mercoledì 30 novembre 2011

Esperimento tedesco


Ormai l'Italia non è più uno Stato dotato di propria sovranità nazionale, ma un esperimento in mano a non ben delineate menti nordiche. Sembra che ci siano degli illuminati (non quelli della spectra...) che vogliono vedere cosa succede se a una nazione indebitata come la nostra si tagliano i crediti e gli si impedisce la crescita. C'è una fazione che sostiene che la nazione in questione va in rovina, un'altra che sostiene invece che diventerà virtuosa e salirà nell'olimpo, anzi nel walhalla delle nazioni ariane. 
Pare che al centro dell'esperimento ci sarebbe una scommessa di un euro (vedi "Una poltrona per due").

Ecco cosa ne pensa cobraf (www.cobraf.com)

FARANNO UN ALTRA LEHMAN IN ITALIA ?
Link - www.comedonchisciotte.org

lunedì 28 novembre 2011

Ce la faremo? (4° parte)



Mentre l'FMI e tutte le "plutocrazie giudaico massone" da Metropolis a Paperopoli minacciano un default a catena dei PIIGS europei, la Germania continua per la sua strada indifferente. In realtà anche il punto di vista tedesco è meritevole di essere considerato. La verità è che nessuno sa cosa fare in questi frangenti, tutti gli esperti/responsabili dicono "vedremo come andrà a finire" ma nessuno osa una soluzione. 
Riporto alcune considerazioni "destrorse", ma a questo punto penso che analisi e proposte siano piuttosto trasversali.

Condivido in pieno l'analisi che fa (anzi riporta) N. Porro sul suo blog:

"guarda Nicola che Berlusconi è un disastro, ma su questa vicenda non c’entra un bel nulla. Vogliono fare fuori l’euro e partono dal confine più debole, anche per colpa delle mancate riforme del cav, che è l’Italia. Togliete di mezzo il cav e non avete risolto nulla. Venerdì i nostri titoli erano ancora alle stelle e a tassi superiori rispetto agli omologhi Bonos spagnoli."
...
"5. in questo scenario le manovre, quelle estive del Cav e quelle che si appresta a fare Monti, non serviranno a niente. Nulla. Sui mercati finanziari ma avranno un effetto depressivo sull’economia. Una botta da cui non ci riprendiamo. Occorre infatti calcolare che le manovre del Cav entreranno a regime del 2012 e 2013 e a queste si sommerà quela di Monti. Un disastro per l’economia.
6. L’unica via d’uscita è seguire quanto hanno fatto gli americani, che hanno tutto l’interesse a sfasciare l’euro. Stampare moneta come fanno loro. Insomma rendere la Bce come la Fed. Ciò non vuol dire mantenere la nostra attitudine spendacciona. Bisogna tagliare la spesa pubblica. Ma al punto a cui siamo arrivati non basta."

E ancora dal Giornale, una proposta di I. Magli che avevo già trovato su un blog di sinistra (di G. Chiesa www.giuliettochiesa.it) a rimarcare della trasversalità dei punti di vista:

"Si sente dire in questi giorni che alcune grandi banche americane stanno preparandosi al crollo della moneta unica: non è possibile che i capi dei governi europei, responsabili della vita e dei beni di centinaia di milioni di persone, si rifiutino di ammettere questa possibilità preparando una qualche via di fuga, un’estrema uscita d’emergenza. È un loro preciso dovere predisporre un ordinato ritorno alla moneta nazionale in caso di necessità, invece di aspettare il caos del crollo globale. Gli strumenti a disposizione non mancano. Faccio un solo esempio: la lira non è ancora andata fuori corso. Si può cominciare ad emettere una parte dei titoli di Stato in lire esclusivamente per il mercato italiano e a far circolare la doppia moneta, così come si è fatto nel primo periodo del passaggio all’euro.
Sappiamo bene quanto siano capaci di creatività i tecnici della finanza: la mettano all’opera."

Penso che la proposta di introdurre una doppia circolazione euro/nuove lire potrebbe funzionare nell'emergenza. Potrebbe essere considerata una specie di sospensione parziale dalla moneta unica, in attesa di provvedimenti comunitari che tutelino meglio l'euro. Un provvedimento a garanzia della stabilità economica dell'Italia, ma anche delle nazioni europee più forti.

sabato 26 novembre 2011

Povertà incipiente



L’occidente è destinato a un futuro di austerità e impoverimento. E’ un dato di fatto, che quando si sono fatti debiti stratosferici, alla fine per pagarli si devono ridurre i consumi. E’ già successo nel caso dei debiti contratti con le guerre. Ne parla Krugman qui:

Quell'austerity che non genera la voglia di ricostruire

Ma afferma anche, che dopo una guerra, i popoli sono consapevoli delle difficoltà, perché l’austerità è un clima triste, ma naturale che permea tutta la nazione. Dai quartieri ricchi a quelli poveri.

Nel nostro caso è veramente incomprensibile un’austerità che ti piomba addosso quando tutto prima andava bene: la gente era spinta a consumare e indebitarsi, i governi concedevano sempre nuovi servizi e aiuti fiscali. E’ logico che i popoli si sentano traditi, anche più di quando escono da un conflitto.

Il mondo è fortemente indebitato, soprattutto la parte di pianeta ritenuta la più sviluppata. Un libro inchiesta uscito nel 2010: “2012, la grande crisi” di A. Giannuli già prefigurava il sentiero accidentato che stiamo percorrendo oggi. E la profezia era dovuta sia all’analisi della crisi 2008 non risolta, sia alla previsione di finanziamento di immensi debiti pubblici.

Giannuli scrive: “…nel 2009 c’è stato un boom di emissioni di titoli di debito pubblico, le quali sommavano il rifinanziamento di quelli in scadenza con i nuovi debiti per assorbire i titoli tossici e sostenere le banche (2.000 miliardi di dollari gli Usa, 121 miliardi di sterline l’Inghilterra, 400 miliardi di dollari il Giappone, 350 miliardi di euro l’Eurozona)”

Questi titoli nuovi si sommano a quelli vecchi e dopo qualche anno vanno in scadenza e quindi rifinanziati:
“… fra il 2012 e il 2014 si profila una ondata di obbligazioni da finanziare che non ha precedenti. E la punta massima verrà nel 2014 con una somma totale pari a circa 10.000 miliardi di dollari e 5.000 miliardi di euro. La situazione è aggravata anche dal crescente disavanzo della maggioranza degli stati… in parte dovuto agli interessi sul debito, … in parte per i debolissimi tassi di crescita…”

La situazione in cui si trova l’occidente è tutta condensata in questa frase: ancora più impressionante se si considera che l’attuale debito Usa è di circa 15.000 miliardi di dollari e quello europeo di sicuro supera i 5.000 miliardi di euro. Inoltre si sommano altri fattori non secondari: la carenza sempre maggiore di materie prime e l’invecchiamento della popolazione dei paesi ricchi.

Diventa quindi assai complicato per le maggiori economie del mondo reperire sempre nuove risorse finanziarie in un mondo le cui risorse fisiche sono definibili, non infinite. Come scrivevo in post precedente, la nostra Terra diventa sempre più un’isola con risorse limitate, che ci costringerà a ridurre le nostre velleità di espansione continua.

La soluzione al problema, potrebbe essere una crescita programmata a livello mondiale, come nelle vecchia Unione Sovietica e la ricerca attraverso la scienza di nuove risorse che sostituiscano quelle attuali, in primis le energetiche da idrocarburi.

