euro. Ovunque nell'Europa meridionale i governi sono tenuti su con lo sputo. E' così in Portogallo dove è già intervenuta la Troika a scongiurare una crisi. E' così in Spagna dove un governo travolto dagli scandali è mantenuto in vita artificialmente. E' così in Grecia dove il governo si regge con un deputato di scarto e non appena si è avuto sentore delle dimissioni dei parlamentari di Alba Dorata sono scattati gli arresti.
Il governo italiano è il risultato della protesta antipolitica: da una parte chi sostiene il cieco europeismo, e il giogo dello straniero e dall'altra chi vuole il referendum sull'euro...

sabato 19 ottobre 2013

Mi tocca dare ragione a De Benedetti


Questo è il colmo. Mi ritrovo incredibilmente d'accordo con C. De Benedetti che forse influenzato dal pessimismo cosmico proveniente dall'Inghilterra (vedi "Desertificazione Italia" e "Un po' di sano (e fondato) catastrofismo... "), sostiene che l'Italia ha una condotta insostenibile e un futuro segnato. E lo dice proprio lui che di una certa casta di sfasciatori e prosciugatori delle risorse nazionali fa pienamente parte. De Benedetti l'affossatore dell'industria elettronica italiana, lo speculatore che si è spesso impossessato delle spoglie dell'industrializzazione italiana per farne lauti guadagni personali, ma non ha mai costruito nulla per il futuro d'Italia. E non appena aveva qualcosa per le mani di funzionante lo rivendeva (vedi Omnitel) per guadagnarci una plusvalenza.

L'editore di Espresso e Repubblica il cui direttore ombra Scalfari fa riunioni segrete con i massimi rappresentanti italiani delle "cosche Bilderberg", cioè Draghi, Napolitano e Letta, emanazione dei poteri plutocratici che stanno pranzando sulle spoglie dell'Italia. L'editore di Repubblica che è il massimo organo italiano del Pud€ (partito unico dell'euro) che ha per obiettivo distorcere la realtà reclamizzando le progressive sorti dell'euro e declamare ai quattro venti le "palle spaziali" del premier: "Per la prima volta abbiamo abbassato le tasse...".

Eppure proprio Lui, spara queste perle di verità:

"L’Europa, e l’Italia in particolare, oggi sono la zavorra della crescita mondiale".
...
Il declino "non solo economico", ma quello che "più deve preoccuparci è una sorta di declino moraleche noi italiani stiamo vivendo. E' senso di frustrazione, quasi di avvilimento, che sta contagiando tutti, anche noi imprenditori, anche quei giovani che devono essere invece la molla del rilancio".

"Quando sento parlare di segnali di ripresa che stiamo o che dobbiamo agganciare penso subito che l’interlocutore stia provando a fregarmi", ha aggiunto, ricordando quando Mario Monti "vedeva la luce in fondo al tunnel nell’estate del 2012. Ebbene stiamo tutti lì a guardare dall’altra parte del tunnel ma è sempre nero pesto".

"No, non c'è niente di normale in questo Paese", risponde a chi gli chiede se l'Italia sia un Paese normale a margine del suo intervento. "Serve unarivoluzione culturale e generazionale. Non c'è niente altro da fare".

Sulla legge di Stabilità: "Ci avevano detto di aspettare, ma dov'è la svolta? Dov'è l'ambizione del rilancio della crescita? Ma non sono Letta e Saccomanni. Cosa possiamo aspettarci, se non il minimo sindacale da questo Governo, da questa politica? In quest'Italia? In questa situazione?".
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"va ribaltata dal profondo questa Italia vecchia, bloccata dalle rendite di posizione, dagli interessi di parte, dal cinismo di chi considera il potere un fatto privato da gestire a scopi privati". Per De Benedetti "è la classe dirigente da cambiare. Le consorterie da combattere, così come i poteri di veto sindacali e soprattutto - ha concluso - questa orribile politica che si occupa sempre dall'alto e mai dei problemi del Paese".
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"Il salvataggio di Alitalia da parte dei cosiddetti capitani coraggiosi (come Silvio Berlusconi aveva definito la cordata di imprenditori italiani che rilevò la compagnia aerea nel 2008, ndr) è stato un perverso scambio di interessi tra una politica che mira al consenso immediato e imprese e banche che guardano al tornaconto immediato e, a volte, personale".
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"è stato sacrificato in vent’anni fino all’umiliazione finale di vederlo passare agli spagnoli con un’operazione che ha dello scandaloso. Nessuna Opa (Offerta pubblica di acquisto, ndr), nessuna trasparenza per i piccoli azionisti, solo una intesa più o meno sotterranea con le banche che non vedevano l’ora di ridurre la propria esposizione" ha sottolineato. "Uno dei momenti più bassi della Caporetto del capitalismo".