Ma è probabile che i “bagordi” a cui siamo stati abituati (o abbiamo assistito) in questi anni dovranno cessare, anche se si scoprisse la pillola che trasforma l’acqua in benzina.

Per noi italiani, questo cambio di paradigma economico-politico è già evidente in questi giorni: archiviato Mr. B. con le sue ballerine luccicanti di pailettes, abbiamo ora il look della borghese grisaglia del proff. M. Monti. Ed è solo l’inizio, solo un cambio di immagine.

Necessariamente ci sarà un cambio di sostanza, come già si è visto nell’esperimento greco. Ma per forza di cose questa austerità colpirà tutto l’occidente. Anche le nazioni che non andranno in default, saranno comunque costrette a rivedere le politiche sociali e ad impoverirsi ulteriormente.
Non sarà sufficiente ridurre gli sprechi e le ruberie. Che comunque nel nuovo clima mondiale andranno diradandosi, ci sarà sempre meno “maloppo” su cui mettere le mani.

I paesi PIIGS saranno quelli all’inizio più penalizzati, perché le difficoltà della Comunità Europea che non decolla come unità politica, li affosserà maggiormente. Sia che decidano di rimanere nell’euro che decidano di tornare a una moneta nazionale.
Se tornassero a una moneta nazionale avrebbero il vantaggio di stamparne a tonnellate, ma lo svantaggio di un’inflazione devastante. Si ritroverebbero nella situazione della Turchia di alcun anni fa, che quando si stipulava un contratto di acquisto di un bene immobile o mobile costoso, si preferiva pesare la cartamoneta, piuttosto che contarla.

Ma poi verrà il turno delle economie più forti, come quella tedesca, inglese e americana. La Germania potrebbe scaricare facilmente il fardello degli stati europei periferici pensando in questo modo di cavarsela. Ma la sua economia manifatturiera potrebbe incorrere in un improvviso stop a causa di una moneta troppo forte, e più ancora in mancanza di mercati dove esportare.
Gli Usa e l’UK continueranno a fare quello che già stanno facendo, stampare nuova moneta per ricomprarsi il debito. Non credo che questo gioco durerebbe all’infinito, e anche se funzionasse all’infinito prima o poi sia il dollaro che la sterlina dovranno essere svalutate pesantemente. In definitiva la ricchezza interna dei rispettivi popoli si ridurrà in modo indiretto, e il costo delle materie prime tenderà a crescere sempre più.

Noi italiani ci troviamo sul confine tra paesi periferici dell’eurozona e paesi eccellenti a livello mondiale. Ma comunque, la sorte che ci attende e sempre la stessa, o prima (con il fallimento) o dopo con le difficoltà di ricollocare il debito.

Ogni nazione in questi frangenti cercherà di fare per se. Lo si vede bene in questi giorni, con la Germania che non intende supportare il debito europeo.
Quindi dovremmo imparare a fare i conti da soli e solo con le nostre risorse. Alla fine lo Stato sarà costretto a tagliare parte dei suoi servizi e sostegno sociale. Se verrà reintrodotta la lira, il suo valore sarà almeno di un 30% inferiore rispetto all’euro attuale, ma alcuni sostengono che il suo valore potrebbe ridursi anche dell’80%. (Beppe Grillo ha proposto sul suo blog un sondaggio provocatorio, ma forse profetico: www.beppegrillo.it)

Quindi a livello di economia privata diventerà difficile e costoso per le nostre aziende reperire energia e materie prime (ammesso che trovino credito presso le banche). In compenso la manodopera costerà meno e le aziende nazionali (superstiti) non avranno bisogno di de-localizzare, potranno quindi esportare più facilmente. Invece i prodotti di importazione, provenienti dall’area euro e dollaro non ce li potremo più permettere.
Probabilmente i livelli di disoccupazione rimarranno alti comunque, perchè le esportazioni facilitate da livelli bassi di retribuzione, non consentiranno comunque di produrre un boom economico interno: si dovrà sempre fare i conti con i paesi emergenti, in primis la Cina, che saranno sempre concorrenziali rispetto a noi e alla carenza di mercati reddittizi.

In conclusione, siamo in pieno declino economico e politico. L’occidente è destinato a contare sempre meno.

Alcuni analisti vedendo questo trend, affermano di sentire odore di polvere da sparo. In effetti è vero che la crisi del ’29 si è poi trasformata nella II guerra mondiale. Le guerre a volte hanno la funzione di rilanciare l’economia (anche se è crudele ed immorale) grazie alle commesse statali per gli armamenti.

Ma oggi questa situazione mi pare improbabile a fronte di debiti pubblici già tremendamente elevati.
Non mancano comunque le occasioni. Le divergenze con l’Iran sulla produzione di armi nucleari; le stesse preoccupazioni con il pericolo che si riaccenda la guerra fra le due Coree, con l’aggravante di partecipare a una guerra nel cortile di casa cinese; le possibili divergenze e crisi tra Stati Uniti e Cina, anche se attualmente pare un’eventualità molto remota.
Nell’ultimo caso la questione potrebbe dipendere unicamente dalle sorti dell’economia cinese: se questa dovesse andare in recessione improvvisamente, il partito comunista potrebbe trovarsi in seria difficoltà. Per uscirne uno dei metodi storicamente più utilizzato è trovare un nemico esterno: l'unico che ha questo identikit sono gli Usa.

Buona austerità a tutti, in attesa dei provvedimenti montiani: sembra che Mago Monti abbia la bacchetta magica ancora in rodaggio, quindi ha ancora bisogno di qualche giorno.

venerdì 25 novembre 2011

W i crucchi



Ieri pensavo di aver esagerato nel dipingere la Germania accerchiata dagli alleati. Inoltre ho scelto come immagine Dresda bombardata dagli alleati, un simbolo della disfatta crucca. Mi sono chiesto se non sia stata una scelta un pò troppo pesante e cattiva.

Invece scopro oggi che ho solo anticipato una tendenza. Oggi i tedeschi mi fanno quasi tenerezza, sono sotto la pressione di opinionisti, giornali e blogger di mezza Europa. Da destra come da manca, tutti contro i Tedeschi. Sembra quasi che la crisi di debito sia stata generata da loro e non dai PIIGS!

Tutti vorrebbero mettere le mani nelle tasche del contribuente tedesco, vendere eurobond spacciandoli per bund germanico, o stampare moneta facendo spaventare a morte i tedeschi con inflazioni weimariane.
Eppure se ci si pensa un attimo, questo atteggiamento è di una disonestà lampante. Capisco le resistenze della Merkel, capisco meno che gli opinionisti e i politici europei non valutino questo punto di vista.

Per esempio, guardando a casa nostra, perchè nessun politico/tecnico non ha ancora proposto un piano serio per l'abbattimento del nostro debito pubblico? da mettere in atto in alcuni anni e da proporre ai mercati per vedere cosa ne pensino? Si preferisce la strada più facile, proporre agli altri di sacrificare una parte della loro ricchezza, per tamponare le nostre mancanze.

Da Prodi a Sarkò, tutti incavolati con la Germania che non vuole gli eurobond o usare la BCE come stamperia. Ma perchè invece di riunirsi Sarkò-Merkel-Monti non si riuniscono i premier dei PIIGS (quindi anche Monti) e decidono una strategia per diventare virtuosi come la Germania?

Anche perchè gli eurobond sarebbero una cura che incrementa la malattia. Si può continuare a produrre debito indefinitivamente, come stanno facendo Usa e Giappone? L'occidente è gravemente malato e penso a questo punto che nessuno ha ancora trovato la terapia giusta: quella crucca che prevede un salasso dietro l'altro a base di manovre e distruzione dello stato sociale non funziona; quella anglosassone che prevede di continuare ad anestetizzare il paziente con sempre nuovo debito, tampona i dolorosi effetti immediati ma li protrae nel tempo, e li fa quindi aumentare.

Bisogna cercare una terza via completamente diversa. Non so ancora quale potrebbe essere.

giovedì 24 novembre 2011

Fumata nera



Anche questa volta, la Merkel ha detto no, gli Eurobond non servono. Mago Monti non è stato in grado di fare la magia. In compenso ha definito le riforme italiane "impressionanti". Beata lei che le conosce!

Perchè in Italia queste riforme rimangono misteriose. Intanto però Monti e Sarkò hanno detto si all'unione fiscale, ma ai compratori di titoli italiani non importa molto.

Monti purtroppo ha i secondi contati: deve fare le cose bene e in fretta. I mercati non perdonano e i politici fremono, non gli concederanno a lungo una tregua.

Inoltre, non è detto che la Merkel sbagli: gli eurobond sarebbero veramente la soluzione ai nostri problemi?
Per il Guardian non troppo:

Il Mitico Eurobond renderebbe già il 5% e fischia
www.ilgrandebluff.info


Germania vs Alleati



Ho come l’impressione che la Germania stia per essere circondata, come nella II guerra mondiale, e costretta alla resa. Il flop dell’asta dei Bund, potrebbe fare parte dell’attacco alleato?
Qualcuno potrebbe aver agito dietro alle quinte per “sconsigliare” l’acquisto di un titolo percepito così solido? Magari per tramutare i no tedeschi in forse? Non lo so, ma ho questa sensazione.

In effetti la Merkel ha parlato di unione fiscale (armonizzazione dei prelievi in Europa), che tutto sommato potrebbe anche convenire a noi italiani. Gli esperti dicono che in fondo le idee tedesche non sono così lontane da quelle di chi propaganda gli eurobond (cioè tutti tranne i tedeschi!).

Vedremo se Monti riuscirà ad inserirsi nei giochi fra Sarkò e Merkel, convincendo l’una ad appoggiare gli eurobond, e l’altro a sganciarsi un po’ dall’orbita tedesca. La nostra unica salvezza è avere la Francia un po’ dalla nostra parte.
Se a Monti riesce questa impresa politica, allora dovremmo proprio ripensare a cosa fare di quei ciarlatani seduti in Parlamento: i conti non li sanno fare, le mediazioni politiche nemmeno.

Intanto Monti deve affrettarsi e concretizzare al più presto. Alla trasmissione “In onda” su la7, il neo ministro della sanità, ad un certo punto è stato invitato dal giornalista in studio, a dare risposte concrete e a non fare discorsi fumosi, altrimenti gli italiani si stuferanno: il ministro ha risposto che anche lui fa parte dell’opinione pubblica e si aspetta provvedimenti concreti.
Boh! Se non li conosce un ministro questi provvedimenti, chi li può conoscere?

L’impressione è che si stia brancolando nel buio e si cerchi o aspetti un mezzo miracolo. I politici di professione si sono ritirati ed osservano i tecnici al lavoro, i tecnici fanno discorsi da politici non dicendo assolutamente nulla sulla strategia che intendono perseguire. Forse non possono dire la verità: ci sono poche possibilità di sfangarla!

mercoledì 23 novembre 2011

Nuova frontiera




Sono tempi tristi e cupi quelli che stiamo vivendo, un periodo storico in cui non si intravvede un futuro migliore e salvifico. Penso che non sia mai accaduto nella storia dell’uomo (a meno che non siano esistite ere atlantidee e lemuriane…) in cui si avverte un senso così pesante di mancanza di avvenire.

E non è solo un sentimento italiano, o europeo. Persino gli americani dipinti spesso come persone scioccamente ottimiste, hanno perso la via dello spirito pionieristico, della conquista di sempre nuove frontiere.

E’ un sentimento che attanaglia soprattutto i popoli dell’”occidente”, ma anche di riflesso le nazioni più mature nell’ambito capitalistico come il Giappone. Queste nazioni sono affette da eccessivo debito pubblico che non consente loro di utilizzare incentivi statali per consolidare la crescita. Le nazioni emergenti, i così detti Brics, hanno una dinamica migliore, ma essendo fortemente connessi con il vecchio “primo mondo”, di riflesso risentiranno della crisi da li proveniente. Basta vedere cosa sta succedendo alla Cina: il suo motore si sta ingolfando, perché le sue merci non riescono più ad essere assorbite dall’occidente.

Ma secondo me, il debito non è l’unico problema. Il vero problema è la crescita. Ma non quella che intendono oggi gli industriali, cioè un intervento dello Stato per agevolare, finanziare, detassare, ecc. La crescita quella vera, quella generata dalla produzione di beni e servizi che prima non c’erano: quando si sono espanse le città, sono stati costruiti milioni di alloggi; quando pochi avevano un’auto, un frigorifero, una lavatrice e sono state riempite tante caselle vuote.

La crescita si genera sui vuoti da colmare, non sui beni invecchiati da sostituire, come avviene oggi. Anche nei periodi più favorevoli, in Italia, la crescita del Pil è stata lenta e modesta. E’ andata meglio in altre nazioni, perché hanno costi di materie prime inferiori e una normazione più semplice ed efficiente.
Il fatto che la crescita si genera sui vuoti da riempire, mi è apparso evidente quando i recenti dati delle vendite Usa sono apparse migliori a causa della vendita massiccia dell’ultimo cellulare della Apple: l’appetito di beni nuovi crea la crescita.

Negli Stati Uniti, negli ultimi vent’anni è stato fatto un grande esperimento sociale, che purtroppo è fallito e ne pagheremo tutti le conseguenze. Si è utilizzata una massiccia dose di credito per incentivare a consumare beni di cui pochi avrebbero avuto bisogno, come volano per la crescita economica. Ma questa non è vera crescita, è solo una crescita fittizia.

L’idea non era cattiva, le conseguenze si. L’idea di base era creare un sistema di debito/credito privato in grado di auto sostenersi per spingere l’economia a mille. Utilizzando una matematica finanziaria “raffinatissima” sembrava possibile creare questo miracolo, senza dover gravare sulle finanze pubbliche come fece Roosevelt con il “new deal”.
Lo Stato federale Usa era cosciente del problema del proprio debito già molto alto, dovuto soprattutto alla costosa macchina militare-aerospaziale.
Ma purtroppo, come in una “catena di Sant’Antonio” o in un multilevel banalissimo, il giocattolo si è rotto velocemente. Milioni di dollari di debiti privati sono stati o assorbiti dal debito pubblico, o parcheggiati nelle banche in misteriosi titoli dormienti. Alla fine, non solo quello che si voleva evitare, cioè utilizzare il debito pubblico, è avvenuto, ma il meccanismo ingenerato ha raggiunto un peso finanziario insostenibile, che sta generando lo strangolamento dell’economia mondiale.

Dicono che noi latini siamo più orientati alle furberie che al faticoso e sano lavoro. In questi anni si è dimostrato che tutto il mondo è paese: anche gli anglosassoni cercano le scorciatoie piuttosto che le virtù. Lo si è visto dalla fine degli anni ’80 negli Stati Uniti che sono passati da una “bolla” a una mega truffa con una continuità e ostinazione disarmante.

La verità è che l’occidente non riesce più a trovare una missione, un obiettivo, una nuova frontiera da raggiungere. Gli Usa, il centro di questo ipotetico impero, sono in declino. Sono come i Romani un secolo prima della disfatta del loro impero: esercito potente ed economia devastata e paralizzata.