(www.wallstreetitalia.com)

De Benedetti parla dalla Svizzera come se non facesse parte della classe "dirigente da cambiare" italiana, parla di salvataggi d'azienda proprie lui che ne ha spolpate tante. Ma a parte l'incongruenza delle sue parole con le azione del passato ha pienamente ragione.

Il problema è che sulle diagnosi dei mali italiani si è un po' tutti d'accordo, è sulle terapie che non c'è nessun accordo fra le varie componenti politiche e sociali italiane. Chiaramente anche De Benedetti è per le "riforme", ma quelle che prevedono la distruzione del welfare, la depauperazione sociale, la distruzione dei poteri che gli si contrappongono come quelli legati a Berlusconi e l'arricchimento dei soliti noti. Il concetto di riforme di questi personaggi è sempre elitario e in direzione autoritaria.

Come le "riforme" strutturali che chiedeva Monti e che sono state il pretesto per dimettersi da se stesso, dalla sua creatura Scelta Civica. Tutti i suoi processi politici avvengono nel suo intimo immaginario. E' stato lui ad inventare la frase: "la ripresa e dentro di noi". E' stato nel suo intimo che ha creduto di essere uno statista. E così mestamente si esaurisce il "montismo", una parentesi grigia fra le parole "ti tasso"...
E con esso sparisce anche la speranza delle élite alla De Benedetti nel poter imporre le loro folli idee di "contro-riforma" al paese senza conseguenze.

venerdì 18 ottobre 2013

Gli Usa arrancano fra una crisi e l'altra


Quando le cose comincino ad andare male, prima o poi peggiorano. Un guaio tira l'altro. E' quello che sta accadendo agli Stati Uniti che hanno cominciato ad attraversare crisi e scandali pesanti dalla fine degli anni '90. Il mondo finanziario Usa ha iniziato ad andare in corto circuito da quando la finanza si è liberata dai controlli statali. Da quando è diventata più libera, e come un bolide senza più limiti di velocità, molto spesso in questi anni si è schiantata contro ostacoli prevedibili.

E' cominciato tutto con la corsa al rialzo dei titoli tecnologici a fine anni '90, che acquisirono valori stratosferici molto spesso senza nessuna giustificazione economica reale. Titoli legati a portali internet salivano a stecca tenendo in considerazione più il numero di utenti collegati che i reali guadagni delle compagnie. Tanto che alcuni di essi raggiunsero capitalizzazioni superiore alle storiche industrie chimiche, alimentari, energetiche e meccaniche. Pareva bastasse acquistare un dominio internet accattivante per creare dal nulla enormi ricchezze.
Nel 2000 il gioco venne allo scoperto e la galassia dei titoli tecnologici crollo bruciando nella caduta milioni di dollari. Molte di quelle compagnie che erano state create solo per specularvi, scomparvero per sempre. Resistettero alcuni titoli legati a portali e motori di ricerca internazionali, ma con valutazioni più realistiche, legate alle effettive redditività delle società quotate.

Subito dopo, nel 2002, venne alla luce lo scandalo Enron, un altra enorme truffa finanziaria:

"Ci sono storie talmente assurde che uno si sente in imbarazzo a raccontarle.
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La Enron, colosso dell'energia, settima industria Usa per fatturato, un giro d'affari superiore a quello di molti stati africani messi assieme, e' fallita licenziando migliaia di dipendenti. Ma questo fallimento e' stato particolarmente disastroso perche' i dirigenti della Enron avevano avuto un'idea geniale: vendere azioni dell'azienda ai dipendenti costringendoli pero' a un accordo che li vincolava a non rivendere le azioni. Cosi' quando il valore della Enron e' crollato in borsa da 86 dollari a 26 centesimi, bruciando quasi 60 miliardi di dollari nel giro tre mesi, i dipendenti che avevano investito tutti i loro risparmi in quei titoli hanno guardato crollare le quotazioni in borsa, senza poter fare nulla.
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Le azioni Enron erano considerate solidissime e negli anni '90 il loro valore era cresciuto di 10 volte. La stampa Usa magnificava la Enron: nel 1996 la rivista Fortune la indicava come l'azienda piu' innovativa del pianeta
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si e' scoperto che quelli della Enron avevano trovato un metodo efficacissimo per essere simpatici: pagavano l'amicizia a peso d'oro ... Ma nessuno e' in grado di dire quanti politici e funzionari pubblici la Enron abbia foraggiato in tutto il mondo, si parla di decine e decine di milioni di dollari e di opere faraoniche realizzate per compiacere i politici.
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si scopre che i dirigenti della Enron avevano costituito una rete di societa' che prendevano commesse di lavoro dalla Enron fatturando cifre vertiginose che finivano in compiacenti paradisi fiscali. E non si tratta delle misere 64 societa' fantasma del povero Berlusconi. Le societa' sussidiarie della Enron sono 881, domiciliate in alcuni tra i piu' affidabili paradisi fiscali del pianeta: 692 alle Cayman, 119 alle Turks e Caicos, 43 alle Mauritius, 8 alle Bermuda. Questo meccanismo raffinatissimo e' servito per stornare guadagni prima e per nascondere le perdite. La Enron nella sua fase discendente e' riuscita a contabilizzare 600 milioni di profitti inesistenti. Tra l'altro, grazie a questo sistema la Enron e' riuscita a non pagare una lira di tasse in 4 degli ultimi 5 anni. Anzi, nel 2000 un'imposta di 112 milioni di dollari si era trasformata alla fine in un credito di 278 milioni di dollari. Sostanzialmente si svuotavano le casse dell'azienda e si faceva a meta' con i politici e con le istituzioni addette al controllo della regolarita' dei bilanci."

(www.fisicamente.net)

Ed era il 2002 quando la Enron crollava nei suoi errori, nei suoi crimini finanziari, nelle sue truffe coinvolgendo finanza e politica statunitense. E purtroppo anche molti lavoratori ed utenti ignari.

Il 2006-2007 non era distante. E nel 2007 era la volta di una crisi finanziaria ancora peggiore, che coinvolse una grande banca americana portandola al fallimento: la Lehman Brothers.

"Il 15 settembre 2008 la società ha annunciato l'intenzione di avvalersi del Chapter 11 del Bankruptcy Code statunitense[1] (una procedura che si attua in caso di bancarotta) annunciando debiti bancari per US$ 613 miliardi, debiti obbligazionari per US$ 155 miliardi e attività per un valore di US$ 639 miliardi.[2] Quella annunciata è la più grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti.[3]La società è ancora esistente, fino al completamento della procedura di bancarotta
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Nell'agosto 2007 la società ha chiuso la sua banca dedicata ai prestiti subprime, BNC Mortgage, eliminando 1.200 posti di lavoro in 23 sedi e registrando una perdita dopo le imposte di US$ 25 milioni e una riduzione di US$ 27 milioni del goodwill. Lehman ha dichiarato che le scadenti condizioni del mercato nel settore di mutui "hanno reso necessaria una sostanziale riduzione delle risorse e dell'impegno nell'area dei prestiti subprime".[33]

Nel 2008 Lehman ha affrontato una perdita senza precedenti per la persistente crisi dei mutui subprime. Tale perdita era apparentemente la conseguenza del mantenimento di ampie posizioni nel settore dei mutui subprime e di altri titoli a basso rating relativi alla cartolarizzazione di tali mutui;"

(it.wikipedia.org)

Mutui subprime che solo un'economia senza regole avrebbe potuto consentire:

"... quei prestiti che, nel contesto finanziario statunitense, vengono concessi ad un soggetto che non può accedere ai tassi di interesse di mercato, in quanto ha avuto problemi pregressi nella sua storia di debitore.

I prestiti subprime sono dunque prestiti rischiosi sia per i creditori sia per i debitori, vista la pericolosa combinazione di alti tassi di interesse..."