Solo che dopo i Romani sono arrivate nuove civiltà, forti, sane e completamente indipendenti da quella greco-romana. Inoltre Roma rappresentava una piccola porzione del mondo, in altri luoghi avvenivano vicende storiche completamente indipendenti.

Oggi se muore la civiltà portante di questo pianeta, non esiste un altro luogo, e altre civiltà nuove e forti, completamente indipendenti, capaci di generare nuove opportunità.
Ci vorrebbe un nuovo pianeta da colonizzare, dove scatenare i nostri istinti di conquista ed impresa. Ma un evento del genere rimane lontanissimo, non abbiamo nessuna possibilità attualmente o in un futuro prossimo, di evadere da questa prigione. Perché tale diventerà sempre più la nostra Terra: sempre meno spazio vitale, sempre meno risorse, sempre più degrado dell’ambiente.

Probabilmente in una situazione di questo tipo protratta a lungo, la popolazione mondiale potrebbe anche ridursi. E’ vero che attualmente la popolazione mondiale è valutata in sette miliardi (http://www.worldometers.info/it/) e la proiezione indica che ci si sta avviando ai nove. Ma se per mancanza di risorse certe, la media di nuovi nati per coppia si riducesse sotto le 2 unità (rappresentanti il ricambio dei genitori), in poco tempo il trend si potrebbe invertire e la popolazione diminuire velocemente: si può arrivare al dimezzamento della popolazione in un secolo.

Questa ipotesi può apparire remota, ma è un equilibrio demografico che avviene normalmente nel mondo animale in un ambiente confinato, per esempio in un’isola. Basti pensare alle improvvise esplosioni demografiche o quasi estinzioni di animali che si sono avute nel secolo passato in Australia, anche se provocate da comportamenti incauti dell’uomo.
E la nostra Terra sta sempre più diventando per noi umani, un ambiente confinato, un’isola sospesa nello spazio.

La diminuzione di popolazione umana potrebbe essere un bel vantaggio per la natura selvaggia, ma per l’impostazione della nostra società rappresenterebbe una crisi da cui non si uscirebbe facilmente.
Al momento credo che non abbiamo ancora raggiunto il punto di non ritorno, ma poco ci manca: per qualche decennio si dovranno ancora riempire le pance affamate, e le case vuote di cinesi, indiani, sudamericani e pochi altri. Ma quando anche questi spazi vuoti saranno colmati, si comincerà a scendere la china.

Spero che nel prossimo secolo si possa progredire verso una tecnologia che ci consenta di allargare i nostri orizzonti oltre quelli che diventano ogni giorno più claustrofobici. Ma in realtà quello che temo è che ci si sta avviando verso un’era di declino, perché mancheranno sempre più risorse per ricercare ed innovare. Del resto la legge di Elliot predice, che per ogni trend di sviluppo si compiono due passi avanti e uno indietro, pertanto le recessioni, anche quelle mondiali, sono nell’ordine naturale delle cose.

martedì 22 novembre 2011

Euro-cannabis


Mi piace molto il modo di definire il sistema di debito pubblico/privato, inventato da S. Bassi (www.ilgrandebluff.info) come un mondo di drogati, sempre bisognosi di maggiori quantità di droga-debito.

Allora, in questo mondo di drogati (USA, Giappone, UK, Banche varie...), se non lo sei passi per uno strano. Per questo l'Europa vuole porvi rimedio, ma in modo sobrio e compassato, nello stile della mitteleuropa, non nei modi sbracati dei cocainomani yenkees...

Ue: sì a bond comuni insieme a una stretta sui bilanci nazionali
www.ilsole24ore.com

In pratica sarà consentito drogarsi, ma solo con droghe leggere (cannabis) e sotto diretto controllo medico. Insomma, uno si droga per evadere da questo mondo maledetto, e questi ti levano tutto il divertimento chiudendoti in un ambulatorio...

Se la cosa funziona comunque, il Mago Monti potrà dire di aver fatto la magia, anche se la bacchetta non è sua ma di Barroso. In cambio della salvezza europea dovremmo però munirci di carta di credito anche per prendere un caffè. Stringere la cinghia e pagare le cambiali-debito per i prossimi 10 anni.

lunedì 21 novembre 2011

Spirale infinita


E' vero che Paolo Barnard è diventato il riferimento (assieme a G. Chiesa) di quel movimento italiano che vorrebbe l'uscita dall'euro, ma se quello che ha scoperto è vero, allora nemmeno con questa mossa riusciremmo a cavarcela. Se succede al nostro debito quello che è successo (pare) a quello greco, che è ora sotto giurisdizione inglese, in caso di fallimento ci ritroveremmo con un debito lievitato (come un pandoro) perchè non seguirà la svalutazione della nuova Lira.

Buona lettura:

Oggi non ha senso. Domani è il tuo lavoro di oggi.
paolobarnard.info

domenica 20 novembre 2011

Debito pubblico. Di chi è la colpa?



Chi l'ha creato e per quale motivo l’Italia ha un debito pubblico così alto?

E’ facile in questi giorni ascoltare discorsi qualunquistici del tipo: “il governo Berlusconi ci ha portati a questo punto…” oppure “vent’anni di Berlusconismo hanno trasformato l’Italia in un letamaio…” ecc. Ma sarà proprio così?

L’Italia è notevolmente cambiata, dal punto di vista sociale, negli ultimi 20, 25 anni. Questo cambiamento è stato indubbiamente incentivato dai modelli proposti dal più forte dei poteri massmediatici del secolo: la televisione. Un’invenzione del diavolo, non per niente appare per la prima volta nella Germania nazista, utilizzata durante le olimpiadi del 1936 per propagandare le imprese degli atleti del regime.

Sicuramente gran parte del nuovo stile di vita, dai desideri materiali, al modo di ridere e pensare vennero introdotti dalla televisione commerciale. La televisione nazionale statale più tradizionale e timorosa di introdurre innovazioni, ma soprattutto controllata politicamente non ne fu l'artefice, ma fu invece indotta controvoglia a seguire l'esempio della commerciale. 
E il campione della tv commerciale in Italia è stato uno solo e non c'è bisogno di nominarlo. Probabilmente le cose sarebbero avvenute un po’ diversamente senza Berlusconi, ma sarebbero avvenute ugualmente, perché questa trasformazione della società italiana è stata voluta fortissimamente dagli italiani stessi.

Rispetto agli stili di vita statunitensi, gli italiani e probabilmente anche gli altri europei erano in ritardo di 10 o più anni. Negli anni ’80 gli italiani hanno recuperato questo gap, facendo con la nuova televisione commerciale, la stessa esperienza che gli americani fecero negli anni ’60 e ’70 (dall’introduzione del colore, alla pubblicità insistente, molto diversa di quella istituzionale di Carosello…).

Il berlusconismo, nato negli anni ’80 con l’avvento della televisione commerciale è stato in realtà un’americanizzazione dello stile di vita italiana. Una metamorfosi che sarebbe avvenuta anche senza il contributo di Berlusconi.

Ma il Berlusconi politico è stato l’artefice del disastro economico attuale, oltre che l’artefice della corruzione morale degli italiani (che in realtà l’hanno accettata senza troppe ritrosie)?
Io penso che il Berlusconi cittadino, abbia beneficiato del debito negli anni ’80, come molti altri italiani di primo piano, ma come politico sia stato abbastanza virtuoso.

Ma per comprendere meglio il comportamento dei politici attuali, e di quelli del passato è utile un documento redatto dalla Banca d’Italia:


scaricabile in pdf al link su indicato:

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO DALL’UNITÀ A OGGI.
UNA RICOSTRUZIONE DELLA SERIE STORICA

Il documento raccoglie i dati e riproduce alcuni grafici sul debito dall’unità d’Italia al 2007. Il debito riportato è quello calcolato secondo le attuali normative europee, quindi le serie storiche sono state dove possibile, armonizzate secondo questi criteri. Per amministrazioni pubbliche vengono intese: le amministrazioni centrali dello Stato, le amministrazioni locali e gli enti di previdenza e assistenza.



Questo grafico evidenzia le diverse serie storiche a confronto e il valore assoluto del debito. Questo grafico mette già in luce un fatto incontestabile: la crescita vigorosa del debito si è avuta nella prima repubblica.

Analizzando il grafico anno per anno si può notare che il valore assoluto del debito rimase costate fino alla prima guerra mondiale. Per l’economia italiana forse la guerra più disastrosa. Lo si vedrà meglio nel grafico successivo.
Ma a parte le normali impennate del debito dovute alle due guerre mondiali, quello che il grafico rende impietosamente evidente, è l’incremento di debito fra la fine degli anni ’60 e il 1992, l’anno di tangentopoli e dell’inizio della II repubblica.

La prima repubblica, fondata sui valori costituzionali, e da molti riconsiderata nostalgicamente come l’eden della politica italiana, è stata invece dal punto di vista del debito il periodo peggiore della storia nazionale.

Questo grafico (in % del Pil) rende più facile mettere in relazione l’evoluzione del debito con la storia d’Italia dall’unità ad oggi. E’ un’elaborazione dei dati che tiene conto anche del PIL (prodotto interno lordo), quindi relaziona meglio il debito con il potere d’acquisto degli italiani nelle varie epoche.

Come si può notare, l’Italia ha già raggiunto il rapporto attuale del 120% debito/pil alla fine dell’800. Dato che il grafico precedente ci mostra un andamento costante in questo periodo, significa che il rapporto è aumentato a causa del diminuire costante del Pil.

Un altro punto critico del grafico, che rende evidente la connessione tra andamento del debito pubblico e storia d’Italia, è la cuspide dell’anno 1921-22, quando il rapporto debito/pil ha toccato il 160%. Credo non sia stato un caso che il fascismo prese il potere nel 1922: la fine della prima guerra mondiale (1918) fu un momento devastante per l’economia e la società italiana dell’epoca.

Cosa che non avvenne alla fine della seconda guerra mondiale: secondo l’analisi condotta dalla Banca d’Italia, il debito post bellico, in quest’ultimo caso fu quasi annullato da un’inflazione devastante.

Questo grafico evidenzia ancor meglio del precedente l’impennata del debito avutosi durante la così detta prima repubblica, dalla fine degli anni 60’ al 1992.
Dopo tale data si assiste anche ad una modesta discesa verso la linea del rapporto al 100%.

Ancor più evidente è il grafico pubblicato dal giornale on line www.linkiesta.it :



Conclusioni:

Il debito attuale è stato creato praticamente nei decenni antecedenti al 1992, dalla politica corrotta di quest'epoca poi fermata dal fenomeno giudiziario di tangentopoli. L’incremento si è avuto sopratutto  negli anni ’70 e ’80 quando le famiglie italiane investivano in Bot con rendimenti a due cifre. E quando per ragioni clientelari i politici favorivano assunzioni di migliaia di lavoratori nell’amministrazione pubblica.
Il gioco è durato fintanto che il Pil era elevato e poteva coprire gli incrementi di debito. Ma dalla fine degli anni ’60 il Pil ha continuato a decrescere costantemente.

Dal grafico qui sopra si può desumere come (trascurando le guerre mondiali) la crescita del Pil negli anni ’50 e ’60 rasentava il 10% (linea verde), il che equiparava l’Italia di allora alla Cina di oggi. Negli anni ’70 e a seguire la linea ha cominciato una mesta discesa verso crescita 0%.

I governi della seconda repubblica, sia di sinistra che di destra, sono stati fra i più virtuosi della storia repubblicana. Come dimostra il grafico de Linkiesta il debito in questi anni ha un andamento ondivago tra 105% e 119%, quindi una variazione compresa nel 13%.
Tale variazione però non è dovuta unicamente all’aumento del debito pubblico, ma anche alla dinamica del Pil che aumenta in periodi di espansione economica, e diminuisce in periodi di crisi mondiale. Più il debito è alto in valore assoluto, più gli scostamenti minimi in percentuale possono diventare ingestibili e portare al default.

sabato 19 novembre 2011

Ce la faremo? (3° parte)



Ancora un importante intervento di un giovane economista blogger sull'attuale crisi di debito. Circa 45 minuti di video nell'ambito del convegno BlogEconomy 2 di Castrocaro Terme. Il blogger è G. Zibordi alias Cobraf (www.cobraf.com):


Un "paio" di cose mi hanno colpito e confermato le mie convinzioni personali: 
- Monti o Tremonti il problema sta nei numeri, per avere un debito pubblico sostenibile dovremmo rinunciare al 25% della nostra ricchezza; 
- si tratta di ricchezza personale in quanto le nazioni che hanno la sovranità sulla propria moneta possono sopperire svalutandola; 
- quindi il problema non sta in casa nostra, il problema è l'euro; 
- il problema che sta a casa nostra è il debito, ma in definitiva non siamo peggio di altre nazioni; 
- altre nazioni sono in situazioni anche peggiori, ma possono difendersi meglio; 
- tutto è partito dalla bolla immobiliare: mentre il costo della vita si è rivalutato (in tutto il mondo) con percentuali a una cifra, il valore degli immobili è cresciuto di 10 volte; 
- attualmente l'economia non cresce perchè manca la moneta circolante, ma è difficile creane di nuova a fronte di debiti pubblici/privati già molto alti.

Zibordi si aspetta un qualche tipo di crac o default, se non si decide di stampare euro.

venerdì 18 novembre 2011

Fiducia e debito.




Se fossi un Deputato o un Senatore faticherei a votare la fiducia al nuovo governo, non tanto perché i suoi componenti sono accusati di essere emanazione dei “poteri forti”, ma perché è un governo che si presenta con programma alquanto vago. Ho ascoltato l’ultimo discorso del prof. Monti alla Camera e mi sembra sia tutto fuorché concreto, ha pronunciato parole benauguranti e ha cercato di mostrare un volto simpatico evitando di inimicarsi troppo la politica.

In questo modo, ogni forza politica e ogni editorialista può interpretare il (possibile) programma come vuole e sempre a suo vantaggio: chi non vuole la patrimoniale può dire che nel programma non c’è, chi non vuole tagli al sociale può affermare che nel programma non ci sono.

E’ solo la forza della disperazione che impone ai parlamentari di dare la fiducia all’esecutivo Monti. Come ho già scritto, il suo compito è difficile, perché non deve lottare solo contro volontà politiche contrapposte, ma soprattutto contro logica e matematica. Questo articolo lo spiega in modo semplice:

Il Calcolatore dell’Austerità Italiana

“Con la crescita a medio termine del PIL nominale probabilmente in stagnazione al 2 per cento annuo, se i tassi di interesse permanessero poniamo al 6,5 per cento, significherebbe che l’Italia ha bisogno di un avanzo primario del 5,5 per cento a tempo indeterminato, al fine di stabilizzare il proprio rapporto debito/PIL al 120 per cento. (Vedere questo calcolatore per provare le diverse ipotesi.)
Per spezzare il circolo vizioso del debito e dei tassi di interesse, il nuovo governo dovrà probabilmente quindi imbarcarsi in un piano credibile per guadagnare un avanzo primario di bilancio di oltre il 5 per cento del PIL per almeno diversi anni successivi. Non c’è dubbio che il governo Monti annuncerà un piano del genere, ma la questione è se questo potrà effettivamente essere attuato nei prossimi anni.”