(it.wikipedia.org)

Ma la matematica finanziaria creativa aveva trovato il modo di diluire il rischio impacchettando le quote di questi mutui (che andrebbero definiti come inesigibili), in altri strumenti finanziari piuttosto oscuri e venduti a soggetti terzi. Malgrado questi trucchetti finanziari la Lehman Brothers non riuscì a sopravvivere. La finanza con le mani libere, il bolide senza limiti di velocità, si era schiantato nuovamente.

La nuova grande crisi trascinatasi fino al 2008 è stata devastante e la sta pagando tutto il mondo ancora oggi. La crisi europea, in fondo è anche figlia di quella americana. Anche se in Europa la crisi importata dall'America ha fatto da detonatore alla crisi latente dell'euro. Nella zona euro la crescita era latente da tempo a causa delle contraddizioni della moneta unica. 
Lo Stato Usa successivamente al 2008, per rimediare alla crisi si è impegnato al salvataggio dell'economia, delle banche soprattutto, gonfiando pericolosamente il debito pubblico.

"Nell'aprile 2009, il Fondo Monetario Internazionale ha stimato in 4.100 miliardi di dollari Usa il totale delle perdite delle banche ed altre istituzioni finanziarie a livello mondiale[3]. La cifra colossale, delle svalutazioni delle attività delle banche a causa della crisi, per rendere l'idea, corrisponde ad un reddito annuo di 20.500 dollari per 200.000.000 di lavoratori, oppure ad 1/3 dello stesso stipendio annuo per 600.000.000 di lavoratori o alla riduzione di 1/5 dello stesso stipendio per cinque anni."
(it.wikipedia.org)

Il bello è che malgrado tutti i danni provocati dal liberismo sfrenato, i suoi sostenitori e gli attori del capitalismo senza regole, oggi hanno trovato la causa della crisi negli eccessivi debiti pubblici, nei bilanci statali troppo gonfiati e nella mancanza di produttività dello Stato (che vuol dire che diritti e welfare sono un costo insostenibile).

Passando dal 2008 ad oggi, non poteva mancare anche una mega truffa in perfetto "schema Ponzi": raccolgo denaro allettando gli investitori con interessi molto alti, che ripago con la raccolta del denaro del cliente/truffato successivo, fino all'inevitabile tracollo...

"Bernard Madoff (New York, 29 aprile 1938) è un criminale statunitense, accusato di una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi.
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Era consigliere della Sy Syms School of Business della Yeshiva University, del New York City Center e membro del Cultural Institutions Group. È stato anche presidente del NASDAQ, il listino dei titoli tecnologici statunitensi.[3]
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L'11 dicembre 2008 Madoff è stato arrestato dagli agenti federali che lo hanno accusato di aver truffato i suoi clienti causando un ammanco pari a circa 50 miliardi di dollari.[4] La sua società si è infatti rivelata come un gigantesco schema di Ponzi."

(it.wikipedia.org)

E così arriviamo all'oggi, ai problemi politici ed economici dell'amministrazione americana, che grazie alla finanza senza regole degli ultimi 20 anni, si trova in gravi difficoltà.
Certo lo Stato ha le sue colpe, ma la principale è stata quella di essersi sobbarcato errori e colpe provenienti dall'economia privata. I bilanci e i debiti sono diventati insostenibili, ma non a causa della cattiva gestione pubblica. Almeno non del tutto.

E così gli Usa passano da Quantitative easing (stampa di dollari), a minacce di tapering (rallentamento della stampa di dollari) che mandano in estasi o fibrillazione le borse, a lotte politiche sui costi pubblici: cioè il recente "fiscal clift" che ha provocato un aumento dell'imposizione fiscale per la fine di certe agevolazioni, lo "Shutdown" degli scorsi giorni, e il "debt celling" che è stato rimandato a gennaio 2014.