Praticamente lo Stato deve trasformarsi in azienda, proprio come era desiderio del precedente premier. Solo per poter galleggiare sul debito, e pagare gli interessi allo “strozzinaggio” internazionale, deve “guadagnare” almeno 80 miliardi all’anno.
Ecco perché abbiamo “assunto” Monti, era necessario un manager per l’Italia.

Per ottenere un avanzo del genere, il governo dovrà trovare soluzioni sia per incrementare la crescita, sia per tassare in modo maggiore e più efficace i redditi, sia un modo per ridurre il debito…

In conclusione, sono d’accordo con l’autore del suddetto articolo che così termina:

“In conseguenza di tutto ciò, conclude Davies, l’affare Italiano risulta piuttosto arduo da portare a termine”

martedì 15 novembre 2011

Mago Monti




Il comportamento dei mercati dimostra che delle sfumature politiche interne di un paese non si interessano più di tanto. Non sono politici più o meno simpatici, più o meno presentabili, più o meno immorali i nemici mortali dell’economia di un paese come l’Italia. Purtroppo il nemico è molto meno evidente e riconoscibile: si chiama matematica finanziaria, e contro un nemico così non ci puoi ragionare. Non puoi trovare un accordo di governo o un accordo sindacale.

Non invidio il nuovo premier, perché non riesco a comprendere che tipo di magia possa utilizzare per tagliare in parte un debito di 1900 miliardi di euro.

La patrimoniale nuda e cruda, credo non si riuscirà ad applicare, la scorribanda sui conti correnti compiuta di notte in stile banda bassotti credo non possa bastare (bisognerebbe togliere 30 mila euro per ogni famiglia, secondo Amato per arrivare a un debito dell’80 % del Pil).
I tagli di sprechi e di prebende di politici è un argomento che fa presa demagogica, ma fatti i conti, anche questo non basterebbe: tagliare il debito vuol dire in generale tagliare lo stato sociale.
La nenia della lotta all’evasione fiscale è un esercizio inutile se non si decide di cambiare l’obiettivo del fisco, spostandolo dalla dichiarazione volontaria (di chi può farla), ai beni posseduti: se fossi lo Stato ignorerei le dichiarazioni (per spingere l’economia l’Irpef non dovrebbe superare il 20% e l’Iva il 10%) e mi concentrerei su catasti e registri di beni mobili (tassando senza pietà anche società di comodo e prestanomi, pena confisca del bene).

Una piccola magia potrebbe esserci, ma bisogna capire se la polvere di stelle funziona veramente. Consisterebbe nello scambiare valori in euro con valori immobiliari potenziali. Cioè prelevare con una patrimoniale batosta una cifra sui 300-500 miliardi di euro (dove si può) in cambio di azioni di una società demaniale il cui valore sarà molto aleatorio. Un immobile demaniale abbandonato (la solita caserma…) ha un valore di mercato ridotto, ma se vengono messi sul mercato un grande quantitativo di metri quadri di tali immobili, il valore viene ulteriormente svalutato. Quindi sarebbe un valore potenziale, legato a future migliorie urbanistiche.
Sarebbe fattibile una tale magia?

Nel caso funzionasse, la cosa migliore da fare, sarebbe ricomprarsi il debito allocato all’estero. Riportato in patria, andrebbe trovato un meccanismo per gestirlo il più possibile in casa e collocarne piccole quantità sul mercato. Come fare? Il mago è Monti.

Il quale, sarebbe bene cominci ad oliare la bacchetta magica in vista dell’allocazione della prossima massiccia emissione di titoli da ricollocare.
Intanto, i riti bizantini della politica italiana si sono presi la rivincita sul “fate presto” del mondo economico: Monti ha consultato anche l’amministratore del suo condominio. Questo mi fa dubitare sull’efficacia del suo esecutivo: con tutti gli interlocutori si è detto comprensivo e che terrà conto delle sue esigenze. Insomma vuole accontentare tutti e sanare il debito dello Stato contemporaneamente, Harry Potter è un dilettante.

Io credo che il problema principale è la gestione dell’euro e della politica economica europea. Abbiamo cercato un nuovo premier presentabile, carino e gentleman quando invece avremmo avuto bisogno di un folle lucido o di un corsaro pronto a tutto, per esempio a questo:

LA SOLUZIONE FINALE (dell'Italia...)

domenica 13 novembre 2011

Panorama con Monti



Il panorama con il professor Monti è meno idilliaco di quello della fotografia.
C’è chi festeggia per l’uscita di scena del Caimano, ma sarà veramente uscito per sempre?
C’è chi è perplesso e chi è tenacemente contrario al modo ed alla composizione del nuovo governo messo su (questione di minuti) dal Presidente della Repubblica e dalla BCE-FMI. Perchè sostengono che in definitiva si prospetta un governo Monti-Draghi-Lagarde.

I contrari, non vengono tutti dalle file del centro destra, tipo Ferrara/Sallusti o alcuni ministri. Sono personalità con orientamenti politici trasversali come dimostrano questi articoli:

CARNE DA PESCECANI (VOI) DI PAOLO BARNARD

E’ IL GOVERNO NAPOLITANO-MONTI-GOLDMAN SACHS DI GIULIETTO CHIESA


Ma al di là di chi è favorevole e chi è contro ci sono alcuni aspetti di modi e contenuti del governo Monti che lasciano perplessi e si vedrà con il tempo se saranno risolti o se invece emergeranno come forti contraddizioni.

Subito, lascia perplesso il modo. Normalmente in Italia per varare un nuovo governo erano necessari giorni e giorni, se non settimane. Il governo Monti salta tutta la trafila di bizantinismi (che comunque erano superflui e anacronistici) e si insedia nel giro di un week end. Se non è un colpo di stato come qualcuno sostiene, sicuramente è l’insediamento o di un curatore fallimentare (come si dice sul sole24ore) o di un moderno “dittatore” nel senso antico della Repubblica Romana.

Inoltre è ambiguo il sostegno di cui gode il nuovo governo, sia nella società che nel Parlamento. Quelli che festeggiavano ieri per l’uscita di Berlusconi e l’arrivo di Monti, probabilmente saranno tra quelli che subiranno il trattamento BCE-FMI con maggior intensità. Saranno tartassati nelle tasche, e nei servizi sociali. I fan di Monti rischiano di essere degli inconsapevoli maniaci masochisti.

Il sostegno parlamentare non è meno incerto. Le forze della ex maggioranza si sono spaccate e quelle della ex opposizione al momento sono o entusiaste o molto prudenti.
Il premier uscente ha già messo le mani avanti, ponendo alcune clausole e poi sostenendo che il suo partito è in grado di togliere la spina quando vuole.
Penso che il cammino del nuovo governo non sarà facile dovendo accontentare un po’ tutti i punti di vista ed anche il loro contrario. Nemmeno il compito delle forze politiche che lo sostengono sarà facile: chi potrà veramente staccare la spina a questo governo, se appena le borse avvertono il pericolo, sprofondano in rosso e lo spread si impenna?

Ora sono tutti prigionieri di tutti. A meno che si abbia il coraggio di uscire da questo macchinario assurdo e distruttivo, inserendo un bel bastone fra gli ingranaggi del sistema euro (vedi post “Tempi persi”).

sabato 12 novembre 2011

Clima e crisi.




Da alcuni decenni il tormentone del Global warming è diventato un concetto indiscutibile: appena si tocca il tasto dei disastri naturali scatta immediatamente nelle nostre teste il meccanismo del riscaldamento globale prodotto per cause antropiche.

E’ un po’ di tempo che questa questione viene data per assodata e non ci si ragiona sopra. Eppure motivi per farlo ce ne sarebbero. A livello scientifico non è ancora stato prodotto uno studio definitivo e condiviso sulla correlazione tra emissione di anidride carbonica (CO2) e aumento delle temperature globali. Non solo, ma nemmeno si è troppo d’accordo sul metodo di misurazione di queste temperature. Anche la questione scioglimento dei ghiacci polari, che per la massa informata dai mass media istituzionali stanno subendo un collasso totale, non è così chiara.

Le cose che scrivo nel proseguo, non sono frutto di miei calcoli poiché non sono un esperto in climatologia, in fisica o in altro campo inerente i grandi sistemi. Mi limito a indicare alcune cose lette qui e la, che lasciano perplessi.

Da quel che ho letto, il calcolo dell’effetto serra, effettuabile con i nostri mezzi scientifici attuali, non è ancora abbastanza affidabile. Risulta alquanto difficile addebitarne l’aumento di temperatura dell’atmosfera di 1 o 2 gradi, con le nostre capacità di analizzare i dati e poi di effettuare un calcolo. Le variabili sono troppe.

Per esempio, il pianeta Venere che ha una temperatura media in atmosfera di 400-450 gradi centigradi, e una pressione atmosferica di circa 90 atmosfere (tipo Fossa delle Marianne) ha un’atmosfera composta in prevalenza di CO2. Eppure gli scienziati non riescono a giustificare una temperatura così alta, solo per la presenza di questo composto chimico: sembra piuttosto che la temperatura sia da legare all’elevata pressione. O invece alla presenza di nubi di formaldeide.
Inoltre in ere passate, la concentrazione di CO2 sulla Terra era maggiore di oggi. Eppure non pare che questo abbia influito sull’aumento di temperature dell’atmosfera in tali epoche.

Per non parlare delle misurazioni della temperature effettuate quest’anno dai principali enti internazionali (quasi tutti USA) che si occupano del clima. Ad esempio ha suscitato polemiche in ambito scientifico la misurazione condotta dalla Nasa con sistema satellitare. L’ente spaziale ha fornito praticamente dei planisferi con l’indicazione delle temperature, che naturalmente denunciavano un aumento della temperatura media planetaria. Il problema è che queste temperature erano costanti o in diminuzione nelle regioni densamente popolate, dove era più facile confrontarle con le rilevazioni a terra, e stranamente superavano le medie nelle terre semi desertiche (l’interno del Canada, la Siberia ecc.) dove era più difficile avere stazioni di rilevamento per un effettivo confronto a terra. Direi come minimo un comportamento non molto trasparente.
Inoltre fra un ente e l’altro le temperature rilevate differiscono.

La questione dei ghiacci polari, benché possa sembrare strano, è come minimo enigmatica. E’ verissimo che i ghiacci dell’Artico stanno subendo un vero e proprio collasso, con forti diminuzioni di volume e superfici ghiacciate.
E’ altrettanto vero che in Antartide la situazione è invertita: da una decina d’anni i ghiacci sono in aumento. Nessuno ne parla, e soprattutto questa situazione mette in imbarazzo gli scienziati accaniti sostenitori della verità dogmatica del global warming. Alcuni di questi hanno affermato che la cosa è del tutto normale: l’aumento di temperatura fa aumentare l’evaporazione del mare che genere maggiori precipitazioni nevose. Ma solo in Antartide? La cosa non mi convince al 100%.

Ma i fatti che indeboliscono il pensiero dominante del riscaldamento globale non si esauriscono qui. E il sole? E già, al sole nessuno ci ha pensato? Il sole è il nostro primo fornitore di energia: muove le correnti marine, le correnti atmosferiche, le precipitazioni e tutto quello che interessa il clima. Senza il sole non avremmo nemmeno altre fonti di energia come petrolio, gas naturale e carbone che derivano da processi naturali innescati dall’energia solare in eoni passati.

Il sole come si è comportato ultimamente? Si è comportato esattamente in linea con il riscaldamento globale. L’attività solare è aumentata dalla metà del secolo scorso fino all’attuale culmine del 2003. Poi si è dato una calmata e l’attuale ciclo solare (di 11 anni con centratura sul 2012-2013) sembra suggerire che nei prossimi decenni il sole tenderà a “raffreddarsi”. Fra il 2006 e il 2010 il sole ha avuto un calo di attività impressionante, malgrado i maggiori enti mondiali preposti alla sua osservazione e studio, avessero previsto cose tipo satelliti arrostiti e deserti alle porte d’Europa. In questi giorni si avvia al massimo del ciclo, ma l’attività risulta all’incirca dimezzata rispetto al massimo 2001-2003.

Senza trascurare le misurazioni effettuate dalla Nasa sugli altri pianeti del sistema solare: sono stati riscontrati aumenti di temperatura media praticamente su tutti i pianeti, da Venera a Marte, da Giove (la macchia ha cambiato forma/colore) a Saturno (si sono formate nuove macchie) e persino su Plutone (così freddo e lontano) che a causa del cambiamento climatico è diventato di colore arancione (probabilmente dovuto all’evaporazione di qualche sostanza chimica). Mi pare che da quelle parti il processo di industrializzazione proceda un pò a rilento... ;-).

Allora qualcuno si è domandato: ma non è che abbiamo collegato erroneamente l’aumento dell’attività industriale umana con l’aumento delle temperature? La domanda non è peregrina e un concatenamento potrebbe esserci, ma posto in modo diverso.
Da altri studi storici, per esempio si è constatato che nelle epoche storiche più calde l’attività umana è aumentata e migliorata, c’è stata una maggiore predisposizione ad intraprendere. Per esempio i circa 800 anni di civiltà Romana, dalla repubblica all’impero, corrispondo ad un’epoca più calda (in un certo periodo anche più di quella attuale).

Quindi, la mia conclusione, è che il global warming potrebbe essere di origine naturale: dovuto a una maggiore radiazione solare.
La maggiore attività solare ha un duplice effetto: da un lato provoca effetti fisici sulla Terra, aumentando la temperatura atmosferica, dall’altro produce un effetto psicologico sulla volontà umana, rendendoci più inclini ad intraprendere e ad avere una visione ottimistica del futuro. Ecco che allora c’è un’espansione economica e la creazione di grandi complessi industriali, che hanno come conseguenza negativa (anche molto) la produzione di sostanze inquinanti.

Penso non sia un caso che ora ci troviamo in un periodo di crisi planetaria e ormai in pochi hanno una speranza di un futuro migliore. Tutto potrebbe essere legato ai mega cicli climatici: ora che stiamo entrando in un’epoca più fredda, anche l’economia, gli scambi e la volontà di intraprendere si raffreddano. Stiamo per entrare in un nuovo Medioevo alla Mad Max?

venerdì 11 novembre 2011

Tempi persi


Non so se è più una perdita di tempo un governo Monti o una campagna elettorale. Al momento la democrazia italiana si è comportata decentemente, seguendo la regola che un governo rimane fintanto che ha i voti. Facendo un paragone con la repubblica Romana antica, Monti è stato designato come “dittatore” per risolvere una crisi contingente. La cosa può avere un senso logico, se non fosse che Monti proviene proprio da quel mondo che ha generato questa crisi del capitalismo malato.