"Lo shutdown avviene quando il congresso USA non riesce a trovare un'accordo sul budget per l'anno fiscale successivo, che inizia il 1 ottobre. E come se tu e tua moglie o tuo marito non foste d'accordo sui soldi che dovete spendere nell'anno successivo. Questo vi porta a dover discutere per trovare un accordo e non spendere perché non conoscete ancora il budget futuro
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Il Debt Ceiling (DB) non è una conseguenza dello Shutdown, anche se ovviamente è ad esso correlato per il fatto che se il budget di spesa comporta un aumento del debito è chiaro che non accordo sul budget potrebbe essere dovuto alla non volontà di aumentare il debito. Quindi il DB non è niente altro che un limite al credito che si vuole chiedere agli investitori per poter far fronte alle spese degli USA. La sua data di nascita è il 1917, e da allora è cresciuto molto. Il congresso l'ha alzato per ben 78 volte, di cui 49 sotto un presidente repubblicano e 29 volte sotto un presidente democratico. Per semplificare è come se tu e tua moglie o marito voleste fare un mutuo aggiuntivo ma non andate in accordo sul farlo, perchè uno dei due ritiene che sia meglio ridurre le spese e l'altro che sia meglio accendere il mutuo e spendere di più."

(borsadocchiaperti.blogspot.it)

La situazione è risolta solo temporaneamente. Gli Usa stanno ancora pagando i disastri dei mutui subprime, che nel frattempo sono transitati dai consigli d'amministrazione delle banche, al Congresso e Senato di Washington. La sensazione è che la strada sia ancora lunga e che gli Usa andranno incontro a nuovi problemi economici se non verranno prese misure per regolamentare il mondo finanziario e se non verranno fatte fallire, e perciò azzerati i debiti inesigibili, tutte quelle società che hanno fatto investimenti impossibili o degni di Las Vegas.

"Il Senato e la Camera americani hanno votato sì all'accordo sull'aumento del tetto del debito del Paese. "Abbiamo raggiunto il compromesso per alzare il tetto del debito e riaprire il governo", aveva detto in precedenza il senatore democratico, Harry Reid
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Il default spostato di quattro mesi - La riapertura dello Stato Federale sino al 15 gennaio e l'innalzamento del debito sino al 7 febbraio. Oltre a modifiche fiscali marginali alla riforma sanitaria, la Obamacare. E' quanto prevede, in sintesi, l'accordo bipartisan raggiunto al Senato."

(www.tgcom24.mediaset.it)

Quindi avremo altri mesi di fibrillazione e sfiducia che investirà gli Usa. La più grande potenza economica mondiale sta perdendo smalto, e i nuovi emergenti non esitano a bacchettare i vecchi maestri:

"Nuovo Pardigma Mondiale: Dagong Global (CINA!!!!!!) Declassa gli USA e il Dollaro si Sfracella

L’agenzia cinese di rating Dagong, considerata più indipendente rispetto alle tre sorelle Fitch, Standard&Poor’s eMoody’s ha tagliato il rating sul debito degli Stati Uniti da “A” ad “A-”.

Signore e signori stiamo assistendo alla morte del soft power americano, le tre sorelle (puttane) del rating non contano più un cazzo, la Cina detta legge sui mercati finanziari e si fotta la FED. Gli Usa hanno fatto i furbetti scherzando con il loro megadebito galattico?

E Dagong Global li ha messi sotto il Botswana come merito di credito."

Gli Usa riusciranno ad invertire la strada del declino che hanno intrapreso in questi anni? Possono ancora riuscirci, ma per farlo devono prendere coscienza delle vere cause della loro crisi. Devono ritornare a mettere sotto controllo i bolidi finanziari, ritornando a imporre divieti e limiti come si fa comunemente con il codice stradale. Non si può più permettere che la finanza si trasformi in un casinò senza regole. 

Questa è una componente essenziale dell'economia, ma deve tornare ad essere complementare alla produzione di beni e servizi e non protagonista e produttrice di redditi che poi in realtà si dimostrano pura finzione. Il problema è che, come avviene in ogni parte del mondo, la politica è eccessivamente intrecciata con gli interessi economici, quindi difficilmente i "rappresentanti del popolo" prenderanno provvedimenti per limitare i loro finanziatori. Perché ciò accada, è necessario che avvenga una crisi molto grave che coinvolga anche i nuovi potenti della finanza. Purtroppo per ora quest'ultimi non hanno motivo di cambiare atteggiamento e limitare i rischi: stanno guadagnando moltissimo da questo sistema casinò, e se ciò avviene a discapito del 99% della popolazione... peggio per noi!