Si possono fare delle ipotesi su quello che ci si prospetta.

a) il governo Monti, nasce e funziona bene. Tutti i provvedimenti, dalla patrimoniale batosta alle pensioni portate a 80 anni, dal licenziamento di un terzo degli statali alla decimazione della spesa sanitari ecc. vengo approvati a raffica dal Parlamento in buon ordine. La cura funziona, peccato che il paziente rischia di morire. Insomma l’Italia si impoverisce e segue la strada greca: non è più in grado di pagare il debito a causa di un Pil sotto zero. Si è perso solo tempo e danneggiato il paese.

b) il governo Monti, nasce e funziona su determinati provvedimenti, tipo rifare la legge elettorale. Ma appena si paventa l’ipotesi di una patrimoniale atomica, di macelleria sociale varia, il parlamento si squaglia. Il governo Monti è così costretto a vivacchiare ne più ne meno del precedente, risultato lo spread ondeggia tra 400 e 500. Si è perso solo tempo e danneggiato il paese.

c) il governo Monti non nasce: il Parlamento frazionato in sotto fazioni diventa ingestibile, alla fine si va a votare con tre mesi di campagna elettorale incarognita. L’economia va a donne di malaffare, lo spread non si riprende. Ciao Euro. Il default diventa una realtà drammatica perché non c’è nessun governo autorevole capace di gestirlo ordinatamente. Si è perso solo tempo e danneggiato il paese.

Conclusione: questi politici italiani sono una perdita di tempo. Probabilmente le armi che si cerca di utilizzare per risolvere questa crisi sono spuntate. Ci vorrebbe più fantasia e più spregiudicatezza: è inutile fare i timidi in Europa, quando tedeschi e francesi non si fanno nessuna remora di escludere tutte le altre nazioni dal governo comunitario.

Ho letto una proposta interessante sul sito di Giulietto Chiesa, una lettera scritta da un giovane economista:

Euro+Bancor+Lira

In sostanza afferma che potremmo emettere una moneta parallela all’euro, da utilizzare autonomamente nei singoli stati dell’Unione, per risolvere i problemi di liquidità e debito.

Penso non sia una proposta disprezzabile. Con una moneta parallela, l’Italia potrebbe elaborare un meccanismo come quello delle banche centrali di USA, UK, Giappone ecc. riacquistando internamente il proprio debito. Si potrebbero utilizzare gli euro per riacquistare il debito allocato nelle banche estere, e riportarlo in patria nella nuova unità di conto. A quel punto lo spread lo controlliamo come vogliamo.

Tale unità di conto dovrebbe essere circolante parallelamente all’euro ed avere lo stesso valore nominale dell’euro. Sicuramente questa soluzione manderebbe in bestia il resto d’Europa, soprattutto i tedeschi, poiché mantenendo lo stesso valore nominale dell’euro si scaricherebbe tutta l’inflazione sul resto della UE (aumenterebbe la massa monetaria circolante, la nuova moneta potrebbe essere sempre scambiata in euro).
Ma potremmo sempre rispondere candidamente, che è una soluzione temporanea per risolvere la crisi incipiente, e se gli altri paesi credono di averne una migliore, tipo gli “eurobond” potremmo valutare di ritirare la nuova moneta interna…

mercoledì 9 novembre 2011

Germania vs Europa




Ai tedeschi sta riuscendo benissimo quello in cui sono sempre stati abilissimi. La distruzione dell'Europa. E' dal tempo dei Lanzichenecchi che si cimentano in questo sport...

Ora lo fanno in modo meno cruento, ma più subdolo. Prima impongono una moneta comune ingovernabile, cioè governabile solo da loro; poi fanno fallire tutti gli altri stati europei più deboli. Rifiutando naturalmente, sulla base della LORO costituzione, di partecipare a un debito comune europeo.

Poi va a finire che incozzano nell'Italia e ogni cosa si mette male, perchè gli italiani sono ingovernabili e infidi.
Una volta ti chiamano come liberatore e poi ti fanno la guerra; un'altra si propongono come alleati e poi ti inguaiano e ti voltano le spalle.

Adesso i Tedeschi sperano di entrare nei nostri confini armati di troike BCE e FMI per darci finalmente una lezione.
Io penso già di sapere come andrà a finire: gli italiani non ne vorranno sapere di sacrifici (ne a destra ne a manca) e si farranno buttare fuori, o usciranno quasi volontariamente dall'euro. I Tedeschi dovranno nuovamente arrendersi all'evidenza: gli italiani sono troppo deboli per vincere, ma troppo ingombranti per essere gestiti.

martedì 8 novembre 2011

Titalic


Vedo avvicinarsi sempre più velocemente il momento della resa dei conti. Ormai siamo alla svolta definitiva, l'Italia è praticamente senza una guida. E' priva di una maggioranza di governo e priva di una minoranza di ricambio.

308 deputati sostengono il governo e le scelte economiche imposte dall'Europa. 321 deputati sembrano in teoria formare la nuova maggioranza di governo. Ma sarà abbastanza compatta da seguire il dettato dei vertici europei? Oppure sarà in grado di imporre all'Italia altre scelte altrettanto forti per rimanere nell'euro, come una patrimoniale da confisca?

Senza scendere nel particolare su cosa dichiari o pensi ogni politico, partito, fazione di questo parlamento Arlecchino, un pensiero viene subito alla mente: siamo all'epilogo, la nave è ingovernabile. Al prossimo iceberg si cola a picco. Finchè si tratta di risolvere la crisi a parole, hanno tutti la soluzione in tasca, ma quando si tratta di fare i conti con la realtà, cambia tutto. Contro la matematica c'è poco da fare.

Credo che molti politici siano ormai consapevoli che l'uscita dall'euro è imminente ed è l'unica soluzione possibile. L'Europa di Merkel&Sarkò non potrà/vorrà salvarci (e ci rimetteranno anche loro...). Stanno solo cercando un "capro espiatorio" su cui indirizzare tutti gli strali degli italiani incaxxati. E credo che non avranno difficoltà a trovarlo nell'attuale premier su cui addosseranno tutte le colpe. Il debito pubblico di decenni e decenni di una repubblica mal gestita, ricadrà tutto sulle spalle dell'ultimo odiato "despota".

E di sicuro alcune colpe l'attuale premier le ha. Ma non quelle di non aver fatto nulla e nemmeno quella di essere eticamente impresentabile. 
La sua colpa principale è quella di aver creduto veramente di poter cambiare qualcosa in senso liberale contro una borghesia italiana (e anche un ceto popolare) che è tenacemente attaccata ai corporativismi e al clientelismo. Ama il liberismo e la meritocrazia solo a parole. Guai a toccarle un ordine professionale o a rendere il lavoro e la scuola più meritocratici. I feudi conquistati dalle generazioni precedenti non si toccano, sono beni di famiglia. La concorrenza è una parolaccia, infatti non viene mai detta, in compenso i media sciorinano scurrili trascrizioni di intercettazioni telefoniche.

Spero che dalle macerie possa sorgere presto una nuova classe politica, cresciuta lontano dalle ideologie, e più incline al pragmatismo. Dobbiamo cercare finalmente di chiudere definitivamente una crisi lunga 150 anni, passata dalla guerra civile contro il brigantaggio, al trasformismo, dal fascismo e alla finta democrazia dei blocchi contrapposti del dopoguerra. Dovremmo ricominciare rifondando il patto repubblicano su maggiore chiarezza e semplicità. Anche Bisanzio è caduta a causa della confusione normativa.